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La strage cinese: 336 milioni di aborti

Fonte:
CulturaCattolica.it

In questi giorni in Cina si è riunito il Congresso Nazionale del Popolo, per confermare nelle nuove cariche il Presidente e il Primo Ministro che guideranno la Cina nei prossimi dieci anni; il percorso della scelta è stato ovviamente tutt’altro che democratico e tutto interno al Partito Comunista Cinese.
Proprio in tale occasione la Cina guardando al proprio futuro ha, per la prima volta, ragionato sui risultati prodotti dalla Legge del figlio unico che dal 1971 ad oggi è stata utilizzata per il controllo demografico.

Va precisato che tutti i dati rispetto alla cosidetta “bomba demografica” sono stati smentiti, i tassi di fertilità dell'umanità sono in costante diminuzione. Tra il 1965 e il 1970 il tasso di crescita annuo della popolazione mondiale fu del 2,1 % (il massimo della storia). Tra il 1970 e il 1990 fu dell'1,72 %. Il tasso di crescita annuo della popolazione mondiale è stato dell'1,48 % per gli anni 1990-95, smentendo sia le previsioni elaborate negli anni '70 che quelle elaborate negli anni '80.

I dati ufficiali del ministero della sanità cinese sono terrificanti, dal 1971 ad oggi 336 milioni di aborti e 196 milioni di sterilizzazioni forzate. Un'ecatombe. Si è giustificato questo orrore nel nome del controllo demografico, ma ora ci si accorge che anche economicamente il sistema non regge, la Cina sta invecchiando troppo in fretta e rischia di arrivare molto presto ad avere più anziani che giovani come l'Europa in crisi. Inoltre c'è una sproporzione tra uomini e donne, dovuta al fatto che dovendo scegliere, specie nelle zone rurali, si abortivano, o abbandonavano o addirittura uccidevano tramite infanticidio le bambine, nella speranza di poter avere un figlio maschio; oggi ogni 100 bambine nascono 117 maschi. Senza contare le sofferenze e le ingiustizie che questa legge del figlio unico ha provocato nelle donne e nelle famiglie, in diverse zone anche con violenza e soprusi. Ci sono stati anche episodi di denuncia pubblica contro la legge del figlio unico e degli aborti forzati, ma va segnalato che chi ha denunciato questi casi di violenza è stato arrestato e perseguitato; le loro sofferenze non sono però state vane perché hanno permesso che il dibattito potesse sollevarsi a livello pubblico e politico. Certamente questo dibattito è potuto cominciare anche grazie ai dati sugli squilibri demografici. Forse si sta incominciando un percorso che porterà nei prossimi anni ad abolire questa Legge del figlio unico. Vedremo. Oggi solo in alcune regioni si ha il permesso di avere il secondo figlio e altrove solo i ricchi possono pagare le multe o corrompere gli spietati funzionari che invece usano spesso metodi brutali e coercitivi nelle regioni più povere della Cina. Un primo segnale di cambiamento viene proprio dal Congresso Nazionale del Popolo che ha deciso di sciogliere la Commissione per la pianificazione familiare, accorpata nel ministero della Sanità.
Limitare e far decidere allo Stato quanti figli deve avere una famiglia è un sopruso, una violenza e una mancanza di libertà grave. Ma è anche un errore perchè la ricchezza è sempre venuta dai figli, forse oggi se ne accorgono anche in Cina, ma questo dovrebbe anche far riflettere in Occidente dove spesso nessuno ha posto obiezioni a queste scelte, e anzi l'Onu finanzia politiche di controllo demografico spesso basate sull'aborto o sul diritto (più politically correct) alla salute riproduttiva come citano i documenti ufficiali. L’UNFPA (Fondo per la popolazione e lo sviluppo delle Nazioni Unite) ha sostenuto le politiche del governo cinese con finanziamenti, supporto logistico, statistico e formativo. Nel 1998 l’UNFPA finanziò con 20 milioni di dollari per 4 anni un programma pilota di pianificazione delle nascite in 32 province cinesi, fu G.W. Bush a sospendere il finanziamento all’UNFPA da parte del governo americano nel 2002. E’ notizia di questi mesi il sostegno da parte dell’UNFPA alla legge per la parentela e la procreazione responsabili promulgata il 17 gennaio 2013 nelle Filippine; in questi giorni la Corte suprema filippina ha fermato provvisoriamente l’applicazione della legge accogliendo diversi ricorsi sostenuti anche dalla Chiesa. Insomma la battaglia per la vita a livello mondiale continua, anche perché a volte gli aiuti economici internazionali sono vincolati indirettamente all’approvazione di leggi di questo tipo da parte degli Stati in via di sviluppo.
Il Pontificio Consiglio per la famiglia già da tempo ha osservato che "Dopo aver registrato un calo impressionante di fecondità, 51 Paesi del mondo (su 185) non riescono più a garantire il ricambio generazionale. Precisiamo che questi 51 Paesi rappresentano il 44% della popolazione del pianeta". Il problema oggi quindi non è il controllo delle nascite ma un vero e proprio inverno demografico che in particolare in Occidente è alla base anche della crisi economica e dei sistemi di welfare state. Come già detto anche in Cina si vedono ora in maniera accelerata dinamiche economiche negative dovute agli squilibri demografici: nel 2030 gli anziani tra i 60 e i 65 anni saranno il 26% della popolazione e quelli con più di 65 anni saranno il 16%, nel 2000 erano rispettivamente il 10% e il 7%. Questo fenomeno è ancora più evidente nelle grandi città come Pechino e Shangai dove raggiungeranno un terzo della popolazione. Nelle aree rurali gli anziani sono mantenuti prevalentemente dalle famiglie e quindi il loro tenore di vita dipende da come i loro figli li sostengono. La Cina dovrà presto preoccuparsi dell’assistenza agli anziani.
A conclusione vogliamo ricordare quanto scritto da Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, n. 28 “Uno degli aspetti più evidenti dello sviluppo odierno è l'importanza del tema del rispetto per la vita, che non può in alcun modo essere disgiunto dalle questioni relative allo sviluppo dei popoli”.

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