2023 09 06 CINA - raccolta di notizie
CINA - raccolta di notizieMONGOLIA - Mons. Tegusbilig, il volto cinese perseguitato del cattolicesimo mongolo
NAGORNO KARABAKH – per non dimenticare
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Proponiamo alcune notizie provenienti dalla Cina, raccolte in queste settimane estive.
CINA - Hong Kong, attivista cattolica Bobo Yip fra i 10 arrestati per il Fondo del processo al card. Zen
Fra i fermati vi sono sei uomini e quattro donne, fra i 26 e i 43 anni. Per la polizia sono sospettati di “cospirazione” e di “collusione” con un Paese straniero ed elementi esterni per “mettere in pericolo” la sicurezza nazionale. Nella controversia legata al fondo era finito in prigione anche il card. Zen, tuttora sottoposto a restrizioni.
Nuovo giro di vite delle autorità di Hong Kong contro l’attivismo, la lotta democratica e le libertà civili in base alla famigerata Legge sulla sicurezza nazionale, imposta da Pechino nel 2020. Ieri la polizia ha arrestato 10 persone per aver violato la draconiana norma in relazione a un fondo di soccorso umanitario da tempo chiuso e per il quale era finito in prigione - e a processo - anche il vescovo emerito, il card. Joseph Zen Ze-chiun. Nella retata compiuta ieri mattina è stata fermata anche una leader cattolica di primo piano.
Secondo il quotidiano Hong Kong Free Press (Hkfp), tra i sei uomini e le quattro donne arrestati ieri vi è l’attivista Bobo Yip, ex presidente della Commissione di Giustizia e pace della diocesi. In seguito al fermo, gli agenti hanno condotto la donna in una libreria cattolica nel quartiere di Yau Ma Tei per raccogliere prove a suo carico sequestrando anche due computer. L’accusa formulata a carico degli arrestati era finora stata solo evocata nel processo al card. Zen, formalmente accusato per la mancata registrazione del fondo; in caso di condanna, i 10 attivisti rischiano una lunga pena detentiva, fino all’ergastolo. (…)
Il card. Zen è da tempo nel mirino del governo cinese: in passato la stampa pro-establishment ha pubblicato quattro articoli in cui lo si accusava di aver incitato gli studenti a rivoltarsi nel 2019 contro una serie di misure governative. Inoltre, il porporato è inviso a Pechino per le sue critiche al controllo esercitato dal Partito comunista cinese sulle comunità religiose. Egli ha condannato la rimozione delle croci dalle chiese in Cina e ha celebrato negli anni messe in ricordo dei martiri di Tiananmen a Pechino: i giovani massacrati il 4 giugno del 1989 per aver chiesto libertà e democrazia. Il cardinale è anche contrario all’accordo Cina-Vaticano sulla nomina dei vescovi.
(11/08/2023AsiaNews)
CINA - Ai cristiani viene chiesto di applicare con rigore nuove misure restrittive sulla religione
Le nuove regole trasformano le chiese in mezzi di propaganda comunista. I leader della Chiesa delle Tre Autonomie hanno ricevuto solennemente le Misure e hanno promesso di promuoverle.
All’inizio di questo mese, “Bitter Winter” ha pubblicato la prima traduzione completa in inglese delle nuove “Misure amministrative per i luoghi di attività religiose”, che entreranno in vigore il prossimo 1° settembre. Rispetto alla bozza precedentemente diffusa, nel testo finale sono previste disposizioni ancora più severe per includere contenuti di propaganda nei sermoni e istituire gruppi di studio dei documenti del Partito comunista in tutti i luoghi di culto. I luoghi di attività religiosa dovrebbero trasmettere attivamente la propaganda del PCC, altrimenti rischiano la liquidazione.
Confermando di essere ormai ridotta alla cinghia di comando di qualsiasi decisione del PCC, non importa quanto intrinsecamente antireligiosa e anticristiana, la Chiesa protestante delle Tre Autonomie controllata dal governo ha immediatamente promesso di applicare rigorosamente le nuove misure in tutti i paesi e in tutte le Chiese cristiane che controlla in Cina.
