L'Insegnamento della Religione Cattolica rende l'uomo più uomo
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«In un suo recente messaggio la Presidenza della CEI ha affermato che “l’insegnamento della religione cattolica favorisce la riflessione sul senso profondo dell’esistenza, aiutando a ritrovare, al di là delle singole conoscenze, un senso unitario e un’intuizione globale. Ciò è possibile perché tale insegnamento pone al centro ogni persona umana e la sua insopprimibile dignità, lasciandosi illuminare dalla vicenda unica di Gesù di Nazareth, di cui ha cura di investigare l’identità, che non cessa da due mila anni di interrogare gli uomini”. Porre al centro ogni uomo creato ad immagine di Dio (Gn 1,27) è, in effetti, ciò che contraddistingue il vostro lavoro, in unità di intenti con altri educatori ed insegnanti.
In occasione del Convegno ecclesiale di Verona, nell’ottobre 2006, io stesso ebbi modo di toccare la “questione fondamentale e decisiva” dell’educazione, indicando l’esigenza, (poiché la riflessione sullo sviluppo delle scienze ci riporta, anziché al primato dell’irrazionale, al caso e alla necessità, al Logos creatore, riconducendo ad esso anche la nostra intelligenza e la nostra libertà) di “allargare gli spazi della nostra razionalità, riaprirla alle grandi questioni del vero e del bene, coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza dell’intrinseca unità che le tiene insieme”. La dimensione religiosa, infatti, è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale di ogni persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita» [Benedetto XVI, Discorso agli Insegnanti di Religione Cattolica, 25 aprile 2009].
L’insegnamento della religione cattolica è parte integrante della storia della scuola in Italia, e quindi l’insegnante di religione, nella consapevolezza della reciproca autonomia della teologia, della filosofia e delle scienze ma anche nella consapevolezza dell’intrinseca unità che le tiene insieme, costituisce una figura molto importante nel collegio docenti. Il servizio si colloca in questo fondamentale crocevia, nel quale – senza improprie invasioni o confusione di ruoli – si incontrano l’universale tensione verso la verità e la bimillenaria testimonianza offerta dai credenti nella luce della fede, le straordinarie vette di conoscenza e di arte guadagnate dallo spirito umano e la fecondità del messaggio cristiano che così profondamente innerva la cultura e la vita del popolo italiano. E’ questo un compito che sta davanti a tutti gli insegnanti, soprattutto di religione cattolica, un’avventura affascinante nella quale merita spendersi sia per dare nuovo slancio alla cultura del nostro tempo e sia per restituire in essa alla fede cristiana piena cittadinanza. “Con la piena e riconosciuta dignità scolastica del vostro insegnamento – ha proseguito Benedetto XVI –, voi contribuite, da una parte, a dare un’anima alla scuola e, dall’altra, ad assicurare alla fede cristiana piena cittadinanza nei luoghi dell’educazione e della cultura in generale. Grazie all’insegnamento della religione cattolica, dunque, la scuola e la società si arricchiscono di veri laboratori di cultura e di umanità, nei quali, decifrando l’apporto significativo del cristianesimo, si abilita la persona a scoprire il bene e a crescere nella responsabilità, a ricercare il confronto ed a raffinare il senso critico, ad attingere dai doni del passato per meglio comprendere il presente e proiettarsi consapevolmente verso il futuro”. E’ questa la laicità positiva di ogni scuola.
Nella scuola non può mancare il riconoscimento che l’esperienza e la dimostrazione nel corso di generazioni cioè il fondo storico dell’umana sapienza, sono anche un segno della ragionevolezza e del perdurante significato della religione nella cultura e nelle culture degli uomini, partendo sempre da ogni persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio. Di fronte all’attuale rischio di una ragione a-storica che cerca di costruirsi soltanto in una razionalità a-storica, con una cultura solo decorativa, superficiale, non vitale che non giunge in profondità e fino alle radici di ogni persona al centro di tutti e di tutto, la sapienza dell’umanità come tale – la sapienza delle grandi tradizioni religiose vitali che scendono in profondità fino alle domande fondamentali di ogni uomo – è da valorizzare come realtà che non si può impunemente gettare nel cestino della storia delle idee provocando l’attuale emergenza educativa.
Sicuramente l’insegnante di religione cattolica non deve cercare di imporre in modo autoritario la fede, che può essere solo testimoniata e donata in libertà ad ogni io umano, da persona a persona. Ma suo compito è mantenere in tutti desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro. La dimensione religiosa non è dunque una sovrastruttura; essa è parte integrante di ogni persona, sin dalla primissima infanzia; è apertura fondamentale all’alterità e al mistero che presiede ogni relazione civile e ogni incontro tra gli esseri umani. La dimensione religiosa rende l’uomo più uomo come è proprio e specifico di ogni cultura vera cui la scuola è finalizzata. Più che mai, nell’attuale emergenza educativa, la scuola è chiamata a destare la sensibilità per la verità e a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana proposta alla libera adesione di tutti i popoli e le nazioni perché le moltitudini hanno diritto di percepire così Gesù Cristo per fede e cultura o solo per cultura come la Luce che originariamente, soprattutto in Europa, ha illuminato la storia e anche oggi può aiutare a trovare la via verso il futuro nel quale gli insegnanti di religione cattolica credono che tutta l’umanità può trovare in una pienezza insospettabile, tutto ciò che essa cerca a tentoni sul vero, sul bene, su Dio, sull’uomo e sul suo destino, sulla vita e sulla morte. Chi liberamente ha scelto l’insegnamento di religione cattolica o cristiani per fede o cristiani solo per cultura ha chiesto che gli si renda conto di questa speranza, liberi poi responsabilmente o irresponsabilmente di accogliere o di rifiutare. Dio che è Amore non può costringere perché un rapporto costretto non può mai essere un rapporto di amore, conforme alla natura di Dio. Il connubio d’amore di soggetto e oggetto, di libertà e di verità avvengono in ogni io, in ogni coscienza: non c’è libertà soggettiva interna senza verità oggettiva esterna, e non si coglie e accoglie la verità oggettiva, esterna, senza libertà soggettiva interna cioè senza amore.
