2025 01 29 Nigeria, Pakistan, Nicaragua, Vietnam, India: sono i nostri fratelli che soffrono
Nigeria - La denuncia: «I cristiani sono sempre più vittime di attacchi e violenze»NICARAGUA - occupato il seminario di Matagalpa - Anche i frati carmelitani scalzi sono costretti a lasciare il Nicaragua PAKISTAN - quattro condanne a morte per blasfemia
VIETNAM - arrestato un pastore protestante per “propaganda anti-stato”
INDIA - Assam, rogo devasta storica cappella di preghiera. Mons. Toppo: origine dolosa - Chhattisgarh: sepoltura negata a un cristiano, interviene la Corte Suprema
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Nigeria - La denuncia: «I cristiani sono sempre più vittime di attacchi e violenze»
Il rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre: «Uccisi a decine in attentati avvenuti durante il periodo natalizio, soprattutto nello Stato di Benue»
“In Nigeria cristiani sono stati uccisi a decine in attacchi avvenuti durante il periodo natalizio, soprattutto nello Stato di Benue”. A denunciarlo è Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), che ha raccolto una serie di segnalazioni di partner della Chiesa locale.
Secondo la diocesi di Gboko, che copre parte dello Stato del Benue, il più letale di questi attacchi si è verificato il giorno di Natale ad Anwase e ha causato almeno 47 vittime, tra cui adulti e bambini. Padre Isaiah Ter, direttore esecutivo della Caritas nella diocesi, ha dichiarato ad Acs che gli aggressori «hanno bruciato le otto chiese cattoliche della parrocchia di Santa Maria, compresa la casa parrocchiale, le cliniche, le scuole e altre case». La diocesi, in un rapporto inviato ad Acs, ha affermato: «Il parroco e il viceparroco sono fuggiti e sono rimasti nella boscaglia per un giorno intero prima di essere salvati».
Lo Stato del Benue si trova nella Middle Belt nigeriana, una regione in cui si incontrano il Sud, a maggioranza cristiana, e il Nord, a maggioranza musulmana, e che ha visto molti conflitti negli ultimi decenni a causa di una serie di fattori, tra cui le tensioni interreligiose e le dispute per la terra, che coinvolgono i mandriani Fulani, per lo più musulmani, e gli agricoltori stanziali, spesso cristiani. (…)
La diocesi di Gboko – fa sapere ancora Aiuto alla Chiesa che Soffre – “ha subito molti attacchi di questo tipo negli ultimi dieci anni, il che ha portato alla distruzione di oltre 20 comunità e 32 chiese”. Tra gennaio e novembre 2024, cioè prima dell’aggressione dello scorso periodo natalizio, “quasi 100 persone sono state uccise in una serie di incidenti, e ciò ha determinato un massiccio aumento del numero di sfollati interni. Nella regione i nuovi sfollati sono almeno 6.800, per un totale di circa 14.600”.
(Avvenire mercoledì 22 gennaio 2025)
NICARAGUA - occupato il seminario di Matagalpa
Ennesimo attacco governativo nei confronti di strutture ecclesiastiche della diocesi che si trova nel nord del Paese dell’America centrale. Trenta i seminaristi allontanati
Nuovo duro colpo alla Chiesa cattolica in Nicaragua. Agenti di polizia e funzionari della procura generale lunedì pomeriggio hanno fatto irruzione Seminario maggiore di filosofia della diocesi di Matagalpa, situata nel nord del Paese dell’America centrale. Almeno 30 seminaristi sono stati allontanati. Per il momento si ignora se siano stati effettuati anche degli arresti.
Violenza senza fine
Meno di una settimana fa il governo del presidente Daniel Ortega aveva ordinato l’esproprio del centro pastorale “La Cartuja” sempre di proprietà della diocesi di Matagalpa. Anche in quell’occasione, come hanno raccontato diversi testimoni oculari, i paramilitari avevano fatto irruzione nella struttura e portato via con la forza decine di fedeli impegnati in un ritiro spirituale.
