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La fine (perversa) di tutte le cose

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
La ricerca di verità è ricerca di una persona cui affidarsi: la fede cristiana non si riferisce a un’idea, ma ad una Persona

«Celebriamo oggi con gioia… l’Epifania del Signore, cioè la sua manifestazione ai popoli del mondo intero, rappresentati dai Magi che giunsero dall’Oriente per rendere omaggio al Re dei Giudei. Osservando i fenomeni celesti, questi misteriosi personaggi avevano visto sorgere una stella nuova e, istruiti anche dalle antiche profezie, avevano riconosciuto in essa il segno della nascita del Messia, discendente di Davide (Mt 2,1-12). Fin dal suo primo apparire, dunque, la luce di Cristo incomincia ad attirare a sé gli uomini (ogni uomo) “che Dio ama” (Lc 2,14), di ogni lingua, popolo e cultura. E’ la forza dello Spirito Santo che muove i cuori e le menti alla ricerca della verità, della bellezza, della giustizia, della pace. E’ quanto il servo di Dio Giovanni Paolo II afferma nell’enciclica Fides et ratio: “L’uomo si trova in cammino di ricerca umanamente interminabile: “ricerca di verità e ricerca di una persona a cui affidarsi (n. 33): i Magi hanno trovato entrambe queste realtà (verità e persona a cui affidarsi) nel Bambino di Betlemme.
Gli uomini e le donne di ogni generazione, in questo loro peregrinare, hanno bisogno di essere orientati: quale stella possiamo dunque seguire? Dopo essersi posata “sopra sul luogo dove si trovava il bambino” (Mt 2.9), la stella che aveva guidato i Magi cessò la sua funzione, ma la sua luce spirituale è sempre presente nella parola del Vangelo, che è anche oggi in grado di guidare ogni uomo a Gesù. Quella stessa parola, che altro non è se non il riflesso di Cristo vero uomo e vero Dio, è autorevolmente echeggiata dalla Chiesa per ogni anima ben disposta. Anche la Chiesa, pertanto, svolge per l’umanità la missione della stella. Ma qualcosa del genere si può dire di ogni cristiano, chiamato a rischiarare con la parola e la testimonianza della vita i passi dei fratelli. Quanto è importante allora che noi cristiani siamo fedeli alla nostra vocazione! Ogni autentico credente è sempre in cammino nel proprio personale itinerario di fede e, al tempo stesso, con la piccola luce che porta dentro di sé, può e deve essere di aiuto a chi si trova al suo fianco, e magari stenta a trovare la strada che conduce a Cristo» [Benedetto XVI, Angelus, 6 gennaio 2008].

Il sì cristiano di fede, speranza, carità, conseguente, a livello soggettivo, all’avvenimento dell’incontro con la Persona di Gesù Cristo che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva, è sì a Gesù riconoscendolo come il darsi del Dio vivente Padre, Figlio, Spirito Santo, nell’incarnazione del Figlio, il Messia, il Cristo, ossia come colui nel quale persona e opera, fatti e detti si identificano e quindi via umana alla Verità e alla Vita, al Dio vivente. E da qui viene la scoperta della verità e della persona a cui affidarsi cioè dell’unità di fede (verità) e amore (persona). La fede cristiana, svincolandosi innanzitutto da tutto ciò che è semplicemente idea (Dio un concetto dell’uomo come diceva Hegel), da ogni contenuto dottrinale autonomo (da ogni metafisica solo formale e non reale, personale, come quella cristiana: Gesù applica a se stesso l’“Io sono” e quindi è realmente l’Essere tutto in atto a fondamento di ogni atto d’essere argomentato dai filosofi, la Ragione creativa), e conducendo all’Io di Gesù, porta a un Io che è completa apertura, che è totalmente ‘Verbo’del Padre nello Spirito Santo, totalmente ‘Figlio’. Con i concetti di ‘Verbo’ e ‘Figlio’ emerge tutto il carattere dinamico di questa esistenza, di questa sua continua presenza. La Parola, il Verbo, non sussiste per se stessa, non si identifica nemmeno con la Scrittura che la testimonia, che la documenta storicamente ma proviene in continuità come Parola di Dio da qualcuno ed esiste per essere udita con fede come tale, perciò rivolta a un altro. Essa quindi consiste soltanto in questa totalità del ‘da’ Dio e del ‘per’ tutti. Così ‘Figlio’ denota una tensione fra il ‘da’ e il ‘per’. La fede cristiana non si riferisce a un’idea, ma a una Persona, a un Io e precisamente a un Io che viene definito come Verbo e Figlio, via umana alla Verità e alla Persona, cioè come apertura totale. Se si crede che questo Io è pura apertura, totale essere dal Padre con tutta la sua esistenza, è ‘Figlio’, questa esistenza non soltanto possiede amore, è l’amore. Allora Gesù, il Figlio di Dio, incarnatosi nel Gesù di Nazaret, crocefisso - risorto presente sacramentalmente nella Sua Chiesa per tutti gli uomini, è il Figlio di Dio, Dio stesso, la verità e la persona a cui veramente affidarsi, speranza affidabile per affrontare il presente anche faticoso, meta di cui possiamo essere sicuri, meta così grande da giustificare la fatica del cammino.