Grande è il fascino che l’Apostolo delle genti continua ad esercitare su tutti gli insegnanti di religione cattolica: in lui riconoscono il discepolo umile e fedele, il coraggioso annunciatore, il geniale mediatore. Caratteristiche, queste, che alimentano l’identità di educatori e di testimoni nel mondo della scuola
Paolo nella prima Lettera ai Tessalonicesi (4,9) definisce ogni credente, per l’incontro con la Persona di Gesù Cristo, con la bella espressione di “ammaestrati da Dio” sul nuovo orizzonte di vita, che hanno Dio per maestro. Per sant’Agostino il segreto stesso di ogni avvenimento educativo è questo: “Noi che parliamo e voi che ascoltate riconosciamoci come fedeli discepoli di un unico Maestro” (Sermone, 23,2). Nell’insegnamento Paolino, come in ogni insegnamento cattolico la formazione religiosa non è separata dalla formazione umana e non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici di ogni persona,fino alla cultura e le culture degli uomini: la rottura tra Vangelo e cultura, tra Vangelo e vita è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu di altre. Le ultime Lettere del suo epistolario, quelle dette “pastorali”, sono piene di significativi rimandi alla vita sociale e civile che i discepoli di Cristo non possono non tenere ben a mente.
San Paolo è un vero “maestro” che ha a cuore sia la salvezza di ogni persona educata in una mentalità di fede, in un sapere cristiano di fede – ragione, sia la sua formazione umana e civile, perché il discepolo di Cristo possa esprimere in pieno una personalità libera, un vivere umano “completo e ben preparato”, che si manifesta anche in una attenzione per la cultura, la professionalità e la competenza nei vari campi del sapere a beneficio di tutti. La dimensione religiosa non è dunque una sovrastruttura; essa è parte integrante di ogni persona e dell’umanità nel suo insieme, sin dalla primissima infanzia; è apertura fondamentale all’alterità e al mistero che presiede ogni relazione ed ogni incontro tra gli esseri umani dal momento che la dimensione religiosa rende ogni uomo sempre più uomo come è la vera cultura.
“Possa – si è augurato Benedetto XVI – il vostro insegnamento essere sempre capace, come lo fu quello di Paolo, di aprire i vostri studenti a questa dimensione di libertà e di pieno apprezzamento di ogni uomo redento da Cristo così come è nel progetto di Dio, esprimendo così, nei confronti di tanti ragazzi e delle loro famiglie, una vera carità intellettuale. Certamente uno degli aspetti principali del vostro insegnamento è la comunicazione della verità e della bellezza della Parola di Dio, e la conoscenza della Bibbia è un elemento essenziale del programma di insegnamento della religione cattolica”.
Esiste un nesso che lega l’insegnamento scolastico della religione e l’approfondimento esistenziale della fede, quale avviene nelle parrocchie e nelle diverse realtà ecclesiali, come associazioni, movimenti e nuove comunità d’ambiente ecclesialmente riconosciute
Tale legame è costituito dalla persona stessa dell’insegnante di religione cattolica per la sua appartenenza a vissuti di comunione ecclesiale autorevolmente guidata da cui riceve il mandato: “a voi, infatti – si è rivolto il Papa –, oltre al dovere della competenza umana, culturale e didattica propria di ogni docente, appartiene la vocazione a lasciar trasparire che quel Dio di cui parlate nelle aule scolastiche costituisce il riferimento essenziale della vostra vita”. Anche gli alunni che non sono cristiani per fede ma scelgono l’insegnamento della religione cattolica per cultura sono aiutati dall’insegnante che è tale soprattutto per fede. Lungi dal costituire un’interferenza o una limitazione della libertà, la presenza di un insegnante cattolico per fede è un valido esempio di quello spirito positivo di laicità che permette una convivenza civile costruttiva, fondata sul reciproco rispetto e sul dialogo leale, valori di cui un Paese ha sempre bisogno. L’insegnamento della religione cattolica è qualcosa di ordinato alla coscienza di ogni io: esso ha una funzione maieutica, socratica, non le impone niente dal di fuori, ma porta a compimento la sua interiore specifica apertura alla verità, al diritto di conoscere il Dio che possiede un volto umano, che ama ogni singolo e l’umanità nel suo insieme per trovare, in una pienezza insospettabile, tutto ciò che ogni coscienza originariamente cerca a tentoni sul vero e sul bene, su Dio, sull’uomo e sul suo destino, sulla vita e sulla morte: l’ora di religione contribuisce alla laicità positiva in modo che la ragione aperta alla realtà in tutti i fattori cioè alla verità non si pieghi mai davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a riconoscerla come criterio ultimo.
L'insegnamento religione è essenziale