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Il grillismo non ci salverà

Fonte:
CulturaCattolica.it
Le cose che salvano l’uomo, son quelle che salvano il mondo.

Sono solo un cittadino che è andato a votare, ritengo che sia un dovere cui non si può rinunciare, perché ci sono persone cui il diritto è negato, persone che hanno lottato e ci hanno rimesso la vita perché questo diritto fosse garantito anche a me. Non dimentico poi, che per le donne il voto è un diritto relativamente recente, quindi voto.
Votare non è mai semplice, perché vuol dire dare la tua fiducia a qualcuno che non la pensa quasi mai del tutto come te, qualcuno che ti fa promesse che spesso sono solo lusinghe.
Il cittadino elettore, ascolta, s’informa, cerca di immaginare scenari futuri, a volte invece si tappa le orecchie, gli occhi e il naso e vota. La sua preferenza va a chi sembra esprimere passione per i suoi stessi princìpi, a volte a chi sembra poter dare uno scossone a un carrozzone che soffoca il paese. In ogni caso dopo che ha votato il cittadino elettore, si aspetta che il Paese sia governato, che il bene comune sia perseguito.
Col cavolo!
Siamo in una situazione che oscilla tra lo stile “Tancrediano” "Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi" e quello Orwelliano, dove sono prospettati scenari fantascientifici.
Nel frattempo però la vita reale, quella delle persone che votano va avanti. Gli imprenditori che non riescono a pagare gli stipendi, chiudono, i lavoratori rimangono senza lavoro e chi non ha lavoro, perde la dignità di uomo, si sente umiliato, abbassa lo sguardo, qualcuno chiude anche con la vita, lasciando una scia di dolore che non si può ignorare.
Il voto è sempre un atto di speranza, (speriamo di aver dati fiducia alle persone giuste) in alcuni casi diventa un atto di protesta, o di resa, una sorta di “voto di disperazione” prima di scendere in piazza per la “rivolta del pane” si cerca qualcuno che la rivolta, la faccia in modo democratico, cambiando le cose, rimettendo in moto la - macchina paese –
Io credo che a questo pensassero molti che han dato fiducia al movimento 5 stelle di Casaleggio e Grillo. Invece pare che si sia caduti in una sorta di girone dantesco.
Tra onorevoli che rifiutano il titolo, come se uno da sposato non volesse essere definito, “marito”, che non fanno che dichiarare – noi non siamo come loro – ma sembrano non sapere ancora come sono.
Scriveva un uomo saggio, “La ragione che (…) muove e stimola la vostra operosa e laboriosa presenza nei vari ambiti della vita pubblica non può che essere la volontà di dedicarvi al bene dei cittadini, e quindi una chiara espressione e un evidente segno d’amore. Così la politica è profondamente nobilitata, diventando una elevata forma di carità.”*
Tra un governo tecnico che con la scusa di rimetterci in riga ci ha succhiato il sangue, tra comunisti che non son più tanto comunisti, ma anche sì. Imprenditori che da anni fanno politica, e politicanti che si dicono differenti, la scelta del voto è stata ardua.
Ma l’incertezza in cui oggi gli eletti ci stanno tenendo è il segno che il bene comune è un termine desueto e privo di significato.
“La profonda incertezza e inquietudine nasce certamente dall’asprezza delle prove cui l’Italia, al pari di altri paesi, è sottoposta a causa della crisi finanziaria ed economica (…) E quel che in Italia acuisce l’incertezza e produce grave disorientamento , è l’inadeguatezza del quadro politico a offrire punti di riferimento e prospettive, percorso com’è da spinte centrifughe e tendenze alla frammentazione. (…) Quel che rischia di perdersi è proprio il senso del “bene comune”, dell’“interesse generale”, che dovrebbe spingere ad un’assunzione di responsabilità a ogni livello della società.”**
Ma allora perché tutti questi uomini e donne della politica danno l’impressione di pensare più agli interessi del loro particolare che al bene comune? Perché ci inquieta guardarli mentre difendono vecchi privilegi e altrettanto mentre li distruggono ogni cosa che arriva dal passato inneggiando a una democrazia internettiana che ha un vago sapore di inquisizione?
Per carità, solo per un attimo abbiate coscienza della grande responsabilità e del grande privilegio che ogni cittadino ha posto nelle vostre mani con il suo lavoro, quello di poter essere voi stessi strumenti di quella che benedetto ha chiamato “Elevata forma di carità” la politica.


*Benedetto XVI
** Giorgio Napolitano

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