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Lahore, la mistificazione indecente della realtà

Autore:
Costa, Luca
Fonte:
CulturaCattolica.it

Il 27 Marzo è la domenica di Pasqua, anche a Lahore, sconfinata metropoli del nord-est del Pakistan che conta ben dodici milioni di abitanti.
È sera, numerosi cristiani si sono ritrovati nel grande parco Gulshan-e-Iqbal per festeggiare insieme ad amici e parenti la resurrezione di Gesù Cristo.
Improvvisamente, scoppia una bomba. Un kamikaze si è fatto esplodere in mezzo alla folla.
Si chiama Maometto, Muhammad Yousaf, ha solo ventotto anni, un ragazzo. Un ragazzo che ha deciso, in nome di Allah, del Corano, e del profeta di cui porta il nome, di ammazzarsi per poter così ammazzare tanti cristiani, cristiani che per Muhammad non devono esistere, né in Pakistan, né altrove.
Restano uccise 72 persone, tra i quali 30 bambini; oltre trecento feriti.
Immediata la rivendicazione degli islamisti: “Siamo stati noi. Abbiamo commesso l’attentato di Lahore per colpire la minoranza cristiana, i cristiani sono il nostro bersaglio”.

Eppure, nei giorni seguenti, leggendo giornali, ascoltando telegiornali, cercando sui siti internet dei principali quotidiani di tutto il mondo (Repubblica, LeMonde, France24, etc.), sembra quasi che i cristiani uccisi siano un danno collaterale, secondario, insignificante. Tutti a fare a gara a specificare il dolore dei musulmani o a specificare che anche alcuni musulmani sono morti nell’attentato. I leader politici sono impegnati in improbabili acrobazie retoriche per non dire, non specificare, che l’attentato è un attentato volto a colpire la comunità cristiana, non si deve dire!

E si rimane allibiti di fronte a questa mistificazione indecente della realtà. E ci si chiede: ma come è possibile?

Per il potere senza volto che guida il cervello dei media europei (e quello dei suoi leader politici), l’idea stessa che dei cristiani possano essere «vittime» è inaccettabile, perché contraria alla vulgata politically correct che vuole che il cristianesimo sia a ogni costo presentato al mondo solo come persecutore, colonizzatore e inquisitore. Voltaire ha davvero dato forma al mondo contemporaneo (écraser l’infâme!): il cristianesimo va descritto solo come la religione dell’oppressore e dello status quo reazionario.
Che dei cristiani possano essere vittime, bersagli, uccisi in quanto tali è un fatto inconcepibile, inammissibile per il totalitarismo intellettuale odierno, un fatto che va quindi negato, occultato, taciuto. Anche di fronte all’evidenza. Anche di fronte alle stragi.
Ecco allora spiegato il silenzio assordante, o ancora peggio, la patetica e pelosa retorica dei quotidiani di tutta Europa. Tutti a sottolineare che sono i musulmani le vere vittime (non tanto i Pakistani, no! proprio i musulmani, come se i giornalisti avessero la bacchetta magica per stabilire fede e ortodossia delle vittime), che sono i musulmani a soffrire. “Tanti musulmani tra le vittime”. Nessuno che abbia il coraggio di dire senza equivoci “un altro massacro di cristiani in terra musulmana”. No, che quel fatto sia accaduto perché in nome dell’Islam un gruppo di islamici decida che i cristiani vanno uccisi e eliminati non conta NULLA. Le vittime sono altri.

Eppure i carnefici erano stati chiari.
“Abbiamo commesso l’attentato di Lahore per colpire la minoranza cristiana, i cristiani sono il nostro bersaglio”.
Vallo a spiegare a Repubblica.

Fonti: Maxime Tandonnet, FigaroVox. “Le déni d'un massacre anti-chrétien


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