2024 11 20 VATICANO - Papa Francesco: la carità e la pazienza dei martiri in Cristo unisce le Chiese ancora divise

VATICANO - Papa Francesco: la carità e la pazienza dei martiri in Cristo unisce le Chiese ancora divise
NICARAGUA - Espulso il Presidente dei Vescovi. I sacerdoti cattolici non possono più entrare negli ospedali pubblici per l’Unzione degli infermi
POLONIA - Szczytno piange Lech Lachowicz, anziano sacerdote polacco assassinato a colpi d’ascia
MYANMAR - Nella guerra birmana aumentano ancora gli omicidi di massa dell’esercito
THAILANDIA - I PROFUGHI DEL MYANMAR, in fuga dalla guerra, arrestati o rimpatriati
CINA - La chiesa della Grazia di Changsha, Hunan, è stata assaltata dalla polizia. La chiesa riformata di Taiyuan Xuncheng è ancora molestata dalla polizia
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VATICANO - Papa Francesco: la carità e la pazienza dei martiri in Cristo unisce le Chiese ancora divise

“Per essere santi non occorre soltanto lo sforzo umano o l’impegno personale di sacrificio e di rinuncia. Prima di tutto bisogna lasciarsi trasformare dalla potenza dell’amore di Dio, che è più grande di noi e ci rende capaci di amare anche al di là di quanto pensavamo di essere capaci di fare”. A dirlo è Papa Francesco che, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, in Vaticano, ha ricevuto in udienza i partecipanti al Convegno sul tema del martirio e dell’offerta della vita organizzato dal Dicastero per le Cause dei Santi.
“Nel martire si trovano i lineamenti del perfetto discepolo, che ha imitato Cristo nel rinnegare sé stesso e prendere la propria croce e, trasformato dalla sua carità, ha mostrato a tutti la potenza salvifica della sua Croce”, ha sottolineato il Pontefice, che a braccio, facendo riferimento ai cristiani copti ortodossi trucidati su una spiaggia della Libia da carnefici jihadisti, ha aggiunto: “Mi viene in mente il martirio di quei bravi libici ortodossi: morivano dicendo: ‘Gesù’. ‘Ma padre, erano ortodossi!’ Erano cristiani. Sono martiri e la Chiesa li venera come propri martiri… Con il martirio c’è uguaglianza”.
E lo stesso, ha proseguito il Vescovo di Roma, “succede in Uganda con i martiri anglicani. Sono martiri! E la Chiesa li prende come martiri”. A tal proposito il Papa ha ricordato che nella Bolla di indizione del prossimo Giubileo la testimonianza dei martiri è definita come quella “più convincente della speranza. È per questo che ho voluto istituire proprio in vista dell’Anno Santo la Commissione Nuovi Martiri – Testimoni della Fede, che in modo distinto dalla trattazione delle cause di martirio, raccogliesse la memoria di quanti, anche nell’ambito delle altre confessioni cristiane, hanno saputo rinunciare alla vita pur di non tradire il Signore. E ci sono tanti, tanti delle altre confessioni che sono martiri”.
Martiri il cui sangue bagna la terra anche ai nostri giorni: “Anche oggi, in tante parti del mondo, ci sono numerosi martiri che danno la propria vita per Cristo”, le parole del Pontefice.
“Ciò che cambia, nelle diverse epoche, non è il concetto di martirio, ma le modalità concrete con cui, in un determinato contesto storico, esso avviene”, ha concluso il Pontefice, che al Dicastero ha ricordato i tre elementi fondamentali del martirio, che restano sempre validi:
“Il martire è un cristiano che – primo – pur di non rinnegare la propria fede, subisce consapevolmente una morte violenta e prematura. Anche un cristiano non battezzato, che è cristiano nel cuore, confessa Gesù Cristo con il Battesimo del sangue. Secondo: l’uccisione è perpetrata da un persecutore, mosso dall’odio contro la fede o un’altra virtù ad essa connessa; e terzo: la vittima assume un atteggiamento inatteso di carità, pazienza, mitezza, a imitazione di Gesù crocifisso”. (F.B.) (Agenzia Fides 14/11/2024)

