2014 06 25 Papa Francesco: “La persecuzione contro i cristiani oggi è addirittura più forte che nei primi secoli della Chiesa”. PAKISTAN-IRAQ-EUROPA-AFRICA
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VATICANO
“Alla luce delle acquisizioni della ragione, confermate e perfezionate dalla rivelazione, e del progresso civile dei popoli, risulta incomprensibile e preoccupante che, a tutt’oggi, nel mondo permangano discriminazioni e restrizioni di diritti per il solo fatto di appartenere e professare pubblicamente una determinata fede. È inaccettabile che addirittura sussistano vere e proprie persecuzioni per motivi di appartenenza religiosa! Anche guerre! Questo ferisce la ragione, attenta alla pace e umilia la dignità dell’uomo”. Sono le parole di Papa Francesco nel discorso ai partecipanti al Convegno internazionale
“La libertà religiosa secondo il diritto internazionale e il conflitto globale dei valori”, ricevuti il 20 giugno.
Il Papa ha sottolineato che “di recente, il dibattito intorno alla libertà religiosa si è fatto molto intenso”, e che “gli ordinamenti giuridici, statuali o internazionali, sono chiamati a riconoscere, garantire e proteggere la libertà religiosa, che è un diritto intrinsecamente inerente alla natura umana, alla sua dignità di essere libero, ed è anche un indicatore di una sana democrazia e una delle fonti principali della legittimità dello Stato”. Il Santo Padre ha infine sottolineato: “E’ per me motivo di grande dolore constatare che i cristiani nel mondo subiscono il maggior numero di tali discriminazioni. La persecuzione contro i cristiani oggi è addirittura più forte che nei primi secoli della Chiesa, e ci sono più cristiani martiri che in quell’epoca”. (Agenzia Fides 21/6/2014)
Asia Bibi, cinque anni in carcere
La donna pachistana, condannata a morte per blasfemia in prima istanza, resta in attesa dell’avvio del processo di appello
19 Giugno 2014 - Oggi cadono i cinque anni dall’arresto di Asia Bibi. Era infatti il 19 giugno 2009 quando la donna cattolica pachistana fu denunciata alla polizia, nella provincia del Punjab, per presunte offese nei confronti del profeta dell’Islam Maometto.
Nel novembre 2010, in prima istanza, Asia Bibi è stata condannata a morte. È da allora che attende l’avvio del processo d’appello, più volte rinviato dall’Alta Corte di Lahore, competente per il territorio, e ora persino neanche più calendarizzato.
La donna, detenuta in isolamento per preservarne l’incolumità, prosegue così il suo personale calvario che la tiene separata dal marito e dai cinque figli. Padre James Channan, già provinciale dei Domenicani, direttore del Centro per la Pace di Lahore, conferma all’agenzia Misna: “Devono essere tempi molto duri per lei, aggravati dalla constatazione che l’impegno a livello nazionale e internazionale non le sono stati di nessun aiuto concreto”.
Padre Channan rivolge inoltre una diagnosi della situazione in Pakistan. “Le accuse ammesse dalla legge antiblasfemia - riferisce - sono diventate molto comuni e il loro uso ha privato di volontà di reazione i cristiani”. Questi ultimi sono doppiamente perseguitati. “Da un lato - spiega - un cristiano rischia perché accusato ingiustamente (finora tute le accuse sono state dimostrate false nei gradi superiori di giudizio), dall’altro l’intera comunità di cui fa parte soffre e finisce sotto attacco”.
Una situazione che rende i cristiani pachistani “spaventati”, in “difficoltà a prendere apertamente le difesi di Asia Bibi o a mettere in discussione la legge antiblasfemia”. Padre Channan dichiara che “hanno scelto di conseguenza un approccio più nascosto per risolvere questo caso ma anche per individuare una diversa prospettiva per le minoranza in questo Paese dove crescono fanatismo e radicalismo”.