Se quest’uomo è interamente ciò che fa, se incarna totalmente ciò che dice, se è totalmente per gli altri e in questo suo perdersi è, però, totalmente se stesso cioè dono nella via umana, se è colui che nel donarsi completamente fino a lasciarsi uccidere per noi si è realizzato come dono nella natura umana (Mc 8,35), allora è il più umano degli uomini, semplicemente la pienezza dell’umano. Allora il discorso su Gesù Cristo mi rivela completamente sia chi è Dio come Donatore divino e sia chi è l’uomo nel suo essere dono, ogni uomo concreto, ogni persona umana creata ad immagine e somiglianza sua e destinata a figlio nel Figlio. L’umanesimo più radicale cioè la risposta a chi è ogni uomo concreto, da dove viene, a cosa è destinato, e la fede nella via umana a Dio in Cristo convergono uno nell’altra. Gesù, nella radicalità del suo servire, è il più umano degli uomini, il vero uomo, la rivelazione di chi è ogni persona umana, fatta ad immagine e somiglianza della persona divina del Figlio. Credere in un Gesù Cristo così ecclesialmente compreso significa semplicemente fare dell’amore il contenuto della fede che in pienezza è la speranza, l’unica affidabile, sicché risulterà persino possibile affermare: l’amore è fede cioè affidarsi alla verità e alla Persona come figli nel Figlio per opera dello Spirito Santo.
Tutto ciò corrisponde al quadro tracciato da Gesù nella sua grande parabola del giudizio finale, Lui Giudice presente in tutto il cammino verso la meta (Mt 25,31-46): la professione di fede in Cristo, richiesta dal Signore che giudica, viene fatta consistere nel trovare Cristo nell’ultimo degli uomini, in coloro che hanno bisogno del mio aiuto. Pertanto, la fede in Cristo professata, celebrata, vissuta, pregata, vuol dire riconoscere in ogni uomo che ha bisogno di me il Cristo, così come lo incontro qui e ora: la fede disgiunta dall’amore verso ogni uomo, comunque ridotto, non è realmente fede cristiana.

Ogni persona umana, come essere dono unico e irreiterabile del Donatore divino, è sempre fine e mai riduttivamente mezzo per altri o per altro: ecco il cuore originario della modernità, del suo sistema democratico di governo
Se l’Essere, se il Logos che crea e sostiene il mondo è libertà, amore creativo cioè Persona allora il valore supremo non è l’universale ma il particolare, ogni uomo concreto quale persona irriducibile, in relazione con l’infinito. Se il Logos di tutto l’essere, l’Essere che tutto sostiene e abbraccia è al contempo coscienza, libertà e amore, allora la legge del mondo non è la necessità dove tutto è prevedibile, teorizzabile, programmabile, ma la libertà, l’attesa, la speranza. L’imprevedibilità è una tipica implicanza della libertà; ora se le cose stanno così, il mondo non potrà mai venir ridotto a pura logica matematica teorizzabile, programmabile, imponibile. Insieme con l’originalità e la grandiosità di un mondo che è caratterizzato dalla struttura della ragione e della libertà e quindi dell’amore, è però anche dato l’oscuro mistero del demoniaco che in esso incontriamo. In quanto spazio dell’amore, è anche spazio delle libertà, e implica il rischio del male e quindi il bisogno continuo di redenzione. Esso osa il mistero delle tenebre per amore della luce più grande, luce che la libertà e l’amore sono.
