La gente del Family day
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Le famiglie che molti giornali hanno descritto come le truppe inquadrate dalle parrocchie?
Alberta e Giancarlo ci raccontano il loro family day e quello di altre famiglie partite dalla Brianza per andare a Roma.
Partenza alle 5 del mattino. Ritrovo davanti allo stadio di Monza. Un altro piccolo gruppo di persone ci attende. Ci presentiamo e salutiamo. Il pullman arriva, ha un piccolo manifesto di “PIU’ FAMIGLIA” appeso sul vetro, saliamo, inizia un’esperienza che confermeremo essere stata entusiasmante e pienamente positiva.
Conosciamo solo Alberto che, avendo lo stesso nostro desiderio di partecipare a questa manifestazione, ci ha telefonato: “Vado con gente di Monza del movimento dei “FOCOLARINI”.
La risposta è immediata: “Iscrivi anche noi, sentiamo il bisogno di far sentire la nostra voce, di muoverci, di testimoniare che famiglia è bello”
A dispetto di quanto pensano i laicisti che individuavano nell’organizzazione parrocchiale la partecipazione di una moltitudine di persone a questa manifestazione, vorremo dire che sono stati proprio loro e le verità non dette che ci hanno convinto a partecipare.
Giacomo e Cristina sono i responsabili del nostro pullman, dopo che tutti abbiamo preso posto si presentano e parlano del nostro gruppo.
Fanno parte di FAMIGLIE NUOVE un ramo del movimento dei FOCOLARI che vive l’impegno di essere famiglia secondo uno stile evangelico con gesti concreti di comunione.
Ma il nostro gruppo è eterogeneo, pochissimi appartengono a questo movimento. Giacomo, Cristina e altri hanno inviato i loro amici e proprio per questa rete siamo arrivati anche noi.
Ci sono giovani di Lecco, famiglie di Bergamo e dell’alta Brianza con alcuni dei loro figli, studenti, qualche padre già nonno e perfino Lucia, giovane mamma di Viola, con suo marito e un figlio in arrivo.
Siamo credenti e non, appartenenti a schieramenti politici diversi ma, tutti viviamo la stessa esperienza. Tutti siamo figli, nati da un atto di amore tra un uomo e una donna. Tutti siamo stati amati, educati, cresciuti, formati in una famiglia. Tutti conosciamo la fatica, i sacrifici che ogni famiglia vive perché viviamo nella realtà. E proprio perché immersi nella realtà, riconosciamo come ha detto Eugenia Roccella, uno dei portavoce del Family day, che “la famiglia è il nucleo primario di qualunque stato sociale, attraverso i compiti di sussidiarietà che si assume; è in grado di tutelare i deboli, i piccoli, i malati, i vecchi…. La famiglia, come la riconosce la nostra Costituzione, si fonda sul matrimonio, su un impegno preso davanti alla collettività….Il resto, le unione di fatto, le convivenze, l’amore in tutte le sue mille forme precarie o durature, sono storie di individui, regolate da diritti individuali”.
E questo nucleo primario vogliamo difendere.
Sembra perfino strano che ci sia bisogno di questa difesa.
Ci tornano alla mente i tanti incontri educativi organizzati anche dalla scuola, dalla parrocchia, dalle varie agenzie educative dove si continua a sottolineare il ruolo centrale della famiglia. Dove si continua a dire che i ragazzi hanno bisogno di punti di riferimento sicuri, di modelli educativi alti….di stabilità, di proposte entusiasmanti, mentre ci accorgiamo che la politica gioca sempre al ribasso e a una logica di riduzione del danno.
Ci sembrava strano che in questa difesa non venisse riconosciuta l’assoluta LAICITA’ di questa manifestazione.
Eravamo in piazza a difendere il matrimonio civile secondo la costituzione italiana non solo il matrimonio religioso che è sacramento e, per i credenti, riconosce l’azione di Cristo nel quotidiano e il suo “centrare” con la vita.
Abbiamo ribadito che l’avversione ai DICO non vuol dire “no” ai diritti delle persone conviventi, omo o eterosessuali che siano, ma un “no” al metodo scelto per farlo.
Non vogliamo raccontare la manifestazione, più di un milione di persone non si possono ignorare e probabilmente molti di voi hanno potute assistere alla diretta TV e vedere le immagini riportate dai giornali.
Preferiamo riportare le riflessioni che ci siamo scambiati durante il viaggio di ritorno con i nostri amici. E sì, perché questa manifestazione è stato momento di gioia, di festa, di condivisione di idee, di riaffermazione di valori, e tutti sentivamo il bisogno di raccontare ciò che questa partecipazione ci aveva regalato.
Una cosa che noi abbiamo subito notato e che ci ha riconfermato nella nostra scelta di partecipazione è stato lo stile di questa manifestazione.
Uno stile di rispetto per tutti. In democrazia si possono non condividere delle idee. Una cosa è non condividere e avere il diritto di dire la propria opinione, altro però è insultare l’”avversario”, dileggiare pesantemente l’altro e trovare in questa intolleranza aggressiva e nella contrapposizione il solo modo di manifestare.
Giacomo ha sentito la bellezza di ESSERE POPOLO con un denominatore comune: la famiglia.
Possiamo essere credenti o no, appartenenti a diverse religioni, ma, ciò che ci unisce è questa esperienza di vita comune a tutti e il desiderio di difendere questa nostra esperienza.
I giovani di Lecco ci hanno raccontato che erano venuti in rappresentanza delle loro famiglie e speravano che il loro futuro si realizzasse in una famiglia.
Era stato importante per loro avere adulti che raccontassero la bellezza di avere figli, di donare la vita, di essere educatori consapevoli che l’amore è dono che va continuamente coltivato e generato.
Due mamme Antonella e Cristina, spesso derise perchè il numero dei loro figli non è quello secondo gli schemi della mentalità comune, hanno preso più coraggio. Una famiglia numerosa è bella, le fatiche non si contano, ma sanno anche che la loro famiglia è ricchezza per la società.
Non è mancata l’esperienza dei nonni che si sentono “custodi” dell’amore coniugale dei propri figli e si offrono volentieri di tenere i bambini quando capiscono che una coppia ha bisogno di tempo per sé, una cena, un cinema o semplicemente una serata per stare soli.
E infine ci siamo stupiti di vedere, come, pur conoscendoci in pochissimi, abbiamo instaurato un clima familiare, abbiamo avuto uno per l’altra uno stile di attenzione e cura, lo stesso stile che vive ogni famiglia.