Mentire sapendo di mentire
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Siamo alle solite: chissà perché i nostri giornalisti ci costringono a ritenere attuale quel proverbio «Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio»? Ieri [29 marzo 2010] tutte le agenzie battevano la notizia del Card. Martini che avrebbe detto (e la citazione era virgolettata) che la soluzione al problema della pedofilia e degli abusi sessuali dei preti stava nel ripensare all’istituto del celibato ecclesiastico.
Oggi, con una nota che riportiamo in calce [1], il Card. Martini smentisce queste affermazioni a lui attribuite, e mette i puntini sugli «i». E afferma che «occorrerebbe ripensare alla forma di vita del prete». Come non essere d’accordo? È quello che continuiamo a dire sul sito, e nei luoghi che ci vedono protagonisti. E fa parte di questa «forma di vita» anche l’esperienza di fraternità sacerdotali, che sono una bellissima caratteristica delle esperienze dei vari movimenti ecclesiali.
Già nell’editoriale accennavamo alla possibile manipolazione da parte dei mass-media della notizia diffusa a tamburo battente. Oggi ne abbiamo conferma, e ne siamo lieti.
Certo però che – francamente – non ne possiamo più di una stampa e di una informazione che hanno smarrito le più elementari forme di correttezza professionale e che usano del loro potere per creare una mentalità (o servire interessi di parte) piuttosto che aiutare a leggere la realtà.
Ricordo di avere letto, tempo fa, un libro di Pansa che, a proposito di notizie diffuse sulla guerra in Vietnam, affermava che: «mentivamo sapendo di mentire». Ora in lui si è attuato un processo di purificazione e di ripensamento degno di stima e augurio per molti. Ma quando questa posizione sarà vissuta dalla maggioranza degli operatori della comunicazione?
Assistiamo da tempo a una strana situazione: mentre ai sacerdoti che si sono macchiati di indegni atteggiamenti si chiede (e giustamente) conto, senza troppi sconti, a magistrati e giornalisti si garantisce ogni forma di impunità. Che almeno sappiano riconoscere di avere «mentito sapendo di mentire», e si facciano testimoni di verità. Se no che si ritirino in buon ordine.
Noi ora siamo col Papa che nella splendida riflessione di domenica delle Palme ha detto che «essere cristiani significa considerare la via di Gesù Cristo come la via giusta per l’essere uomini – come quella via che conduce alla meta, ad una umanità pienamente realizzata e autentica… l’essere cristiani è un cammino, o meglio: un pellegrinaggio, un andare insieme con Gesù Cristo. Un andare in quella direzione che Egli ci ha indicato e ci indica.
Ma di quale direzione si tratta? Come la si trova?... L’uomo può scegliere una via comoda e scansare ogni fatica. Può anche scendere verso il basso, il volgare. Può sprofondare nella palude della menzogna e della disonestà. Gesù cammina avanti a noi, e va verso l’alto.
Egli ci conduce verso ciò che è grande, puro, ci conduce verso l’aria salubre delle altezze: verso la vita secondo verità; verso il coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti; verso la pazienza che sopporta e sostiene l’altro».
In questa via giusta che rifugge dal «chiacchiericcio» sappiamo di avere tanti compagni di strada. E di trovarci tra amici, come i nostri lettori di CulturaCattolica.it. La Pasqua del Signore ci trovi al lavoro, in cammino, con nuovo coraggio. Ne siamo certi.
Nota
[1] Martini: è una forzatura coniugare obbligo del celibato sacerdotale e abusi sessuali dei preti
Il cardinale Carlo Martini ieri ha smentito le parole attribuitegli in questi giorni in materia di celibato sacerdotale e abusi sessuali commessi da preti. «Alcuni organi di stampa hanno riportato il contenuto di un mio intervento pubblicato dal settimanale tedesco “Presse am Sonntag”. In esso avrei dichiarato che tra le strade da perseguire per evitare in futuro nuovi casi di violenza e abusi a sfondo sessuale ci sarebbe la seguente: “Il celibato obbligatorio come forma di vita dei preti dovrebbe essere ripensato”». Il settimanale tedesco «non ha interloquito con me direttamente - ha spiegato l’Arcivescovo emerito di Milano nel suo intervento sul portale della diocesi ambrosiana -: ha piuttosto ripreso una mia lettera ai giovani austriaci. Ma il testo di tale lettera diceva: “occorrerebbe ripensare alla forma di vita del prete” intendendo sottolineare l’importanza di promuovere forme di maggiore comunione di vita e di fraternità tra i preti affinché siano evitati il più possibile situazioni di solitudine anche interiore». Martini si dice «sorpreso» e ribadisce che è «una forzatura coniugare l’obbligo del celibato per i preti con gli scandali di violenza e abusi sfondo sessuale». (A.Gug.) Avvenire, 30 marzo 2010