Associazione Cultura Cattolica

Il calendario del 19 Gennaio

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

• 1419 - Guerra dei Cent'anni: Rouen si arrende a Enrico V d'Inghilterra che rende la Normandia parte dell'Inghilterra

• 1764 - John Wilkes viene espulso dalla Camera dei Comuni per diffamazione e sedizione

• 1806 - Il Regno Unito occupa il Capo di Buona Speranza

• 1829 - Prima del Faust di Johann Wolfgang von Goethe

• 1839 - La Compagnia Britannica delle Indie Orientali cattura Aden

• 1840 - Il Capitano Charles Wilkes circumnaviga l'Antartide, reclamando quella che diventerà nota come Terra di Wilkes per gli Stati Uniti

• 1853 - Prima del Trovatore di Giuseppe Verdi, a Roma

• 1883 - Il primo servizio di illuminazione elettrica che impiega cavi elettrici sospesi, costruito da Thomas Edison, entra in funzione a Roselle (New Jersey)

• 1899 - Costituzione del Sudan Anglo-Egiziano

• 1915

  1. - George Claude brevetta il tubo al neon per l'impiego nella pubblicità.
  2. - Zeppelin tedeschi bombardano le città di Great Yarmouth e King's Lynn, nel Regno Unito, facendo più di 20 vittime. Si tratta del primo bombardamento deliberato di civili della storia

• 1918 - Guerra civile finlandese: si svolge la prima importante battaglia tra le Guardie Rosse e le Guardie Bianche

• 1920 - Il Senato degli Stati Uniti vota contro l'adesione alla Società delle Nazioni

• 1937 - Howard Hughes stabilisce un nuovo record aereo, volando da Los Angeles a New York in 7 ore, 28 minuti e 25 secondi

• 1939 - Italia: il fascismo scioglie il Parlamento, sostituendolo con la Camera dei Fasci e delle Corporazioni

• 1941 - Seconda guerra mondiale: Truppe britanniche attaccano l'Eritrea in mano italiana

• 1942 - Seconda guerra mondiale: Le forze giapponesi invadono la Birmania

• 1949 - Cuba riconosce Israele

• 1955 - Il gioco da tavolo Scarabeo fa il suo debutto

• 1966 - Indira Gandhi viene eletta Primo Ministro dell'India

• 1969 - Muore lo studente Jan Palach, dopo essersi dato fuoco 3 giorni prima nella Piazza San Venceslao di Praga, per protesta contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia avvenuta nel 1968. Il suo funerale si trasformerà in un'altra grande manifestazione

• 1977
  1. - Il presidente statunitense Gerald Ford perdona Iva Toguri D'Aquino (alias Tokyo Rose).
  2. - Nevicata a Miami. L'unica nella storia della città

• 1981 - Funzionari statunitensi e iraniani firmano un accordo per il rilascio di 52 ostaggi statunitensi dopo 14 mesi di prigionia

• 1983
  1. - Il criminale di guerra nazista Klaus Barbie viene arrestato in Bolivia.
  2. - L'Apple Lisa, primo personal computer della Apple Computer, Inc. ad avere un interfaccia grafica ed un mouse, viene annunciato

• 1993 - L'IBM annuncia una perdita di 4,97 miliardi di dollari per l'anno 1992. SI tratta del più grande passivo annuo da parte di un'impresa nella storia degli Stati Uniti

• 1997 - Yasser Arafat ritorna ad Hebron dopo più di 30 anni e si unisce ai festeggiamenti per la cessione dell'ultima città della Cisgiordania controllata da Israele

• 2005
  1. - Somalia: Miliziani musulmani integralisti distruggono completamente il cimitero italiano di Mogadiscio. Dietro il vandalismo probabili interessi edilizi sulla zona.

  2. - Sulle spiagge di Newport Beach, a Los Angeles, si arenano più di 1.500 calamari giganti (Dosidicus gigas, o calamari di Humboldt). La specie è comune nell'America del Sud ma non si era mai spinta così a nord

• 2007 - Italia: Anomala ondata di caldo su tutto lo stivale e soprattutto nella provincia di Cuneo a causa del vento Föhn e a Borrasco (CN) si sono raggiunti i +29,4 °C, temperatura superiore alla media delle massime del mese di luglio; da notare che a Borrasco la media delle massime per il mese di gennaio è di poco superiore ai + 3 °C.

• 2038 - Problema dell'anno 2038: alle ore 3:14:07 del mattino i sistemi UNIX a 32 bit esauriranno la capacità di calcolo del tempo basata su

Anniversari

• 1565 - Diego Laínez (Almazán, 1512 – Roma, 19 gennaio 1565) è stato un gesuita spagnolo, tra i primi discepoli di Ignazio di Loyola, cui succedette come Preposito Generale dell'ordine
Diego Laínez (o Laynez) discendeva da una famiglia ebraica: dopo il dottorato in filosofia conseguito nel 1532 ad Alcalá de Henares, si trasferì a Parigi per studiare teologia. In Francia conobbe Ignazio di Loyola, del quale divenne discepolo e compagno: fatti gli esercizi spirituali sotto la sua guida (1533), il 15 agosto 1534, nella chiesa di Saint-Pierre di Montmartre, pronunciò i voti con Ignazio e altri cinque confratelli, ponendo le prime basi della Compagnia di Gesù.
Nel 1537 si trasferì a Roma e si distinse come predicatore in diverse città italiane. Prese parte alla prime fasi del Concilio di Trento (1545-1563), prima come padre spirituale degli alti prelati, poi come consultore teologico, segnalandosi per la sua dottrina. Alla morte di Ignazio (31 luglio 1556), Laínez gli succedette come generale (1558).
Nel conclave del 1559 (quello da cui uscì poi eletto papa Pio IV) non venne eletto papa solo per pochi voti; su incarico del pontefice, nel 1561 accompagnò il cardinale Ippolito d'Este in Francia, per sostenere la causa del cattolicesimo contro il calvinismo al sinodo di Poissy.
Ha lasciato le Disputationes tridentinae, pubblicate postume nel 1885.

• 1865 - Pierre-Joseph Proudhon (Besançon, 15 gennaio 1809 – Parigi, 19 gennaio 1865) è stato un filosofo e anarchico francese.
È stato il primo ad attribuire un significato positivo alla parola "anarchia", che prima era utilizzata soltanto in senso dispregiativo, cioè nel senso di caos, disordine (perfino da William Godwin):
«"Sei un repubblicano?"
"Repubblicano [...] sì. Ma non significa nulla. Res publica, la cosa pubblica. Chiunque si interessi alla cosa pubblica può definirsi repubblicano. Anche i re sono repubblicani."
"Bene! Quindi sei un democratico?"
"No."
"Cosa? Forse un monarchico?"
"No."
"Costituzionalista?"
"Dio non voglia!"
"Vorresti una forma di governo mista?"
"Meno che mai..."
"E allora cosa sei?"
"Un anarchico..."
"Ah, [...] capisco. Sei ironico."
"Assolutamente no. Ti sto dando la mia seria e ponderata professione di fede. Sebbene un fervente sostenitore dell'ordine, io sono - nel più forte significato del termine - un anarchico."»

