2025 04 16 MERCOLEDÌ SANTO
Per questo desideriamo pregare per tanti nostri fratelli che sono perseguitati semplicemente perché cristiani.Nel Suo Corpo che è la Chiesa il “destino di Cristo” – Passione, Morte, Risurrezione – si fa carne e sangue in ogni tempo e luogo della storia.
Lo facciamo il mercoledì perché è il giorno del tradimento di Giuda e, come ricorda il Papa, “la Scrittura afferma che i credenti che non vivono secondo la loro fede «per quanto sta in loro, […] crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio» (Eb 6,6)”
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Nell’Enciclica Dilexit nos Papa Francesco scrive: “La ferita del costato, da cui sgorga l’acqua viva, rimane aperta nel Risorto. (…) Il cuore del Risorto conserva questi segni della totale donazione di sé che ha comportato un’intensa sofferenza per noi. È quindi in qualche modo inevitabile che il credente desideri rispondere non solo a questo grande amore, ma anche al dolore che Cristo ha accettato di sopportare per tanto amore. “(151) “Vale la pena di recuperare questa espressione dell’esperienza spirituale sviluppata attorno al Cuore di Cristo: il desiderio interiore di dargli consolazione.” (152)
E approfondisce: “ci chiediamo come sia possibile relazionarsi con il Cristo vivo, risorto, pienamente felice e, allo stesso tempo, consolarlo nella Passione” (155), e più avanti spiega “Lo sanno i cuori credenti che vivono la gioia della risurrezione, ma allo stesso tempo desiderano partecipare al destino del loro Signore. Sono disposti a questa partecipazione con le sofferenze, le stanchezze, le delusioni e le paure che fanno parte della loro vita. Non vivono tale Mistero in solitudine, perché queste ferite sono ugualmente una partecipazione al destino del corpo mistico di Cristo che cammina nel popolo santo di Dio e che porta in sé il destino di Cristo in ogni tempo e luogo della storia. La devozione della consolazione non è astorica o astratta, si fa carne e sangue nel cammino della Chiesa.” (157)
Per questo desideriamo pregare per tanti nostri fratelli che sono perseguitati semplicemente perché cristiani.
Nel Suo Corpo che è la Chiesa il “destino di Cristo” – Passione, Morte, Risurrezione – si fa carne e sangue in ogni tempo e luogo della storia.
Lo facciamo il mercoledì perché è il giorno del tradimento di Giuda e, come ricorda il Papa, “la Scrittura afferma che i credenti che non vivono secondo la loro fede «per quanto sta in loro, […] crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio» (Eb 6,6)” (156).
Preghiamo di non tradire; preghiamo per chi non tradisce e patisce; preghiamo di saper chiedere perdono se abbiamo tradito.
NOTIZIE DELLA SETTIMANA
CINA - Wenzhou, altra Pasqua agli arresti per mons. Shao
MYANMAR - Distrutta da bombardamenti una chiesa cattolica nello stato Chin
ETIOPIA - Il Vicario Apostolico di Harar: “Nessuna notizia di P. Habtewold rapito il 23 marzo, sia io che i miei preti siamo molto preoccupati”
TESTIMONIANZA NIGERIA - nel nord islamico «i cristiani sono in crescita astronomica»
CINA - Wenzhou, altra Pasqua agli arresti per mons. Shao
Anche quest’anno il presule che si rifiuta di aderire all’Associazione patriottica è stato portato via alla vigilia della Settimana Santa. Già a Natale aveva subito gravi ritorsioni per la celebrazione con cui aveva inaugurato il Giubileo nella diocesi dello Zhejiang che per le autorità di Pechino è guidata da un sacerdote “fedele” al Partito.
L’hanno arrestato anche quest’anno. Alla vigilia della Settimana Santa, nella provincia cinese dello Zhejiang, è arrivato l’arresto di mons. Pietro Shao Zhumin, 61 anni, vescovo sotterraneo di Wenzhou. Il presule, insieme al suo più stretto collaboratore p. Jiang Xu Nian, sono stati nuovamente prelevati ieri pomeriggio dalle autorità dell’Ufficio per la Sicurezza nazionale e non si sa dove si trovino. Il fatto è avvenuto poco più di un mese dall’ultimo episodio analogo avvenuto il 7 marzo, quando il vescovo Shao fu trattenuto per una settimana.