Il 2 agosto 2023, la Chiesa delle Tre Autonomie ha organizzato un incontro speciale per ricevere solennemente le Misure e giurare fedeltà ad esse. (…)
Ai partecipanti è stato letto il testo integrale. Il pastore Xu Xiaohong ha elogiato le misure perché garantiscono “la sicurezza, l’armonia e la stabilità dei luoghi di culto cristiani” e si assicurano che i cristiani “gestiscano le chiese in conformità con le leggi e i regolamenti cinesi”. Il pastore Wu Wei ha affermato che “era il momento ideale per attuare queste misure” e che i pastori cristiani dovrebbero capire che il loro compito ora è la “costruzione di un ordine religioso compatibile con una società socialista”.
La Chiesa delle Tre Autonomie ha promesso di restare vigile e di favorire “un governo rigoroso della religione”, in linea con “il pensiero di Xi Jinping sullo Stato di diritto”. Se la religione sarà governata secondo Cristo e il Vangelo è molto meno chiaro.
(Bitter Winter 25/08/2023 ZHANG CHUNHUA)
CINA - Nuova massiccia ondata di persecuzione contro la Chiesa di Dio Onnipotente
Oltre 1000 membri sono stati arrestati nella provincia di Zhejiang in un giorno. Uno è morto dopo tre giorni di detenzione.
Il Partito Comunista Cinese (PCC), che non ha mai cessato le sue attività di persecuzione e sorveglianza contro la Chiesa di Dio Onnipotente (CDO), il più grande nuovo movimento religioso cristiano del Paese, ha recentemente lanciato una nuova operazione di arresto coordinato contro il gruppo. Come riferito dai membri della CDO a “Bitter Winter”, la persecuzione è stata più grave nelle province di Zhejiang, Fujian e Jiangsu. Il 15 giugno, in un solo giorno, almeno 1.043 membri della CDO nella provincia di Zhejiang sono stati arrestati e fino ad oggi 408 sono ancora in custodia, sotto accusa e condanna. Una è morta appena tre giorni dopo il suo arresto.
Addetti ai lavori all’interno del governo provinciale dello Zhejiang hanno detto a “Bitter Winter” che questa operazione di arresto coordinata era stata pianificata fino a un anno fa. La sera del 14 giugno, l’ Ufficio provinciale di pubblica sicurezza ha emesso un ordine diretto, fornendo una lista per l’arresto ai dipartimenti dell’Ufficio di pubblica sicurezza di vari comuni . Pubblica sicurezza, sicurezza nazionale, polizia armata e polizia delle forze speciali hanno condotto questa operazione congiunta per arrestare membri della CDO. Nella città di Hangzhou, 189 di loro sono stati arrestati in un solo giorno. 170 sono stati arrestati nella città di Wenzhou. Oltre 100 persone sono state arrestate nelle città di Jinhua e Quzhou.
La polizia si è concentrata sull’arresto di leader e lavoratori attivi nel tentativo di sradicare completamente la CDO. È stato riferito a “Bitter Winter” che, durante l’interrogatorio di un membro della CDO, un agente ha detto: “Questa volta, stiamo sradicando i leader dalle regioni fino ai distretti più piccoli, e poi alle chiese locali, e l’intensità dello sciopero continuerà aumentare.”
Un devoto della CDO che è stato rilasciato ha rivelato che nella stanza adiacente a dove era detenuto, un dirigente della chiesa è stato torturato e maltrattato per cinque giorni. In seguito, anche un altro dirigente della chiesa fu imprigionato e poi sottoposto a tortura. Questo testimone ha detto: “Potevo sentire le sue urla”.