Giovinezza

Proudhon nacque a Besançon in Francia da un fabbricante di barili per birra. A sedici anni, dopo un'infanzia spesa in lavori familiari per lo più rurali, entrò nella scuola della città, nonostante la famiglia fosse troppo povera per garantirgli i libri necessari. A diciannove anni entrò a lavorare nel campo della stampa, per poi diventare revisore di opere ecclesiastiche in via di pubblicazione. Acquistò in questo modo una discreta conoscenza in ambito teologico che coltivò studiando ebraico e comparandolo al greco, al latino e al francese. Scrisse anche un trattato di grammatica generale, Essai de grammaire génerale, che costituisce una prima prova della sua audacia intellettuale. Nel 1838 ottenne la borsa di studio Suard di 1500 franchi annui per tre anni, offerta in dono dall'Accademia di Besançon come incoraggiamento per le giovani promesse.

Interessi in politica
Nel 1839 scrisse il trattato L'Utilité de la célébration du dimanche, che contiene i primi germogli delle sue idee rivoluzionarie. In questo periodo inoltre si recò a Parigi dove condusse una vita povera, ascetica e dedita allo studio, entrando tuttavia in contatto con gli ideali socialisti che allora fomentavano la capitale francese. Nel 1840 pubblicò Qu'est-ce que la propriété?, Cos'é la proprietà?, in cui sostiene la sua ormai celebre tesi secondo cui "la propriété, c'est le vol","la proprietà è un furto", che gli valse l'antipatia dei membri direttivi dell'Accademia di Besançon, che tuttavia non riuscirono a ritirargli la borsa di studio. Infine nel 1846 diede alla luce la sua più grande opera, il Systéme def contradictions économiques ou Philosophie de la misère,Il sistema delle contraddizioni economiche o La filosofia della povertà. Per qualche tempo Proudhon portò avanti una piccola tipografia a Besançon, ma senza successo. Successivamente divenne una sorta di manager per un'impresa commerciale di Lione. Nel 1847 tuttavia lasciò questo impiego e alla fine si stabilì a Parigi, dove era ora celebrato come uno dei massimi esponenti dell'innovazione. In quest'anno aderì per poco tempo alla Massoneria. Nella corrispondenza con Giuseppe Ferrari sull´unione italiana Proudhon criticava Mazzini in quanto massone (Correspondance vol IX Paris, ed A. Lacroix 1875) e si lamentava spesso di essere perseguito dalla massoneria. Criticando Marx lo definiva in senso spregiativo "massone ebreo".

Proudhon e la Rivoluzione del 1848
Proudhon rimase sorpreso dalla Rivoluzione del 1848. Partecipò alla rivolta di Febbraio e alla stesura di quello che definiva "la prima proclamazione repubblicana" della nuova repubblica. Tuttavia ebbe una cattiva impressione del nuovo governo provvisorio, capeggiato da Dupont de l'Eure, un politico di vecchio stampo, oltre che da liberali quali Lamertine, Ledru-Rollin, Crémieux, Burdeau ed altri, che anteponevano la riforma politica a quella socio-economica, che Proudhon considerava basilare. Proudhon pubblicò il proprio punto di vista circa le riforme da affrontare, che fu completato nel 1849, dal titolo Solution du probléme social, Soluzione della questione sociale, nel quale mette a punto un sistema di mutua cooperazione finanziaria tra lavoratori. Riteneva infatti che solamente questo avrebbe potuto trasferire il controllo delle relazioni economiche dai banchieri e dai capitalisti ai lavoratori veri e propri. La parte centrale del suo progetto era la fondazione di una banca che fornisse credito a un basso tasso di interesse ed emanasse banconote per sostituire le valute basate sull'oro. Durante la Seconda Repubblica Francese Proudhon godette di un enorme impatto sul pubblico grazie alla sua attività giornalistica.
Era coinvolto in quattro differenti testate:
Le Représentant du Peuple (February 1848 - August 1848), Le Peuple (September 1848 - June 1849), La Voix du Peuple (September 1849 - May 1850) e Le Peuple de 1850 (June 1850 - October 1850).
Il suo stile polemico, unito all'immagine di osservatore esterno che egli aveva di se stesso, produsse un giornalismo cinico e combattivo che attirava molti lavoratori francesi, nonostante ne allontanasse altri. Criticò ripetutamente le forze armate del governo e promosse la riforma del credito. Alla fine tentò di fondare una banca popolare, Banque du peuple, nel 1849, ma nonostante le oltre 13.000 firme (soprattutto da parte di lavoratori), le emissioni furono limitate a 18.000 franchi e l'intera impresa abortì. Proudhon si candidò per l'assemblea costituente nell'Aprile del 1848, ma non fu eletto, sebbene il suo nome apparse nei ballottaggi a Parigi, Lione, Besançon e Lille. Tuttavia ottenne il successo nelle elezioni complementari tenutesi il 4 giugno e militò come deputato durante i dibattiti per l' Ateliers Nationaux, creato per un decreto del repubblicano Louis Blanc nel Febbraio 1848. L' Ateliers Nationaux doveva garantire l'impiego ai disoccupati, ma Proudhon non fu mai entusiasta di quest'attività, considerandola essenzialmente un'istituzione caritatevole che non risolveva i problemi del sistema economico. Inoltre era contro la sua eliminazione, a meno che non fosse stata trovata una alternativa per i lavoratori che vi erano impiegati. Rimase fortemente colpito dalla violenza della rivoluzione nel 1848, provocata dalla chiusura dell' Ateliers Nationaux. In seguito visitando di persona le barricate ebbe modo di realizzare che la sua presenza alla Bastiglia allora fu una delle azioni più onorevoli della sua vita. Ma in generale, durante gli eventi tumultuosi del 1848, Proudhon si oppose alle insurrezioni predicando una conciliazione pacifica, una decisione che era coerente con il suo impiego contro la violenza: disapprovò difatti le rivolte e le dimostrazioni di Febbraio, Maggio e Giugno 1848. Proudhon morì il 19 gennaio 1865 e fu seppellito a Parigi, nel cimitero di Monparnasse nella cappella di famiglia.

Il pensiero
Proudhon è il primo intellettuale conosciuto per essersi definito "anarchico".