(Vatican News 22 gennaio 2025)
NICARAGUA - Anche i frati carmelitani scalzi sono costretti a lasciare il Nicaragua
«È un esilio», scrive sui social l’avvocata e ricercatrice Martha Patricia Molina, che documenta gli atti di ostilità verso la Chiesa cattolica
I frati carmelitani scalzi, dopo oltre cinquant’anni di servizio pastorale in Nicaragua, lasciano il Paese, costretti a tale gesto dalla situazione di persecuzione alla Chiesa che si vive nel Paese. «È un esilio», scrive sui social l’avvocata e ricercatrice Martha Patricia Molina, che documenta gli atti di ostilità verso la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane da parte del regime di Ortega.
La partenza dell’ordine religioso è stata annunciata dalla Provincia di Nostra Signora di Guadalupe, che ha sede a San Salvador. I religiosi hanno consegnato all’arcidiocesi di Managua la parrocchia di Nostra Signora del Carmelo, e hanno ringraziato la comunità «per il cammino di fede che abbiamo percorso insieme». Presentiamo – hanno aggiunto – la «nostra preghiera di ringraziamento a Dio per il dono di aver fatto un cammino di fede con tanti parrocchiani, di aver celebrato la gioia della devozione mariana e l’approfondimento della fede eucaristica». Nel messaggio si ringrazia anche il cardinale Augusto Brenes, arcivescovo di Managua, per il suo accompagnamento.
Si tratta solo dell’ultima mossa del regime dal 2018.
Nella nazione restano ormai solo cinque vescovi.
Un segno eloquente della persecuzione subita dalla Chiesa cattolica che, secondo il gruppo di esperti delle Nazioni Unite, rende il regime responsabile di crimini di lesa umanità. Questi ultimi hanno registrato almeno 73 detenzioni arbitrarie di cattolici o altre confessioni, basate in prove inconsistenti o falsificate. L’ultimo pastore a essere espulso, è stato il presidente della Conferenza episcopale Carlos Herrera (che ha seguito i confratelli Álvarez e Isidoro Mora e Silvio Báez, ausiliare della capitale, con almeno o una mezza dozzina di sacerdoti.
(Avvenire venerdì 24 gennaio 2025)
PAKISTAN - quattro condanne a morte per blasfemia
Arrestato con la stessa accusa un giovane cristiano che avrebbe usato espressioni ingiuriose verso la fede islamica davanti a alcuni amici. Altri due cristiani invece sono stati scarcerati
La sentenza con cui sabato scorso una corte di prima istanza di Rawalpindi ha condannato a morte quattro individui di fede islamica mostra non soltanto la persistenza della “legge antiblasfemia”, ma anche la facilità con cui viene applicata, per quanto raramente si arrivi in appello a sentenze capitali.
I quattro avrebbero postato sui social media immagini di carattere religioso e del Corano considerate ingiuriose. Per il giudice Tariq Ayub la sentenza è stata motivata da blasfemia, mancato rispetto per personalità sacre e profanazione del Corano, offese “imperdonabili” che non lasciano spazio per la clemenza. (…)
La legge - in realtà alcuni articoli del Codice penale noti collettivamente come “legge antiblasfemia” introdotti negli anni Ottanta - è spesso utilizzata come strumento di vendetta personale, in base a semplici accuse confermate da un’autorità religiosa.
Probabilmente queste stesse ragioni, oltre a fanatismo religioso e accanimento verso le minoranze, hanno portato all’arresto per blasfemia e addirittura terrorismo di un giovane cristiano che avrebbe usato espressioni ingiuriose verso la fede islamica davanti a alcuni amici. Tanto è bastato agli anziani del suo villaggio nella municipalità di Sahiwal - un’area della provincia del Punjab dove negli ultimi 15 mesi si sono registrati oltre dieci casi di blasfemia - per denunciarlo alla polizia. Il giovane, arrestato lunedì e ieri portato davanti al giudice, sarebbe per i vicini mentalmente instabile ma questo non ha impedito che gli venisse mossa un’accusa che potrebbe costargli molto caro, come pure alla sua famiglia e alla comunità cristiana della zona, messe sotto la protezione della polizia.