Secondo quanto riferito, molti degli arrestati sono stati posti sotto sorveglianza già uno o due anni prima dell’arresto. Gli addetti ai lavori del governo hanno rivelato a “Bitter Winter” che il 31 agosto 2022, le autorità della provincia di Zhejiang e Fujian hanno lanciato congiuntamente l’”Operazione 831”, seguendo e monitorando in modo completo i membri della CDO con una combinazione di sorveglianza ad alta tecnologia, ispezioni del sistema Skynet e tracciamento manuale, lasciandoli senza un posto dove nascondersi. La polizia ha anche assunto agenti sotto copertura per inserirsi nelle chiese fingendo di essere interessata agli insegnamenti della CDO. Hanno esaminato la situazione in quelle chiese e successivamente hanno effettuato arresti.
Come riferito a “Bitter Winter”, durante un interrogatorio un agente di polizia ha detto: “Dove sei andato, le volte che entri e esci da un luogo, tutto è perfettamente trasparente per noi. Pensi di essere molto cauto, ma possiamo vedere attraverso tutti voi. Ha anche detto: “Il governo ha acquisito un sacco di attrezzature di sorveglianza avanzate solo per catturare persone come te. Possiamo identificarti anche con i cappelli e le maschere.
Un altro fedele della CDO rilasciato ha dichiarato: «Questa volta, quando sono stato arrestato, mi sono reso conto che la polizia aveva usato la sorveglianza dei droni per rinchiudermi, quindi ha arrestato tutti i fratelli e le sorelle con cui sono entrato in contatto».
Secondo i rapporti, la maggior parte dei devoti della CDO detenuti in questa operazione di arresto è stata costretta a frequentare pesanti corsi di indottrinamento, che generalmente si tengono in luoghi come hotel e villaggi rurali e tenuti segreti al pubblico. Il PCC ha invitato esperti in indottrinamento, professori di alto livello in psicologia e consulenti legali. Anche funzionari di livello inferiore erano impiegati per fungere da accompagnatori. Hanno costretto i credenti della CDO a guardare video che esaltavano il Partito Comunista e hanno cercato di inculcarli con un’ampia varietà di idee atee. I devoti sono stati costretti a firmare le “tre lettere” di “pentimento, garanzia e rottura” della CDO, tradendo così la loro fede.
Un membro della CDO ha riferito: “Ci hanno costretti a guardare quei video ogni giorno, riferire i nostri pensieri e maledire Dio Onnipotente, ogni giorno!” Secondo questo informatore, era proibito pregare, erano sorvegliati mentre mangiavano e dormivano, umiliati e condannati durante quelle lezioni. Molti sono stati torturati perché si sono rifiutati di collaborare con l’indottrinamento. Un membro della CDO rilasciato ha dichiarato a “Bitter Winter”: “Se non confessassimo, la polizia non ci permetterebbe di dormire, nel tentativo di spezzarci il morale”.
(Bitter Winter 08/11/2023 JIANGTAO)
CINA - Pastori arrestati, croci rimosse, sinicizzazione: la (nuova) stretta di Pechino sulle religioni
Nel Guangxi trattenuto per 15 giorni in “fermo amministrativo” il pastore Park Guangzhe. A Wenzhou riprende la campagna di rimozione delle croci dalle chiese, tolte anche le targhe con riferimenti a Gesù. Dal primo settembre in vigore una nuova legge che impone nuove restrizioni e controlli sull’attività religiosa e i legami con l’estero.
Croci rimosse, pastori arrestati e mantenuti in fermo amministrativo per la sola colpa di praticare la fede, luoghi di culto costretti a sostenere la campagna di “sinicizzazione” secondo l’ideologia del presidente Xi Jinping. Nelle ultime settimane in Cina si registra una ulteriore escalation nella stretta sulle attività religiose, dalla pastorale alle funzioni. Restrizioni che trovano un corrispettivo anche sul piano legislativo: dal primo settembre, infatti, saranno in vigore nuove regole che intensificheranno “il controllo” su monasteri, templi, moschee, chiese e altri luoghi di pratica della fede, che “vieteranno i legami con organizzazioni d’oltremare [estere]” e dovranno garantire “una educazione patriottica ai credenti”.