Governo
Egli definì inizialmente l'anarchia come l'assenza di signori, di monarchi o governanti in uno stato sovrano, in Che cos'è la proprietà? e come il bisogno di "una società senza autorità" in L'idea generale della Rivoluzione. Estese poi questa analisi oltre le mere istituzioni politiche, affermando che "proprietario" è sinonimo di "padrone". Per Proudhon infatti: «"Capitale" in campo politico è sinonimo di "governo". La concezione economica di capitalismo, quella politica di governo e quella teologica di Chiesa sono tre concetti identici, collegati in modi differenti. Attaccare uno solo di loro equivale ad attaccarli tutti. Quello che il capitale fa al lavoro, e lo Stato alla libertà, la Chiesa lo fa allo spirito. Questa trinità di assolutismo è rovinosa nella pratica tanto quanto nella filosofia. I mezzi più efficienti per opprimere il popolo sarebbero simultaneamente sopprimere e schiavizzare il suo corpo, la sua volontà e la sua ragione.»
Verso la fine della sua vita, Proudhon modificò in parte le su originarie convinzioni nel Del principio federativo. In esso definisce il federalismo come teoria dello stato basato sul contratto politico (o di federazione). Afferma che lo stato, per essere coerente con il suo principio, deve equilibrare nella legge l'autorità con la libertà e che questo si ottiene ponendo a perno del loro equilibrio il contratto politico o di federazione fra le persone responsabili. Potrebbe essere questa la "religione civile dell'umanità" per i prossimi secoli. È cosiderato il padre del federalismo integrale.
Nella sua forma di governo ideale, egli rifiuta la presenza di uno stato perché considerato un'istituzione assurda, finalizzata semplicemente allo sfruttamento del lavoro altrui da parte di alcuni uomini. Egli rifiuta ogni tipo di potere al di sopra dell'individuo, ivi compreso Dio che, in ambito religioso, è esattamente come lo stato in ambito politico e la proprietà in quello economico: istituzioni illegittime finalizzate al controllo degli altri uomini ed al loro sfruttamento.
«L’anarchia è una forma di governo o di costituzione nella quale la coscienza pubblica e privata, formata dallo sviluppo della scienza e del diritto, basta da sola a mantenere l’ordine ed a garantire tutte le libertà.» (Pierre-Joseph Proudhon)

Società
Una concezione ancora legata alla società dell'epoca, non allineata all'anarchismo a tutto tondo, è il suo sessismo, che spingerà Joseph Déjacque come anche successivi pensatori anarchici, ad accusare Proudhon di essere incoerente con le sue idee libertarie. Un sessismo dovuto alla difficile vita del lavoratore, inserita nella società basata sulla famiglia tradizionale, dove venivano sfruttate donne e bambine. Il ruolo delle donne è legato all'importanza del loro ruolo nella famiglia e vede la loro emancipazione quando l´uomo sarà in grado di "emanciparsi" nei lavori domestici.

Economia
Nei suoi primi lavori Proudhon analizzò la natura e i problemi dell'economia capitalistica e le sue critiche non si limitarono solo al capitalismo, ma riguardarono anche la visione socio economica degli altri socialisti, suoi contemporanei. Da Che cos'è la proprietà? alla pubblicazione postuma di La teoria della proprietà, dichiarò che "la proprietà è un furto", "la proprietà è insostenibile", "la proprietà è dispotismo" e "la proprietà è libertà".
Quando infatti disse "la proprietà è un furto", si riferiva ai possidenti terrieri e ai capitalisti i cui proventi considerava come furti nei confronti dei lavoratori. Per Proudhon il lavoratore di un capitalista è "subordinato, sfruttato: la sua condizione permanente è di obbedienza". Nell'affermare che "la proprietà è libertà", si riferiva invece non solo al prodotto del lavoro individuale, ma anche a quello di contadini e artigiani che ricavano beni dalla vendita dei propri servizi e del proprio surplus. Per Proudhon l'unica e legittima fonte di proprietà è il lavoro. Quello che chiunque può produrre è di sua proprietà: invocava l'indipendenza dei lavoratori e condannava la proprietà capitalistica dei mezzi di produzione. Rigettò strenuamente alla pari il possesso dei mezzi di produzione da parte della società intera, sostenendo in Che cos'è la proprietà? che "tutto il capitale sociale accumulato, non è di esclusiva proprietà di nessuno". E perciò non approva che la società possegga tutti i mezzi di produzione o tutti i beni terrieri, ma propone piuttosto che chi ne fruisce li possegga (sotto il controllo da parte della società, tramite le regolazioni di mercato). Proudhon si definì socialista ma si oppose al possesso da parte dello Stato dei beni in favore di una proprietà da parte dei lavoratori stessi, organizzati in associazioni. Ciò ne fece uno dei primi intellettuali liberal-socialisti e gli procurò grande influenza nella teorizzazione di un possibile sistema autogestionale. Chiamò questo concetto di fruizione-proprietà, "possesso", e questo sistema economico "mutualismo". Proudhon aveva molte critiche alla proprietà di terre e capitali, incluse critiche morali, economiche, politiche e di libertà individuale. In una di queste critiche afferma che la proprietà crea profitto, genera instabilità e induce a circoli di debiti che superano la capacità di produzione, spingendo ad aumentare la crescita all'infinito. Un'altra critica afferma che la proprietà crea squilibri sociali e fenomeni di dispotismo che si ritorcono contro i lavoratori stipendiati, soggetti all'autorità illegittima dei datori di lavoro.

• 1886 - Carmelo Palladino (Cagnano Varano, 23 ottobre 1842 – Cagnano Varano, 19 gennaio 1886) è stato un anarchico italiano.

Tra gli anarchici, sul cui movimento si tornerà in seguito, va ricordato il cittadino cagnanese Carmelo Palladino, figlio dell'avvocato e famoso patriota Antonio, che militò nella guardia nazionale anche nei difficili anni del brigantaggio, e della nobildonna Raffaela Fiorentino. Ebbe due fratelli: Pasquale ed Elisabetta. Pasquale fu nominato “vigilatore e direttore del servizio sanitario” dalla giunta Fini, nel 1884, e brigadiere delle Guardie campestri nel 1885.

Carmelo nacque il 23 ottobre 1842 nel palazzo Palladino, corso Umberto, n° 14. A Napoli, dove adempì i suoi studi di giurisprudenza, ebbe modo di incontrarsi con il capo degli anarchici, Michele Bakunin. Dopo alcuni mesi, insieme ad altri studenti, costituì la sezione napoletana dell'Associazione Internazionale dei lavoratori, di cui fu per un certo tempo segretario e corrispondente, risultando uno dei primi e più attivi socialisti.

Palladino ebbe rapporti di stretta amicizia e di collaborazione con Enrico Malatesta, Carlo Cafiero, F. Saverio Merlino, Andrea Costa, Francesco Natta, Emilio Covelli, Gaetano Zerardini e altri esponenti del movimento Internazionalista italiano. Fu in corrispondenza anche con Friedrich Engels, insieme a Karl Marx, autore del Manifesto. Pare che Marx abbia regalato a Carmelo un testo con dedica e che l'università di Napoli gli abbia donato il Dizionario della lingua italiana del Tommaseo, (1861, Torino).

Si unì in matrimonio con una contadina di Cagnano Varano, Caccavelli Antonia, che gli dette due figlie: Adele Erminia Raffaela del 1876 e Clelia del 1887. Da coniugato dimorò prima in Corso Umberto, poi in via Mercato.

Della famiglia Palladino rimane Adele Bumma, nipote della figlia di Carmelo, la quale ci ha offerto una testimonianza verbale, ci ha mostrato il dizionario del Tommaseo e la foto di Carmelo, di cui alleghiamo copia.

A Cagnano, sebbene sottoposto a continua vigilanza, egli cercò di esercitare la sua professione di avvocato, senza mai abbandonare la sua attività sovversiva, né interrompere i suoi legami con i massimi esponenti del movimento.

Nel 1879 fu tratto in arresto, con l'accusa di "cospirazione diretta a distruggere la forma di governo eccitando i cittadini ad armarsi contro i poteri dello Stato". Poco dopo fu prosciolto, con ordinanza del 4 agosto 1879, rilasciata dal tribunale di Lucera.