In un mondo che è amore, il minimo diventa massimo; quel più piccolo, che è capace di amare, diventa il più grande; il particolare prevale sull’universale; la persona non è semplicemente un individuo, un esemplare riprodotto e da riprodurre attraverso l’idea della materia, bensì proprio ‘persona ‘. Il pensiero greco ha interpretato i molti esseri singoli, anche i singoli esseri umani, sempre e unicamente solo come individui, quindi secondari, non liberi in rapporto all’universale: l’essere autentico sarebbe l’uno e l’universale. E questo è tipico di tutte le ideologie moderne. Il cristiano, invece, vede in ogni essere umano concreto non semplicemente una individualità da costringere, bensì una persona libera in relazione a se stessa, a Dio e agli altri, da educare cioè da cui attendere. A livello culturale, sociale e politico in questo passaggio dall’individuo alla persona sta tutta la transizione dall’antichità al cristianesimo, dal platonismo antico e moderno alla fede. Ogni persona è un massimo in quanto unica e irripetibile, e in comunione è una realtà suprema e autentica.
Se è vero che ogni persona è più dell’individuo, che il molteplice di ogni io è un essere unico e irripetibile cioè una realtà originaria, che c’è un primato del particolare sull’universale, vuol dire che l’unità non è l’elemento unico e definitivo, ma che anche la molteplicità in comunione ha il suo pieno e definitivo diritto. Questa cultura cristiana frutto di una fede pienamente accolta, vissuta e pensata è una logica interna della professione di fede nel Dio vivente, Padre, Figlio, Spirito Santo, datosi a noi nell’incarnazione del Figlio, che porta a cogliere che l’unico essere divino del monoteismo sussiste nel Dio uno e trino, non coglibile dalla ragione, ma rivelato in un certo modo comprensibile.

L’origine cristiana della modernità
Nel testo Ripensare la modernità, Luigi Negri mostra come l’unità organica dei diritti umani nell’Europa del XV e XVI secolo era costituita dal cattolicesimo con al centro non l’individuo ma ogni persona. Esemplari sono i diritti naturali che Francisco da Vittoria riconosce agli indios, in quanto uomini, cioè creature ad immagine e somiglianza di Dio: diritto ad ogni vita (“per diritto naturale, originario ogni uomo ha diritto alla vita, all’integrità fisica e psichica”), alla libertà (“per diritto naturale tutti gli uomini sono liberi e nell’uso di questa libertà fondamentale gli indios si costituiscono liberamente in comunità e liberamente scelgono i propri governanti”), alla libertà religiosa (“gli indios hanno diritto a non essere battezzati o costretti a convertirsi al cristianesimo contro la propria volontà”), alla sicurezza (“per solidarietà umana e a tutela di quegli indios che, innocenti o indifesi, sono ancora sacrificati agli idoli, o sono assassinati per mangiarne le carni, gli Spagnoli non possono abbandonare le Indie finché non abbiano realizzato scambi politici e commerciali necessari per far terminare quel regime di terrore e di repressione’).
Questa moderna carta dei diritti umani è cristiana, comprensibile e dicibile a tutti. La modernità è nata dalla fede trinitaria, cristologica, ecclesiale, con al centro dell’ethos pubblica ogni persona sempre fine a mai riduttivamente mezzo. L’Europa dell’Illuminismo, mantenendo la radice cristiana della persona sempre fine e rimpiazzando il fondamento ecclesiale trinitario e cristologico con il solo senso religioso immanentista della ragione, in un primo momento ha guardato affascinata dalla Rivoluzione Borghese del 1789 contro la fede ecclesiastica, ma di fronte agli sviluppi dove prima viene il cittadino della persona, il progetto industriale del bene comune, Kant scrive: “Se il cristianesimo un giorno dovesse arrivare a non essere più degno di amore… potrebbe verificarsi, sotto l’aspetto morale, la fine (perversa) di tutte le cose”.
