Il caso Routley Scott: c'è coscienza negli stati vegetativi
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Una notizia che apre alla speranza, che dovrebbe aprire il cuore e gli occhi di tutti, anche di quelli che continuano a negare ogni possibilità di vita per le persone in stato vegetativo.
Il trentanovenne Routley Scott, che si trova appunto in una condizione di stato vegetativo, è stato sottoposto dai suoi medici ad uno studio e a delle analisi compiute attraverso una risonanza magnetica funzionale, che ha monitorato le sue risposte attraverso la sua attività cerebrale mentre gli venivano poste delle domande. E’ utile ricordare che nello stato vegetativo persistente le cellule cerebrali sono vive e mandano segnali elettrici evidenziati in modo chiaro dall’elettroencefalogramma. Il paziente può respirare in modo autonomo, «mantiene una vitalità circolatoria, respiratoria e metabolica e un controllo sulle cosiddette funzioni vegetative (ad esempio temperatura corporea, pressione arteriosa, diuresi, ecc...)». Alcune ricerche tramite la risonanza magnetica funzionale erano già state fatte e pubblicate su The New England Journal of Medicine e su Science in un articolo dal titolo emblematico: “Detecting Awareness in the Vegetative State” ("La ricerca della coscienza nello stato vegetativo"). La consapevolezza che una qualche coscienza sia presente, molto spesso, anche nello stato vegetativo, da tempo c’è fra gli esperti di questo settore, e questi nuovi risultati ne sono una conferma e aprono la strada a nuove prospettive come quella di riuscire a comunicare con questi pazienti che hanno una vita interiore, anche se disconnessa dalle relazioni che noi viviamo normalmente.
Queste ricerche aggiungono elementi che dovrebbero almeno lasciar spazio a un principio precauzionale anche nei più dubbiosi. Non si capisce perché si enfatizzino le potenzialità delle nuove scoperte scientifiche, e invece si trascurino le possibilità di aiutare e migliorare le condizioni di vita di queste persone, nella quali si ha un danno cerebrale che limita le capacità comunicative ma che non lede la loro dignità.
Lasciateci fare una breve considerazione che ci riporta al 2008 e alla vicenda di Eluana. Queste tecniche erano già conosciute ma non se ne è purtroppo tenuto conto. Potrebbe anche significare che Eluana si rendeva conto di tutto, proprio come Routley Scott di cui il neuroscienziato Adrian Owen, alla guida del team del “Brain and Mind Institute”, chiamato anche il “lettore della mente” per i suoi studi sui pazienti con gravissime lesioni cerebrali ha detto: “Crediamo che sappia chi è e dove si trova”.