Editoriale - Caro Pilato: ecco la Verità
Pasqua 2005- Curatore:
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Guardando al Papa, alla sua vita segnata presto dal dolore (orfano in giovane età di madre, morta a 45 anni, e di padre, e morto anche l'unico fratello maggiore, a 26 anni), al grande cammino di fedeltà alla sua vocazione, pieno di incomprensioni e ostilità fino all'attentato, e ora alla sofferenza fisica e morale della sua vecchiaia, vale la pena di dire come stanno davvero le cose.
La Pasqua è certamente il momento ideale per farlo.
Infatti è una verità molto scomoda, assolutamente inaccettabile per l'attuale cultura dominante anche tra noi cristiani.
Oltretutto anche il Vangelo è chiarissimo su questo punto, fatto che dovrebbe mettere d'accordo tutti i cristiani, da qualunque parte stiano.
L'esperienza cristiana è certamente piena di fascino, di bellezza, di promessa…
Gli Apostoli non avrebbero dato retta ad un incontro che non prendesse sul serio il vero desiderio del loro cuore, che non svelasse a loro stessi la profondità del "desiderio" del cuore, spesso celata dietro apparenti ed effimeri "desideri".
Insomma: nell'incontro con Gesù rinasce il gusto di essere uomini, e, soprattutto, diventa possibile vivere da uomini.
Un incontro che si rinnova ogni giorno e riempie di speranza l'istante della vita.
Questo è vero anche quando l'istante si tinge di dolore, persino di dolore ingiusto.
Questo è il segreto: la vita è Sacrificio.
Non la nostra vita: ma quella di Dio!
Inutile negare che è scandaloso e stolto questo pensiero per chi non conosce Gesù. Dio, infatti, nell'immaginazione di tutti vive beato e felice, senza problemi. Per questo Gesù non può essere Dio. Soffre, patisce, si umilia, non si difende… e muore.
Nella vita di un dio come può stare la sofferenza?
Al massimo un dio invia a noi le sofferenze, le malattie e la morte.
Questo pensiero insidia tutti.
La Resurrezione di Gesù mostra che è davvero Dio.
Siamo pieni di gioia: Gesù ha sconfitto la morte. Campane a festa.
Ma questa giusta gioia non cancella il Venerdì Santo, anzi dice con certezza che il Sacrificio è la strada della vita, elimina ogni dubbio. E si tratta della vita di Dio.
Allora se la nostra vita si lega a quella di Dio, in quella "comunione" che è il cuore della vita cristiana, anche le nostre fatiche, dolori, sofferenze, possono essere unite al Sacrificio di Gesù, possono essere "offerte" e quindi contribuire alla Sua Croce che salva il mondo.
Lui solo compie l'unico vero Sacrificio. La Sua vita è Sacrificio. La nostra è solo strada alla morte.
La nostra vita, infatti, non è in grado di rendere sacro nulla. Non ci salvano neppure i nostri dolori.
Solo Dio attraverso la sua libera scelta di obbedienza, rende la vita strada alla salvezza e non alla morte. Le nostre sofferenze senza Gesù Cristo non ci salvano.
Per questo il mondo in cui viviamo considera che non ci sia vita umana dove c'è sofferenza, immagina che sia finito l'amore dove si fa fatica, decide che non valga la pena di crescere se non sei voluto… perché senza Cristo la sofferenza esiste, c'è, è un dato di realtà, ma di difficile digestione.
E allora si preferisce permettere l'omicidio (di bambini, di malati, di vecchi…) piuttosto che cercare la verità. Come Pilato, appunto.
Dio è amore, e l'amore è dono di Sé, fino a morire per tutti noi: siamo noi la Sua Passione.
Questa libera obbedienza costituisce l'unico Sacrificio, unendosi al quale la nostra vita è vita in ogni istante, dentro la gioia e dentro il dolore. Persino dentro la morte.
Per questo il Papa dedica quest'anno all'Eucaristia: nel Sacrificio di Cristo la nostra vita è abbracciata sempre e comunque.
Sacrificio e offerta: ma non è possibile una strada alternativa, diversa?
No. L'autore di ogni rovina, della seduzione che porta al male, che produce sofferenza e morte, l'angelo creatura ribelle, può essere sconfitto solo passando attraverso la via che egli, diabolicamente, ha aperto.
Provocare il male, farci credere che dipenda da Dio e spingerci quindi a odiare Dio.
O a ucciderci disperati, o a uccidere, semplicemente.
Piano satanico sconfitto dalla scelta di Dio stesso di soffrire, morire e per questo vincere.
Dio non manda il male, la sofferenza, il dolore: lo patisce per noi e, se lo offriamo, lo vive con noi.
Senza il Crocifisso tutto sarebbe inutile, senza senso, perso.
Per Lui tutto, assolutamente tutto, vive da ora il presagio dell'eternità.