Pastore arrestato
In tema di arresti è di questi giorni la notizia, rilanciata da un blog cristiano cinese, della detenzione del pastore Park Guangzhe della Christian New Life Church di Nanning, nel Guangxi, regione autonoma nel Sud, al confine con il Vietnam. Il leader cristiano è stato trattenuto per 15 giorni in base a un provvedimento di “fermo amministrativo”, con l’accusa di aver “usato la religione” per “disturbare l’ordine sociale”.
Wenzhou, croci nel mirino
Intanto il governo di Wenzhou, città-prefettura nella parte sud-orientale della provincia dello Zhejiang, sulla costa est della Cina, è pronto a riprendere come già fatto in passato la rimozione forzata delle croci sulle facciate dei luoghi di culto. Il 3 agosto scorso una chiesa di Dongqiao ha ricevuto un avviso in base al quale verrà rimosso il simbolo religioso; in risposta, i leader cristiani hanno emanato una nota in cui invitano i fedeli a pregare contro la rimozione. Intanto un pastore della città, dietro anonimato per il timore di ritorsioni, riferisce a ChinaAid di una “ripresa” a breve di un “vento demoniaco” che spinge alla “rimozione delle croci”. Un provvedimento già anticipato il mese scorso dalle amministrazioni locali della città di Shanxi, della contea di Yongjia e del distretto di Lucheng. Verranno tolte anche le targhe di bronzo appese su porte e muri recanti le scritte “Gesù”, “Cristo”, “Geova” ed “Emmanuel”.
Lo Zhejiang è una provincia con un’elevata popolazione cristiana ed è fra gli obiettivi primari della politica di controllo e “sinicizzazione” voluta dal presidente Xi Jinping sulle religioni e la pratica del culto. Già in passato, fra il 2014 e il 2016, si sono registrate oltre 1500 demolizioni di luoghi di culto e di rimozione di croci o altri simboli religiosi dalle facciate. La campagna di rimozione si è poi estesa in altre province, fra le quali quella dell’Henan, dove si è registrato un massiccio abbattimento di croci nel 2018, affiancato al rogo delle Bibbie e alla distruzione di targhe e altri simboli religiosi, fra cui frasi di ispirazione cristiana, nelle case dei fedeli.
La “sinicizzazione” del culto
Intanto il partito comunista cinese si appresta ad emanare una nuova legge in chiave repressiva della libertà religiosa. Fra le regole per i luoghi di culto - pubblicate sul sito web del Dipartimento di lavoro del Fronte unito (Dlfu), che risponde direttamente al Comitato centrale del Pcc - si legge: “Nessuna organizzazione o individuo può utilizzare i siti di attività religiose per condurre atti che mettano in pericolo la sicurezza nazionale, turbino l’ordine sociale [o] danneggino gli interessi nazionali”. I responsabili dei luoghi di culto, prosegue il documento, che saranno sottoposti a un controllo accurato da parte dei funzionari degli Affari religiosi, devono “amare la madrepatria e sostenere la leadership del Partito comunista cinese e il sistema socialista”.
Le nuove norme sono parte di una campagna politica in corso per “sinicizzare” l’attività religiosa. Secondo le linee guida, le varie sedi devono presentare in anticipo piani dettagliati sulle attività e hanno il dovere di “educare i cittadini ad amare la madrepatria”.
(AsiaNews10/08/2023) -
TESTIMONIANZA
MONGOLIA - Mons. Tegusbilig, il volto cinese perseguitato del cattolicesimo mongolo
La piccola Chiesa della Mongolia che in questi giorni incontra papa Francesco è legata da un filo rosso alla diocesi cinese di Ningxia, dove fino a tre anni fa viveva l’unico vescovo (clandestino) mongolo della storia della Chiesa cattolica. Noto anche con il nome di Ma Zhongmu, imprigionato per 11 anni per aver rifiutato di aderire all’Associazione patriottica, dopo la Rivoluzione culturale come un pastore aveva radunato uno ad uno il gregge disperso dei cattolici e tradotto in lingua mongola la Bibbia e il Messale romano.
