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Il nuovo giuramento professionale: la morte del maestro

Autore:
Corticelli, dott. Alfredo
Fonte:
CulturaCattolica.it

Poco meno di due mesi fa, il Comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri ha varato il nuovo giuramento professionale, che dovrebbe accompagnare i nuovi aspiranti medici nella loro professione ed essere letto nelle future sedute di laurea, al posto del ”vecchio” Giuramento di Ippocrate…
… ricordo ancora con commozione quando l’anno scorso, nella mia cerimonia di laurea, mi toccò in qualità di medico più giovane della sessione di dare pubblica lettura del Giuramento d’Ippocrate: lungi dal considerarlo qualcosa di vecchio e non al passo con i tempi, l’ho fatto con grande rispetto e stima, considerando che lì fosse espressa in sintesi la vera posizione umana e professionale di un medico. Ammetto quindi di essere partito nella lettura del nuovo giuramento con qualche pregiudizio e con la speranza che, ammodernandolo, almeno non avessero rovinato del tutto il Giuramento d’Ippocrate.
Cosa c’è di ”nuovo” nel nuovo giuramento in 15 punti? Beh, diverse cose…
Innanzi tutto è stata eliminata la prospettiva religiosa, cioè il riferimento a qualunque cosa fosse al di là dell’uomo stesso. Ippocrate prendeva a testimoni ”Apollo medico, Asclepio, Igea, Panacea e gli dèi e le dee tutte”; non perché credeva che la medicina dovesse essere legata a fenomeni soprannaturali, infatti fu proprio lui, con lo scritto ”Il male sacro” (tra il V ed il IV secolo a.C) a staccare la medicina dalla pratica magico-divina, affermando che l’epilessia (ovvero il male sacro), fosse un fenomeno naturale e non l’esito dell’invasione del corpo umano da parte di uno spirito divino. E così nacque la medicina: con la consapevolezza da parte del fondatore che i fenomeni medici andassero studiati con la ragione, ma allo stesso tempo con un chiaro riferimento ad una prospettiva più grande. Ippocrate potrebbe perfino essere considerato politicamente corretto, perché in fondo giura davanti a tutti gli dei, nessuno escluso! Invece di fronte a chi giura il nuovo medico? Di fronte a se stesso: ”Consapevole dell’ importanza e della solennità del’atto che compio e dell’ impegno che assumo, giuro…”. Tolta la prospettiva religiosa, il nuovo medico è solo di fronte alle sue responsabilità e di fronte alla malattia…
… e qual è il primo punto del nuovo giuramento? ”Esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento”. Per carità, che il medico nella sua professione non sia assoggettato a nessun ”potere”, è sacrosanto! Ma quale era invece il primo punto del giuramento di Ippocrate? Che cosa aveva innanzi tutto a cuore che i medici giurassero? ”Riterrò chi mi ha insegnato quest’arte pari ai miei stessi genitori, e metterò i miei beni in comune con lui… trasmetterò gli insegnamenti scritti e verbali ed ogni altra parte del sapere ai miei figli, così come ai figli del mio maestro ed ai discepoli che avranno sottoscritto il patto e prestato il giuramento medico, ma a nessun altro”. Ippocrate, dopo il riferimento agli dèi, cioè ad una prospettiva più grande di se stessi, aveva a cuore il riferimento ai proprio maestri. La cosa drammatica è che nel nuovo giuramento, mentre sono state recuperate molte parti del testo di Ippocrate, di questo non si fa proprio cenno! Certo, sono cambiate le prospettive sociali e culturali: una volta il medico trasmetteva personalmente il suo sapere ad un discepolo che condivideva con lui tutto; ora ci sono le università, i libri, la comunità scientifica, eccetera. Ma come si diventa medici se non attraverso dei maestri? Io quel poco che all’inizio della mia carriera ho imparato, non lo devo solo alla mia fatica ed al mio sforzo, ma soprattutto ai maestri che ho incontrato in ospedale, di cui potrei fare nome e cognome. Non so se sia una svista da parte di chi ha scritto il nuovo giuramento, ma il dato di fatto è che manca completamente la prospettiva educativa. Che l’arte della medicina, come del resto la vita, sia il frutto di un’educazione è qualcosa di imprescindibile.
Sul resto del giuramento si potrebbe dire molto altro; ad esempio sul punto forse più discusso del giuramento di Ippocrate, punto sul quale non pochi storcevano il muso: ”Non somministerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, né mai proporrò un tale consiglio: ugualmente non darò alle donne pessari per provocare l’aborto”. Ebbene, su questo aspetto il nuovo giuramento è politically correct, mette d’accordo tutti: ”Giuro di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona”. In questo modo nessuno si può lamentare, perché chi considera gli embrioni già espressione della persona che saranno, può dire che il giuramento difende la vita; chi li considera un ammasso di cellule, non mormorerà più quando si legge il nuovo giuramento.
Ci sono poi tanti punti innovativi molto interessanti che sottolineano l’eliminazione delle discriminazioni nel campo sanitario, i rapporti con i colleghi, il diritto di scelta del medico, eccetera. Mentre il rispetto del malato ed il segreto professionale, pure ripresi, erano già presenti in modo completo nel Giuramento d’Ippocrate.
Quello che mi chiedo, in definitiva, e che mi sono sempre chiesto da quando si è cominciato a parlare di riscrivere il giuramento di Ippocrate ”in chiave moderna” è: perché? Che bisogno c’è? Capisco l’esigenza di riscrivere il Codice di Deontologia Professionale, anzi mi sembra necessario, perché per come è stato pensato in epoca moderna, è un insieme di norme soggette a continuo aggiornamento. Ma il giuramento nasce con la nascita della professione medica, con il riferimento a radici storiche e culturali, e ad una posizione umana vera nei confronti di se stessi, dell’ammalato, e degli altri che non è soggetta al cambiamento dei tempi. Con Ippocrate nasce la nostra professione… certo, tanti anni fa… oggi l’operazione della pietra non esiste più… il medico di oggi non è più quello di una volta… Eppure, che piaccia o no, la nostra esperienza nasce lì. Ricordare questo, almeno una volta nella vita, in particolare al momento della laurea, fa molto bene. Ma se proprio dovessimo cambiare il giuramento, se proprio dovessimo dimenticarci di chi siamo figli, per favore, almeno ricordiamoci dei nostri maestri. Almeno inseriamo un punto in cui si fa riferimento ad una prospettiva educativa, ad un tu in rapporto al quale impariamo le cose. La stessa relazione con il paziente, se non apre ad una prospettiva altra, rischia di diventare soffocante ed il medico rischia di essere sempre più solo. Spero, giovani medici, che continuiate a prestare giuramento con Ippocrate; comunque sia vi auguro che possiate incontrare, nella vostra professione, dei maestri a cui attaccarvi e con cui condividere l’Arte Medica.

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