Celebre giurista e poliglotta, collaborò con fervore con la stampa anarchica e, alla vigilia del Congresso dell'Associazione internazionale dei lavoratori, che ebbe luogo in Svizzera nel 1887," elaborò le sue risposte ai 17 quesiti congressuali, che trascrisse a Natta con una interessante lettera, e si promise di comporre un libro dottrinario sull'anarchismo"

Egli scrisse, infatti, su numerosi giornali e opuscoli socialisti. “Fu strenuo difensore delle posizioni libertarie ed oppositore di ogni tendenza autoritaria e riformista all'interno della Prima Internazionale". Il suo pensiero sociale si rifà più all'utopismo egalitario che a teorie scientifiche, come appare dalla lettura dell'articolo "Le caste".

I grandi rappresentanti del movimento anarchico italiano, diverse volte vennero nel Gargano per potersi incontrare con Carmelo Palladino, "e spesso si trattennero per giorni". A Cagnano ricevette infatti la visita di Malatesta, di Merlino e di Zerardini.

Certamente non doveva vivere in condizioni molto agiate, si lamentava dell'isolamento, in cui viveva nel Gargano, tagliato fuori dal mondo, e della inattività, dovuta a motivi economici, “per venire ci vogliono i soldi, ed io non ne ho alla lettera", così scriveva all'amico Costa in una missiva del 1° ottobre 1876.

Era amato per la sua onestà e per la sua intelligenza anche dai rappresentanti della forza pubblica. Il sottoprefetto di S. Severo, il 7 dicembre 1877, parlando degli anarchici e di lui, riferiva :"Debbo però fare un'eccezione a questi apprezzamenti a proposito di Carmelo Palladino da Cagnano il quale, onesto, agiato, intelligente, si tiene lontano dagli affari amministrativi, sostiene per propria convinzione i principi dell'Internazionale".

Carmelo, anzi Carmine all'anagrafe, già vedovo di Caccavelli Antonia, fece una drammatica fine. Morì di notte, mentre rincasava. “Fu assassinato lungo corso Roma, colpito alle spalle davanti alla 'f'rraria' di Colandrea, come narra l'intervistata. Fece appena in tempo ad arrivare davanti al portone di casa sua, quando crollò". Era il 19.01.1896.

Da allora la famiglia si è chiusa agli altri.
“Era molto intelligente - è ancora la pronipote Maria Adele a parlare - Mia nonna non accennava a lui nemmeno con noi; era la zia Clelia a farlo ogni tanto. Carmelo aveva un quaderno di poesie da lui composte. Nella sua casa c'erano molti scritti, che, dopo la sua morte, andarono tutti distrutti dalla famiglia. La nonna bruciò ogni cosa. La pergamena della laurea, testarda, si accartocciò, ma non volle bruciare, allora la nonna prese le forbici, la tagliò in mille pezzetti e la sotterrò".

"Da Napoli, da Torino, da Parigi... erano in molti a recarsi presso la figlia Adele a chiedere informazioni. La famiglia si rifiutò sempre".
©2008 Leonarda Crisetti.

• 1910 - Andrea Costa (Imola, 30 novembre 1851 – Imola, 19 gennaio 1910) è stato un politico italiano, considerato tra i fondatori del socialismo in Italia.
Di idee dapprima anarchiche, si avvicinò al socialismo anche grazie a Anna Kuliscioff, che fu sua compagna per alcuni anni e dalla quale ebbe una figlia, Andreina Costa, nata nel 1881. L'8 agosto 1874 fu arrestato a Imola per aver organizzato un'insurrezione di internazionalisti anarchici.
Nell'agosto 1881 fondò il Partito Socialista Rivoluzionario Italiano (dapprima Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna), aperto a tutte le scuole del pensiero socialista. Alleato e contemporaneamente critico del Partito Operaio Italiano e di Filippo Turati, decise la confluenza del suo partito nel PSI (allora Partito dei Lavoratori Italiani) nel 1893.
Sempre nel 1881 partecipò alla fondazione del settimanale "Avanti!" e l'anno successivo (1882) fu il primo deputato di idee socialiste nel parlamento italiano. Nell'agosto 1883, per coordinare l'opposizione delle sinistre, fonda il "Fascio della democrazia" insieme a Giovanni Bovio e Felice Cavallotti.
Il 5 aprile 1889 il Tribunale di Roma lo condannò a tre anni di reclusione per "ribellione alla forza pubblica", a seguito dei disordini scoppiati durante una manifestazione in memoria di Guglielmo Oberdan. Nel marzo 1890 fu condannato, sempre per "ribellione", per aver partecipato a Roma alle agitazioni degli operai edili.
Nel febbraio 1897, nel corso del vivace dibattito parlamentare seguito al massacro di Dogali, coniò la parola d'ordine "né un uomo né un soldo" per l'impresa africana. Nel 1898 fu tra i promotori della tragica protesta dello stomaco di Milano, sedata a cannonate da Bava Beccaris; arrestato con altri esponenti socialisti, la Camera dei Deputati negò l'autorizzazione a procedere e venne liberato.
Dal 1908 al 1910 fu vicepresidente della Camera dei Deputati. Una lapide ricorda la sua casa natale nella via Appia ad Imola. A lui è intitolata anche la principale squadra di Basket della città di Imola, l'Andrea Costa Imola Basket, militante nel campionato di Legadu

• 1929 - Liang Qichao (cinese tradizionale: 梁啟超) (23 febbraio 1873 – 19 gennaio 1929) è stato uno scrittore, giornalista, filosofo e riformatore cinese.
Fu tra i primi a teorizzare un cambiamento della letteratura classica cinese in favore di una sua modernizzazione, assegnato dignità letteraria al romanzo, alla narrativa e al baihua (tipo di volgare in contrapposizione al wenyan, lingua colta sconosciuta ai più).
Prese parte alla riforma dei cento giorni del 1898. Propugnò l'abolizione dell'obsoleto sistema degli esami, l'educazione di massa, una maggior diffusione di istituti scolastici sul territorio cinese. Propose una riforma scolastica, nella convinzione che per uscire dalla crisi in cui era caduta, la Cina dovesse emulare non tanto le scoperte scientifiche e tecnologiche dell'Occidente, bensì il dinamismo e l'attivismo politico europei e giapponesi. Propose quindi l'inserimento nei programmi didattici di materie "occidentali", quali matematica fisica e chimica, letteratura e narrativa, a fianco dei classici.
In seguito al colpo di stato dell'imperatrice Cixi (1898), fu costretto a scappare in Giappone, dove venne ancor più in contatto con la cultura occidentale, che da tempo aveva raggiunto l'isola nipponica. Qui ebbe anche modo di conoscere il romanzo politico, e diede vita ad un giornale politico cinese, "Qingyi bao" (La discussione in Cina, 1898). Nonostante l'innovazione del suo pensiero, restò sempre legato ai canoni confuciani che avevano caratterizzato la sua istruzione, e quindi continuò a vedere sempre la letteratura come la strada che indica la Via ("dao"), e a ciò si deve il suo disinteresse per generi quali il romanzo psicologico.
Nel 1902, sempre in esilio in Giappone, fondò una nuova rivista, Xin xiaoshuo (La nuova narrativa). Assegna nuovi compiti sociali al romanzo, oltre che una nuova dignità letteraria e culturale. Tra i compiti si possono riscontrare il rinnovamento del popolo, della morale, dei costumi sociali, dell'istruzione, delle arti e addirittura della mente. Liang fece anche un paragone tra la narrativa, e in più in generale il romanzo, e il buddhismo Mahayana, vedendo nella letteratura il "ti" (elevazione), il suo più alto potere, ovvero l'immedesimazione da parte del lettore e la voglia di emulare gli eroi rappresentati, corrispondente al più avanzato metodo buddhista di autotrasformazione. In questo modo Liang sperava di corroborare il prestigio del nuovo genere.

