L’Enciclica Libertas

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L’Enciclica Libertas venne pubblicata il 20 giugno 1888 e tratta principalmente il tema della libertà umana e del suo rapporto con la legge, la verità e la morale.
Essa viene considerata come uno dei testi più importanti scritti da Papa Leone XIII, dal momento che nella suddetta enciclica il Pontefice tenta di fornire al mondo cattolico una risposta ai problemi scaturiti dalle profonde e laceranti trasformazioni politiche, sociali e culturali della seconda metà del XIX secolo d.C.
L’enciclica Libertas fu in effetti la base ideologica e concettuale su cui prese corpo l’altra grande enciclica leonina Rerum Novarum del 1891.
In questo documento Leone XIII definì dunque cosa deve essere la libertà per un Cristiano: la libertà autentica non consiste, infatti, in fare ciò che si vuole ma nello scegliere il bene, ovvero conformarsi alla legge di Dio e agire secondo Verità.
La libertà è infatti un dono di natura riservato unicamente alle creature dotate di ragione e permette all’uomo di essere padrone delle proprie azioni. Questa libertà è così anche una responsabilità perché attraverso l’uso di essa le persone possono scegliere il bene o il male.
L’uomo deve primariamente riconoscere Dio e la sua Legge: la libertà umana, di conseguenza, non può esistere se non come dipendenza da Dio e adesione alla Sua volontà. Negare questa sovranità e non accettarla significa travisare il senso autentico della libertà, trasformandola in un abuso.
La Santissima Trinità, gli Angeli e i Santi sono esempi di libertà perfetta in quanto sono pienamente liberi, non vogliono il male e agiscono sempre seconda la ragione e il bene.
La libertà umana deve tuttavia essere protetta mediante norme che possano riflettere la legge divina perché l’essere umano, a causa della sua imperfezione, ha bisogno di leggi che sappiano indirizzare la sua volontà verso il bene e allontanarlo da scelte cattive. Questa è la legge naturale che Dio ha scritto nell’anima di tutti gli uomini, la quale comanda l’azione giusta e proibisce il peccato.
Di conseguenza, il legislatore civile ha il compito di far rispettare queste norme, educare i cittadini alla virtù e reprimere i vizi e i cattivi costumi in modo tale da garantire in seno alla società la giustizia e la convivenza armoniosa e pacifica delle persone.
Il Romano Pontefice evidenziò il ruolo della Chiesa che fu essenziale per diffondere e difendere le leggi evangeliche nel mondo, le quali superano la sapienza pagana ed elevano l’essere umano verso la santità e un senso di libertà più alto.
In questo senso la Chiesa ha sempre favorito la libertà civile e politica, promuovendo l’uguaglianza e la fratellanza di tutti gli uomini e le donne, difendendo i deboli, opponendosi agli abusi dei potenti e incentivando la formazione di ordinamenti giusti e condivisi dai popoli.
La libertà di seguire Dio e la sua Legge, divina e naturale, si connota anche nel dovere, nobile e alto, di obbedienza verso la legittima autorità e verso le leggi giuste.
Questa legittimità proviene da Dio stesso e se colui che detiene il potere devia da questo legame andando contro la ragione, la legge eterna o la volontà divina, commettendo così ingiustizia, allora diviene ammissibile la disubbidienza.
È proprio da questa incomprensione e rigetto che nasce l’errore fondamentale del Liberalismo, che consiste nel teorizzare per la volontà umana, in gradi differenti, privatamente o pubblicamente, il rifiuto dell’obbedienza dovuta a Dio e alla Chiesa.
Lo stesso errore concettuale è commesso anche da chi, pur riconoscendo Dio come Creatore e ordinatore dell’universo, ritiene che le sue leggi possano essere ignorate nella vita pubblica civile. È da queste idee che nasce l’errata convinzione che la Chiesa debba essere separata dallo Stato.
In realtà, pur essendo differenti per compiti e livelli di autorità, la Chiesa e lo Stato devono collaborare in modo armonico, come l’anima fa con il corpo.
In base a queste premesse, proseguì Leone XIII nella sua Enciclica, non è corretto affermare che la libertà di pensiero, di stampa, di parola, di insegnamento o di culto siano diritti assoluti, conferiti dalla natura, perché devono essere sempre ancorati a Dio e alla Sua logica di verità e giustizia: tali libertà possono essere tollerate, se esistono valide ragioni e se vengono esercitate entro limiti ragionevoli, evitando che si trasformino in arbitrio. Dove queste libertà esistono, i cittadini devono farne un uso responsabile, coerente con la dottrina della Chiesa: la libertà è legittima solo se aiuta a vivere in modo virtuoso.
Quando uno Stato impone con violenza ingiusta un potere oppressivo o limita la libertà della Chiesa, è lecito chiedere un cambiamento nell’organizzazione politica, affinché sia possibile agire onestamente. La Chiesa non condanna nessuna forma di Stato a patto che sia capace di assicurare il bene comune e rispetti i diritti naturali e le prerogative divine.
La Chiesa ha sempre sostenuto le libertà civili, a patto che non degenerino in eccessi, e ne è testimonianza la storia delle città italiane, che, guidate dal senso cristiano e dalla presenza della Chiesa, raggiunsero nei secoli prosperità, gloria e ordine. Questo dimostra che libertà e religione non sono opposte, ma possono e devono procedere insieme, per il bene dell’uomo e della società.
La Chiesa, infine, ha premura che i principi cristiani siano invece accolti e praticati all’interno degli ordinamenti statali poiché essi rappresentano un rimedio efficace ai mali presenti nella società moderna: solo il ritorno a dottrine vere e sane può garantire la pace, l’ordine e la vera autentica libertà per tutta l’umanità.
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