Caro Papa Benedetto XVI,
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abbiamo cominciato a conoscerti ascoltando le tue parole il Venerdì Santo del 2005: “... Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!...”. Come è facile denunciare i peccati del mondo. E come deve essere stato doloroso per te accingerti invece a ripulire la nostra casa. Grazie.
Ricordiamo molto bene la tua omelia prima del conclave quando hai ricordato “quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” (18.04.2005). Grazie. Abbiamo messo questo brano come salvaschermo del computer.
Abbiamo avuto il primo dispiacere quando qualcuno ti ha salutato come il “pastore tedesco” (e sappiamo che si voleva scrivere di peggio), vero inno alla cattiveria gratuita di un giornalismo servile e sciocco. Abbiamo capito che dopo la falsa e interessata pietà per Giovanni Paolo II cominciava la battaglia.
Abbiamo cominciato a seguire le tue catechesi del mercoledì e gli Angelus la domenica a mezzogiorno. Il tuo pontificato ci ha regalato un bravo professore e ci piace leggerti e ascoltarti. Ricordiamo in particolare le presentazioni dei santi e le figure dei patriarchi. Ci racconti la fede e la storia con parole semplici, anche per noi che non siamo “del mestiere”. Abbiamo letto le tue encicliche, in particolare Deus Caritas Est e Caritas in Veritate. Abbiamo rapidamente imparato che quel che ci arrivava tramite le agenzie e i telegiornali non era degno di alcuna fiducia: erano quasi sempre estrapolazioni insignificanti e forzature maliziose delle tue parole. Occorreva leggere il testo originale per sapere cosa avevi detto e cosa non avevi detto.
Ci dispiace che tu abbia avuto - tra i tanti bravi - anche qualche collaboratore che ci ha messo “del suo”, aggiungendo errori grammaticali ai tuoi libri e uno scivolone imperdonabile in un catechismo per giovani. Quanti bocconi amari devi aver mandato giù. Vogliamo anche ringraziarti per i tre libri su Gesù, che abbiamo letto.
Con grande pazienza hai iniziato un percorso di avvicinamento con l’Islam in un bellissimo discorso a Ratisbona, anche se alcuni, che non vogliono distinguere fra una citazione e una affermazione, hanno deciso pervicacemente di cercare motivo di discordia. Invece di pericolosi sincretismi o superficiali fratellanze umane hai presentato a tutti il Dio che non può che essere “ragionevole” (come potremmo comprenderlo altrimenti?) e che in quanto ragionevole non può che essere contro la violenza. Chi ha voluto capire avrà certamente capito.
Sei andato ad abbracciare tutti i fratelli separati, istituendo ordinariati appositi in modo che l’abbandono della confessione precedente non significasse per loro anche un doloroso abbandono di riti, colori, musiche, preghiere cui restano affezionati. Noi uomini ci leghiamo alle nostre abitudini ed è grande delicatezza risparmiarci la paura di cambiare tutto improvvisamente. Questa intuizione ci mostra che differenza passa fra una Chiesa che è popolo e una setta: uniti in Quello che è importante e diversi in tutto quanto non è essenziale, per una maggiore ricchezza.
Non sapremo mai abbastanza quanto faticoso e doloroso debba essere stato per te affrontare il problema degli abusi. Rimproverare senza esagerare. Rimuovere persone senza aggravare lo scandalo. Dire tutta la verità senza però nutrire la bestia giornalistica. Affrontare l’astio sotterraneo di chi è stato “pensionato” e di quelli che a lui erano collegati. Avvicinare le vittime portando tu la croce della “colpa” di altri: questo ci ricorda qualcosa...
Ti ringraziamo perché hai fatto tutto quanto era umanamente possibile per riportare a casa i Cattolici Tradizionalisti. Anche quando questo ti ha creato imprevisti dissapori col mondo ebraico. Anche quando questo ti ha creato dispiaceri con quanti mettono il Concilio davanti e in opposizione a tutto il resto della rivelazione e della tradizione. Per costoro sembra che, per duemila anni, il cattolicesimo non abbia prodotto nulla di buono e che il “nuovo vangelo” debba consistere nello spirito democratico (?) di un solo concilio, l’ultimo: un po’ come dare ragione all’ultimo che ha parlato. E dall’altra parte resta anche incomprensibile come certi Cattolici, che si sentono più cattolici degli altri e dunque attaccatissimi a “Pietro” disubbidiscano proprio al Papa cui dicono di essere fedeli, in ossequio alle parole di Gesù, quando propone loro il Concilio.
Ringraziamo di avere un Papa pianista e cultore della musica: ricordiamo una tua presentazione del Franz Liszt convertito che va ben oltre quello che troviamo nelle enciclopedie. Come sarebbe bello se riscoprissimo la differenza fra inni sacri e canzonette!
Ti ringraziamo per aver lavorato in segreto sul caso di Pio XII per una ragionevole comprensione della storia. L’abbiamo saputo di recente e speriamo che, dopo la parziale correzione di rotta, lo Yad Vashem completi il lavoro e tutti gli Ebrei, anche in Italia, riconoscano finalmente i meriti di chi ha lottato e rischiato per loro. E` estremamente sgradevole sentir parlare chi è stato salvato dalle suore e riesce a dire che le suore agivano all’insaputa del Papa.
Siamo ingenuamente un po’ preoccupati di chi sarà, cosa dirà e cosa farà il nuovo Papa. Siamo infatti attaccatissimi a quello di adesso. Ci sforziamo di avere fiducia nella Provvidenza. Questi otto anni sono stati per noi brevissimi.
Ti chiediamo infine scusa per non esserti mai venuti a trovare a Roma: abbiamo sempre rimandato. E ti rendiamo grazie per la lezione che ci dai con le tue dimissioni: tutti sono utili solo Cristo è necessario. Anche il Papa, quando ritiene di aver fatto quel che gli è stato ordinato torna alla “vita nascosta”. Se lo capissero almeno un po’ gli uomini di potere che ci rovinano quotidianamente l’esistenza!
Grazie. Grazie di tutto.
Paolo e Iucci