Condividi:

Grande Papa!

Fonte:
CulturaCattolica.it
Chiamare le cose per nome

Grande, perché un uomo che chiama le cose con il suo nome, che richiama tutti, indipendentemente dal credo religioso, dalle convinzioni politiche, all'uso della ragione, è una grande uomo di fede, perché la fede non è alternativa alla ragione, la fede permette di guardare tutta la realtà in ogni suo aspetto, cogliendone l'essenza, ciò che è buono per il cuore dell'uomo.

Martedì nell'Aula Magna dell'Università di Regensburg il Papa è tornato in cattedra ed ha parlato dell'identità ebraica greca e cristiana.

Lo ha fatto citando il dialogo svoltosi nel 1391, in quel periodo la cristianità era sotto attacco militare da parte dell'islam, il dialogo tra l'imperatore bizantino Manuele II Paleologo, e un persiano, su cristianesimo e islam e sulla verità di ambedue.
E' stata una riflessione sul tema "fede e ragione", ma pare che in tanti abbiano preferito non ascoltare, non prenderne atto e sfruttare l'occasione per dirsi vilipesi.
Ecco cosa ha detto:

"Nel settimo colloquio (dialexis – controversia) edito dal prof. Khoury, l'imperatore tocca il tema della jihad (guerra santa). Sicuramente l'imperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: "Nessuna costrizione nelle cose di fede". E' una delle sure del periodo iniziale in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l'imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il "Libro" e gli "increduli", egli, in modo sorprendentemente brusco, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: "Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava". L'imperatore spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell'anima. "Dio non si compiace del sangue; non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell'anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un'anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…".

Il Papa ha parlato in modo chiaro, non stava facendo accuse e nemmeno delle ipotesi, non comunicava al mondo una sua opinione, quello di cui parlava erano fatti, documentati, storici.
Fatti e quindi anche un musulmano non può che prenderne atto, non c'è offesa nel descrivere qualcosa di accaduto.
Non si comprende pertanto perché il suo discorso abbia avuto l'esito di compattare il mondo islamico nell'unanime richiesta di scuse, come già era accaduto con le vignette satiriche.
Dicono che il Papa ha offeso l'islam e tutti i musulmani, ma la verità è scritta nero su bianco, chi legge l'intervento del Papa può ritenersi offeso solo se in malafede.
Sbaglia chi ideologicamente pensa di poter imporre a tutti il proprio credo e considera indegni, infedeli, coloro che hanno un'altra fede, e mi spaventa non sentire schiere di musulmani moderati dissociarsi da tanto clamore, mi spaventa non sentire gli occidentali dirsi offesi per questa richiesta di scuse e difendere con coraggio il Papa, colui che ha avuto il coraggio della verità.

Vai a "Ultime news"