2019 01 16 CINA e VENEZUELA
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CINA - La guerra di Pechino contro il Natale dei bambini
Obbligo di andare a scuola il giorno di Natale; divieto di entrare in chiesa per i minori di 18 anni. Ora sono proibiti anche i distici augurali per il Nuovo anno cinese, se hanno sfondo religioso.
Bambini e minori di 18 anni bloccati all’entrata della chiesa per attuare il divieto di non farli partecipare alla messa di Natale; nelle scuole, ordine agli studenti di non celebrare la festa cristiana in nessun modo, obbligando alla frequenza. Perfino i distici [tradizionali cartelli augurali per il nuovo anno cinese, da mettere ai lati delle porte di casa, che i cristiani adattano con pensieri religiosi] sono stati proibiti. La testimonianza di p. Stanislao, un sacerdote della Cina del nordest. Nel suo racconto colpisce la resistenza dei giovani, che hanno premuto per entrare in chiesa. Solo l’intervento del parroco ha calmato le acque.
L’altro ieri, la mattina prima di Natale, i funzionari del Fronte unito e dell’Ufficio affari religiosi sono venuti per gli auguri. Mi hanno raccomandato i problemi della sicurezza e poi mi hanno ricordato che nei giorni di festa non è consentito ai minori di partecipare alla Messa o incontri serali. Inoltre i distici augurali per la Festa di primavera non possono essere venduti o affissi prima che siano stati approvati.
Ho risposto: su molti problemi c’è bisogno che noi continuiamo a discutere; molte opinioni possono essere solamente opinioni, non norme, e non potrebbero essere così generali come le politiche costituzionali. I dirigenti del Fronte unito forse non intendevano polemizzare; aperto l’argomento, si sono affrettati ad andarsene.
Tuttavia prima di Natale il Dipartimento dell’educazione ha informato ogni scuola, a voce o per iscritto, che si dovevano continuare le lezioni durante il giorno e di sera. Inoltre ha dato disposizioni perché gli studenti durante le feste natalizie non facessero regali e non organizzassero feste o incontri a sfondo religioso. Fortunatamente confidando nella grazia di Dio i nostri ragazzi, chi prima e chi dopo, uno dopo l’altro, sono venuti alla Messa di mezzanotte. Gli uomini della polizia alla fine hanno tenuto duro stando in guardia solo per la sicurezza pubblica, senza interferire con gli affari degli altri.
La mattina presto ho ricevuto una chiamata da mia madre: parlava in modo concitato. Mi ha detto che alla chiesa del nostro villaggio i funzionari del governo avevano severamente proibito ai minori di partecipare alle funzioni e ne era nato un litigio che non si calmava. Alla fine il parroco per procedere con la funzione, ha almeno benedetto i bambini, lasciandoli poi ritornare a casa.
Il giorno dopo ho saputo che in un’altra chiesa della zona era successa la stessa cosa: ai bambini non è stato permesso di partecipare. I funzionari del governo dall’inizio alla fine sono stati lì a osservare guardinghi.
Alla chiesa della mia città l’Ufficio per gli affari religiosi ha mandato gente a sorvegliare, facendo in modo che i minori stessero in altri locali e non partecipassero alla Messa di mezzanotte.
In un’altra chiesa di una grande città della mia provincia ai minori non è stato permesso di partecipare. Al cancello e alla porta sono stati messi dei sistemi di sicurezza, da un lato per controllare, dall’altro per mandare indietro la gente.
Nel notiziario abbiamo sentito la portavoce del Ministero degli esteri, la signora Wah, piena di retorica e sicura di sé dire al mondo: “Voi non capite la Cina. Non sapete quanti templi buddhisti e taoisti e chiese cristiane in Cina operano legalmente? I cittadini cinesi secondo la legge godono di piena libertà religiosa! Abbiamo preso misure preventive contro i terroristi e gli estremisti, per permettere a tanta gente comune di godere pienamente della normale libertà religiosa!” Nei notiziari si continua a parlare di “confidenza nella propria cultura” e “libertà religiosa”.
Nelle chiese di campagna della mia zona le croci sono state tolte e poi rimesse; ma forse in futuro verranno distrutte. È da notare che si tratta di luoghi di culto registrati.
La Chiesa della mia provincia non ha avuto nemmeno il permesso di stampare i distici per la Festa di primavera. Nel magazzino della tipografia i distici della Chiesa sono stati distrutti. (Li avevo scritti io personalmente, impugnando il pennello e intingendolo nell’inchiostro).
