Di fronte a me vedo un’immagine vibrante della Chiesa universale
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«Quasi due mila anni or sono gli Apostoli, radunati nella sala superiore della casa insieme con Maria (At 1,14) e con alcune donne fedeli, furono riempiti di Spirito Santo (At 2,4). In quello straordinario momento, che segnò la nascita della Chiesa, la confusione e la paura che avevano afferrato i discepoli di Cristo si trasformarono in una vigorosa convinzione e in consapevolezza di uno scopo. Si sentirono spinti a parlare del loro incontro con Gesù risorto, che ormai chiamavano affettuosamente il Signore. In molti modi gli Apostoli erano persone ordinarie. Nessuno poteva affermare di essere il discepolo perfetto. Avevano mancato di riconoscere Cristo (Lc 24, 13-32), avevano dovuto svergognarsi della loro ambizione (Lc 22,24-27), lo avevano anche rinnegato (Lc 22, 54 62). E tuttavia, quando furono pieni di Spirito Santo, furono trafitti dalla verità del Vangelo di Cristo e ispirati a proclamarlo senza timore. Rinfrancati, gridarono: pentitevi, fatevi battezzare, ricevete lo Spirito Santo (At 2,37 -38)! Fondata sull’insegnamento degli Apostoli, sull’adesione a loro, sullo spezzare il pane e sulla preghiera (At 2,42), la giovane comunità cristiana si fece avanti per opporsi alla perversità della cultura che la circondava (At 2,40), per prendersi cura dei propri membri (At 2,44 -47), per difendere la propria fede in Gesù di fronte alle ostilità (At 4,33) e per guarire i malati (At 5,12 16). E in adempimento del comando di Cristo stesso, partirono, testimoniando la storia più grande di tutti i tempi: quello che Dio si è fatto uno di noi, che il divino è entrato nella storia umana per poterla trasformare, e che siamo chiamati ad immergerci nell’amore salvifico di Cristo che trionfa sul male e sulla morte. Nel suo famoso discorso all’areopago, san Paolo introdusse il messaggio così: Dio dona ogni cosa, compresa la vita e il respiro, a ciascuno, così che tutte le Nazioni possano ricercare Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni. Infatti egli non è lontano da ciascuno di noi, poiché in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (At 17, 25 – 28)» [Benedetto XVI a Barangaroo, 17 luglio 2008]
Benedetto XVI, narrando il momento che segnò agli inizi la nascita della Chiesa, in una situazione di confusione e di paura dei suoi discepoli, quando pieni Spirito Santo giunsero a una vigorosa convinzione per l’incontro con Lui risorto, che chiamavano affettuosamente Signore, si fecero avanti per opporsi alla perversità della cultura che dominava, convinti che Dio si faceva uno di loro, che la sua presenza, il divino continuava in loro come via umana alla Verità e alla Vita, Benedetto XVI, appunto,afferma che da quel momento e in continuità o Tradizione uomini e donne sono usciti fuori testimoniando la storia più grande di tutti i tempi: Dio si è fatto e continuamente nella Chiesa con il Battesimo e la Cresima si fa per tutti e per tutto volto umano continuando risorto la sua presenza tra i suoi sia come via umana alla Verità e alla Vita cioè al Dio vivente, Padre, Figlio, Spirito Santo da cui tutti e tutto proviene e verso cui tutti e tutto è destinato e sia per trasformare continuamente la storia immergendo tutti nell’amore salvifico di Cristo che anche crocifisso trionfa sul male e sulla morte. E qui ha richiamato i pionieri – sacerdoti, suore e frati – che giunsero in tempi recenti ai lidi dell’Oceania, dell’Australia dall’Irlanda, dalla Francia, dalla Gran Bretagna e da altre parti dell’Europa. La maggior parte di loro erano giovani non ancora ventenni, ben sapendo che sarebbe stato improbabile per loro ritornare a casa. Fu una testimonianza cristiana priva di interessi egoistici. Divennero umili ma tenaci costruttori di così gran parte dell’eredità sociale e spirituale che ancora oggi reca bontà, compassione e scopo a queste Nazioni. Il Papa ha ricordato sia alcune figure nella loro decisa determinazione di educare specialmente i poveri e che la guida di una comunità deve sempre rifarsi al Vangelo e sia, data la giovinezza della Chiesa giunta nei lidi del Pacifico, i nonni, i genitori, primi maestri della fede. Con innumerevoli sacrifici di tempo e di energie, mossi dall’amore di Cristo, aiutati dai sacerdoti e dagli insegnanti della parrocchia, continuano il compito, oggi non facile, di guidare i giovani verso tutto ciò che è buono e vero, mediante il loro esempio personale, il loro modo di insegnare e vivere la fede cristiana cioè di educare.
