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2019 10 02 PAPA FRANCESCO - Il sangue dei martiri “seme di nuovi cristiani”

Fonte:
CulturaCattolica.it
HAITI - Manifestanti violenti hanno assaltato la sede della Caritas Haiti. SIRIA - Impegno per la rinascita materiale e spirituale della Siria

PAPA FRANCESCO - Il sangue dei martiri “seme di nuovi cristiani”

Sono “l’abbandono della propria vita nelle mani del Padre e il perdono per chi ci offende”, dice il Papa, a rilevare la nostra “identità di figli di Dio”. Come Stefano così i tanti martiri di cui è ricca la Chiesa oggi, più “che al tempo dell’inizio della Chiesa”.
I martiri non sono “santini”, ma uomini e donne in carne e ossa che – come dice l’Apocalisse – «hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello» (7,14). Essi sono i veri vincitori.
Guardando ai martiri di ieri e di oggi, conclude il Papa, impariamo “a vivere una vita piena, accogliendo il martirio della fedeltà quotidiana al Vangelo e della conformazione a Cristo”.
(25 settembre 2019)

HAITI - Manifestanti violenti hanno assaltato la sede della Caritas Haiti. Appello dei Vescovi: “La violenza ha un’origine: nessun popolo deve accettare la miseria”

“Questo non è più il momento di dichiarare che siamo tutti colpevoli. Questa non è la verità. Né bisogna soltanto condannare la violenza: questa ha un’origine”, ha sottolineato la Conferenza Episcopale di Haiti in un messaggio rivolto al popolo haitiano. “Gli attuali leader - ha sottolineato la Conferenza alludendo alla amministrazione attuale - nonostante i nostri ripetuti appelli negli ultimi due anni, rimangono sordi, impegnati a gestire il loro potere, i privilegi e gli interessi viziosi”. “Esiste una violenza più atroce di quella di vivere costantemente nell’insicurezza?” domanda la Conferenza Episcopale di Haiti, ricordando “la miseria nera che toglie ogni speranza all’uomo haitiano”. “Nessun popolo deve accettare la miseria, la povertà, la violenza in modo rassegnato” affermano i prelati haitiani chiedendo ai più alti funzionari dello stato di assumersi le proprie responsabilità per il buon funzionamento delle istituzioni del paese.

L’energico appello dei Vescovi cattolici del popolo più povero del continente vuole denunciare una situazione che sta degenerando in violenza di piazza da mercoledì scorso: gruppi di manifestanti sono scesi in strada nella capitale protestando contro l’aumento del costo della benzina e la mancanza d’acqua in molti quartieri della città.

Come riferito all’Agenzia Fides da fonti nella Conferenza Episcopale, manifestanti violenti hanno assaltato anche la sede della Caritas Haiti presso la città di Les Cayes, dove gruppi violenti hanno distrutto parte del locale, razziando la sede degli uffici amministrativi e il più grande magazzino per la scorta di generi alimentari e gli aiuti umanitari nell’isola.
Secondo informazioni pervenuti a Fides, la sede Caritas era chiusa venerdì scorso proprio a causa delle rivolte in città, quindi non si sono verificate aggressioni personali al team di lavoro. Tuttavia, come ha rimarcato il coordinatore del progetto Caritas Les Cayes, Edrice Muscadin, “la folla di manifestanti ha preso tutto dal magazzino, ha rubato le motociclette, ha rotto i finestrini e bucato le ruote dei veicoli. Il saccheggio è durato più di un’ora e in nessun momento è intervenuta la polizia. Hanno rubato di tutto. Siamo costernati”.
(CE) (Agenzia Fides, 01/10/2019)

SIRIA - Impegno per la rinascita materiale e spirituale della Siria

In Siria il conflitto è diminuito di intensità, ma la gente porta ancora con sé le ferite fisiche e spirituali di nove anni di guerra. Della situazione parla padre Firas Lutfì, siriano francescano di Terra Santa, intervistato a Gerusalemme, dove è in corso il convegno sugli 800 anni dal pellegrinaggio di pace di San Francesco in Terra Santa

La sofferenza della Siria, dopo una guerra quasi decennale, è ancora evidente. Anche se in gran parte del territorio le armi tacciono, a parte la zona di Idlib, dove sono ancora asserragliati gruppi jihadisti con circa 30 mila combattenti, la popolazione civile rimane ancora duramente colpita dalle conseguenze del conflitto. Ad aggravare la situazione ci sono ora anche le sanzioni internazionali, che spesso, anziché rivolgersi sul regime di Damasco o i responsabili delle violenze, si ripercuotono sulla gente, che non riesce a ricostruirsi una vita normale. La testimonianza del padre francescano, Firas Luftì, siriano, conferma le difficoltà di una popolazione, che deve ritrovare una dimensione materiale e spirituale.

R. – Attualmente, la vita è molto dura, in Siria. E’ vero che in alcune zone le armi tacciono, però, ecco, dobbiamo tener conto di una realtà di guerra che è durata nove anni: quindi, una distruzione massiccia, case demolite, quartieri interamente in rovina, chiese che necessitano di un intervento per la ricostruzione … e certo, una popolazione di 23 milioni prima della guerra: la metà non c’è più, tra morti, profughi e un Paese in ginocchio dal punto di vista demografico. I giovani non ci sono più, sono tutti scappati; i bambini e le donne hanno subito gravi traumi psicologici a causa di questi anni di guerra e di grandi sofferenze, e inoltre le sanzioni economiche imposte alla Siria, pensando di colpire i responsabili della guerra mentre invece colpiscono la gente normale, gli innocenti e i più poveri.

Da noi arrivano sempre notizie anche dei bambini …
R. – Noi, per i bambini, abbiamo cercato di creare un progetto chiamato “Arte terapeutica”, che è un modo per aiutare i bambini a recuperarsi da quel trauma psicologico che li ha toccati profondamente. Quindi, “Arte terapeutica” è un grande centro nel quale si fa musica e sport – perché questi bambini durante la guerra non potevano né giocare, né uscire di casa, né studiare … Poi, c’è anche il teatro … insomma, è quello che diceva Dostojewski: la bellezza salva e salverà il mondo; noi l’abbiamo concretizzato mediante un progetto di esperti in psicologia e in arte per aiutare questi bambini. Sapete quanti erano i bambini che hanno frequentato il nostro centro, solo questa estate? 1.000 bambini! Quindi abbiamo cercato di aiutare, almeno durante l’estate, mille bambini a trovare un senso diverso e profondo per la loro vita, per la loro esistenza.

La parte spirituale di queste persone … bisogna ricostruire tutto …
R. – Sì, perché durante una guerra nascono le grandi e difficili domande: perché noi? Perché Dio ha permesso che noi soffrissimo? E cosa abbiamo fatto di male per essere castigati? E perché devo pagare io le conseguenze delle alleanze tra cattivi? Se loro vogliono combattere, perché fanno questa guerra e combattimenti nel mio terreno, nella mia casa e nella mia patria? Sono domande difficili … noi non abbiamo i mezzi per rispondere, e comunque non abbiamo risposte sufficienti. Però, secondo me, vale la pena cambiare prospettiva: come posso io essere oggi le mani e le braccia di Gesù sofferente, i piedi di Gesù e soprattutto il cuore di Gesù, che ama e accoglie l’altro?
(RV 01 10 2019 Silvonei Protz – Gerusalemme)

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