La sua sorte incrocia quella, che ha però preso una svolta positiva, di due gemelli cristiani, i 18enni Sahil e Raheel Shahid. Arrestati lo scorso agosto, due giorni fa il giudice di Kusur, sempre nel Punjab, li ha rimessi in libertà per mancanza di prove valide al proseguimento del giudizio, inficiato anche dalla leggerezza con cui la polizia avrebbe affrontato le indagini.
Secondo i dati forniti dalla Commissione per la libertà religiosa degli Stati Uniti, sono 20 i cristiani incarcerati in Pakistan per blasfemia fra il 2002 e il 2024, per un totale 134 di anni finora scontati. Tra loro, nove sono in attesa di esecuzione, uno sta scontando la pena dell’ergastolo e i restanti sono in attesa del giudizio definitivo.
(Avvenire di Stefano Vecchia martedì 28 gennaio 2025)
VIETNAM - arrestato un pastore protestante per “propaganda anti-stato”
Nguyen Manh Hung è noto per le sue critiche al governo su Facebook.
Le autorità vietnamite hanno arrestato un pastore protestante noto per le sue critiche al governo su Facebook con l’accusa di “propaganda anti-stato”, secondo quanto affermato dal figlio.
Il pastore Nguyen Manh Hung, 71 anni, è la prima persona ad essere arrestata per queste accuse dall’inizio dell’anno, e la seconda da quando l’ex ministro della Pubblica sicurezza To Lam è diventato segretario generale del Vietnam nell’agosto 2024. Le accuse comportano una pena fino a 20 anni di carcere.
Nguyen Manh Hung si trovava a casa sua a Ho Chi Minh City il 16 gennaio quando l’elettricità è stata improvvisamente interrotta, ha raccontato a RFA Vietnamese suo figlio, Nguyen Tran Hien.
Circa 10 minuti dopo, qualcuno bussò alla porta, chiedendo al pastore di lasciarlo entrare per “controllare eventuali rischi di incendio”. Quando Nguyen Manh Hung aprì la porta, la polizia si precipitò dentro e lo ammanettò, ha detto suo figlio.
Nguyen Tran Hien ha affermato che la polizia gli ha mostrato un mandato di arresto per “propaganda anti-stato” ai sensi dell’articolo 117 del codice penale vietnamita, che stabiliva anche che suo padre sarebbe stato “temporaneamente detenuto per quattro mesi”.
“Poi hanno letto un mandato di perquisizione domiciliare e hanno confiscato alcuni documenti di mio padre, due cellulari e un computer portatile”, ha detto. “Hanno anche preso il mio cellulare e il mio computer portatile”.
Soldato diventato pastore
Nguyen Manh Hung, la cui città natale è Hai Phong City, è un ex soldato dell’esercito del Vietnam del Nord che ha combattuto nella guerra del Vietnam. Dopo il servizio militare, ha lavorato brevemente come manager prima di entrare in un monastero.
È diventato pastore nel 2011 e in precedenza ha ricoperto il ruolo di amministratore della Chuong Bo Protestant Church sotto la Mennonite Church indipendente. Attualmente è membro dell’Interfaith Council of Vietnam, che sostiene la libertà religiosa. (…)
Nguyen Manh Hung è stato anche molto attivo e schietto su Facebook, dove ha condannato il governo del Vietnam per le violazioni dei diritti umani, la corruzione e la confisca di terreni ai residenti senza un equo risarcimento. Ha anche espresso un forte sostegno ai dissidenti politici e ai prigionieri di coscienza. (…)
Nel suo rapporto annuale globale del 2025, pubblicato poche ore dopo l’arresto del pastore, Human Rights Watch ha affermato che la nuova leadership del Vietnam ha intensificato la repressione da quando l’ex ministro della Pubblica sicurezza To Lam ha assunto il ruolo di Segretario generale, la carica più alta nello Stato monopartitico.