NICARAGUA - Espulso il Presidente dei Vescovi

Dolore per “gli avvenimenti che affliggono la Chiesa pellegrina in Nicaragua”. È il messaggio che il Celam, il Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico, ha inviato al cardinale Leopoldo José Brenes, arcivescovo di Managua e vicepresidente della Cen, ovvero la Conferenza episcopale del Nicaragua, a seguito dell’arresto e dell’espulsione del vescovo di Jinotega e Presidente della Conferenza Episcopale del Nicaragua, Carlos Enrique Herrera Gutiérrez, avvenuta nella sera del 13 novembre. Solo poche ore prima, la pagina Facebook della diocesi, usata soprattutto per trasmettere in diretta streaming le celebrazioni religiose presiedute dal Vescovo, era stata oscurata.(…) Herrera, presidente della Cen dal 2021, è il terzo vescovo espulso dal governo dopo Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa e Isidoro Mora, vescovo di Siuna (questi ultimi due furono poi accolti a Roma nelle strutture della Santa Sede).
Secondo un rapporto pubblicato due settimane fa dalla Ong Colectivo Nicaragua Nadie Más, del Costa Rica, dal 2018 ad oggi sono più di 50 i religiosi espulsi dal governo di Ortega (che accusa la Chiesa di aver sostenuto le proteste del 2018 durante le quali sono morte oltre 300 persone, ndr). Nello stesso report della Ong, almeno 74 tra religiosi e sacerdoti sono stati detenuti e 35 di loro sono stati privati della nazionalità. (Agenzia Fides 16/11/2024)

SPIEGA il mensile TEMPI:

(…) La colpa di monsignor Herrera è di aver denunciato pubblicamente gli atti «sacrileghi» del sindaco di Jinotega, Leonidas Centeno, che per impedire le celebrazioni delle messe ha fatto installare fuori dalla cattedrale San Juan Bautista due altoparlanti, sparando musica a tutto volume durante le funzioni.
Domenica 10 novembre, al colmo della sopportazione e pur sapendo che da ormai sei anni tutte le omelie in tutte le 4.000 chiese del Nicaragua sono registrate e passate al vaglio dal regime, il vescovo di Jinotega ha dichiarato prima della consacrazione:
«Prima di iniziare questa Eucaristia, fratelli, preghiamo il Signore perché perdoni i nostri peccati e perché perdoni coloro che non rispettano il culto. Il sindaco e le autorità municipali stanno commettendo un sacrilegio. Andate pure a dirglielo, visto che conoscono benissimo gli orari delle messe».
Centeno non è un uomo qualunque, ma un fedelissimo del dittatore Ortega. Deputato dal 2002 al 2006, è stato accusato da indagini giornalistiche di aver sottratto alle casse pubbliche 1,7 milioni di cordoba (circa 50 mila euro), poi distribuiti ai propri familiari e alleati.
Soprattutto, il sindaco è conosciuto (e sanzionato dalla comunità internazionale) per aver ordinato di soffocare nel sangue le pacifiche proteste del 2018 dei giovani manifestanti contro il governo, violando così un compromesso di cui proprio il vescovo Herrera si era fatto intermediario.
Dopo aver attaccato Centeno durante la messa, come sempre trasmessa via Facebook, i canali social della diocesi di Jinotega sono stati chiusi dalle autorità del Nicaragua. Poi monsignor Herrera è stato arrestato e esiliato in Guatemala. (…)
Ortega e la moglie Murillo nei loro comizi descrivono i vescovi come «diavoli» e pretendono quasi di amministrare il culto invocando il loro dio «todo poderoso».
Alla radice del loro odio smaccato e «sacrilego» c’è il desiderio di eliminare l’unica istituzione del paese in grado di tenere testa al regime, l’unica che ha difeso i giovani dai massacri del 2018, l’unica che permette alla popolazione nicaraguense di mantenere un filo di speranza.
L’anno scorso papa Francesco ha denunciato senza mezzi termini la dittatura di Ortega, definendolo uno «squilibrato», e paragonando il suo regime «a quelli di Hitler e Lenin».
(TEMPI Di Leone Grotti 16 Novembre 2024)

DUE GIORNI PRIMA

NICARAGUA - I sacerdoti cattolici non possono più entrare negli ospedali pubblici per l’Unzione degli infermi

