Testimoni della speranza evangelica
Dall'omelia di Benedetto XVI per la creazione dei nuovi Cardinali«Con il successore di Pietro saremo sempre al suo fianco nel servizio dell’amore»
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«In questa Basilica Vaticana, cuore del mondo cristiano, si rinnova quest’oggi un significativo e solenne evento ecclesiale: il Concistoro ordinario pubblico per la creazione di 23 nuovi Cardinali, con l’imposizione della berretta e l’assegnazione del titolo. E’ un evento che suscita ogni volta un’emozione speciale, e non solo in coloro che con questi riti vengono ammessi a far parte del Collegio Cardinalizio, ma in tutta la Chiesa, lieta per questo eloquente segno di unità cattolica. La cerimonia stessa nella sua struttura pone in rilievo il valore del compito che i nuovi Cardinali sono chiamati a svolgere cooperando strettamente con il Successore di Pietro, e invita il popolo di Dio a pregare perché nel loro servizio questi nostri Fratelli rimangano sempre fedeli a Cristo sino al sacrificio della vita se necessario, e si lascino guidare unicamente dal suo vangelo… Siate apostoli di Dio che è amore e testimoni della speranza evangelica: questo attende da voi il popolo cristiano… Cristo vi domanda di confessare davanti agli uomini la sua verità, di abbracciare e condividere la sua causa; e di compiere tutto questo ”con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza” (1 Pt 3,15-16), cioè con quella umiltà interiore che è frutto della cooperazione con la grazia di Dio» [Omelia di Benedetto XVI al Concistoro del 24 novembre 2007].
«Vostra Santità ci ha chiamati ad entrare nel clero dell’amatissima Chiesa di Roma, annoverandoci tra i suoi più stretti consiglieri e cooperatori.
E noi vogliamo assicurare la collaborazione più fedele e leale.
Siamo e saremo al suo fianco, beatissimo Padre, nei momenti più impegnativi e in quelli ordinari del ministero petrino. Desideriamo rimanere con il Papa sia quando si fa servitore delle verità e proclama il primato di Dio, come quando guida la Chiesa nel rinnovamento che scaturisce dalla fedeltà alla tradizione; sia quando invoca la pace, indicando la grande forza della preghiera e del dialogo, come quando promuove l’unità dei cristiani e il rispetto di tutte le religioni e le culture nella reciproca esclusione di ogni genere di violenza.
Con Lei, Padre Santo, vogliamo servire la causa dell’uomo: siamo pronti a seguirla quando ribadisce che la persona senza Dio smarrisce se stessa: quando, facendosi vero defensor hominis, Ella insegna che il matrimonio e la famiglia sono cellula originaria della società, che la vita va tutelata dal primo inizio fino al suo naturale compimento, che i diritti fondamentali di ciascuno, ed in particolare la libertà religiosa, vanno rispettati e rivendicati; quando difende la dignità di ogni persona umana di fronte ad ogni oppressione.
Sì, siamo con il Papa quando, nel dolce nome di Gesù, si fa avvocato dei bambini e dei giovani come degli anziani, dei poveri e dei bisognosi, dei senza lavoro, dei profughi e dei migranti. Cristo Buon Pastore, Re dell’universo e della storia, La confermi con ampie effusioni del Suo Santo Spirito, perché sia per la Chiesa e per il mondo segno dell’amore di Dio, che è Padre di tutti» [Indirizzo di omaggio e gratitudine al Papa del cardinale Leonardo Sandri, 224 novembre 2007].
Fin dagli Apostoli la Comunione nel tempo o Tradizione, suscitata e sostenuta dallo Spirito Santo, è custodita e promossa dal ministero apostolico del Collegio episcopale presieduto dalla autorità di chi succede a Pietro, il Vescovo di Roma con i suoi cardinali, chiamati ad entrare nel clero della Chiesa di Roma e annoverati quindi tra i suoi più stretti consiglieri e collaboratori.
Pietro: la roccia su cui Cristo ha fondato e sacramentalmente fonda la Sua Chiesa
Occorre memorizzare e render attuale che Pietro stesso, è stato consapevole di questa posizione particolare: è per lui soltanto, per i suoi successori che Gesù prega affinché non venga meno nella fede e possa confermare poi in essa gli altri discepoli (Lc 22,30-31). Pietro, il Papa suo successore, oggi Benedetto XVI, per questo dono risolve l’imbarazzo di certe situazioni intervenendo a nome di tutti. Così quando Gesù, addolorato per l’incomprensione della folla dopo il discorso sul ”pane di vita”, domanda. ”Volete andarvene anche voi?”, la risposta di Pietro è perentoria: ”Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,67-69). Ugualmente decisa è la professione di fede che, ancora a nome dei Dodici, egli fa nei pressi di Cesarea di Filippo. A Gesù che chiede: ”Voi chi dite che io sia?”, Pietro risponde: ”Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,15-16). Di rimando Gesù pronuncia allora la dichiarazione solenne che definisce, una volta per tutte, il ruolo di Pietro nella Chiesa: ”E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa…A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,18-19). Le tre metafore, concettualizzate da vari concili, a cui Gesù ricorre sono in se stesse molto chiare:
- Pietro sarà il fondamento roccioso su cui poggerà l’edificio della Chiesa;
- egli avrà le chiavi del Regno dei cieli per aprire e chiudere a chi gli sembrerà giusto;
- infine, egli potrà legare e sciogliere nel senso che potrà stabilire o proibire ciò che riterrà necessario per la vita della Chiesa, che è e resta di Cristo. E’ sempre, nel rimando sacramentale, Chiesa di Cristo crocefisso risorto e non di Pietro. E’ così descritto con immagini di plastica evidenza quello che la riflessione successiva, la concettualizzazione dei concili qualificherà con il termine di ”primato di giurisdizione”.