Marx ha descritto la situazione provocata con i lavoratori dell’industria, con il proletariato dalla priorità di scienza e tecnica, di cittadino su persona, con puntuale precisione e proponendo una politica scientificamente pensata ha avviato la rivoluzione della priorità della classe operaia su ogni persona con il partito comunista, nato dal manifesto del 1848, rivoluzione che poi si è verificata nel modo più radicale in Russia. Lenin però si rese conto, anche con la fase intermedia della dittatura del proletariato, che la libertà rimane sempre libertà, anche per il male.
Tutte le ideologie, il liberismo selvaggio, il nazismo, il fascismo, ogni forma statalista sono un ritorno alla priorità dell’individuo sulla persona attraverso un processo laicista di secolarizzazione. Riaffiora però anche un pensiero laico, come quello di Alexis Clérel de Tocqueville, La democrazia in America, che insieme alla Dottrina sociale della Chiesa mantengono il primato di ogni persona.
E Benedetto XVI, ai Membri del Corpo Diplomatico il 7 gennaio 2008, ha detto: “I fattori di preoccupazione sono diversi, testimoniano tutti che la libertà umana non è assoluta, bensì che si tratta di un bene condiviso e la cui responsabilità incombe su tutti. Di conseguenza, l’ordine e il diritto ne sono elementi di garanzia. Ma il diritto può essere una forza di pace efficace solo se i suoi fondamenti sono solidamente ancorati nel diritto naturale, dato dal Creatore. E’ anche per tale ragione che non si può mai escludere Dio dall’orizzonte dell’uomo e della storia. Il nome di Dio è un nome di giustizia; esso rappresenta un appello pressante alla pace… Giustamente la nostra società ha incastonato la grandezza e la dignità della persona umana in diverse dichiarazioni dei diritti, formulate a partire dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, adottata giusto sennsant’anni fa. Questo atto solenne è stato, secondo l’espressione di Papa Paolo VI, uno dei più grandi titoli di gloria delle Nazioni Unite”.
E per la Costituzione italiana che pone al centro non l’individuo ma la persona Benedetto Croce scrisse perché anche non credenti non possiamo non dirci cristiani culturalmente.
Oggi, però, siamo di fronte a un capovolgimento del punto di partenza della modernità, che era una rivendicazione della centralità di ogni uomo come persona e della sua libertà, per cui l’etica viene ricondotta entro i confini del relativismo e dell’utilitarismo, con l’esclusione di ogni principio morale che sia valido per se stesso. E’ la nuova ondata di illuminismo e laicismo, per il quale sarebbe razionalmente valido soltanto ciò che è sperimentabile e calcolabile, erigendo la libertà di ogni individuo a valore fondamentale al quale tutti gli altri dovrebbero sottostare. Così Dio rimane escluso dalla cultura e dalla vita pubblica. In stretto rapporto con tutto questo, ha luogo una radicale riduzione dell’uomo, considerato, come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale. Non è difficile vedere come questo tipo di cultura rappresenti un taglio radicale e profondo non solo con il cristianesimo ma più in generale con le tradizioni religiose e morali dell’umanità.
E qui ritorna l’esigenza di ogni persona umana non solo di camminare verso la verità ma di appartenere alla Persona divina del Creatore, l’unico Dio dal volto umano che è la sorgente di ogni essere, ama personalmente ogni uomo, lo ama appassionatamente e vuole essere a sua volta amato da Lui. E su questa base Luigi Negri, con una sintesi meravigliosa di tutto il magistero sociale della Chiesa incentrato sul valore di ogni persona umana, propone un testo veramente attuale: Per un umanesimo del terzo millennio, Edizioni Ares, Milano 2007.

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