L’intento è sempre lo stesso: impedire al presule di presiedere le imminenti celebrazioni liturgiche solenni della Settimana Santa a Wenzhou dove oltre a mons. Shao anche numerosi sacerdoti si rifiutano di registrarsi agli organismi “ufficiali” dei cattolici cinesi controllati dall’Associazione patriottica. Anche a Natale le autorità locali avevano reagito duramente alla celebrazione con cui mons. Shao aveva aperto il Giubileo nella diocesi di Wenzhou, alla quale avevano partecipato 200 fedeli. Negli ultimi anni, agenti in borghese dell’Ufficio per gli Affari religiosi e dell’Ufficio per la Sicurezza nazionale, hanno spesso visitato le chiese di domenica e nei giorni feriali per indagare, proibire ai sacerdoti non registrati di celebrare la Messa e vietare a bambini e adolescenti di entrare nelle chiese.
Mons. Shao fu nominato nel 2007 da Benedetto XVI come vescovo coadiutore per succedere a mons. Vincenzo Zhu Wei-Fang, che è poi morto nel settembre 2016. Per il suo rifiuto di aderire all’Associazione patriottica le autorità considerano la sede “vacante” e sostengono come guida della locale comunità cattolica p. Ma Xianshi, un sacerdote “patriottico”. (Asia News 11/04/2025)
MYANMAR - Distrutta da bombardamenti una chiesa cattolica nello stato Chin
Bombardamenti aerei dell’esercito regolare hanno distrutto la chiesa cattolica di Cristo Re nella cittadina di Falam, della diocesi di Hakha, parte dello stato Chin, nel Nord ovest del Myanmar. Come comunicano fonti di Fides nella diocesi di Hakha - in una zona in cui le linee elettriche e telefoniche sono interrotte o vanno a singhiozzo - il tetto della chiesa e gli interni sono devastati ma le mura dell’edificio sono ancora in piedi. La chiesa era un edificio recente, costruito con fatica e sacrifici negli ultimi anni per venire incontro alle esigenze della comunità cattolica dell’area, di circa mille fedeli. Era stata consacrata aperta al culto - affiancando e sostituendo la piccola cappella esistente da 75 anni - nel novembre 2023, per la gioia della comunità locale che, nel mezzo della guerra civile aveva trovato un luogo per pregare e per celebrare i sacramenti, un’oasi di spiritualità nella violenza. “C’è grande tristezza ora nella comunità, ma anche la voglia e la determinazione a ricostruire”, dice la fonte di Fides.
Il bombardamento che ha colpito la chiesa, avvenuto l’8 aprile, si è inserito nello scontro per la città di Falan che negli ultimi nove mesi è stato oggetto di combattimento tra l’esercito, che deteneva il controllo della città, le “Chinland Defense Force” (CDF), milizie locali nate nello stato Chin in opposizione alla giunta militare. Le CDF hanno circondato la città e dopo aspri combattimenti hanno costretto l’esercito alla fuga, assumendo il controllo di Falam. A quel punto, come avviene in tanti altri scenari di conflitto in altre regioni birmane, l’esercito ha iniziato a bombardare dal cielo e quei bombardamenti finiscono per colpire in modo indiscriminato case, edifici pubblici, edifici di culto, come accaduto alla chiesa di Cristo re.
Nella stessa cornice di scontri un Pastore cristiano protestante di 36 anni e due bambini (di 8 mesi e 7 anni) sono rimasti uccisi da bombardamenti a Pwi, nella municipalità di Mindat. Tra le vittime anche uomo e una donna tra i 60 ei 70 anni. L’attacco ha ferito altre nove persone e distrutto 10 edifici, tra i quali la chiesa cristiana del villaggio.
Nel febbraio scorso l’esercito del Myanmar ha colpito con raid aerei e danneggiato la chiesa cattolica del Sacro Cuore di Gesù a Mindat, località nello stato Chin (vedi Fides 2/10/2025). La chiesa doveva essere la cattedrale della neonata diocesi di Mindat, eretta il 25 gennaio scorso da Papa Francesco.
Secondo l’Organizzazione Chin per i Diritti Umani, a partire dal 2021, nella guerra civile, almeno 107 edifici religiosi, tra cui 67 chiese, sono stati distrutti nello stato Chin da bombardamenti dell’esercito.
(PA) (Agenzia Fides 4/11/2025)
ETIOPIA - Il Vicario Apostolico di Harar: “Nessuna notizia di P. Habtewold rapito il 23 marzo, sia io che i miei preti siamo molto preoccupati”
“Nessuno dei rapitori ha mai contattato me o i miei preti e per quanto ne so, raccontatomi dai miei preti, il giorno dopo il rapimento i rapitori hanno contattato la famiglia”. È quanto ha riferito all’Agenzia Fides il Vicario Apostolico di Harar, p. Angelo Pagano, Ofm cap., in merito alla notizia che circola sul rapimento di p. Habtewold, sacerdote del Vicariato.