Oggi – ha detto Benedetto XVI – è il mio turno di insegnare e vivere la fede che Dio ha creato il cosmo e l’uomo, che si è fatto bambino e che risorto è il vero dominatore del mondo continuando la sua presenza tra i battezzati e cresimati per tutti e per tutto
E qui ha cantato la gioia del proprio e altrui essere dono del Donatore divino, come di tutto il creato che ci circonda cioè la verità, narrando il proprio viaggio: “Ad alcuni di noi può sembrare di essere giunti alla fine del mondo! Per le persone della vostra età, comunque, ogni volo è una prospettiva eccitante. Ma per me, questo volo è stato in qualche misura causa di apprensione. E tuttavia la vista del nostro pianeta dall’alto è stata davvero magnifica. Il luccichio del Mediterraneo, la magnificenza del deserto nordafricano, la lussureggiante foresta dell’Asia, la vastità dell’Oceano Pacifico, l’orizzonte sul quale il sole sorge e cala, il maestoso splendore della bellezza naturale dell’Australia, di cui ho potuto godere nei giorni scorsi; tutto ciò suscita un profondo senso di riverente timore. E’ come se uno catturasse rapide immagini della storia della creazione raccontata nella Genesi: la luce e le tenebre, il sole e la luna, le acque, la terra e le creature viventi. Tutto ciò è “buono” agli occhi di Dio (Gn 1,12-4). Immersi in simile bellezza, come si potrebbe non far eco alle parole del Salmista nel lodare il Creatore: “Quanto è grande il tuo nome su tutta la terra” (Sal 8,2)?
Ma vi è di più, qualcosa di difficile percezione dall’alto dei cieli: uomini e donne creati niente di meno che ad immagine e somiglianza di Dio (Gn 1,268. Al cuore della meraviglia della creazione ci siamo voi ed io, la famiglia umana “coronata di gloria e di onore” (Sal 8,6). Quale meraviglia! Con il Salmista sussurriamo: “Che cosa è l’uomo perché te ne curi?” (Sal 8,5). Introdotti nel silenzio, in uno spirito di gratitudine, nella potenza della santità, noi riflettiamo”. Cogliendo la verità del nostro e altrui essere dono, come di tutto il mondo che ci circonda.
Ma cosa scopriamo? Forse con riluttanza giungiamo ad ammettere che vi sono anche delle ferite che segnano la superficie della terra: l’erosione, la deforestazione, lo sperpero delle risorse minerali e marine per alimentare un insaziabile consumismo. Alcuni di voi giugno da isole – Stato, la cui esistenza stessa è minacciata dall’aumento dei livelli delle acque; altri da Nazioni che soffrono gli effetti di siccità devastanti. La meravigliosa creazione di Dio viene talvolta sperimentata come una realtà quasi ostile per i suoi custodi, persino come qualcosa di pericoloso. Come può ciò che è “originariamente buono” apparire così minaccioso?
