Porta a Porta: mostra la lapidazione
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A Porta a Porta la giovane Sarah Orabi, nata a Milano da genitori egiziani, studente di farmacia alla Statale si presenta indossando lo hijab rosa, il velo che lascia scoperto il viso, ha occhi grandi e mai un sorriso.
Tra il pubblico il padre la osserva e in uno stacco pubblicitario le fa pervenire il levitico perché possa leggere e difendere la sua posizione di donna musulmana.
Sulla poltrona di fronte a lei Dounia El Moutii, la prima concorrente di origine marocchina finalista al concorso di Miss Italia, musulmana praticante che veste all’occidentale.
Quando Vespa mostra la lapidazione di una ventenne in Iraq e chiede a Sarah se condanna la lapidazione, lei cerca di spiegare che anche la Bibbia e quindi i testi sacri dei cristiani prevedono certe pene per tali peccati.
Inutile che Vespa le spieghi che duemilaesei anni or sono, venne un uomo di nome Gesù che disse “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
In collegamento esterno l’imam di Segrate, si contorce sulla sedia per non rispondere alla domanda, incalzato da Vespa, arriva ad ammettere che “in certi contesti” la lapidazione è sbagliata.
I giorni seguenti su vari blog se la prendono con Sarah e con le sue risposte.
Ma cosa avrebbe dovuto fare la povera Sarah che dichiara di avere appreso il Corano a casa dal padre, di aver scelto liberamente di coprirsi per sentirsi più protetta, nel contesto in cui è cresciuta ciò che ha detto era ciò che ci si aspettava dicesse.
Nei giorni seguenti su Repubblica in un’intervista di Teresa Monestiroli, la giovane Sarah, prova a spiegarsi meglio e a mio avviso ci riesce:
«Le mie parole sono state travisate - si difende -. Non mi hanno dato la possibilità di spiegare».
Spieghi ora. È favorevole alla lapidazione per chi compie adulterio?
«Il discorso non è semplice».
Perché?
«In un paese musulmano dove viene seguita la sharia islamica (legge islamica, ndr) correttamente la lapidazione sarebbe giusta, anche se non ci sarebbe bisogno di applicarla perché non esisterebbe l’adulterio. In una condizione ideale, se il paese seguisse le regole della sharia, gli uomini e le donne non sarebbero incoraggiati a tradire dagli stimoli che invece ricevono oggi in ogni paese musulmano. Perché le donne non andrebbero in giro seminude, non ci sarebbe la prostituzione. Inoltre l’adulterio, per l’islam, è valido solo se ci sono quattro testimoni, una condizione che non si realizza mai».
Quindi in una paese ideale la lapidazione sarebbe giusta, ma nel mondo reale?
«No. Ogni atto di lapidazione fatto oggi non è giusto dal punto di vista islamico perché in nessuno Stato viene applicata alla lettera la sharia. Se invece tutte le regole dovessero venire rispettate, le persone che tradiscono dovrebbero essere punite perché non ci sarebbero motivi per l’adulterio: l’islam, a differenza del cattolicesimo, permette il divorzio, i due coniugi non sono legati a vita».
In pratica la lapidazione è giusta, ma nei paesi islamici non ve ne è il bisogno perché tutti osservano la legge e il divorzio è permesso.
Sappiamo che le cose stanno in modo diverso, ce lo raccontano le donne che scrivono libri e raccontano le loro storie in internet.
Sarah non potrà scegliersi il marito e se non le piacerà quello che hanno scelto per lei non le sarà facile divorziare come lei crede.
Se poi le accadesse di innamorarsi di qualcun altro e di cadere in tentazione, non sarà difficile trovare quattro parenti che dichiarino di averla vista tradire il marito.
Tanto basta per essere condannate alla lapidazione.
Il problema è molto più semplice.
Bisogna rispondere ad alcune domande con un SÌ o con un NO.
La vita di una donna vale come quella di un uomo?
Chi vive in un paese dove la vita di un uomo e di una donna hanno lo stesso valore, dove l’adulterio non viene punito è disposto ad accettare e rispettare queste leggi?