All’inizio di dicembre 2024, il gruppo ha affermato che il Vietnam deteneva più di 170 prigionieri politici, cosa che Hanoi nega.
(Di RFA Vietnamita 2025.01.21 Tradotto da Anna Vu. Revisione di Joshua Lipes e Malcolm Foster. Radio Free Asia rilanciato da Asia News 22 01 2025)
INDIA - Assam, rogo devasta storica cappella di preghiera. Mons. Toppo: origine dolosa
In fiamme la cappella di Santa Teresa del Bambin Gesù nel villaggio di Chokragaon. L’incendio avvenuto a pochi giorni di distanza dall’ordinazione di due sacerdoti locali. Le autorità hanno aperto un’inchiesta. Il vescovo di Tezpur sottolinea la “intensa solidarietà” e la “unità” fra cristiani in seguito all’incidente.
Un incendio nella notte del 15 gennaio scorso ha colpito, devastandola, la cappella di Santa Teresa del Bambin Gesù nel villaggio di Chokragaon, nello Stato dell’Assam, nel nord-est dell’India. Secondo quanto riferisce Catholic Connect, le autorità hanno aperto un’inchiesta sull’incidente che i vertici della Chiesa locale sospettano sia di natura dolosa. Il rogo, infatti, è avvenuto a pochi giorni di distanza dalla celebrazione dell’ordinazione sacerdotale di due preti locali: p. Charles Murmu e p. Lambert Ekka.
Il segretario del vescovo di Tzepur, p. Xavier Narzary, spiega che la cappella aveva 75 anni, era parte della parrocchia di Ambagaon ed è stata ridotta in cenere verso le 10 di sera. Il villaggio era parte di una comunità cattolica vivace e attiva, composta da tribali Santalis, Bodos, Nepalis e Adivasis. “Anche se è un piccolo villaggio, la nostra comunità - spiega il sacerdote - ospita ben 160 famiglie cattoliche, da cui sono emerse molte suore religiose e sacerdoti nel corso degli anni. Gli abitanti saranno ora costretti a recarsi nella loro chiesa parrocchiale o a riunirsi nelle case degli altri per continuare le loro preghiere e raduni spirituali”.
Il vescovo di Tezpur Michael Akasius Toppo ha esortato le autorità a condurre un’indagine approfondita, sottolineando le conseguenze di vasta portata di tali atti di violenza. Il prelato ha poi osservato che gli attacchi ai luoghi di culto non solo danneggiano le strutture fisiche, ma minano anche l’unità e il tessuto della comunità. P. Narzary ha accennato a un possibile evento delittuoso, sottolineando la vicinanza fra il rogo che costituisce una perdita senza precedenti per la storia della diocesi e le ordinazioni sacerdotali del villaggio.
L’amministrazione distrettuale e la polizia locale stanno indagando sulle cause dell’incendio, mentre le organizzazioni cristiane tra cui l’Assam Christian Forum e lo United Christian Forum di Udalguri hanno esteso la loro solidarietà agli abitanti del villaggio. Questi gruppi hanno chiesto preghiere e sostegno mentre la comunità è alle prese con la perdita del suo “amato luogo di culto”. La cappella, costruita nel 1950, non era solo un riferimento per la preghiera, ma anche una pietra miliare della vita spirituale e culturale della comunità.
Interpellato da AsiaNews mons. Michael Akasius Toppo spiega che “questa cappella si trova in un villaggio costruito nel 1950 con persone e famiglie di tutte le confessioni, che vivono in pace e armonia. Non sappiamo chi o perché, ma le autorità - ha aggiunto il vescovo di Tezpur - ci hanno detto che è stata incendiata intenzionalmente”. Il 12 gennaio scorso, ricorda, due giovani del luogo “sono stati ordinati sacerdoti e lunedì hanno celebrato la loro prima messa nel cortile, con la partecipazione di quasi tutti gli abitanti del villaggio. Tutto è bruciato, dal tetto alle finestre di legno, all’altare fino al crocefisso, le statue”.