(14/01/2019 Asia News di Fr Stanislaus) (???)
VENEZUELA - Crisi migratoria senza precedenti in Venezuela, la testimonianza di p. George
Il Venezuela stretto nella crisi economica sta affrontando anche un’epocale emergenza migratoria: oltre 2 milioni di abitanti hanno lasciato il Paese dal 2015.
Padre George Engel da Caracas: “la gente muore di fame”
“Questo tempo di benedizione consenta al Venezuela di ritrovare la concordia e a tutte le componenti sociali di lavorare fraternamente per lo sviluppo del Paese e per assistere le fasce più deboli della popolazione”. Papa Francesco il giorno di Natale ha pregato ed esteso la benedizione dell’Urbi et Orbi anche al Venezuela che da diversi anni è stretto tra una crisi economica con un tasso di inflazione superiore al 340 mila% e una crisi politica, inasprita dal secondo mandato di Nicolas Maduro, giudicato da molti incostituzionale, che ha generato proteste e rivolte e dalla minaccia del Presidente americano Donald Trump di voler invadere il Paese. Questo doppio binario sta fiaccando la popolazione costretta a fuggire da uno Stato che ha le più grandi riserve petrolifere al mondo, ma dove di fatto manca tutto dai generi alimentari ai farmaci. Anche la criminalità è in aumento. Nel 2017 sono stati registrati 89 omicidi ogni 100.000 persone: un tasso quindici volte superiore alla media globale.
Crisi migratoria senza precedenti
Ma ciò che spaventa oggi è la crisi migratoria. Secondo l’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e l’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), ogni giorno in media 5.500 persone lasciano il loro Paese. E la crisi anziché diminuire dovrebbe addirittura aggravarsi nel 2019; le Nazioni Unite prevedono per la fine del prossimo anno 5,3 milioni di migranti e rifugiati venezuelani. Questo esodo è considerato dall’Onu come il più massiccio spostamento di persone nella storia recente dell’America Latina.
Padre George Engel, parroco della parrocchia di Notre-Dame dell’Assomption in un quartiere popolare di Caracas, è in Venezuela da 16 anni, e al microfono di Marine Henriot della nostra redazione francese ribadisce che la situazione è drammatica e che la gente ormai muore anche di fame.
La testimonianza di p. George
“In questi ultimi tempi la crisi in Venezuela si è aggravata in maniera preoccupante, segnata dalla fame e poi soprattutto dalla violenza che ne deriva. Non bisogna dimenticare – afferma - che, secondo l’ultimo rapporto dell’associazione Secours Catholique sul piano internazionale – un rapporto pubblicato qualche giorno fa – la Caritas indica che il salario minimo mensile in Venezuela è attualmente pari a sei dollari: ovvero il più basso di tutta l’America Latina. L’ultimo rapporto Caritas afferma che il 53% della popolazione è obbligata oggi a trovare il cibo in luoghi “non convenzionali”; e quando la Caritas fa questa affermazione, la usa come eufemismo per dire che le persone oggi si sono ridotte a cercare da mangiare persino nella spazzatura. Stamattina ho ricevuto la notizia che un bambino di quattro mesi, appena deceduto nell’ospedale pediatrico vicino alla mia parrocchia, è stato per quindici giorni in terapia intensiva, e durante questo periodo non è mai stato sottoposto ad una radiografia perché le apparecchiature sono rotte, e non gli sono state fatte neanche le analisi del sangue perché i laboratori dell’ospedale non funzionano più”.
Parrocchie vuote, cervelli in fuga
La crisi migratoria è però secondo padre George il problema più importante da affrontare. “Per quanto riguarda la parrocchia dove mi trovo, la parrocchia ‘El Salvador’ nel centro di Caracas – racconta - più della metà dei giovani che di solito la frequentavano sono andati via: più della metà e questo è orribile...! E hanno lasciato il Paese per andare in Colombia, in Cile o in Perù. La parrocchia dove sono io, El Salvador, si svuota, ogni giorno drammaticamente. Credo – prosegue - che la situazione sarà sempre più difficile. Non bisogna dimenticare che il problema principale per il futuro del Paese non è quello economico: il problema riguarda la fuga dei cervelli. Perché dei prestiti il Paese li troverà sempre grazie al Fondo Monetario Internazionale, ma con i giovani che saranno partiti, come potrà in seguito ricostruirsi il Paese? Questo è il problema più importante secondo me”.
Cecilia Seppia - Città del Vaticano RV 27 12 2018