Gabriele Sandri. Funerali di quartiere e carità di patria
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Pochi quartieri di "recente" edificazione come la Balduina hanno un senso così forte della propria identità. Roma si dice spesso, è un paesone, è fatta da tante cittadine di provincia giustapposte una all'altra, ed è la verità. E' stato tutto un quartiere, innanzitutto, oggi, a dare l'ultimo saluto a Gabriele Sandri. Un funerale di quartiere l'esatto opposto di un funerale di Stato.
C'erano infatti molte persone, tra cui io stesso, che non conoscevano il ragazzo ucciso, ma conoscevano bene i luoghi della sua vita, la via della sua casa e quella del negozio di famiglia.
Un quartiere fa comunità.
Una parrocchia fa comunità.
La grande folla ai funerali del giovane tifoso della Lazio sono stati davvero un bel segno di comunione.
Oggi si fatica a trovare senso di appartenenza e punti di riferimento certamente un legame come quello territoriale assume una forza e un'importanza che venti anni fa' per dire, non aveva né poteva avere nel tessuto sociale. Esemplare a questo proposito è un sito creato da ventenni, www.balduzone.com, un'idea che unisce il massimo del nuovo: internet, e il massimo dell'antico: il territorio.
Ci scrivono molti ragazzi tutti contenti e orgogliosi di abitare dove abitano. Ma quelli di oggi non sono stati solo funerali di quartiere. Sono arrivati delegazioni e pullman di tifosi da ogni parte d'Italia. la quantità e la varietà delle sciarpe era impressionante. Gli incidenti temuti alla vigilia alla fine non ci sono stati, c'è stato invece raccoglimento, sia di coloro che erano riusciti a entrare nella chiesa di San Pio X ma sia anche di tutti gli ultrà che erano rimasti fuori, sulla piazza, sotto la pioggia. Già, gli ultrà. il ministro Amato continua a fare lo sceriffo: "in caso di disordini reagiremo". Avrebbe dovuto invece, il ministro Amato, ascoltare le parole del parroco della Chiesa di San Pio X: "C'è un malessere diffuso tra i ragazzi così poco ascoltato dagli adulti e così poco condiviso che si è trasformato in violenza, peggiorando la vita".
Lo scopo della politica dovrebbe essere il miglioramento della qualità della vita. Quello che l'ultrasettantenne ministro Amato non sembra intuire è la fragilità di questa generazione, della generazione dei nati negli anni '70-80, la loro debolezza in termini di potere contrattuale, sono precari, atomizzati, bamboccioni, la loro grande sete di una dimensione collettiva e spirituale. Ora, il tifo calcistico offre una dimensione di appartenenza collettiva che può diventare violenza cieca e sconsiderata ma in quanto domanda di comunità non è una domanda che la politica può permettersi di ignorare. Vedere solo l'aspetto crudamente e materialmente violento non basta e non serve e sopratutto è un lusso che la politica non può permettersi. Come ultimo saluto alla bara, appena uscita di chiesa, dopo il coro della Lazio si è alzato in tutta la piazza il coro dell'inno di Mameli. Liquidare questo sentimento come cultura neofascista sarebbe ridicolo e riduttivo. I dieci saluti romani che ci sono stati non rendono la compostezza e il dolore di centinaia di persone. Non hanno vinto i violenti ma la carità di patria.
La domanda che è venuta da Piazza della Balduina e dalle parole del Parroco, Don Paolo, è invece quella di capire e fare giustizia: "se parliamo di perdono dobbiamo parlare di giustizia e questa è una morte che chiede giustizia. Ci sarà una giustizia divina sulla quale nessuno può permettersi di parlare, ma ci deve essere anche una giustizia umana, che non sia una vendetta ma che aiuti per quanto possibile a placare gli animi di tanti di noi... chi prima, chi poi, cercheremo di perdonare", ha aggiunto il parroco dopo essere stato interrotto dagli applausi.
Speriamo.