Questo posizione di preminenza che Gesù già nella sua fase terrena ha inteso conferire a Pietro si riscontra anche dopo la risurrezione nell’ininterrotto rimando sacramentale a Lui, unico Pastore: Gesù incarica le donne di portarne l’annuncio a Pietro, distintamente dagli altri Apostoli (Mc 16,7); da lui a da Giovanni corre la Maddalena per informare della pietra ribaltata dall’ingresso del sepolcro (Gv 20,2) e Giovanni cederà a lui il passo quando i due arriveranno davanti alla tomba vuota (Gv 20,4-6); sarà poi Pietro, tra gli Apostoli, il primo di un’apparizione del Risorto (Lc 24,34; 1 Cor 15,5). Questo suo ruolo, sottolineato con decisione (Gv 20,3-10), segna la continuità fra la preminenza avuta nel gruppo apostolico e la preminenza nel rimando sacramentale alla guida della Chiesa da parte del Pastore risorto che continuerà ad avere nella comunità nata con gli eventi pasquali, come attesa il Libro degli Atti. Il suo comportamento è considerato così decisivo, da essere al centro di osservazioni ed anche di critiche (Gal 2, 1-10), e proprio per questo suo essere il testimone della fede autentica. Paolo stesso riconoscerà in lui una certa qualità di ”primo”. Il fatto, poi, che diversi testi chiave riferiti a Pietro possano essere ricondotti al contesto dell’Ultima Cena, in cui Cristo conferisce a Pietro il ministero di confermare i fratelli (Lc 22,31s.), mostra come la Chiesa, che nasce come corpo di Cristo dal memoriale pasquale celebrato nell’Eucaristia, abbia nel ministero affidato a Pietro uno dei suoi elementi costitutivi.
”Questa contestualizzazione del Primato di Pietro nell’Ultima Cena, nel momento istitutivo dell’Eucaristia, Pasqua del Signore, - osserva Benedetto XVI nella catechesi del 7 giugno 2006 da cui abbiamo tratto tutte le argomentazioni -, indica il senso ultimo di questo Primato: Pietro, per tutti i tempi, deve essere il custode della comunione con Cristo; deve guidare alla comunione con Cristo; deve preoccuparsi che la rete non si rompa e possa così perdurare la comunione universale. Solo insieme possiamo essere con Cristo, che è il Signore di tutti. Responsabilità di Pietro è di garantire così la comunione con Cristo con la carità di Cristo, guidando alla realizzazione di questa carità nella vita di ogni giorno. Preghiamo che il primato di Pietro, affidato a povere persone umane, possa sempre essere esercitato in questo senso originario voluto dal Signore e possa così essere sempre riconosciuto nel suo vero significato dai fratelli ancora in piena comunione con noi”.
Entrando a far parte del Collegio dei Cardinali nel clero di Roma il Signore chiede e affida il servizio dell’amore
E nell’omelia nella solennità di Cristo Re ha concluso invocando un atteggiamento di pace nella Chiesa, di serenità e non di dialettica continua nei rapporti reciproci, come nel Concistoro aveva memorizzato ”l’arrivismo dei discepoli prende il sopravvento sulla paura che per un attimo li aveva assaliti. Dopo la confessione di Pietro a Cesarea e la discussione lungo la strada su chi di loro fosse il più grande, l’ambizione spinge i figli di Zebedeo a rivendicare per se stessi i posti migliori nel regno messianico, alla fine dei tempi… L’evangelista Marco ci ricorda, cari e venerati Fratelli, che ogni vero discepolo di Cristo può aspirare ad una cosa sola: a condividere la sua passione, senza rivendicare alcuna ricompensa. Il cristiano è chiamato ad assumere la condizione di ”servo” seguendo le orme di Gesù, spendendo cioè la sua vita per gli altri in modo gratuito e disinteressato. Non la ricerca del potere e del successo, ma l’umile dono di sé per il bene della Chiesa deve caratterizzare ogni nostro gesto ed ogni nostra parola. La vera grandezza cristiana, infatti, non consiste nel dominare, ma nel servire. Gesù ripete quest’oggi a ciascuno di noi che Egli ”non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45). Ecco l’ideale che deve orientare il vostro servizio. Cari Fratelli, entrando a far parte del Collegio dei Cardinali, il Signore vi chiede e vi affida il servizio dell’amore: amore per Dio, amore per la sua Chiesa, amore per i fratelli con una dedizione massima ed incondizionata usque ad sanguinem effusionem, come recita la formula per l’imposizione della berretta e come mostra il colore rosso degli abiti che indossate”.