“Quello che posso dire - prosegue il presule - è che il 23 marzo mentre tornava alla casa del clero dicono sia stato rapito con altre persone. Io personalmente l’ho saputo da un mio sacerdote. Ad oggi non è ancora rientrato a casa.”
“Da parte del vescovo non è stato pagato alcun riscatto. Quanto poi i rapitori hanno chiesto e quanto la famiglia sia riuscita a raccogliere ea consegnare questo non lo posso sapere perché maturo non sono stato contattato da nessuno. L’unica cosa certa che so è che il prete non è ancora rientrato nella sua residenza abituale e sia io che i miei preti siamo molto preoccupati” concludono il Vicario Apostolico.
(AP) (Agenzia Fides 4/10/2025)
TESTIMONIANZA
NIGERIA - nel nord islamico «i cristiani sono in crescita astronomica»
Il vescovo della diocesi di Zaria, Habila Daboh: «Nonostante le difficoltà, la povertà, la persecuzione, il mio popolo rimane felice»
La diocesi di Zaria, nella parte settentrionale della Nigeria, nello stato di Kaduna, è stata eretta nel 2001 e conta circa 70mila cattolici su un milione e 800mila abitanti, in larga maggioranza di fede islamica. È una delle zone che sono state più colpite da Boko Haram – l’organizzazione jihadista fondata nel 2002 dal nigeriano Ustaz Mohammed Yusuf - a partire dal 2011, quando si verificò il primo attacco a un luogo di culto cattolico nel Paese: a Madalla, vicino alla capitale Abuja, un’autobomba parcheggiata di fianco alla chiesa di Santa Teresa uccise 25 persone.
Eppure nonostante la minaccia jihadista, la criminalità comune e le rivalità tribali, «il numero dei cristiani sta crescendo in modo astronomico nel nord della Nigeria» secondo il vescovo di Zaria, Habila Daboh, che ne ha parlato con la fondazione pontificia Aiuto Chiesa che Soffre. Il presule, classe 1970, già rettore del Seminario di Kaduna, ha ricordato come i missionari venissero dissuasi dall’operare nel nord a maggioranza islamica fin dagli inizi dell’epoca della colonizzazione. Il cristianesimo riuscì comunque a penetrare in quelle regioni dando vita a situazioni di convivenza pacifica. «Siamo cresciuti assieme» ha raccontato Daboh, «la vita era normale, condividevamo il cibo di Natale con i musulmani e durante le loro celebrazioni loro condividevano il loro cibo con noi. Mangiavamo insieme, giocavamo a calcio insieme, andavamo negli stessi mercati, facevamo il bagno negli stessi ruscelli. Poi sono arrivati gli estremisti, dicendo che se non eri musulmano non dovevi nemmeno essere vivo, e la vita è diventata terribile per i cristiani».
«È da lì che nasce l’attuale tensione – ha aggiunto il vescovo – pensano che non possiamo stare in questa zona, vedono che stiamo crescendo e lo percepiscono come una minaccia».
Daboh ha ricordato quando nel 2020 quattro suoi seminaristi furono rapiti. Tre alla fine furono rilasciati, ma uno, Michael, fu ucciso. Molti pensarono che ciò avrebbe spinto diversi giovani a lasciare il Seminario, per paura: «È successo il contrario, perché molti ragazzi hanno iniziato a fare domanda per entrare. Vogliono diventare sacerdoti. E quando chiediamo perché, rispondono che vogliono predicare Gesù Cristo, dire alla gente che Gesù era un uomo di pace. Vogliono essere sacerdoti per predicare il Vangelo dell’amore al mondo. Nonostante la tensione abbiamo persone fervorose e grazie a loro il cristianesimo sta prosperando nella Nigeria settentrionale. Le persone vogliono predicare l’amore. Vogliono predicare la pace. Vogliono spiegare che il tuo vicino è il tuo vicino. Potrebbe non essere della tua tribù, potrebbe non essere della tua stessa religione, ma noi crediamo ancora che lui sia il tuo vicino e tu sia il suo, e questo è il Vangelo di Cristo».
Mentre gli estremisti islamici si oppongono fermamente a qualsiasi forma di istruzione di tipo occidentale, il vescovo di Zaria insiste sul fatto che i cristiani investono nei loro studi: «La mia gente ha fame di istruzione. Quando sono istruiti, sono liberati, con l’istruzione possono trovare cibo da soli, con l’istruzione sapranno cosa è giusto e cosa è sbagliato». E aggiunge: «Il mio popolo è un popolo felice. Nonostante le difficoltà, nonostante la povertà, nonostante la persecuzione, il mio popolo rimane felice». Perché? «Sono felici perché hanno Cristo». (Avvenire Andrea Galli venerdì 4 aprile 2025)