• 1947 - Luigi Bertoni (Milano, 6 febbraio 1872 – Ginevra, 19 gennaio 1947) è stato un anarchico, tipografo, redattore e sindacalista italiano. Fu uno dei principali protagonisti del movimento anarchico in Svizzera
Bertoni nacque a Milano, figlio di madre italiana (Carolina Dominioni, morta nel 1914) e padre ticinese di Lottigna (Giuseppe, 1821-1897). La sua era famiglia di medio-alto livello culturale, con radici repubblicane e fortemente anticlericali. All'età di otto anni si trasferisce a Como, dove a tredici anni inizia l'attività di apprendista tipografo, ed entra a far parte del sindacato. Dopo poco più di un anno viene però licenziato per essersi rifiutato di fare gli straordinari, anche dietro pagamento. Trova allora lavoro, sempre come tipografo, a Mendrisio.
A diciotto anni prese parte alla Rivoluzione liberale del Canton Ticino: fu tra i protagonisti dell'assalto al Palazzo Governativo di Bellinzona, l'11 settembre 1890. Dopo tre giorni si trasferisce a Ginevra, invitato dai redattori della rivista di sinistra Vita Nuova, con la quale collaborava. Già nel 1893 entra in contatto con diversi esponenti del mondo anarchico, e nel 1896 diviene redattore de L'Emigrante Ticinese illustrato

* 1947 - Manuel Machado Ruiz (Siviglia, 29 agosto 1874 – Madrid, 19 gennaio 1947) è stato un poeta, scrittore e drammaturgo spagnolo, uno dei maggiori poeti della cosiddetta Generazione del '98, espressione del modernismo.
Fratello maggiore di Antonio Machado, anch'egli tra i più noti poeti spagnoli del Novecento. I due sono tra i più grandi poeti della generazione del '98 e del modernismo spagnolo. Manuel studiò come Antonio nell'"Institución Libre de Enseñanza". Mentre questa esperienza determinò il pensiero di Antonio, non fu così nel caso di Manuel. La sua prima opera poetica è Tristes y alegres (1894). Nel marzo del 1899 si trasferisce a Parigi per lavorare come traduttore per la Garnier. Lì frequentò i poeti parnassiani. Tornato a Madrid, divenne segretario d Rubén Darío. Pubblicò in quegli anni diverse raccolte di poesie: Anima (1902) con prologo di Miguel de Unamuno, Museo (1907), Canto profondo (1912), e Ars moriendi (1922) dove torna al suo tema principale: la morte e la vita.

• 1967 - Robert Jemison Van de Graaff (Tuscaloosa, 20 dicembre 1901 – Boston, 19 gennaio 1967) è stato un fisico statunitense conosciuto principalmente per il generatore di Van de Graaff.

• 1968 - Gaetano Arturo Crocco (Napoli, 26 ottobre 1877 – Roma, 19 gennaio 1968) è stato uno scienziato italiano, pioniere dell'aeronautica e della propulsione a razzo.
Nel 1908 fondò l'Istituto Centrale Aeronautico, in cui si concentrarono le attività di ricerca italiane nel campo aeronautico prima della nascita, nel 1935, del centro ricerche di Guidonia la Città dell'Aria di cui lui fu uno dei principali sostenitori. Per suo mezzo vennero proposte e costruite le gallerie aerodinamiche (orizzontale, ipersonica, verticale) e la vasca navale che furono per molti anni tra le migliori al mondo e che consentirono all'Italia di primeggiare nel campo aerodinamico e non solo.
Divenne professore e poi rettore all'Università di Roma nel 1926 nella scuola di Ingegneria aeronautica, tuttora esistente sotto il nome di scuola di Ingegneria aerospaziale presso la medesima università. Nel 1935 organizzò il Congresso Volta che vide confluire in Italia i maggiori esperti di aeronautica al mondo e che costituì il prototipo dei grandi congressi aerospaziali del dopoguerra. Divenne membro dell'Accademia d'Italia e Accademico dei Lincei.
Tutto questo lavoro nel campo della didattica e della ricerca consentì all'Italia di avere uno stuolo di ricercatori e giovani scienziati assolutamente preminenti nel campo aeronautico, di cui ricordiamo il suo stesso figlio Luigi Crocco, Antonio Ferri, Enrico Pistolesi. Di lui si ricordano i contributi nel campo della meccanica del volo, specialmente nei campi della instabilità trasversale, nei metodi per la determinazione dell'autonomia, come anche i lungimiranti articoli in campo astronautico.
Sono stati nominati in suo onore l'asteroide 10606 Crocco e il cratere lunare Crocco.
Si sposò con la Baronessa Bice Patti del Piraino da cui ebbe 7 figli. Il suo terzogenito Luigi (detto Gino) seguì le orme paterne e divenne anch'egli un celebre scienziato.

• 1969 - Jan Palach (Všetaty, 11 agosto 1948 – Praga, 19 gennaio 1969) è stato uno studente cecoslovacco divenuto simbolo della resistenza anti-sovietica del suo Paese.
«quando ciascuno ebbe tinta la mano,
quando quel fumo si sparse lontano,
Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava
all'orizzonte del cielo di Praga.» (Francesco Guccini, Primavera di Praga, 1970)

Iscritto alla Facoltà di filosofia dell'Università Carlo di Praga, assistette con interesse alla stagione riformista del suo paese, chiamata Primavera di Praga. Nel giro di pochi mesi, però, quest'esperienza fu repressa militarmente dalle truppe dell'Unione Sovietica e degli altri paesi che aderivano al Patto di Varsavia.
Nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 1969 Jan Palach si recò in piazza San Venceslao, al centro di Praga, e si fermò ai piedi della scalinata del Museo Nazionale. Si cosparse il corpo di benzina e si appiccò il fuoco con un accendino. Rimase lucido durante i tre giorni di agonia. Ai medici disse d'aver preso a modello i monaci buddhisti del Vietnam tra i quali il caso di Thích Quảng Đức fu quello che attirò l'attenzione mondiale. Al suo funerale, il 25 gennaio, parteciparono 600 mila persone, provenienti da tutto il Paese.
Jan Palach decise di non bruciare i suoi appunti e i suoi articoli (che rappresentavano i suoi pensieri e i suoi ideali), che tenne in un sacco a tracolla molto distante dalle fiamme. Tra le dichiarazioni trovate nei suoi quaderni, spicca questa:
«Poiché i nostri popoli sono sull'orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l'onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l'abolizione della censura e la proibizione di Zpravy. Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s'infiammerà»
Non si è mai saputo se davvero ci fosse un'organizzazione come quella descritta da Palach nella sua lettera. È certo però che, grazie a questo gesto estremo, Palach venne considerato dagli antisovietici come un eroe e martire; in città e paesi di molte nazioni furono intitolate strade con il suo nome. Anche il teologo cattolico Zverina lo difese, affermando che "Un suicida in certi casi non scende all'Inferno" e che "non sempre Dio è dispiaciuto quando un uomo si toglie il suo bene supremo, la vita".
Questo clima portò a drammatiche conseguenze: almeno altri sette studenti, tra cui l'amico Jan Zajíc, seguirono il suo esempio e si tolsero la vita, nel silenzio degli organi d'informazione, controllati dalle forze d'invasione.
Dopo il crollo del comunismo e la caduta del Muro di Berlino, la sua figura fu rivalutata: nel 1990 il presidente Václav Havel gli dedicò una lapide per commemorare il suo sacrificio in nome della libertà. Oggi, molte associazioni studentesche, anche di sinistra, lo ricordano come una persona morta in nome dei suoi ideali, e non sono pochi i circoli di giovani dedicati a Jan Palach.

