Il faro, la fiaccola e l'occasione da non perdere, assolutamente!
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Chi volesse leggere la lettera di Andrea Mondinelli e la risposta del Direttore di Tracce Davide Perillo la trova QUI

Salò, 24 settembre 2014
Caro direttore,
la ringrazio per la risposta e l’amicizia. Proprio l’amicizia e la stima che provo verso il movimento è stata la molla che mi ha spinto a scrivervi. Ammetto che ho scritto di getto, subito dopo aver letto l’editoriale e accolgo volentieri l’invito a rileggerlo con calma alla luce dei suoi suggerimenti.
Oggi, durante la pausa pranzo, sono entrato in Chiesa per stare un po’ insieme a Gesù e per leggere le letture odierne. Come sempre, il Signore ci parla con la sua Parola e così è stato: in particolare il salmo 118: “Lampada per i miei passi, Signore, è la tua parola”. Devo dire che Gesù mi lascia spesso a bocca aperta. La prima lettura (Pr 30,5-9) è sfolgorante: “Ogni parola di Dio è purificata nel fuoco; egli è scudo per chi in lui si rifugia”. Ed il Vangelo (Lc 9,1-6) ci indica la modalità dell’annuncio del regno di Dio: “In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Caro Davide, non essendo dentro il movimento e non seguendo gli incontri di comunità, posso avere frainteso per mancanza di conoscenza, ma mi preme mettere in luce e approfondire la questione faro-fiaccola, che è, fuor di metafora, il tema dottrina-pastorale, verità-carità.
Le mie argomentazioni partono dal mio incontro personale con Gesù, avvenuto in freddo ambulatorio mentre il ginecologo con nonchalance ci proponeva di abortire nostra figlia. Da lì, è nato il movimento per la vita di Garda e Valsabbia e di seguito il centro aiuto alla vita di Fasano del Garda. Chiuso l’inciso personale necessario per comprendere il mio punto di vista.
L’argomento dottrina-pastorale è essenziale, perché deve essere chiarissimo che non potrà mai esserci contraddizione tra di loro. Questo sembra, oggi, non essere più vero tra molti teologi: “Questo numero di Concilium (Dall’«Anathema sit» al «Chi sono io per giudicare?») esamina come questo dramma dell’ortodossia/eterodossia si svolga anche nel cristianesimo. L’ortodossia cristiana ha bisogno di essere liberata dalla sua storia ignominiosa e va ripensata alla luce del nucleo centrale della fede in Cristo. Il presente fascicolo della rivista rappresenta uno sforzo in questa direzione, e contiene illuminanti articoli da varie prospettive (Editoriale L’ortodossia cristiana oggi)”. Ho comprato l’e-book e me lo sono letto tutto: agghiacciante.
Bisogna ritornare alla via che sempre la Chiesa ha percorso in duemila anni: la via dei santi e della santità. Lei, caro direttore, mi scrive: “L’alternativa è aspettare in porto” ed è questo che non condivido, per il semplice motivo che bisogna intendersi bene: lo Spirito Santo ha generato santi con i carismi più svariati, che ci sono stati vicini con le modalità più diverse, da Santa Gianna Beretta Molla alla Beata Madre Teresa di Calcutta; da San Giovanni Paolo II a don Giussani; dal Beato don Carlo Gnocchi, ai Martiri cristiani del nostro tempo. Ma tutti avevano un comun denominatore: stavano fermi nel porto, perché il santo, secondo l’acrostico illuminante di padre Giuseppe Barzaghi, è colui che è Seduto Affascinato Nel Tempio Originario. Camminavano con noi e ci illuminavano, proprio perché stavano fermi nel Porto! L’evangelizzazione avviene solo per contagio: con lo sguardo fisso su Gesù, saremo affascinati e per questo affascineremo i nostri fratelli. Saremo fiaccole, allora sì con l’assoluta certezza di non finire nel baratro (per quanto riguarda la singola pecorella rimasta nell’ovile, mi è venuto in mente il frammento 20 dell’argutamente ironico “Quinto Evangelo“, scritto nel lontano 1969 dal card. Giacomo Biffi: da rimanere senza parole).
Siamo tutti d’accordo che la questione non è ripetere pedissequamente la dottrina, ma di averla fatta propria e metabolizzata. E qui nasce il grosso problema, che già San Giovanni Paolo II ha stigmatizzato nell’Evangelium vitae. Qui mettiamo il dito in una piaga che, pur affliggendo le nostre comunità, non è stata e non è affrontata con i giusti passi nella pastorale delle nostre parrocchie ed oratori. La piaga purulenta è esattamente questa:
«Si deve cominciare dal rinnovare la cultura della vita all’interno delle stesse comunità cristiane. Troppo spesso i credenti, perfino quanti partecipano attivamente alla vita ecclesiale, cadono in una sorta di dissociazione tra la fede cristiana e le sue esigenze etiche a riguardo della vita, giungendo così al soggettivismo morale e a taluni comportamenti inaccettabili. Dobbiamo allora interrogarci, con grande lucidità e coraggio, su quale cultura della vita sia oggi diffusa tra i singoli cristiani, le famiglie, i gruppi e le comunità delle nostre Diocesi. Con altrettanta chiarezza e decisione, dobbiamo individuare quali passi siamo chiamati a compiere per servire la vita secondo la pienezza della sua verità» [Evangelium vitae n. 95].
