Occhi di cielo - Ojos de cielo
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Se io mi allontanassi dalla verità e una notte scura mi coprisse,
i tuoi occhi mi guiderebbero.
Occhi di cielo, non mi lasciare in pieno volo”
Ho conosciuto Fabio Cavallari la sera precedente la morte di mio padre. Avevo organizzato, con alcuni amici, un incontro pubblico in Università sul tema dell’eutanasia e del testamento biologico. Si era parlato della dignità della persona in ogni momento della sua esistenza, di dolore e di compagnia nella sofferenza, di condivisione della domanda di senso che si “agita” in ogni uomo, tanto più in una condizione di malattia e di dolore. Insomma di una cultura della vita che non può che abbracciare tutto il mistero dell’esistenza, dalla nascita alla morte. Parole che toccavano un’esperienza per me molto concreta: anni di compagnia a mio padre gravemente malato e allettato. Mi aveva colpito la posizione culturale di Fabio, libera da pregiudizi e assetata di verità, di amore all’uomo. Lì, Fabio ha raccontato, per la prima volta pubblicamente, della storia di malattia e morte di un suo amico (nel libro è la storia di Enzo). Mio padre è morto nella notte. La mattina seguente ho scritto una mail a tutti i relatori e Fabio mi ha risposto con una tenerezza e una sincerità che mi hanno stupita, soprattutto perché è stato fedele nel tempo e mi ha riscritto. Così è nata tra noi un’amicizia bellissima, appassionata del bene.
Quando mi ha parlato del suo libro scritto con suor Maria Gloria, non ho potuto far altro che attendere con una certa trepidazione di poterlo leggere.
Guarda caso il racconto forse più bello e espressivo è “Andrea”, suo padre. Una storia in cui si dispiegano tutti gli aspetti fondanti la vita di un uomo: la famiglia, il lavoro, la casa, l’educazione in una tradizione, in un tessuto cristiano che oggi Fabio afferma, con impeto della voce e passione del cuore, non si può tradire perché costitutivo delle nostre radici, pena una “blasfemia della ragione”. In questa sua posizione culturale onesta e leale, ci fa capire che la Verità non si costruisce con il pensiero o con un progetto, ma la s’incontra. E’ lei che si “incomoda” per entrare nelle situazioni più improbabili che possono capitare nella vita di un uomo o nell’esistenza apparentemente lineare di un altro.
E questa storia di Andrea, che Fabio ha saputo scrivere con una delicatezza ferma e nobile, con gli occhi di chi ha sperimentato su di sé una paternità viva, colpisce in modo particolare in un mondo che soffre per l’assenza del padre, per la latitanza di una figura che analogicamente è immagine del Padre celeste, di Dio.
Leggendo il libro sono rimasta colpita dalla collaborazione che si è creata tra Fabio e suor Gloria: si è trasformata in capacità-dono di amore e di immedesimazione nella vita dell’altro, un’immedesimazione che non pretende di dire l’ultima parola, ma è immedesimazione dell’io di fronte a un Mistero positivo. La vita acquista profondità, le storie perdono l’occasionalità in cui spesso noi le releghiamo, incapaci di leggere l’esperienza. Il bisogno di essere amati e di amare, non è forse il bisogno più urgente di ogni uomo? Fra le righe si coglie che in suor Gloria questa capacità-dono nasce da un lungo esercizio, da una tensione personale quotidianamente vissuta, amorevolmente riposta nelle mani dell’Onnipotente. Nasce come stupore e contemplazione. Suor Gloria è come se avesse sempre le braccia spalancate. Prima di tutto verso Fabio e quindi verso ogni storia. Ma se non ci fosse stato Fabio non ci sarebbero state neppure le storie. Con questo voglio sottolineare l’importanza dell’incontro. Gli incontri non sono mai casuali. Ci tolgono dall’anonimato, ci costringono a riprendere in mano la nostra anima e ci regalano la soddisfazione del cuore. Le lettere di suor Gloria “esaltano” la figura di Fabio. Anche uno che non lo conosce gli si affeziona. L’Io si trova in rapporto con un Tu. “Ti ho amato di un Amore eterno”, dice Dio all’uomo. “Fin dal grembo di mia madre hai pronunciato il mio nome”, risponde l’uomo nei Salmi. Questo fa scattare la conoscenza vera, in cui intelligenza, ragione e cuore sono uniti.
Di Fabio mi ha colpito il suo sguardo sulla realtà. Non si può amare senza guardare in profondità, trattenendo dentro di sé, lasciando che il tempo renda ragione, sciolga qualche misterioso nodo che la vita annoda. Fabio ha osservato, meditato con profondo rispetto, sensibilità acuta, volti e persone che la vita gli ha riservato, ha voluto offrirgli. Questo sguardo credo che l’abbia portato dove nemmeno lui stesso potesse pensare. In un secondo momento è lo sguardo di suor Gloria che guida quello di Fabio, quando legge nei quadri di autori diversi i racconti, costringendolo forse a riguardare ciò che aveva già raccontato per scoprire qualcosa di più. Ogni scrittore aspetta il suo lettore, diceva Pavese. Fabio ha trovato in suor Gloria una lettrice incantevole in cui la Grazia del Mistero che abita tutta la realtà si fa evidente.
A Magdi Allam, autore della bellissima prefazione, sono vivamente grata per la testimonianza che offre al mondo. Quando leggo i suoi scritti, oltre a provare un profondo rispetto per la sua persona, mi viene alla mente l’espressione biblica dell’“uomo giusto” che ritengo gli si addica stupendamente.