• 1985 - Ernesto Sestan (Trento, 2 novembre 1898 – Firenze, 19 gennaio 1985) è stato uno storico italiano.
Nasce a Trento (ancora parte dell'Impero Austro-Ungarico) in una famiglia istriana, originaria di Albona e cresce fra Trentino e Istria. Combatte la prima guerra mondiale in Romania nell'esercito austroungarico. Nel 1918 termina il ginnasio a Vienna.
Dopo l'annessione all'Italia studia a Firenze con Gaetano Salvemini e fa amicizia con Federico Chabod. Nel 1923 si laurea con una tesi dal titolo Le origini del podestà forestiero nei comuni toscani. Negli anni successivi insegna in varie scuole. Nel 1929 si trasferisce a Roma per collaborare all'Enciclopedia Italiana. Nel 1931 diventa segretario della Reale Accademia d'Italia. Fra il 1936 e il 1939 è provveditore agli studi di Siena. Nel 1948 diventa professore di storia medioevale e moderna presso l'Università di Cagliari. Nel 1950 passa alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Nel 1954 diventa professore di storia all'Università di Firenze, dove per alcuni anni è anche direttore del dipartimento di storia e preside della facoltà di lettere. Tra il 1969 e il 1986 è presidente della Deputazione toscana di storia patria e direttore dell'Archivio storico italiano. Nel 1983 nella sua città natale gli viene affidata la presidenza dei lavori del convegno su "Trento nell'età di Paolo Oss Mazzurana" e il compito di trarne le conclusioni.
Muore nel 1985. In seguito molti suoi saggi comparsi originariamente su riviste o opere collettive vengono pubblicati in raccolte curate dagli allievi. Nel 1998 in occasione del centenario della nascita a Firenze si è tenuto un convegno dedicato a lui.

* 1985 - Eric Hermann Wilhelm Voegelin (Colonia, 3 gennaio 1901 – Palo Alto, 19 gennaio 1985) è stato un filosofo, politologo e storico tedesco.
Filosofo della politica, Voegelin nacque a Colonia, in Germania, studiò Scienze Politiche all'Università di Vienna, dove si laureò con Hans Kelsen e Othmar Spann. Divenne insegnate e in seguito professore associato di Scienze Politiche alla Facoltà di Legge. Nel 1938 fuggì insieme alla moglie dalla Germania nazista, emigrando negli Stati Uniti dove entrambi divennero cittadini nel 1944. Spese gran parte della sua carriere accademica alla Lousiana State University, all'Università di Monaco e all'Hoover Institution della Stanford University. È noto per aver reinterpretato sia la storia della filosofia moderna che la storia moderna, culminate nei totalirismi del XX secolo, come storia dello gnosticismo in quanto antitesi del Cristianesimo.


• 2000 - Benedetto Craxi detto Bettino (Milano, 24 febbraio 1934 – Hammamet, 19 gennaio 2000) è stato un politico italiano.

Il "craxismo" tra revisione "estetica" e rivoluzione modernista
Sul mutamento introdotto da Craxi nella politica e nella società italiana, vi è chi ha sottolineato come, al di là delle estremizzazioni mediatiche, il craxismo abbia "lanciato" una generazione di giovani di cui, ancora a vent'anni di distanza e dagli opposti fronti degli schieramenti parlamentari, le istituzioni e la gestione della cosa pubblica ancora si avvalgono. Ma il quesito storiografico è se questa spinta modernizzatrice abbia avuto anche un valore in sé, oltre all'emersione di una nuova generazione di politici e di amministratori.
Secondo alcuni gli anni di Craxi “sono il frutto di quell'idea di moderno in cui l'individualismo senza princìpi si sostituisce alle solidarietà tradizionali in crisi”, di cui quel governo seppe solo accelerare la “destrutturazione” senza sostituirvi nuovi valori. Secondo altri[62], invece, “Craxi interpreta le domande di dinamicità di una società che cambia e chiede alla politica di stare al passo”, a differenza di chi vedeva “nei cambiamenti un'insidia, anziché un'opportunità”.
Certo è che dagli anni ottanta parole d'ordine come "governabilità" e "decisionismo" - dopo la deriva degli anni settanta, in cui ogni forma di autorità era osteggiata come potenziale fonte di autoritarismo - sono state successivamente invocate da destra e da sinistra per proporre un approccio modernistico all'organizzazione del sistema-Paese. Vi è stato però chi ha sottovalutato l'apporto ideale di tale approccio, rilevando che esso andava incontro ad una pulsione già presente nella politica italiana negli anni cinquanta ed all'epoca soddisfatta dall'interventismo in economia del primo Fanfani e dalle ricette solidaristiche e stataliste dei morotei; Craxi avrebbe soltanto "aggiornato" le soluzioni offerte dalla politica degli anni Ottanta, sposando un moderato liberismo economico più in voga nell'epoca di Reagan e Thatcher. Da ciò la spiegazione della competizione senza quartiere che si scatenò tra PSI craxiano e sinistra DC per oltre un decennio, vista come deleteria dalla parte più tradizionalista del Paese che vi leggeva il pericolo di un riformismo foriero di un tracollo delle strutture-partito su cui si fondava la democrazia italiana del dopoguerra[63].
Come arma di tattica politica, volta a spezzare il connubio tra democristiani di sinistra e partito comunista che negli anni Settanta aveva compresso lo spazio di manovra del PSI, abbandonò la delimitazione dei rapporti politici all'"arco costituzionale": ricevette Almirante nelle consultazioni di governo e consentì all'elezione di un deputato del partito di destra ad un organo parlamentare di garanzia. Vi è stato chi, vent'anni dopo, ha ritenuto di leggere da tutto ciò un'apertura politica alla destra, anticipando lo "sdoganamento" di Fini da parte di Berlusconi nel "discorso di Casalecchio" del 1993. Eppure, una testimonianza circa il ruolo consulenziale che avrebbe svolto Craxi nel 1993 nei confronti dell'ingresso in politica di Silvio Berlusconi, esclude che nel suo disegno fosse coinvolta la destra post-fascista.
Quali che fossero destinati ad essere i suoi orientamenti tattici dopo la rovinosa caduta degli anni Novanta, la sua formazione personale e politica restava strategicamente di sinistra: per tutti gli anni Ottanta l'attenzione per il progresso sociale e le conquiste sociali della sinistra non fu da lui abbandonata, se è vero che, ancora vent'anni dopo, Massimo D'Alema indicava in Craxi uno dei due soli leader di partiti di sinistra che abbiano assunto la carica di capo del Governo nei 148 anni dall'Unità d'Italia; analoga posizione ha assunto Piero Fassino.

