Sos scuola, tornano gli esami di riparazione
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Studenti in sciopero, questa mattina. Grande confusione. Una cosa sola è stata capita: torneranno gli esami di riparazione. Il timore di perdere tutti i vantaggi introdotti con la ridicola farsa dei “debiti formativi” è stato sufficiente per rianimare la piazza. Anche i giovani in questo Paese hanno capito che l’importante non è crescere, ma mirare sempre e solo al minimo. Sopravvivere, insomma, e passare la nottata faticando il meno possibile.
Ma la questione vera, reale, è un’altra. Fioroni rappresenta il vecchio che avanza. La vecchia politica del metterci una pezza. Piccoli interventi di maquillage qua e là, senza pensare in grande, senza mettere mano seriamente a un comparto che ha bisogno solo di essere riformato. Il nuovo era la riforma Moratti. E’ stata affossata.
C’è bisogno di ripensare i curricula e i piani di studio; c’è bisogno di attivare nuovi percorsi formativi; c’è bisogno di trovare alternative per tutti quei giovani che sono avviati ad un percorso professionale e ai quali non si può dire “sei obbligato a stare sul banco fino a 16 anni” e basta; c’è bisogno di ripensare il reclutamento dei docenti e addirittura la figura stessa del docente.
C’è, soprattutto, bisogno di rispondere alle esigenze vere degli studenti.
Quali? Vi faccio alcuni esempi, emersi dalla discussione con i ragazzi in classe.
“Ho scelto il linguistico perché mi piacciono le lingue – diceva Laura – e mi ritrovo a fare meno ore di lingua rispetto ad un amico dello scientifico. La matematica, invece, è la stessa”. Ecco un caso lampante in cui il piano di studio non risponde alle domande dei ragazzi.
E a chi piace la musica? Marina, per esempio, che studia canto ed è costretta ad una doppia fatica: ai compiti di scuola si aggiungono quelli del corso musicale. Valentina, che studia flauto, ha dovuto cambiare scuola: era partita dal classico e si è trasferita in un pedagogico. Impossibile mettere insieme il flauto e il liceo classico.
“Ho avuto professori alle medie che mi hanno insegnato niente – dice Elisa -, gente che ci lasciava in palestra e si andava a bere il cappuccino, o leggeva il giornale in classe e poi ci assegnava i compiti”. La scuola è piena di casi di questo genere. Ma un professore che ruba lo stipendio in questo modo, prende lo stesso stipendio di uno che si impegna e lavora.
E poi ci lamentiamo se la scuola va male?
Altro capitolo importante e drammatico: il capitolo educazione.
“Il prof. di italiano non riusciva mai a fare lezione – racconta Sara. C’era un casino tremendo e non si combinava mai niente”.
“Avevo un compagno di scuola alle medie che si denudava in classe e andava anche in giro per la scuola così – è la testimonianza piuttosto shoccante di Alina – e nessuno gli diceva niente”.
“Mia sorella – dice ancora Laura – è letteralmente perseguitata in classe sua. E’ una che studia e che fa le cose per bene. Nessuno la difende dalle angherie dei compagni”. Non è purtroppo l’unico caso che conosco.
Bullismo, e la scuola è latitante.
Claudia ha cambiato istituto in terza media. Era arrivata a farsela addosso dal nervosismo.
Dove stanno, cosa fanno i docenti? Dove stanno, cosa fanno i presidi? Dove sta, cosa fa lo Stato?
Sono arrivati gli aumenti per il personale scolastico. Una caritatevole pioggia di qualche decina di euro al mese per tutti. Tutti sullo stesso piano: capaci e incapaci, seri e poco seri, lavativi e appassionati educatori. Chi mantiene questo status quo? A chi giova?
Fioroni pretende di risolvere qualcosa ripristinando gli esami a settembre. In fondo non è che la riproposizione di ciò che già c’era. Oppure eleva l’obbligo scolastico. Anche in questo caso non ci siamo, perché quell’obbligo, adesso come adesso, è solo una camicia di forza ritagliata sul corpo degli studenti.
E’ la scuola italiana nel suo complesso che non è più adeguata, che non intercetta più le attese dei suoi utenti, che non tutela e non dà speranza a quelli che vogliono impegnarsi e lavorare.
Scendere in piazza? Va bene, ma per invocare ciò che questo governo non vuole fare: una vera riforma della scuola.