Le parole rivolte oggi da papa Francesco da Ulan Bator ai cattolici cinesi, insieme al ricordo della presenza di p. Teilhard de Chardin nel deserto di Ordos, non sono solo un segnale alla Cina di oggi. Sono anche un ricordo di un filo rosso importante che lega la piccola comunità cattolica della Mongolia, rinata appena trent’anni fa dopo la lunga stagione del muro comunista, e le missioni cattoliche in Cina. La congregazione belga dei missionari di Scheut, infatti, fin dalla metà dell’Ottocento aveva iniziato la propria opera evangelizzatrice tra i mongoli della regione di Ordos. Avevano studiato a fondo la cultura di queste popolazioni, nella regione cinese della Mongolia Interna avevano anche vissuto il martirio all’inizio del Novecento, all’epoca della rivolta dei Boxer. E il seme da loro gettato ha continuato a germogliare anche dopo la loro espulsione negli anni Cinquanta dalla Repubblica popolare cinese, entro i cui confini oggi vivono più mongoli che in Mongolia.
Non fu, dunque, un caso se la Santa Sede, all’inizio degli anni Novanta, affidò proprio ai missionari di Scheut la missio sui iuris in Mongolia, divenuta poi la prefettura apostolica guidata oggi dal card. Giorgio Marengo. Era un modo per riprendere quello stesso cammino. Ma dentro a questo stesso alveo si inserisce anche un’altra storia che diventa particolarmente significativo oggi ricordare: quella dell’unico vescovo di etnia mongola che la Chiesa cattolica finora abbia avuto; un presule clandestino scomparso appena tre anni fa che a Ningxia, in Cina, nella travagliata storia del Novecento, è stato un testimone straordinario della fedeltà al Vangelo e un grande promotore dell’incontro tra la fede e la cultura mongola. Un esempio di “buon cristiano e buon cittadino”, per usare le parole dette oggi dal pontefice.
Il suo nome mongolo era Agtaqin Tegusbilig ma è noto anche con il nome cinese di Ma Zhongmu. Era nato il 1° novembre 1919 nella città di Borobalgasu (Chengchuan) a sud di Ordos, nella Mongolia Interna, appunto. L’origine è importante: nella loro missione di Borobalgasu i missionari di Scheut erano infatti riusciti nel piccolo miracolo di avere insieme fedeli mongoli e cinesi di etnia han. La sua storia è stata raccontata nel dettaglio due anni fa in una pubblicazione del Verbiest Institute di Lovanio, il centro studi sulla Cina dei missionari di Scheut.
Battezzato con il nome cristiano di Giuseppe, fino all’età di dodici anni Tegusbilig aiutava la famiglia a pascolare il bestiame, una parte del quale apparteneva alla missione cattolica. Nel 1935 entrò nel seminario minore di San Sheng Gong per poi traferirsi ai seminari maggiori di Hohhot e poi Datong (nello Shanxi) per terminare gli studi teologici. Fu ordinato sacerdote il 31 luglio 1947 dal vescovo belga Carlo van Melckebeke, dei missionari di Scheut, allora vescovo di Ningxia che sarebbe poi stato espulso come tutti i missionari stranieri nel 1952.
Quando i comunisti presero il potere nel 1949 p. Giuseppe Tegusbilig stava frequentando l’università cattolica Fu Ren (allora a Pechino). La campagna per “sopprimere gli elementi controrivoluzionari”, lanciata in tutta la Cina, lo convinse a tornare nella provincia di Ningxia, senza completare i suoi studi. Per alcuni anni svolse lì il suo ministero fino a quando, per essersi rifiutato di aderire all’Associazione patriottica, nel 1958 fu condannato ai lavori forzati come “capo della cricca dei contro-rivoluzionari”. Scontò otto anni di carcere e se ne vide poi aggiungere altri tre dopo aver tenuto una “omelia” al direttore del carcere.