Le sentenze di condanna
Craxi è stato condannato con sentenza passata in giudicato a:
• 5 anni e 6 mesi per corruzione nel processo Eni-Sai il 12 novembre 1996;
• 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito per le mazzette della metropolitana milanese il 20 aprile 1999.
Per tutti gli altri processi in cui era imputato (alcuni dei quali in secondo o in terzo grado di giudizio), è stata pronunciata sentenza di estinzione del reato a causa del decesso dell'imputato.
Fino a quel momento Craxi era stato condannato a:
• 4 anni e una multa di 20 miliardi di Lire in primo grado per il caso All Iberian il 13 luglio 1998 pena poi prescritta in appello il 26 ottobre 1999.
• 5 anni e 5 mesi in primo grado per tangenti Enel il 22 gennaio 1999;
• 5 anni e 9 mesi in appello per il Conto Protezione, sentenza poi annullata dalla Cassazione con rinvio il 15 giugno 1999;
• 3 anni in appello bis per il caso Enimont il 1° ottobre 1999;
Craxi fu anche rinviato a giudizio il 25 marzo 1998 per i fondi neri Montedison e il 30 novembre 1998 per i fondi neri Eni.
Le prove sulla base delle quali furono emesse le prime sentenze di condanna della vicenda giudiziaria di Craxi, secondo alcuni autori, si incaricheranno di smentire due dei suoi principali assunti difensivi. Il primo era quello secondo cui i reati erano stati compiuti solo per eludere le forme di pubblicità obbligatoria del finanziamento dei partiti, e non in contraccambio di atti amministrativi: in un caso (sentenza ENI-SAI) la sua condanna definitiva fu per corruzione, e non solo per finanziamento illecito di partito (ciò spiega l'insistenza dei suoi eredi nell'attaccare la procedura di quella sentenza dinanzi alla Corte di Strasburgo).
Il secondo era quello secondo cui i proventi dei reati contestatigli era destinato al partito e non a fini personali; varie sentenze - non passate in giudicato solo per il decesso dell'imputato - sostennero in motivazione che Craxi aveva utilizzato parte dei proventi delle tangenti (circa 50 miliardi di lire) per scopi personali (Finanziamento del canale televisivo Gbr di proprietà della sua concubina Anja Pieroni, acquisto di immobili, affitto di una casa in Costa Azzurra per il figlio); durante le indagini (dopo un fallito tentativo di far rientrare tali proventi in Italia, bloccato dal nuovo segretario del Psi Ottaviano Del Turco) Craxi li versò sul conto di un prestanome, Maurizio Raggio. La lettura di un uso privato dei fondi, ancora assai ricorrente, fu sostenuta da Vittorio Feltri all'epoca dei fatti, ma è stata dallo stesso abbandonata più di recente venendo così sostanzialmente a coincidere con quanto sempre sostenuto dai familiari circa l'esistenza di conti segreti ascrivibili al solo PSI. Distinguendo tra movente e comportamenti, uno dei giudici del pool anticorruzione di Milano, Gerardo D’Ambrosio, sostenne in proposito: «La molla di Craxi non era l’arricchimento personale, ma la politica.

I ricorsi a Strasburgo contro le sentenze di condanna
Il 5 dicembre 2002 la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha emesso una sentenza che condanna la giustizia italiana per la violazione dell'articolo 6 paragrafo 1 e paragrafo 3 lettera d (diritto di interrogare o fare interrogare i testimoni) della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo in ragione dell'impossibilità di «contestare le dichiarazioni che hanno costituito la base legale della condanna», condanna formulata «esclusivamente sulla base delle dichiarazioni pronunciate prima del processo da coimputati (Cusani, Molino e Ligresti) che si sono astenuti dal testimoniare e di una persona poi morta (Cagliari)». Tuttavia, la Corte ha rilevato anche che i giudici, obbligati ad acquisire le dichiarazioni di questi testimoni dal codice di procedura penale, si sono comportati in conformità al diritto italiano. Per quanto riguarda gli altri ricorsi valutati (diritto ad un equo processo, diritto di disporre del tempo e delle facilitazioni necessarie alla difesa) la corte non ha rilevato violazioni. Per la violazione riscontrata la corte non ha comminato nessuna pena, in quanto ha stabilito che «la sola constatazione della violazione comporta di per sé un'equa soddisfazione sufficiente, sia per il danno morale che materiale».
La Corte ha emesso una seconda sentenza il 17 luglio 2003, questa volta riguardante la violazione dell'articolo 8 della Convenzione (diritto al rispetto della vita privata). La Corte ha rilevato infatti che «lo Stato italiano non ha assicurato la custodia dei verbali delle conversazioni telefoniche né condotto in seguito una indagine effettiva sulla maniera in cui queste comunicazioni private sono state rese pubbliche sulla stampa» e che «le autorità italiane non hanno rispettato le procedure legali prima della lettura dei verbali delle conversazioni telefoniche intercettate». Come equa soddisfazione per il danno morale, la Corte ha elargito un risarcimento di 2000 € per ogni erede di Bettino Craxi.

