Venezuela: un buon racconto sugli avvenimenti di ieri…
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Caracas, si sta svegliando tardi, ma la notte è stata lunga e l’attesa ardua. Tutto era cominciato all’alba di domenica, quando la marcia militare che sveglia i soldati si sentiva per strada, insieme a botti e fuochi artificiali. Ogni processo elettorale inizia così, da quando il dittatore è al potere. Già dalle cinque c’é gente in fila davanti ai seggi, per votare e poi barricarsi in casa e aspettate. La giornata si è svolta regolarmente, con una calma quasi irreale. Qualche foco di protesta qua e là, ma niente di importante. Poi, man mano che il giorno finiva, l’attesa. Fino a tarda notte. Intorno alle 23, già non c’era niente per strada, neanche i primi botti dei presunti rossi vincitori. Un nodo alla gola, un’altra volta no. La tensione sale e si ispessisce. I gruppi del No cominciano a fremere. Il Consiglio elettorale non da risultato. Intanto un plotone di soldati raggiunge la sede del CNE. Che strano. I giornalisti in TV continuano a riassumere i principali eventi della giornata. Girano e girano i video tape delle stesse notizie, ormai imparate al dettaglio dopo dodici ore di diretta... Nessuno per strada. Neanche un cane che passa. Che angoscia. Cessano anche gli sms. Neanche fare congetture. A che serve? Domani ci sveglieremo sbronzi per l’ennesima e amara sconfitta. Ma gli studenti hanno volti felici, sembra un paradosso e scherzano con pubblicare i risultati. Ebbene sì, la vittoria è del no, ma la presidentessa non si pronuncia. Stanno preparando la nuova versione di frode elettorale. Dietro le quinte succede altro. La frode elettorale era già stata scoperta venerdì. Un hacker nel circuito telematico. Il risultato 60%-40% per il Sì. La denuncia era stata fatta il giorno prima dal sito Ruedalo. Ma alla fine, non ci si crede più. Intanto il termometro si fa rovente. Viene vietato l’accesso ai testimoni nella sala di totalizzazione dei risultati. Dall’altro lato della città, Baduel (ex ministro della Difesa), insieme all’alto mando militare a tavolino con il tiranno che non vuole ammettere la sconfitta. I ragazzi hanno tutto, copia di tutti i verbali degli scrutini. La loro fitta rete di informazioni ha funzionato e ha funzionato un Hacker, un anti-hacker che ha dato i veri risultati. Per cui le schede reali non corrispondono con i risultati del CNE! Che fare? Non ci resta che ammettere la sconfitta. La cupola militare garantisce la sicurezza. Già Baduel aveva previsto lo scenario e ha cominciato a giocare. Ha fatto un appello chiedendo calma e pazienza, ha fatto un appello per anteporre la vita alla violenza. Da ambo le parti lo scenario era violento. Poi alla fine all’una e dieci, più o meno, l’annuncio: con i quasi il 51% dei risultati il No vince. Si esulta, si urla, si salta dalla gioia. Poi all’improvviso si trema: a rete unificate il despota e la sua corte. I seguaci scuri in volto, lui con il cuore in mano, riconoscendo la sconfitta. Por ahora. Por ahora, dice. Questo brivido l’aveva già sentito nella notte del 12 aprile del 2002, quando era stato restituito al potere, proprio da Baduel... L’enigmatico Baduel, quasi taoista-buddista, il silenzioso, l’uomo d’onore, brutalmente schernito negli ultimi giorni ce l’ha fatta!!! Il messaggio va avanti per un’ora e più. Parla da solo, è un monologo, quello della fredda solitudine del potere.
Non è una vittoria, è una lezione, una lezione per tutti. Quando si ha un obiettivo comune chiaro, la forza prende corpo e investe come un toro. Ci si sveglia stamani, lentamente; lentamente la città riprende i colori di un dicembre caraibico che si preannuncia quasi freddo. La temperatura è scesa vari gradi, a rinfrescare la mente e il cuore. L’Avila è verde e il cielo terso, pieno di speranze e progetti. Adesso, verso l’unione, lo stare insieme nell’impegno politico, per ritrovarci nel luogo comune: la pace, la libertà.