Quali sono questi passi? Per quale motivo la parola verità è ormai diventata il tabù delle nostre comunità, come una volta lo era la parola sesso? Quali i passi da compiere “per servire la vita secondo la pienezza della sua verità”? San Giovanni Paolo II l’indica chiaramente nei punti seguenti al 95 di EV, che le ripropongo in sintesi:
1. Nesso inscindibile tra vita libertà e verità.
2. Riconoscersi creature che ricevono da Dio la loro vita.
3. Sessualità, amore nella castità per la maturazione della persona.
4. Sofferenza e morte.
Ma l’arma decisiva, unita indissolubilmente a questi passi ancora da compiere, è quella della preghiera e del digiuno, personale, familiare, comunitaria. È il n. 100 di EV (del 1995!):
«[…] Ripeto oggi a tutti quanto ho detto alle famiglie impegnate nei loro difficili compiti fra le insidie che le minacciano: è urgente una grande preghiera per la vita, che attraversi il mondo intero. Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale, da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione, da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente, si elevi una supplica appassionata a Dio, Creatore e amante della vita. Gesù stesso ci ha mostrato col suo esempio che preghiera e digiuno sono le armi principali e più efficaci contro le forze del male (cf. Mt 4, 1-11) e ha insegnato ai suoi discepoli che alcuni demoni non si scacciano se non in questo modo (cf. Mc 9, 29). Ritroviamo, dunque, l’umiltà e il coraggio di pregare e digiunare, per ottenere che la forza che viene dall’Alto faccia crollare i muri di inganni e di menzogne, che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle la natura perversa di comportamenti e di leggi ostili alla vita, e apra i loro cuori a propositi e intenti ispirati alla civiltà della vita e dell’amore».
I corsivi, che sottolineano le parole chiave, sono del Santo Padre, che ci avverte che: «È certamente enorme la sproporzione che esiste tra i mezzi, numerosi e potenti, di cui sono dotate le forze operanti a sostegno della «cultura della morte» e quelli di cui dispongono i promotori di una «cultura della vita e dell’amore». Ma noi sappiamo di poter confidare sull’aiuto di Dio, al quale nulla è impossibile». Si tratta di rimettere al primo posto e adoperare “le armi principali e più efficaci contro le forze del male”. Abbiamo abbastanza fede per farlo? Chiediamola, nella preghiera! Altrimenti, i risultati sono e saranno il catastrofico ribaltamento della realtà (Maria Elena Boschi, il fascino delle riforme e Eterologa, la visione di Luca Zaia).
Questo vale sia per la difesa della vita senza se e senza ma, sia per l’evangelizzazione, che le due questioni sono strettissimamente legate. Infatti, nessuno dubita della crisi di fede generalizzata che ha colpito anche noi uomini e donne che apparteniamo alla Chiesa. Allora, riflettiamo insieme su questa frase essenziale di EV n.3: “Ogni minaccia alla dignità e alla vita dell’uomo non può non ripercuotersi nel cuore stesso della Chiesa, non può non toccarla al centro della propria fede nell’incarnazione redentrice del Figlio di Dio, non può non coinvolgerla nella sua missione di annunciare il Vangelo della vita in tutto il mondo e ad ogni creatura”. C’è tutto il Mistero della vita cristiana…
Per quanto riguarda la ginecologa, ho premesso che “non conosco il caso della ginecologa che accompagna le coppie” e capisco che la coppia aveva già deciso, ma la domanda rimane inevasa: e se avessero continuato fino in fondo? La dottoressa ha accompagnato mai, fino in fondo al baratro dell’omicidio dei propri figli, coppie venute da lei? Per spiegarmi prendo un esempio concreto, che ha colpito la Chiesa in Germania a metà anni 90 riguardo all’attività dei consultori familiari cattolici, che automaticamente fornivano il certificato che depenalizzava l’aborto procurato. San Giovanni Paolo II è stato irremovibile: “non possumus”. Nella “LETTERA AI VESCOVI TEDESCHI SULL’ATTIVITÀ DEI CONSULTORI FAMILIARI CATTOLICI“ scriveva: “Voi (i vescovi tedeschi ndr) attribuite molta importanza al fatto che i consultori cattolici rimangano presenti in modo pubblico nella consulenza per le donne incinte, al fine di poter salvare con una consulenza finalizzata molti bambini non nati dalla uccisione e per stare al fianco delle donne in situazioni di vita difficili con tutti i mezzi a disposizione. […] Le consulenti cattoliche e la Chiesa, per incarico della quale le consulenti agiscono in molti casi, vengono così a trovarsi in una situazione di conflitto con la loro visione di fondo nella questione della difesa della vita e con lo scopo della loro consulenza. Contro la loro intenzione vengono coinvolte nell’attuazione di una legislazione che conduce all’uccisione di persone innocenti ed è di scandalo per molti. Dopo matura considerazione di tutti gli argomenti, non posso non concludere che al riguardo esiste un’ambiguità che offusca la chiarezza e il significato univoco della testimonianza della Chiesa e dei suoi centri di consulenza. Perciò vorrei invitarvi con insistenza, cari Fratelli, a fare sì che un certificato di tale natura non venga più rilasciato nei consultori ecclesiali o dipendenti dalla Chiesa”.
Dopo un lungo tira-molla, i consultori chiusero e CL pubblicò in Germania il volantino “La forza di una umanità nuova”: “La Chiesa è al servizio della società e dell’uomo nella misura in cui essa rimane fedele all’Avvenimento che l’ha originata. Non si tratta affatto di rifugiarsi in una dottrina pura ed astratta, per non “sporcarsi le mani”, si tratta piuttosto di vivere l’affezione nei confronti dell’uomo nella sua interezza, anche di fronte al suo limite ed ai suoi conflitti interiori”. Assolutamente d’accordo.
Scusandomi per la lungaggine, rinnovo la mia stima e amicizia per voi.