L’Alto Commissariato Onu per i diritti umani si appresta a definire l’aborto come un diritto.
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Il 17 Ottobre 2012 a Ginevra una risoluzione ha sostenuto che l’aborto è un diritto umano nel quadro di un documento che dovrebbe parlare di prevenzione della mortalità materna. La risoluzione fa propria la guida tecnica scritta dall’Alto Commissariato Onu per i diritti umani che include l’aborto nel termine diritto alla salute riproduttiva. 20 Stati in gran parte islamici non hanno sottoscritto tale documento. Per l’Europa l’unico Stato che vi si è apertamente opposto è stato Malta. Quello che è grave è che il documento non è stato negoziato dagli Stati, e cosi anche l’Italia, rappresentata in questa occasione dalla Slovenia rappresentante di 26 paesi dell’Unione Europea, risulta tra i sostenitori.
Il termine diritto alla salute riproduttiva non compare certo per la prima volta nei documenti dell’ONU; la prima volta fu nel 1994, in occasione della conferenza dell’ONU a Il Cairo su Popolazione e Sviluppo, dove fu inserita in un documento. In quell’occasione Giovanni Paolo II intervenne e indirizzò all’assemblea una lettera dove chiaramente si opponeva all’introduzione dell’aborto come diritto e alla sua promozione; si oppose decisamente ad una visione individualistica della sessualità e ad ogni riferimento all’aborto come metodo accettabile di pianificazione familiare. L’intervento del Papa ottenne il risultato che il documento non raggiunse il consenso necessario per essere dichiarato vincolante. Anche in quell’occasione i paesi islamici si unirono alla tesi pro life.
Il diritto all’aborto oltre ad essere un’invenzione che va contro il diritto alla vita, comporterebbe gravi conseguenze giuridiche. Giovanni Paolo II nel numero 68 dell’Evangelium Vitae diceva: “Una delle caratteristiche proprie degli attuali attentati alla vita umana consiste nella tendenza ad esigere una loro legittimazione giuridica, quasi fossero diritti che lo Stato, almeno a certe condizioni, deve riconoscere ai cittadini e, conseguentemente, nella tendenza a pretendere la loro attuazione con l’assistenza sicura e gratuita dei medici e degli operatori sanitari.” Quindi se qualcuno volesse obiettare come potrebbe farlo se l’aborto fosse dichiarato un diritto? Sarebbe colpevole di violare i diritti della persona? Sembra un’assurdità ma questa scelta giuridica potrebbe portare alla fine dell’obiezione di coscienza.
Bisogna registrare che questi tentativi si ripetono periodicamente. In questa occasione un ruolo particolarmente importante e negativo è stato svolto dal Commissario ONU per la Commissione sui Diritti Umani, Navi Pillay che sotto la pressione di organizzazioni non governative ha spinto per questa nuova presa di posizione a favore dell’aborto. Ricordiamo che tra queste organizzazioni ci sono Amnesty International, International Planned Parenthood Federation, Ipas, e il Center for Reproductive Rights.
Appare inequivocabile la scelta di chiedere di incrementare i fondi e informazioni per la salute sessuale e riproduttiva di donne e ragazze includendo l’accesso a servizi di aborto sicuro.
Nello stesso documento tecnico, si sollecita che ogni nazione garantisca l’accesso universale a «interventi essenziali per migliorare la salute materna» come «servizi di pianificazione familiare», «gestione delle gravidanze inattese, includendo l’accesso a servizi di aborto sicuro, dov’è legale, e cura post-aborto».
Chiediamoci allora anche quando leggiamo le notizie e i programmi dei politici chi vuole sostenere economicamente queste fondazioni internazionali che propugnano queste teorie e leggi.
Navi Pillay ha dichiarato che questo testo “cambierà per sempre i diritti riproduttivi sessuali”. Questo è proprio l’aspetto che più preoccupa, la teorizzazione e realizzazione dell’aborto come diritto che provocherà in molti paesi quello cui già oggi assistiamo in Occidente, ovvero un affievolimento delle coscienze sulla gravità del gesto dell’aborto e lo renderà socialmente accettabile.
Già Giovanni Paolo II aveva descritto bene questo pericolo nel numero 24 dell’Evangelium Vitae: “La coscienza morale, sia individuale che sociale, è oggi sottoposta, anche per l’influsso invadente di molti strumenti della comunicazione sociale, a un pericolo gravissimo e mortale: quello della confusione tra il bene e il male in riferimento allo stesso fondamentale diritto alla vita. Tanta parte dell’attuale società si rivela tristemente simile a quell’umanità che Paolo descrive nella Lettera ai Romani. È fatta «di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia» (1, 18): avendo rinnegato Dio e credendo di poter costruire la città terrena senza di lui, «hanno vaneggiato nei loro ragionamenti» sicché «si è ottenebrata la loro mente ottusa» (1, 21); «mentre si dichiaravano sapienti sono diventati stolti» (1, 22), sono diventati autori di opere degne di morte e «non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa» (1, 32). Quando la coscienza, questo luminoso occhio dell’anima (cfr. Mt 6, 22-23), chiama «bene il male e male il bene» (Is 5, 20), è ormai sulla strada della sua degenerazione più inquietante e della più tenebrosa cecità morale.”
Ancora al numero 101 dell’Evangelium vitae: “Infatti, non ci può essere vera democrazia, se non si riconosce la dignità di ogni persona e non se ne rispettano i diritti. Non ci può essere neppure vera pace, se non si difende e promuove la vita, come ricordava Paolo VI: «Ogni delitto contro la vita è un attentato contro la pace, specialmente se esso intacca il costume del popolo..., mentre dove i diritti dell’uomo sono realmente professati e pubblicamente riconosciuti e difesi, la pace diventa l’atmosfera lieta e operosa della convivenza sociale».”
Pensiamo che intaccare addirittura la definizione dei diritti introducendo il diritto (inesistente) di aborto sia una decisione gravissima che altera tutti i riferimenti di dignità della persona e stravolge il concetto stesso di diritto dell’uomo. Andare incontro alle persone, aiutarle nella scelta, accompagnarle e non lasciarle sole, la solidarietà e la vicinanza: questo può aiutare una donna ad accettare una nuova vita e a trovare la felicità; non abbandonarla in un mondo in cui l’aborto diventando perfino diritto non potrà più essere contrastato se non ledendo la giurisdizione internazionale. Dice ancora l’Evangelium Vitae al numero 71: “Urge dunque, per l’avvenire della società e lo sviluppo di una sana democrazia, riscoprire l’esistenza di valori umani e morali essenziali e nativi, che scaturiscono dalla verità stessa dell’essere umano ed esprimono e tutelano la dignità della persona: valori, pertanto, che nessun individuo, nessuna maggioranza e nessuno Stato potranno mai creare, modificare o distruggere, ma dovranno solo riconoscere, rispettare e promuovere.”