Il popolo della famiglia
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Non sono un politico. Mio padre – che fu presidente di Azione Cattolica in una piccola Diocesi emiliana – mi ha sempre mostrato una passione per la fede incarnata, nella vita quotidiana degli uomini, di qualunque condizione. Una fede che non si tira indietro. Una fede che diventa impegno e proposta. Una fede capace di rispondere alle profonde esigenze dell’uomo. Una fede non dei nascondigli e del quieto vivere.
In questi giorni drammatici per la nostra vita sociale quante volte ho pensato a quello che mi ha testimoniato con la vita e con l’azione. C’è ancora bisogno di una generazione di uomini che sappiano testimoniare nella verità l’amore responsabile per i fratelli, il senso della vita, della famiglia, del lavoro, della politica.
Lo spettacolo di questi giorni è altamente preoccupante. Soprattutto per il fatto che molti, che si dichiarano cattolici, poco o nulla hanno a che fare con quanto la Chiesa ci insegna, fino al punto di proporre e difendere leggi distruttive della famiglia, che hanno suscitato l’avversione di un popolo buono come quello dei due Family Day (il 20 giugno e il 30 gennaio). Anzi, politi che hanno tradito quel popolo che pure avevano illuso di sostenere.
Una delle tante lettere che ricevo mi comunica:
«“Se non ora: quando?”. Quando i cattolici italiani uniranno le loro forze e formeranno un movimento politico che non sia solo spettatore ma autentico protagonista nella vita di questa povera e assediata Italia?
Un movimento che sia “presenza” vera e concreta. Difesa e voce dei valori che il Signore ci ha trasmesso. Abbiamo tutto: il Decalogo come “Statuto” ed il Vangelo come “Regolamento”.
Io credo che tutti voi […] siete nelle condizioni di dar vita a questa rivoluzione tanto attesa. Il mondo, la nostra società hanno bisogno di una grande prova d’amore.
Ciascuno di voi ha un enorme seguito di persone che quotidianamente (come me) legge quanto pubblicate. Un grande numero. E questo numero, con l’aiuto di Dio, può molto se non tutto.
Scrivo a voi perché vi “conosco” e vi stimo, tutti. Io sono solo un uomo qualsiasi, non ho “voce” se non nel piccolo e quando suggerito. Ma ho comunque l’obbligo di dire. Voi avete una platea ampia. Facciamolo. Facciamo questo passo. Non pentiamoci di aver esitato. Io sarò con voi.
Grazie.»
Per questo non posso che condividere quanto alcuni amici stanno facendo in questi giorni, per mostrare che il bene comune non è una utopia né un sogno, ma ha bisogno delle nostre mani e della nostra vita per realizzarsi.
Il popolo del Family Day non merita lo sconcio spettacolo di chi – dicendosi cattolico – ha tradito quella fede che pur diceva di possedere e condividere. Apprezzo che uomini amici sappiano dare il contributo politico e la difesa di quei principi che ancora per noi sono «non negoziabili», non nascondendosi dietro un vile disimpegno nel nome di una situazione culturale e sociale cambiata.
Faccio mio l’invito a sostenere l’impegno di coloro che hanno dato voce a una proposta politica semplice e chiara che sappia dare voce a questo grande popolo del Family Day di cui mi sento fieramente parte.
«Se non ora, quando?»: ora, con chi ci sta, per il bene dell’uomo, di ogni uomo, nella verità, nella solidarietà e nella libertà. Per non sentirci dire, dai giovani del futuro (se pure ne nasceranno): «Ma voi, dove eravate?»
L’ITALIA HA BISOGNO DEI CATTOLICI |