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Incorrotti o plastinati?

Fonte:
CulturaCattolica.it

Non è certo notizia da “rete” quella delle 13 Clarisse Eremite rinvenute nel 1963 praticamente mummificate nel monastero di Santa Maria della Provvidenza di Fara Sabina. Le clarisse attuali le custodiscono composte nel loro habitat naturale: le celle monastiche, intente nei lavori comuni così come la morte, in fondo, le colse.
Lo spettacolo è sconcertante e par di sentire sollevarsi il coro dei laicisti di turno che invocano il medioevo e il cattivo gusto. Eppure nella Chiesa non sono rari fenomeni così, basterebbe citare Santa Caterina da Bologna o Santa Chiara o più ancora Santa Bernadette che fu trovata totalmente incorrotta con la pelle fresca quasi fosse morta da pochi minuti.
Ma si sa, questa è roba di santi, roba di una Chiesa che non perde occasione per gridare al miracolo, mentre noi, laicisti e cattolici “pensanti”, noi sì che possiamo comprendere appieno il mistero dell’uomo e della sua corporeità. Così l’ultima trovata pedagogica è una mostra di un tal orrore da farci capire di come abbiamo ormai davvero toccato il fondo. L’uomo messo a nudo, spogliato totalmente della sua dignità. Il cadavere plastificato e sigillato nelle pose più strane, più intime, quelle da coprire col maggior riserbo è diventato strumento educativo per il bello del corpo anche nella morte…

L’altisonante titolo di Gunther von Hagens, anatomo-patologo tedesco, è quello che ha permesso di realizzare tutto ciò: cadaveri sottoposti ad un trattamento chiamato plastinazione e che perciò non vanno incontro decomposizione. Questi cadaveri sono esibiti in una sorta di mostra della “bellezza del corpo umano”: la coppia colta nell’amplesso, la donna partoriente col grembo lacerato e il bimbo ancora dentro, cadaveri che giocano a poker

E fin qui, verrebbe a dire, nulla di strano per un mondo che ha perduto il senso della vita e della morte. Ma che dire di un sacerdote che presentando un tal orrore scomoda Sant’Agostino e San Tommaso per dire che costoro non sono nulla confronto della sorprendente bellezza di quest’orrore capace – finalmente – di educare l’uomo alla verità di sé. Se ci fosse don Bosco, ha concluso il nostro “uomo”, il cui nome ahimè è don Antonio Mazzi, se don Bosco non fosse morto ma fosse qui, vivo, come questi cadaveri esposti: ve lo immaginate che inno alla vita?

Oddio! Ma la Chiesa Cattolica non insegna forse che è vivo chi vive in Dio più del corpo che giace esamine nel feretro? Forse caro don Mazzi mi è sfuggito qualche passaggio della teologia dei cattolici pensanti. Don Bosco sarebbe purtroppo morto, mentre quei cadaveri sono vivi?

Mi viene in mente la tragica figura di Jim Morrison, cara agli ex sessantottini, il quale diceva: Datemi un sogno in cui vivere perché la realtà mi sta uccidendo.

Sì, datemi un sogno, uno qualunque, purché non sia la folle realtà dei don Mazzi e Compagni. Datemi vi prego il sogno di quella bellezza che canta all’uomo il suo Mistero, che torna ad inneggiare il riserbo e il buon costume. Ridatemi il sogno della Santità che lascia i corpi incorrotti e le anime libere nel Cielo del Risorto.

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