IRAQ - L’Arcivescovo Nona: statua della Madonna distrutta dagli islamisti,
L’Arcivescovo caldeo di Mosul, S. Ecc. Amel Shamon Nona, conferma all’Agenzia Fides la distruzione di una statua della Vergine Maria da parte degli insorti sunniti che hanno preso il controllo della città, ma aggiunge che per il momento non esistono riscontri alle voci di una “tassa islamica” che sarebbe stata imposta ai cristiani di Mosul dagli islamisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. “Una statua della Vergine Maria” riferisce a Fides l’Arcivescovo Nona “è stata distrutta da elementi islamisti che l’avevano tirata giù da una torre della chiesa caldea dell’Immacolata. Il santuario mariano è un luogo di culto molto frequentato dai fedeli” aggiunge mons. Nona. La stessa sorte è stata riservata ad altre statue della città”.
Fonti diverse ribadiscono che i cristiani rimasti in città sono pochissimi, perlopiù anziani. “Finora” riferisce mons. Nona, anche lui trasferitosi nel villaggio di Tilkif, “solo ad alcuni dipendenti pubblici cristiani è stato detto di non tornare al proprio posto di lavoro, facendo riferimento esplicito al loro status di membri di una minoranza. Di certo la situazione sta peggiorando, e siamo tutti preoccupati.”.
Nella giornata di domenica 22 giugno, in un’intervista televisiva, il ministro iracheno per i diritti umani Mohammed Shia al Sudani ha accusato i miliziani sunniti dell’ISIL di aver commesso atrocità tra la popolazione della Piana di Ninive, incendiando chiese, imponendo tasse alle comunità cristiane e stuprando donne cristiane, cinque delle quali, a detta del ministro, si sarebbero suicidate dopo aver subito violenza. (Agenzia Fides 23/6/2014).
E sui cristiani in fuga e sulla situazione: una piccola testimonianza e richiesta di preghiera:
Queste sono le parole che ha appena scritto sul diario Salaam, un cristiano iracheno di Qaraqosh, cittadina cristiana al centro della Piana di Ninve, in Provincia di Mosul, dove esiste un’antichissima comunità cristiana di lingua aramiaca (la lingua di Gesù!) e dove, a seguito della guerra, si sono radunati quasi tutti i Cristiani dell’Iraq, in fuga dalle grandi città:
(…) Potrebbe essere l’ultima volta che mando un messaggio perchè i terroristi sono quasi qui… grazie per tutto quello che avete fatto per noi… Forse un tocco da Gesù è tutto ciò di cui abbiamo bisogno… Fino a questo momento la situazione qui a Qaraqosh è stabile, ma la paura è diffusa tra noi… le notizie sono così cattive.. Non so, ma se Dio mi darà la chance di sopravvivere, allora non starò più in Iraq, non c’è speranza in questo Paese e per il suo popolo.. Abbiamo bisogno di un immediato supporto militare ma questo è quasi impossibile in questo mondo pieno di follia e amore per il denaro.. Le vostre preghiere possono fare miracoli.
EUROPA
Richiamo alla Commissione europea per la bocciatura di “Uno di Noi”
Per i rappresentanti dei 28 Parlamenti europei, riuniti ieri ad Atene, “così si mortifica la volontà popolare”
Si è conclusa ad Atene la riunione della COSAC, la Conferenza delle Commissioni specializzate per gli affari europei dei 28 Parlamenti dei Paesi Ue insieme alla delegazione del Parlamento europeo. Quest’ultima era guidata dal Presidente uscente della Commissione Affari Costituzionali, Carlo Casini.
La riflessione sul tema del grave deficit di democrazia nell’Unione europea ha portato all’esame del danno alla democrazia apportato dalla recente decisione della Commissione europea di non dare seguito alla Iniziativa dei cittadini europei UnoDiNoi, forte di quasi due milioni di adesioni. “In tal modo - si legge in un comunicato dell’organizzazione - anziché avvicinare i cittadini all’Europa se ne determina un ulteriore allontanamento e si mortifica la democrazia in quanto la Commissione è un organo esecutivo e non politico. Un giudizio che ha trovato posto nel documento conclusivo dell’incontro di Atene”.
Il testo, approvato all’unanimità da tutte le delegazioni, afferma, a proposito di UnoDiNoi: “La COSAC tenendo in considerazione la diffusa sfiducia verso le istituzioni europee appoggia fortemente la partecipazione democratica dei cittadini europei nella procedura legislativa nel contesto della Iniziativa dei cittadini europei e incoraggia un più attivo coinvolgimento del Parlamento europeo riguardo al suo seguito”.
