Vasco: il grande specchio
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Vasco Rossi , aprendo il suo ultimo megashow, ha citato una frase di Spinoza: “Chi detiene il potere vuole che le persone siano affette da tristezza”. E ha aggiunto: “Noi siamo qui questa sera per portarvi un po’ di gioia”.
Condivido in pieno la frase di Spinoza. Non condivido l’uso che ne fa Vasco Rossi, anzi, aggiungo che un profeta della disperazione esistenziale non dovrebbe nemmeno permettersi di giocare così sporco con le frasi di altri. Non dovrebbe giocare con le parole e usare surrettiziamente il termine “gioia”. E non capisco come possano bersi una promessa di quel genere i suoi fan, che pure dovrebbero sapere a memoria i testi del loro beniamino e conoscerne la filosofia di vita.
Mi sfugge veramente come possa offrire “gioia” chi ripete che “questa vita un senso non ce l’ha”. Tutt’al più Vasco potrà offrire un po’ di eccitazione, un po’ di distrazione, un po’ di quell’esaltazione che si vive durante un concerto. Insomma, una cosina che dura per lo spazio di una serata e che non appena l’hai vissuta appartiene già ad un bel ricordo e niente più.
Se è vero, come è vero, che chi detiene il potere lo conserva meglio se ha sotto di sé persone tristi, diciamo allora che Vasco è un grande collaboratore del potere e non un elemento rivoluzionario. Chi tiene triste la gente, chi gli toglie ogni speranza, chi gli toglie la dignità di essere qualcosa di più di un animale che vive al livello dei suoi istinti e senza un senso, costui fa il gioco del potere. Perché chi vive in quel modo è manipolabile dal potere, dalle sue imposizioni, dai suoi dettami.
Ci vuole una grande gioia per dire di no (e per dire di sì), ci vuole una grande gioia per sostenere le grandi battaglie della vita, per affrontare il peso dell’esistenza.
Vasco canta la disperazione, canta la noia. E allora, quale “gioia” può promettere?
Sono reduce da un lavoro teatrale con un gruppo di ottanta ragazzi. Ho scritto un testo per loro, che s’intitola “Ritorno a Finestra”. Due sorelle tornano, dopo un’assenza di anni, nella loro Finestra, la città aperta sull’immenso, e trovano tutto cambiato. Ora Finestra si chiama Specchio e la gente è tutta presa da tanti piccoli specchietti che riflettono solo la sua immagine. Le finestre non si aprono più, non si spalancano più sull’Infinito. Le due protagoniste scoprono, con orrore, che un Grande Specchio sta condizionando le menti di tutti, sta schiavizzando la gente di Finestra: e da quel momento (ricordandosi, appunto, della grande gioia che si viveva un tempo a Finestra) combattono per distruggere lo Specchio, mettendosi contro tutti, anche contro i vecchi amici.
Per farla breve: lo Specchio verrà distrutto, ma solo dopo che la gente di Finestra avrà ripetuto questa bellissima frase, che ho trovato nella Cittadella di Saint Exupèry e che ha messo in moto tutta la mia immaginazione: “Non ho bisogno di qualcuno che sia uno specchio della mia noia: Ho bisogno di qualcuno che sia come una finestra spalancata sul mare”.
Vasco è solo lo specchio della noia della gente che lo va a sentire. E mi sembra significativo che le pareti del palco del suo ultimo show fossero tappezzate di specchietti rotondi. Forse consapevolmente forse no, Vasco ha dato proprio l’immagine di quello che lui è: uno specchio. La gente, lì davanti a lui, si specchia nella propria meschinità. Bello? Non discuto il fatto che in 65mila in uno stadio, al concerto, a cantare tutti insieme si provi qualcosa di grande. Il problema è che senza qualcuno che ti spalanchi il cuore “sul mare”, vivi nello squallore della tua prigione, piena di specchi scintillanti, ma sempre prigione.
Tu e te stesso, tu e il tuo specchio, tu e la tua solitudine. Non è questa la strada per trovare la gioia, né per sfidare il Potere. Chissà se i fan di Vasco se ne accorgono o se semplicemente bevono tutto quello che il loro guru gli ammannisce. Chissà se si rendono conto che Vasco usa le parole alla rovescia e che c’è un altro modo, più vero, perché più adeguato alle loro esigenze più profonde, di usare parole come gioia, libertà, senso.
Chissà se sono ancora capaci di distinguere una finestra da uno specchio…