I sacerdoti cattolici non potranno più entrare negli ospedali pubblici per amministrare il sacramento dell’Unzione degli infermi. Dopo l’espulsione di circa un quarto dei sacerdoti che, fino al 2018, erano ufficialmente riconosciuti dalla Conferenza episcopale del Nicaragua (CEN), che operavano nell’arcidiocesi di Managua e nelle otto diverse diocesi del Paese arriva una nuova ‘misura repressiva’ del governo. (…)
Lo riferisce l’avvocato Martha Patricia Molina, in esilio in Texas, da dove documenta da anni gli attacchi contro la Chiesa cattolica in Nicaragua (vedi Agenzia Fides 26/5/2023), citando fonti anonime di sacerdoti e laici colpiti. “Prima potevano entrare per visitare un solo malato; ma, una volta lì, tutta i presenti chiedevano il sacramento per le persone che erano già prossime alla morte”, evidenzia Molina”.
Pur non essendoci nessun documento ufficiale, questo divieto ha gettato nella tristezza e nell’indignazione i familiari e gli stessi malati, “che lasciano questo mondo senza ricevere quell’ultimo sacramento” dichiara la stampa locale. Tuttavia, non possono fare altro che sporgere denuncia anonima perché, se “denunciano pubblicamente, possono essere imprigionati, esiliati o uccisi”.
Dopo l’Angelus del 1 gennaio 2024 Papa Francesco aveva espresso vicinanza all’ “amato popolo del Nicaragua”. Seguo con viva preoccupazione quanto sta avvenendo in Nicaragua, dove Vescovi e sacerdoti sono stati privati della libertà. Esprimo ad essi, alle loro famiglie e all’intera Chiesa nel Paese la mia vicinanza nella preghiera.” Il Pontefice dopo l’Angelus del 25 agosto era ritornato a sollecitare preghiere per il paese latinoamericano dopo la soppressione di associazioni di stampo cattolico e l’introduzione di una tassa sulle elemosine e le donazioni dei fedeli: “Vi incoraggio a rinnovare la vostra speranza in Gesù. Ricordate che lo Spirito Santo guida sempre la storia verso progetti più alti”. (AP) (Agenzia Fides 13/11/2024)

POLONIA - Szczytno piange Lech Lachowicz, anziano sacerdote polacco assassinato a colpi d’ascia

È una comunità in lutto quella che ieri si è stretta nella chiesa di San Fratel Alberto a Szczytno, paese situato nel nord della Polonia sconvolto dalla morte di padre Lech Lachowicz. Il sacerdote, 72 anni, è stato aggredito nella tarda sera di domenica 3 novembre da un uomo che, secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, avrebbe fatto irruzione nella canonica armato d’ascia per rapinare il sacerdote.
Come riportano i media locali, durante l’aggressione padre Lachowicz avrebbe riportato ferite gravissime, tra cui una frattura del cranio e un rigonfiamento cerebrale. Ad allertare la polizia una governante che, dopo aver messo in fuga l’assalitore, ha chiamato anche i soccorsi. Il rapinatore, un giovane di 27 anni, è stato arrestato con diverse accuse.
Padre Lech Lachowicz è deceduto in ospedale dopo quasi sette giorni di agonia, nella giornata di sabato 9 novembre.
Centinaia di persone hanno preso parte alle celebrazioni che si sono susseguite durante tutto il fine settimana per ricordare padre Lachowicz, nato nel 1952 a Lidzbark Warminski. Negli anni ha prestato servizio in diverse parrocchie prima di stabilirsi a Szczytno nel 1990. Qui, in oltre trent’anni di ministero, è riuscito a costruire non solo una nuova chiesa con annessa canonica, ma anche una comunità cattolica salda nella fede. E le testimonianze pronunciate durante il funerale, unite ai tanti messaggi di preghiere e condoglianze giunte da diverse città e diocesi ne sono prova. Padre Lachowicz è ora sepolto nel cimitero cittadino di Szczytno.
(F.B.) (Agenzia Fides 18/11/2024)

MYANMAR - Nella guerra birmana aumentano ancora gli omicidi di massa dell’esercito
Nei primi nove mesi dell’anno almeno 435 persone sono state uccise dei militari. Erano 113 nel 2021. A questo si sommano colpi di artiglieria e attacchi aerei contro case, scuole ed edifici religiosi, oltre a massacri e incendi dolosi da parte delle truppe sul campo. La giunta usa la paura come arma. Almeno un migliaio di civili intrappolati nei combattimenti nello Stato Rakhine.