Fu rilasciato il 20 aprile 1969 e tornò nella sua città natale: lavorò come operaio in un programma di irrigazione agricola. Solo nel 1979 poté riprendere il suo ministero sacerdotale: a quel punto andò letteralmente a cercare tutti i cattolici nella regione di Ordos, riconducendoli alla Chiesa. Il suo ministero pastorale era rivolto sia ai cattolici han sia ai cattolici mongoli della zona. “Anche se la Rivoluzione Culturale era finita - scriveva su di lui due anni fa p. Paul Urnud del Verbiest Institute di Lovanio -le persone erano come gli uccelli, che si spaventano facilmente al solo tintinnio di una corda d’arco; desideravano profondamente i sacramenti, ma nessuno osava farsi avanti perché avevano ancora paura che la Rivoluzione culturale potesse tornare di nuovo. Il vescovo Ma conosceva le preoccupazioni delle persone e le cercava una per una, una famiglia alla volta. Non aveva cavalli o altri veicoli, andava a piedi; a volte doveva camminare tutto il giorno per incontrare un vecchio cattolico in una zona lontana. La visita del vescovo li confortava; li incoraggiava, dicendo loro: ‘Non preoccupatevi, Dio non si dimentica di noi! Siamo liberi!’ Era un’immagine vivente del Buon Pastore del Vangelo e i fedeli cattolici lo chiamavano santo”.
L’8 novembre 1983 venne consacrato segretamente vescovo della diocesi di Ningxia e non fu mai riconosciuto dalle autorità. Non si occupava solo della vita spirituale dei fedeli, ma si adoperava anche per migliorare le loro condizioni di vita. Sperimentava ogni tipo di coltivazione nella fattoria della chiesa e poi insegnava agli altri come piantare, quali piante crescono facilmente e sono più preziose. Si prese cura di alcuni orfani e offrì sostegno a una cinquantina di studenti fino al completamento della loro istruzione di base. “Ma l’opera più importante – ricorda ancora p. Urnud - fu la costruzione di una nuova chiesa nell’area di Chagantologai nel 1987, che fino al 2014 restò l’unica chiesa mongola, segno di speranza per i cattolici di questo popolo”.
Un’altra sua attività importantissima fu la traduzione di testi religiosi in lingua mongola. Oltre a inni liturgici da lui anche musicati, si diede da fare per tradurre le letture della Messa quotidiana, la Bibbia, il Messale romano ma anche la storia delle apparizioni mariane in tutto il mondo. Si ritirò dal ministero di vescovo nel 2005, continuando ad essere sacerdote tra la sua gente fino a quando nel 2016 un ictus lo costrinse a letto. Morì il 25 marzo 2020, all’età di 101 anni. “La sua fedeltà, il suo duro lavoro, tutta la sua eredità è ricordata nel cuore di chi lo ha conosciuto”, conclude p. Urnud.
(AsiaNews 03/09/2023)
PER NON DIMENTICARE
NEL NAGORNO KARABAKH È IN ATTO
UN GENOCIDIO DI 120.000 CRISTIANI
Si possono Notizie nel blog Korazym.org
267° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. 4 Settembre 2023
BBC NEWS 31 08 2023 Nagorno-Karabakh: ‘La gente sviene in fila per il pane’
La chiamano la Strada della Vita, poiché è l’unica strada che collega 120.000 armeni etnici che vivono nella regione del Nagorno-Karabakh in Azerbaigian con la Repubblica di Armenia.
Ad aprile, l’Azerbaigian ha installato un proprio posto di blocco militare all’ingresso del Corridoio Lachin giustificando il suo “diritto sovrano” e il “pieno ripristino della sua integrità territoriale”. Ha accusato l’Armenia di utilizzare la strada per portare rifornimenti militari, cosa che l’Armenia nega.
Una fila di camion carichi di 400 tonnellate di aiuti umanitari per il Karabakh, tra cui cibo, medicine, latte artificiale e altri beni di prima necessità, è parcheggiata lungo l’approccio al checkpoint azerbaigiano.