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28° Pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto

Fonte:
CulturaCattolica.it
Vagliate ogni cosa e trattenete il valore.

Avevamo detto “mai più” perché la fatica è davvero grande e spesso sembra avere il sopravvento sulla bellezza e la grandezza di quello che stai vivendo, ed invece quest’anno abbiamo voluto rifare il cammino, andare verso la Sacra casa di Loreto, verso la Madonna, consegnare a Lei le nostre famiglie, i nostri figli, i nostri amici, le nostre vite, con la quotidianità e la fatica, con le gioie e la bellezza che a volte diamo per scontata, distratti come siamo dal quotidiano.
28° Pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto, allo stadio ascoltiamo le testimonianze, ascoltiamo Claudio Chieffo cantare e scorgiamo il suo volto commovente, di chi nonostante la fatica della malattia ha voluto essere con noi, i giorni che seguono il pellegrinaggio sono una inevitabile riflessione, racconti a chi lavora con te quello che hai vissuto e comprendi che non puoi spiegarlo sino in fondo, nemmeno i tuoi figli forse, colgono tutta la bellezza, e l’orgoglio del padre che racconta com’è bello camminare guardando i tuoi figli che ti camminano avanti, in una sorta di staffetta della vita. E’ chiaro che quanto sta accadendo non è merito tuo, il pellegrinaggio non è che la metafora del vivere, non è per merito tuo che arrivi alla meta, ti sorreggono gli amici che sono avanti a te, quelli che seguono, la preghiera e i canti che scandiscono le ore della notte, alcuni lungo il cammino ti aspettano per pregare con te, altri sorridono forse non capiscono quella che forse a loro pare una stranezza e tu cammini perché “è bella la strada che porta a casa”.

Testimonianza di Elena Ugolini, preside del Liceo Malpighi di Bologna

Per vagliare occorre avere un criterio. Ho quattro figli, amo mio marito mille volte di più di quanto lo amassi quando ci siamo messi insieme alla fine del liceo. Insegno da 20 anni e nel corso di questo tempo è sempre cresciuta di più la passione per la vita, per il destino di chi ho incontrato, per le cose che ho letto, visto. Quando si dice “beati i ragazzi, che bella età, sarebbe bello tornare indietro…” divento triste, anche per quei ragazzi, perchè se non esistesse la possibilità di una bellezza crescente nella vita, perchè varrebbe la pena vivere? C’è un segreto che permette di capire perchè, andando avanti, procedendo nel tempo, l’orizzonte dell’esistenza invece di restringersi si può allargare: è il tema di oggi. Per vagliare, per trattenere ciò che vale, per cogliere il bello, il vero e il buono della vita occorre un criterio che te lo faccia vedere e te lo faccia amare. Dalla scoperta di questo criterio che ho fatto a 14 anni è dipesa tutta la mia vita. Questo criterio è una chiave capace di aprire tutte le porte: da Leopardi a Platone, dal compagno di banco ai figli, da Bush alla bidella, dai ministri della Pubblica istruzione, agli idraulici: ogni uomo ha un cuore. Ciò che costituisce ultimamente ogni uomo è il suo cuore, ed il cuore è fatto di esigenza di verità, di bene, di bello, di felicità, di giustizia, di un “ per sempre”: L’ho capito nell’incontro con delle persone. Ma l’ho capito io, l’ho scoperto come corrispondente a ciò che io ero e da quel preciso momento quel criterio è diventata la mia faccia, il mio modo di entrare su tutto. E’ di ieri mattina l’ultima storia (ne avrei tante da raccontare….). La mamma di tre ragazzi che frequentano la mia scuola, un’amica cara, mi chiama, entusiasta, per propormi di incontrare una persona. Un “tanatologo”, uno psicologo esperto di problemi legati alla morte, che ha fondato un ‘associazione per “ aiutare “ quelli che rimangono a “metabolizzare” il colpo della scomparsa dei propri cari. Avevo da fare, stavo preparando gli scrutini di fine anno ed avevo due alternative: liquidarla dicendo che avevo fretta, o usare ancora quel criterio, sfidare il suo cuore: “ o c’è una risposta adeguata al problema della morte perchè Cristo è risorto e ci trascina dentro la sua resurrezione che comincia già da ora, nella carne- le ho detto-, oppure sono tutti paliativi.O la morte è vinta davvero, oppure è come dare un’aspirina ad un malato di tumore facendo finta di aver fatto qualcosa di utile”. Sono stata dura, le ho detto che quello era un segno della degenerazione di un tempo come il nostro in cui non si sa più per che cosa vivere, in cui si fa finta di essere immortali e in cui, anche davanti anche alle domande che i figli adolescenti hanno sempre fatto alle madri si va dallo psicologo”. E lei insisteva dicendo che era un’associazione fatta da volontari che addirittura vanno a casa delle persone che hanno avuto un lutto e aiutano a “svuotare” gli armadi dei vestiti del defunto…” . “Che tristezza - le ho detto -, un tempo erano gli amici, i vicini di casa che facevano compagnia in quei momenti, adesso ci vuole un’associazione di volontariato…” Sono stata molto ferma e credevo si fosse offesa. Mi ha ringraziato, dicendomi che per lei è naturale entusiasmarsi sempre di tutto, e non aveva pensato alle cose che le avevo detto. Mi è ancora più amica. Occorre sfidare sempre il cuore di chi abbiamo di fronte. Ma per farlo occorre essere certi che esiste una risposta. E’ questa la radice della libertà nei rapporti con i grandi e con i piccoli, con i figli e con il marito, con i poveri e con i potenti. E’ questo, in sintesi, il contenuto dell’appello sull’educazione firmato a dicembre da decine di uomini cultura, banchieri, imprenditori, artisti nel solco lasciato da Rischio educativo di don Giussani. Educare, infatti, significa aiutare a scoprire un criterio capace di vagliare tutto e trattenere ciò che vale. E questo e’ un problema di tutti, ad ogni età. Ma occorre domandarlo. Per questo sono venuta a Loreto.

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