Eredità politica
La forte personalità di Bettino Craxi incise in tal modo sulla strutturazione stessa del PSI da determinarne, dopo la sua uscita di scena e anche a causa delle inchieste di Tangentopoli, il rapido e repentino disfacimento.
Oggigiorno, alcuni esponenti socialisti già a lui fedeli hanno aderito a Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi (tra gli altri, la figlia Stefania, candidatasi per le elezioni politiche del 2006, Fabrizio Cicchitto e Giulio Tremonti), altri sono andati a sinistra, aderendo prima ai Socialisti Italiani e successivamente al partito dei Socialisti Democratici Italiani, guidato da Enrico Boselli (tra cui Ugo Intini e Ottaviano Del Turco; quest'ultimo poi ha aderito al Partito Democratico), o confluendo nei DS (la Federazione Laburista di Valdo Spini e i Riformatori per l'Europa di Giorgio Benvenuto). Anche la corrente di maggioranza della CGIL (oggi vicina ai DS) è guidata da un ex-craxiano, Guglielmo Epifani; socialista era anche il giurista del diritto del lavoro Marco Biagi, poi assassinato dalle Nuove Brigate Rosse.
Altro partito erede della politica craxiana è il Nuovo PSI, che vede nelle sue file uno dei più importanti esponenti socialisti degli anni Ottanta, Gianni De Michelis, già ministro degli esteri; tuttavia, De Michelis e Bobo Craxi, figlio secondogenito di Bettino, a seguito di un infuocato congresso celebratosi verso la fine del 2005 si sono contesi con reciproche contestazioni la guida del partito, con strascichi anche giudiziari.
L'oggetto del contendere furono le alleanze politiche: Bobo Craxi intendeva far entrare il Nuovo PSI, che finora ha appoggiato i governi berlusconiani, nell'Unione di centrosinistra, mentre De Michelis, pur concordando nel ridiscutere il rapporto con Berlusconi, si era dichiarato contrario a questa alleanza; anche Stefania Craxi, in contrapposizione con Bobo, si è fermamente opposta ad un passaggio nella coalizione prodiana. Tuttavia Bobo Craxi ha fondato una sua lista in appoggio della coalizione dell'Ulivo, denominata I Socialisti. L'anno successivo, però, anche De Michelis ha abbandonato il centro-destra, per avvicinarsi, seppur brevemente e criticamente, al centro-sinistra.
Recentemente molti craxiani hanno aderito alla Costituente Socialista di Enrico Boselli, volta a ricostituire il PSI, che ha sancito la rinascita del Partito Socialista, seppur in forma ridotta, rispetto quello dell'epoca craxiana.
A parte queste contese strettamente partitiche, l'eredità politica di Craxi è oggi contesa da parte del centrosinistra (oltre che dal rinato (Partito Socialista Italiano, da numerosi esponenti del Partito Democratico, alcuni dei quali provenienti dal PSI craxiano), ma anche dal Popolo della Libertà (centro-destra).
Nel libro Segreti e Misfatti, scritto dal suo fotografo personale e amico fidato fino agli ultimi giorni tunisini Umberto Cicconi, si scoprono molti retroscena curiosi ma anche di grande interesse politico, storico ed umano.
Sempre lo stesso anno, la pubblicazione del libro di Bruno Vespa, L'Amore e il Potere, contenente anche gossip su Craxi e le sue presunte amanti, ha provocato la reazione del figlio Bobo, che definito il carattere del libro "particolarmente odioso".

La Fondazione Craxi
«La mia libertà equivale alla mia vita» (Epitaffio della tomba di Bettino Craxi)

La Fondazione Craxi è una fondazione nata il 18 maggio 2000 allo scopo di tutelare la personalità, l'immagine, il patrimonio culturale e politico di Bettino Craxi attraverso la raccolta di tutti i documenti storici che riguardino la sua storia politica. Principale animatrice è la figlia Stefania Craxi, attualmente deputato del Popolo della Libertà. La sede principale è a Roma, mentre un'altra importante sede si trova ad Hammamet, in Tunisia, luogo dove è sepolto Bettino Craxi.
Tra le attività della fondazione vi è la costituzione e valorizzazione dell'"Archivio Storico Craxi", costituito riunendo documenti conservati in diversi luoghi (Milano, Roma, Hammamet), costituiti essenzialmente da corrispondenza, memorie, discorsi, articoli, interviste, atti processuali.
L'obiettivo generale è quello di "riabilitare" la figura dello statista italiano coinvolto nei processi di Mani Pulite e di riqualificarne l'importanza storica nonostante le svariate condanne penali riportate.
La fondazione figura anche come organizzatrice di convegni e mostre inerenti alla vita e all'attività politica di Bettino Craxi, cui affianca anche un'attività editoriale.
Riconoscimenti
A seguito del ricorrente tentativo di conseguire un atto ufficiale che esprima una condivisione pubblica dell'operato del personaggio, si apre periodicamente il dibattito sull'opportunità o meno di intitolare in Italia una strada al leader socialista. Ad una disamina condotta nel dicembre 2009, risultano i toponimi "piazza Bettino Craxi" nel comune di Grosseto e "via Bettino Craxi" in quelli di Valmontone, Foggia, Lecce, Botrugno, Marano Marchesato e Scalea.
Nella città di Aulla (provincia di Massa e Carrara) nel 2003 per iniziativa dell'allora sindaco Lucio Barani era stata eretta anche una statua di Craxi, oltre ad intitolargli una piazza.
Il governo tunisino ha provveduto, il 19 gennaio 2007, in occasione del settimo anniversario della sua morte, a intitolargli una via. Il 15 gennaio 2007 in un comune laziale di 2.500 anime, Sant'Angelo Romano, a 20 chilometri da Roma, l'amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco Angelo Gabrielli, ex socialista, ha inaugurato una piazza all'ex leader socialista. Il primato per il primo toponimo dedicato a Craxi spetta quindi all'Italia, quattro giorni prima della Tunisia.
Per quanto riguarda le grandi città, violente polemiche hanno frenato la decisione toponomastica: sette anni dopo la sua morte aveva preso avvio il progetto di intitolare una strada di Roma a Bettino Craxi (la decisione è stata presa la prima volta dal sindaco della Capitale Walter Veltroni, in accordo con la sua giunta di centro-sinistra, e poi ribadita dal nuovo sindaco Alemanno in una con la scelta di intitolare strade ad altri personaggi politici); nove anni dopo la proposta è stata avanzata dal sindaco di Milano Letizia Moratti.

Soprannomi
• Per alcuni anni, dai suoi detrattori, fu soprannominato il "Cinghialone", dopo esser stato così definito in un articolo di Vittorio Feltri sul quotidiano L'Indipendente; più raffinatamente Indro Montanelli, sul Giornale, nel giorno delle sue dimissioni da segretario del PSI, lo definì un "imano", volendo intendere forse la parola Imam, dandogli quindi il senso di un dignitario/satrapo orientale. Matt Frei afferma che nella Roma politica il suo epiteto sarebbe stato il "Maestro", in quanto padrone delle mille tattiche utili alla strategia politica che lo aveva posto al centro della vita nazionale per oltre un decennio.
• Nella polemica su Tangentopoli era comune in quel periodo storico sentire definito Craxi come "ladrone" detentore di un tesoro da Ali Baba. Rispetto a questo tipo di definizioni - la cui ampia diffusione nell'opinione pubblica sfugge oramai ad un giudizio solo processuale, essendo la forma di percezione pubblica di un giudizio storico - più eleganti appaiono i richiami storici ricercati da autori di più auliche similitudini. Ad esempio, Francesco De Gregori lo definì Nerone in una sua canzone.
• Craxi usò lo pseudonimo Ghino Di Tacco, epiteto datogli da Eugenio Scalfari, per firmare articoli anonimi sul giornale Avanti!. A volte il nome fu storpiato dagli avversari in Ghigno Di Tacco, in riferimento presunto all'espressione facciale di Craxi. Giorgio Forattini, che allora lavorava per la Repubblica, il giornale diretto da Scalfari, storpiò a sua volta questo soprannome in Benito di Tacco, perché era solito rappresentare Craxi in camicia nera e stivali, per via dei suoi modi "da Duce".

Fu il primo socialista a ricoprire, nella storia repubblicana, la carica di Presidente del Consiglio dei ministri dal 4 agosto 1983 al 17 aprile 1987, in due governi consecutivi.
È uno degli uomini politici più rilevanti della storia della prima Repubblica, ma anche uno dei più controversi: ciò perché, in seguito alle indagini di Mani Pulite, venne condannato e fuggì ad Hammamet, in Tunisia, dove trascorse gli ultimi anni e morì da latitante.

La documentazione multimediale più completa è quella di Radio Radicale in occasione dei dieci anni dalla morte. Clicca qui.