Ma per Benedetto XVI c’è di più. “Che dire dell’uomo, del vertice della creazione di Dio? Ogni giorno incontriamo il genio delle conquiste umane. Dai progressi nelle scienze mediche e dalla sapiente applicazione della tecnologia fino alla creatività riflessa nelle arti, in molti modi cresce costantemente la qualità e la soddisfazione della vita della gente. Anche tra voi (giovani) vi è una pronta disponibilità ad accogliere le abbondanti opportunità che vi vengono offerte. Alcuni di voi eccellono negli studi, nello sport, nella musica, o nella danza e nel teatro, altri tra voi hanno un acuto senso della giustizia sociale e dell’etica e molti si assumono impegni di servizio e di volontariato. Tutti noi, giovani e vecchi, abbiamo momenti nei quali la bontà innata della persona umana – percepibile forse nel gesto di un piccolo bambino o nella disponibilità di un adulto a perdonare – ci riempie di profonda gioia e gratitudine”.
E tuttavia tali momenti non durano a lungo. Scopriamo che non soltanto l’ambiente naturale, ma anche quello sociale. l’habitat che ci creiamo noi stessi – ha le sue cicatrici; ferite che stanno ad indicare che qualcosa non è a posto. E Benedetto XVI, con sincerità, ha richiamato che anche in Australia si possono incontrare ostilità a volte pericolose; un veleno che minaccia di corrodere ciò che è buono, riplasmare ciò che siamo e distorcere lo scopo per il quale siamo stati creati. Gli esempi abbondano. Fra i più in evidenza vi sono l’abuso di alcool e di droghe, l’esaltazione della violenza e il degrado sessuale, presentati spesso dalla televisione e da internet come divertimento. E il Papa si è chiesto: “Come potrebbe uno che fosse posto faccia a faccia con persone che soffrono realmente violenza e sfruttamento sessuale spiegare che queste tragedie, riprodotte in forma virtuale, sono da considerare semplicemente come “divertimento””.
Ma la cosa più sinistra sgorga dal fatto che “libertà e tolleranza sono così spesso separate dalla verità. Questo è alimentato dall’idea, oggi ampiamente diffusa, che non vi sia una verità assoluta a guidare le nostre vite. Il relativismo, dando valore in pratica indiscriminatamente a tutto, ha reso l’“esperienza” importante più di tutto. In realtà, le esperienze, staccate da ogni considerazione di ciò che è buono o vero, possono condurre non a una genuina libertà, bensì ad una confusione morale e intellettuale, ad un indebolimento dei principi, alla perdita dell’autostima e persino alla disperazione”.
“Cari amici, la vita non è governata dalla sorte, non è casuale (cioè senza ragione). La vostra personale esistenza è stata voluta da Dio, benedetta da lui e ad essa è stato dato uno scopo (Gn 1,26)! La vita non è un semplice succedersi di fati e di esperienze, per quanto utili molti di tali eventi possano essere. E’ una ricerca del vero, del bene e del bello. Proprio per tale fine compiamo le nostre scelte, esercitiamo la nostra libertà e in questo, cioè nella verità, nel bene e nel bello troviamo felicità e gioia. Non lasciatevi ingannare sa quanti vedono in voi semplicemente dei consumatori di un mercato si possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità”.