Per il quarto anno consecutivo - dal ritorno al potere dei militari in seguito al golpe del febbraio 2021 - il numero di omicidi di massa in Myanmar è aumentato, con almeno 435 persone uccise nei massacri consumati nei primi nove mesi di quest’anno. A lanciare l’allarme è l’Institute for Strategy and Policy-Myanmar in un rapporto pubblicato in questi giorni, che documenta casi in cui sono state ammazzate almeno 10 o più persone in contemporanea, per un totale di diverse centinaia fra gennaio e la prima settimana di ottobre. A questo si aggiungono eventi sistematici di arresti, torture e giustizia sommaria ai danni dei civili da parte dell’esercito, spesso con accuse pretestuose di sostegno ai ribelli.
I ricercatori spiegano che il numero di vittime è cresciuto con l’uso sempre più frequente da parte della giunta di artiglieria e attacchi aerei che prendono di mira case, scuole ed edifici religiosi, oltre a massacri e incendi dolosi da parte delle truppe sul campo. In uno degli eventi più recenti, il 19 ottobre un centinaio circa di soldati del battaglione No.33 hanno fatto irruzione nel villaggio Si Par nella cittadina di Budalin, arrestando e uccidendo sul posto 22 civili, tra cui due anziani. “Le forze della giunta trattano le persone come animali, non come esseri umani” spiega una fonte, che come altri intervistati interpellati nel rapporto parla dietro garanzia di anonimato a tutela della sua sicurezza. “Hanno ucciso - aggiunge - persone di varie età, tra cui sessantenni e settantenni... È stato così crudele che non posso parlarne in dettaglio”.
Kyaw Win, direttore del Burma Human Rights Network, ha affermato che la giunta - che nega i casi documentati di omicidi di massa - sta usando la paura come arma nel tentativo di erodere il sostegno pubblico all’opposizione armata. “Questa è una strategia della giunta per minacciare la gente... per impedire loro di associarsi ai [ribelli]”, ha detto. “È una strategia di intimidazione”. (…)
(Asia News 29/10/2024)

THAILANDIA - I PROFUGHI DEL MYANMAR, in fuga dalla guerra, arrestati o rimpatriati

Sono migranti, spesso clandestini, quelli che, in fuga dal Myanmar sconvolto dalla guerra civile, attraversano la frontiera con la Thailandia in cerca di pace, con il desiderio di rifarsi una vita. Il flusso di migranti dall’ex Birmania verso la Thailandia si registra da molti anni, da quando al potere a Yangon vi era un regime militare dittatoriale, prima della stagione democratica avviata nel 2016. Ora, dopo il nuovo golpe militare del 2021 e, con la recente legge di reclutamento obbligatorio nell’esercito birmano, molti giovani hanno cercato di lasciare il paese, scegliendo di andare nelle nazioni vicine del Sudest asiatico, soprattutto la Thailandia (vedi Fides 7/6/2024). Alcuni si iscrivono a scuole, università e corsi di studio, chiedendo il visto di permanenza come studenti; per altri l’unica via è la clandestinità, con la speranza di cercare un lavoro e regolarizzare la loro posizione.
Il governo thailandese ha sempre cercato di arginare il fenomeno e messo in atto politiche di respingimento, creando campi di detenzione per i migranti o campi-profughi sorvegliati dalla polizia, non permettendo ai rifugiati di inserirsi nella società. Negli scorsi quattro mesi la politica di respingimento si è concretizzata con l’arresto di quasi 200.000 cittadini del Myanmar. Come ha reso noto Ministero per il lavoro thailandese, le autorità di polizia hanno ispezionato 18mila luoghi di lavoro e altre sedi per controllare i documenti di 256.213 lavoratori migranti. Secondo il dipartimento, tra i lavoratori arrestati perché ritenuti “migranti illegali” c’erano oltre 193mila cittadini del Myanmar, 39mila cambogiani, 15mila laotiani, oltre 7mila di altre nazionalità. Circa 1.830 lavoratori migranti illegali sono stati perseguiti penalmente, mentre altri sono stati multati, altri condotti nei campi di detenzione in vista del rimpatrio. (…)
Il governo thailandese ha dichiarato che i controlli sui lavoratori migranti illegali sono necessari “per proteggere le opportunità di lavoro per i cittadini thailandesi”. La legge thailandese di per sè già proibisce ai lavoratori migranti, di qualsiasi nazionalità, di svolgere 27 occupazioni specifiche riservate ai cittadini thailandesi (come il trasporto passeggeri, i massaggi tradizionali thailandesi, i servizi di parrucchiere, di interpretariato e di trasferimento di denaro da te). La Thailandia ospita circa due milioni di persone provenienti dal Myanmar impiegati in agricoltura, strutture di ospitalità, pesca, produzione e altri settori. Molti vivono senza documenti dopo aver varcato il confine da clandestini, sperando di ottenere il “Certificato di Identità”, rilasciato da un ufficio del governo thailandese che consenta loro di rimanere nella nazione e di lavorare regolarmente.
Se sprovvisti di quel certificato, i migranti vengono rimpatriati ma, appena rientrati in Myanmar - riferisce “Myanmar Humanitarian Action Center” - vengono incarcerati o arruolati in divisioni di fanteria dell’esercito birmano e spediti in prima linea. (…)
(PA) (Agenzia Fides 5/10/2024)

CINA
CINA - La chiesa della Grazia di Changsha, Hunan, è stata assaltata dalla polizia
La più grande chiesa domestica della capitale dello Hunan ha una lunga e bella storia. Continua a essere anche una storia di persecuzione.

