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Il messaggio del Papa: "Beati gli operatori di pace"

Fonte:
CulturaCattolica.it

Nel suo messaggio per la celebrazione della XLVI Giornata della pace, Papa Benedetto XVI, mettendo al centro gli operatori di pace, ha rilanciato l’impegno a cui ciascuno di noi è chiamato per realizzare la pace.
Il Papa ha indicato come fattori di rischio per la pace le crescenti diseguaglianze fra ricchi e poveri, il prevalere di una mentalità egoistica e individualista espressa anche da un capitalismo finanziario sregolato. Oltre a svariate forme di terrorismo e di criminalità internazionale, a quei fondamentalismi e quei fanatismi che stravolgono la vera natura della religione, chiamata a favorire la comunione e la riconciliazione tra gli uomini.

Il messaggio del Papa è un appello accorato a difendere la pace attraverso la difesa della verità, non si abbandona allo scoramento ma evidenzia anche tutti i punti di speranza e l’innata vocazione dell’umanità alla pace: “La pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile”. E’ Dio per il Papa la via per la pace. La pace presuppone innanzitutto un umanesimo aperto alla trascendenza. Dice Benedetto XVI: “Precondizione della pace è lo smantellamento della dittatura del relativismo e dell’assunto di una morale totalmente autonoma, che preclude il riconoscimento dell’imprescindibile legge morale naturale scritta da Dio nella coscienza di ogni uomo.” E’ necessaria una nuova alleanza tra Dio e l’uomo. “La Chiesa è convinta che vi sia l’urgenza di un nuovo annuncio di Gesù Cristo, primo e principale fattore dello sviluppo integrale dei popoli e anche della pace [..] La pace è principalmente realizzazione del bene comune delle varie società. […] Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale."
Ancora una volta il Papa lega in modo inscindibile la difesa della vita al tema della pace, indicando come i veri operatori di pace sono coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: “Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita. [..] Coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umana e, per conseguenza, sostengono per esempio la liberalizzazione dell’aborto, forse non si rendono conto che in tal modo propongono l’inseguimento di una pace illusoria. […] Come si può, infatti, pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri? Ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente”. Parole chiarissime che si scontrano però con una mentalità diffusa anche nel mondo cattolico che ancora non comprende come la questione antropologica sia al centro di tutte le questioni, parole che probabilmente non arriveranno con tutta la loro intensità a molti fedeli, sopraffatti solo dalla crisi economica e dal pensiero che il problema sia solo la giustizia sociale, che contrappongono ai temi antropologici.
Ma al centro del messaggio del Papa c’è la difesa della famiglia. Già nel suo incontro a Milano in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie aveva detto: “Non c’è futuro dell’umanità senza la famiglia; in particolare i giovani, per apprendere i valori che danno senso all’esistenza, hanno bisogno di nascere e di crescere in quella comunità di vita e di amore che Dio stesso ha voluto per l’uomo e per la donna”.
Nel messaggio alla Curia romana ha posto l’accento sul pericolo che deriva dalla teoria del gender. Non stupisce quindi l’accorato appello a difendere la famiglia per difendere la pace. La famiglia - aveva già indicato in un altro messaggio - è il luogo dove l’uomo impara a vivere la pace e impara gli “strumenti” della pace.

Benedetto XVI ricorda nel suo messaggio come la difesa della famiglia non è una questione religiosa o fideistica: “La struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale. Questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità."
Il Papa lo dice: “Desidero ribadire con forza che i molteplici operatori di pace sono chiamati a coltivare la passione per il bene comune della famiglia e per la giustizia sociale, nonché l’impegno di una valida educazione sociale. […] Nessuno può ignorare o sottovalutare il ruolo decisivo della famiglia, cellula base della società dal punto di vista demografico, etico, pedagogico, economico e politico”.
Il Papa parla di “pedagogia della pace”, un cambio di mentalità e di comportamenti: “Essa richiede una ricca vita interiore, chiari e validi riferimenti morali, atteggiamenti e stili di vita appropriati. Difatti, le opere di pace concorrono a realizzare il bene comune e creano l’interesse per la pace, educando ad essa”.
Speriamo che questo desiderio di ribadire con forza la difesa della famiglia caratterizzi l’impegno di ciascuno di noi e delle comunità ecclesiali nel 2013.

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