La vita in Cristo è la vita della Chiesa e l’ingresso in questa, nella via cristiana, è il Battesimo
Cristo offre di più! Anzi, offre tutto! Solo Lui, che è la via umana alla Verità cioè al Dio vivente, Padre, Figlio, Spirito Santo da cui tutto proviene e a cui tutto tende, il divino entrato nella storia umana per poterla trasformare, è pertanto anche la via umana alla Vita. Così la “via” che gli Apostoli recarono sino ai confini della terra è l’incarnazione di Dio in Cristo che continua nei suoi, è la vita della Chiesa. E l’ingresso in questa vita, nella via cristiana, è il Battesimo. “Nel giorno del Battesimo – ha ricordato il Papa – Dio vi ha introdotto nella sua santità (2 Pt 1,4). Siete stati adottati quali figli e figlie del Padre e siete stati incorporati in Cristo. Siete divenuti abitazione del suo Spirito (1 Cor 6,199. perciò, verso la fine del rito del Battesimo, il sacerdote si è rivolto ai vostri genitori e ai partecipanti, e chiamandovi per nome ha detto: “Sei diventato nuova creatura” (Rito del Battesimo, 06). Cari amici, a casa, a scuola, all’università, nei luoghi di lavoro e di svago, ricordatevi che siete creature nuove. Come cristiani, voi siete in questo mondo sapendo che Dio ha un volto umano – Gesù Cristo –la “via” che soddisfa ogni anelito umano, e la “vita” della quale siamo chiamati a dare testimonianza, camminando sempre nella sua luce”.
Il compito del testimone non è facile in un contesto culturale dove molti pretendono che Dio debba essere lasciato “in panchina” e che la religione e la fede, per quanto accettabili sul piano individuale, debbano essere o escluse dalla vita pubblica o utilizzate solo per perseguire limitati scopi pragmatici. Questa visione secolarizzata tenta di spiegare la vita umana e di plasmare la società con pochi riferimenti o con nessun riferimento al Creatore. Sul piano pubblico si pensa di togliere ogni spazio al pensare a un Dio che ha creato l’uomo e che si è fatto bambino, che risorto è presente nella sua Chiesa come il vero dominatore del mondo. E l’esclusione di ogni senso religioso si presenta come una forza neutrale, imparziale e rispettosa di ciascuno. Se Dio è irrilevante nella vita pubblica, allora la società potrà essere plasmata secondo una immagine priva di Dio. Ma quando Dio viene eclissato, la nostra capacità di riconoscere l’ordine naturale, lo scopo e il “bene” comincia a svanire. Ciò che ostentatamente è stato promosso come umana ingegnosità si è ben presto manifestato come follia, avidità e sfruttamento egoistico. Quanta umiltà occorre di fronte alla delicata complessità del mondo.
La struttura morale di cui Dio ha dotato l’umanità, ogni individuo quale immagine del Creatore è necessaria per rispondere alla giusta preoccupazione per la non violenza, lo sviluppo sostenibile, la giustizia e la pace, la cura del nostro ambiente
Solo con questo fondamento i diritti umani sono universali, basati sulla legge naturale, e non in qualcosa dipendente da negoziati o da condiscendenza, men che meno da compromesso. Solo in questo orizzonte si può cogliere il posto che nelle nostre società hanno i poveri, i vecchi, gli immigrati, i privi di voce. Ma come è possibile che la violenza domestica tormenti tante madri e bambini? Come può essere che lo spazio umano più mirabile e sacro, il grembo materno, sia diventato luogo di violenza indicibile?
La preoccupazione per la non violenza, lo sviluppo sostenibile, la giustizia e la pace, la cura del nostro ambiente sono di vitale importanza per l’umanità. Ma tutto questo non può essere compreso a prescindere da una profonda riflessione sull’innata dignità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, una dignità che è conferita da Dio stesso anteriormente ad ogni ordinamento e perciò inviolabile. Benedetto XVI sa cogliere che il cuore dei giovani nelle loro esigenze originarie, nonostante le apparenze, si sta stancando dell’avidità dello sfruttamento e della divisione, del tedio e dei falsi idoli e di risposte parziali, e della pena di false promesse. Il cuore di ogni uomo come la sua mente anelano ad una visione della vita dove regni l’amore, dove i doni siano condivisi, dove si edifichi l’unità, dove la libertà trovi il proprio significato nella verità, e dove l’identità sia trovata in una comunione rispettosa. Questa è opera dello Spirito Santo! Questa è la speranza offerta dal Vangelo di Cristo! Ed è per questo che siamo stati ricreati nel Battesimo e rafforzati mediante i doni dello Spirito nella Cresima.