Il nome della Changsha Grace Light Church (??????) a Changsha, Hunan, è ben noto nel mondo delle chiese domestiche indipendenti cinesi. Ora è stata nuovamente saccheggiata.
La Changsha Christian Presbyterian Church fu fondata da missionari stranieri nella Cina imperiale Qing. Continuò le sue attività fino a quando non fu incorporata forzatamente nella Three-Self Church controllata dal governo durante gli anni di Mao. Tuttavia, un gruppo di credenti ciechi e sordomuti si oppose al trasferimento e continuò come chiesa domestica clandestina. Alla fine, si fuse con altre chiese domestiche a Changsha per formare la Grace Light Church, sotto la guida di un cristiano cieco di nome Zhang Zhongliang. In seguito, Zhang fu raggiunto dagli anziani che erano stati espulsi dal seminario di Nanchino della Chiesa delle Tre Autonomie per la loro opposizione al regime e la chiesa crebbe fino a diventare la più grande chiesa domestica dello Hunan, con oltre 1.000 membri. La Grace Light Church è stata perquisita e bandita per la prima volta nel 2018. Ha continuato a riunirsi in spazi in affitto e case private. Questi incontri sono stati ufficialmente vietati nel maggio 2019, ma non sono cessati. Il 29 dicembre 2019, una cerimonia di battesimo in una stanza in affitto nel Nanfeng Hotel di Changsha è stata perquisita e interrotta. Nel 2023, la polizia ha fatto irruzione nella casa dell’allora 86enne Zhang e lo ha maltrattato e minacciato, sebbene non sia stato arrestato. Dal 2019, la Grace Light Church ha cercato di eludere le molestie della polizia dividendo la chiesa in gruppi più piccoli, che pregano separatamente. Il 3 novembre, uno di questi gruppi di circa 300 credenti si è incontrato in una sala conferenze di un hotel in affitto. L’incontro è stato perquisito dalla polizia, che ha confiscato i cellulari dei credenti e li ha identificati. Nessuno è stato arrestato, ma i leader della Grace Light Church ora temono per la loro sicurezza e hanno inviato una richiesta di preghiera ad altre chiese domestiche e organizzazioni per i diritti umani. Temono che la bella storia decennale della Grace Light Church possa presto giungere al termine. (Bitter Winter 13/11/2024 Mo Yuan)

CINA - La chiesa riformata di Taiyuan Xuncheng è ancora molestata dalla polizia

I membri che hanno partecipato a un raduno del 2022 sono ora detenuti per espiare una sanzione amministrativa che era stata sospesa a causa del COVID.

Il Partito Comunista Cinese (PCC) non dimentica e non perdona.
Il 3 aprile 2022, un raduno domenicale della Taiyuan Xuncheng Reformed Church presso il ristorante dell’Home Inn in South Neihuan Street, Yingze District, Taiyuan City, Shanxi, è stato perquisito dalla polizia. Circa 25 cristiani sono stati arrestati per “aver partecipato alle attività di un’organizzazione sociale dopo che era stata bandita”.
Hanno riferito di essere stati maltrattati dalla polizia dopo essersi rifiutati di firmare una dichiarazione in cui dichiaravano di non partecipare più alle attività della proibita Chiesa riformata di Xuncheng. Sono stati condannati a quindici giorni di detenzione amministrativa e a una multa di 500 yuan.
Tuttavia, poiché la pandemia di COVID-19 ha reso la detenzione sconsigliabile, è stato chiesto loro di pagare la multa e di tornare a casa.
Ma non sono stati dimenticati né perdonati. Nel settembre 2024, Sister Xu Cuili è stata portata via da casa sua per espiare i suoi quindici giorni di detenzione amministrativa.
Ora, il 21 ottobre, anche Feng Junjun è stato arrestato e inviato al centro di detenzione della città di Taiyuan. Uno alla volta, tutti coloro che hanno partecipato all’incontro del 3 aprile 2022 vengono inviati a scontare i loro quindici giorni. (Bitter Winter 30/10/2024 Dong Qui Yue)