“Oggi è l’inizio della settimana dell’unità [dei cristiani] nell’Anno Santo del Giubileo, e stiamo vivendo un’intensa solidarietà di unità ecumenica cristiana a causa dell’incendio della cappella, unendoci attraverso la preghiera, la sofferenza, l’inquietudine e la cooperazione. Gli attacchi ai luoghi di culto - conclude mons. Toppo - non solo danneggiano le strutture fisiche, ma minano anche l’unità e il tessuto della comunità. La polizia ha registrato un rapporto di prima informazione (Fir) e le indagini sono in corso”. (Asia News di Nirmala Carvalho 18/01/2025)
INDIA - Chhattisgarh: sepoltura negata a un cristiano, interviene la Corte Suprema
L’atto di intolleranza del consiglio di un villaggio del distretto di Bastar era stato confermato anche dall’Alta corte locale a cui il figlio si era rivolto chiedendo giustizia. Non gli viene permesso neppure di tumularlo in un terreno di sua proprietà. L’arcivescovo di Raipur: “Se si avallano questi gesti si promuove l’illegalità nel Paese”.
La Corte Suprema indiana ha ingiunto al governo dello Stato del Chhattisgarh di intervenire nella vicenda di una famiglia cristiana a cui è stata impedita la sepoltura di un proprio defunto in un cimitero. Al centro della vicenda un villaggio del distretto di Bastar, dove il 7 gennaio scorso Subhash Baghel, un cristiano pentecostale, è morto a causa di una lunga malattia. Un gruppo di residenti del villaggio si è opposto alla sepoltura nel locale cimitero costringendo il figlio Ramesh Baghel - un agricoltore appartenente a una comunità di un gruppo censito tra le caste svantaggiate - a tenere il corpo del padre in una camera mortuaria fino ad oggi.
Baghel si era già rivolto all’Alta Corte del Chhattisgarh che gli ha però dato torto, basandosi su un certificato rilasciato dal gram pachayat - il consiglio del-villaggio - secondo il quale non esisterebbero aree di sepoltura separate per i cristiani e sostenendo che per questo la tumulazione potrebbe causare disordini e disarmonie nella popolazione. Al contrario Baghel racconta che il villaggio di Chhindawada ha un cimitero assegnato oralmente dal gram panchayat per la sepoltura e la cremazione dei corpi. In questo cimitero, aree separate sono destinate alla sepoltura dei tribali, alla sepoltura o alla cremazione di persone di religione indù e di persone appartenenti alla comunità cristiana.
L’avvocato e attivista per i diritti umani Degree Prasad Chouhan, che sta fornendo assistenza legale a Baghel, ha commentato: “Si tratta di un chiaro caso di discriminazione sulla base della religione. Non permettono alla famiglia del firmatario di seppellire il cadavere nemmeno in un terreno privato di loro proprietà. Il nonno di Ramesh Baghel si era convertito al cristianesimo più di tre decenni fa e due dei suoi parenti, compreso il nonno, sono stati sepolti nel cimitero del loro villaggio Chhindawada. Molti altri abitanti del villaggio, a maggioranza tribale, si sono convertiti al cristianesimo. Quando gli abitanti del villaggio sono diventati violenti, la famiglia del firmatario ha sporto denuncia alla polizia, che ha raggiunto il villaggio con 30-35 agenti. E la polizia stessa ha anche esercitato pressioni sulla famiglia affinché portasse il corpo fuori dal villaggio”.
L’arcivescovo di Raipur, mons. Victor Thakur, commenta ad AsiaNews: “La Corte Suprema ha giustamente chiesto al governo del Chhattisgarh di affrontare le questioni fondamentali dei diritti umani. Se la gente per strada può decidere che cosa si può fare e cosa no e la Corte lo accetta, allora ci stiamo prendendo gioco della Costituzione e promuoviamo l’illegalità nel Paese”.
(Asia News di Nirmala Carvalho 20/01/2025)