L’auspicio degli organizzatori, confortato dalla volontà dei rappresentanti dei Parlamenti nazionali, è che il nuovo Parlamento europeo riprenda la questione dei diritti dell’embrione e sia esso a dare sviluppo a UnoDiNoi.
SUDAFRICA - Uccisa una missionaria statunitense che ha dedicato la sua vita agli orfani sudafricani
La polizia sudafricana ha arrestato due uomini sospettati di aver ucciso una religiosa statunitense di 82 anni, suor Mary Paule Tacke, della Congregazione delle Suore missionarie del Preziosissimo Sangue (CPS), conosciute anche come Missionarie di Mariannhill, le indagini sono ancora in corso.
Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, la vettura di suor Mary era stata fermata da alcuni banditi domenica 15 giugno nei pressi di Mthatha, mentre la religiosa stava recandosi a visitare uno degli orfanotrofi da lei fondato. La vettura, con i banditi a bordo, era stata successivamente inseguita dalla polizia. L’inseguimento era terminato quando l’auto, guidata dai banditi, si era ribaltata nei pressi di Qokolweni. I malviventi erano riusciti a fuggire. A bordo dell’auto era stata ritrovata una pistola ma non c’era nessuna traccia della religiosa. Dopo giorni di ricerche il corpo di suor Mary è stato ritrovato il 20 giugno, in un ruscello nei pressi del villaggio di Tyara, a 60 km da Mthatha. La salma non presentava segni di colpi di armi da fuoco o inferti con un’arma bianca. La polizia ritiene che la religiosa sia stata strangolata. Nelle sue tasche c’era il portafoglio con del denaro, la patente e le chiavi di casa
Suor Mary era originaria di Cottonwood, nell’Idaho, e operava in Sudafrica fin dagli anni ‘50. Aveva fondato il Bethany Place of Safety (un orfanotrofio per bambini abbandonati) nel 1955 dopo che alcuni poliziotti le avevano affidato degli orfani. In seguito aveva fondato un altro orfanotrofio, il Thembelihle Home, per bambini più grandi, molti dei quali sono sieropositivi.
(Agenzia Fides 23/6/2014)
NEPAL - Arrestati 40 leader cristiani per “conversioni forzate”: a rischio la libertà religiosa
Oltre 40 leader cristiani sono stati arrestati, e poi rilasciati, accusati di presunte “conversioni forzate di fedeli indù”. Come appreso da Fides, la polizia nepalese ha eseguito l’ondata di arresti, tutti di leader di comunità cristiane protestanti, il 13 giugno scorso, su pressioni di leader indù nepalesi, ma solo ora ne è stata diffusa notizia. Gli arresti “costituiscono una minaccia inquietante alla libertà religiosa in Nepal” denuncia una nota inviata a Fides dall’Ong “Barnabas team”. Gli arresti sono il segno di insofferenza verso le minoranze: una folla indù si è infatti riunita fuori dal carcere, minacciando una rivolta se i cristiani fossero stati liberati. La maggior parte dei detenuti sono stati comunque rilasciati poche ore dopo l’arresto, ma 8 leader sono rimasti in custodia fino al 15 giugno. Secondo fonti locali, gli indù in Nepal, ispirati dai movimenti estremisti in India, “sono alla ricerca di pretesti contro i cristiani”.
In una recente visita in Nepal, agli inizi di giugno, Bhagat Singh Koshiyari, vicepresidente del partito nazionalista indiano “Bharatiya Janata Party” (BJP), che ha vinto le elezioni generali in India a maggio, ha esortato i leader civili nepalesi a “bandire immediatamente le conversioni religiose”, sostenendo che “i paesi occidentali promuovono il proselitismo in Nepal, a danno dell’induismo, da quando è diventato uno stato laico, nel 2006”.
Il tentativo del BJP di influenzare i leader del Nepal giunge mentre l’Assemblea costituente del piccolo paese è in fase di stesura di una nuova Costituzione, a lungo attesa. I cristiani sono preoccupati e auspicano che i loro diritti e le libertà fondamentali, come quella di espressione e di religione, siano rispettate nella nuova Carta. (Agenzia Fides 24/6/2014)