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Legge sul fine vita: non dividiamoci

Fonte:
CulturaCattolica.it

In queste settimane molto è stato scritto su blog, giornali, siti internet sia cattolici che pro life sulla ormai nota legge sulle DAT. Innanzitutto va ricordato che nella legge non ci sono solo le DAT. Noi come più volte abbiamo detto e scritto siamo a favore di questa legge sul fine vita essenzialmente per tre motivi: nessuno potrà più morire di fame e di sete come Eluana; il medico potrà agire in scienza e coscienza e non sarà vincolato dalle DAT; è ribadita l’alleanza terapeutica tra medico e paziente regolando in modo dettagliato il consenso informato ed è vietata ogni forma di eutanasia. Chi sottovaluta quest’ultimo punto dovrebbe vedere le pubblicità dell’associazione Coscioni per il 5xmille che esaltano l’eutanasia. A proposito ringraziamo il sindaco Moratti che appoggiando la richiesta del Movimento per la vita Ambrosiano ha chiesto di togliere da Milano questi manifesti.
Ma vorremmo tornare sulla “battaglia” fatta a comunicati stampa e articoli. E’ sbagliato far apparire chi sostiene la legge come ingenuo se non addirittura favorevole al “testamento biologico” e quindi disponibile ad aprire a soluzioni contro la vita; nella legge le DAT sono ben circostanziate e delimitate ed al massimo si può chiedere una maggior chiarezza nel testo finale che eviti equivoci se si ritenesse opportuno; ma non bisogna neanche demonizzare chi è contrario alla legge, anche se per noi l’errore è non capire che questo è il miglior compromesso possibile come lo fu la legge 40 sul tema della fecondazione artificiale. Certo qualcuno sottolinea dei rischi ed è lecito dirlo, ma bisognerebbe ammettere che i rischi ci sono anche nel non fare la legge.
Vorremmo però dire qualcosa sul tentativo di cercare di far schierare i vescovi chi pro chi contro la legge; il magistero della chiesa non è rappresentato da un solo vescovo ma dalla collegialità dei vescovi e dal Papa, e nella loro collegialità i vescovi italiani col cardinale Bagnasco si sono già pronunciati, quindi ci sembra davvero brutto mettere un vescovo contro un altro. Inoltre le varie associazioni o i cattolici impegnati in politica, nella medicina, nel diritto o nel sociale dovrebbero avere loro una posizione ed esprimere il loro parere partendo dalla conoscenza dei documenti della Chiesa su questi temi, senza pretendere sempre che sia la Chiesa ad esporsi sui compromessi; infatti la Chiesa deve difendere i valori e solo in casi eccezionali come furono i referendum deve schierarsi. Il rischio altrimenti è che la Chiesa sembri attenuare il valore, e che i cattolici impegnati nella società civile non sappiamo assumere un loro ruolo nella società stessa e nella politica. Rifuggiamo l’idea di uno stato etico come ci ricordava Don Sturzo, ma chiediamo che lo Stato riconosca e difenda il valore della vita, ed allora una legge può esprimersi su questi temi con l’attenzione a non travalicare il suo compito; in questo caso l’intervento legislativo nasce da una “rottura” da sanare, è stato reso necessario da un intervento improprio della magistratura come nel caso Eluana o dalla mancanza di interventi come nel caso Welby. Il compito della Chiesa e della fede è chiaro come insegna la Chiesa con Benedetto XVI : “La società giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia l'adoperarsi per la giustizia lavorando per l'apertura dell'intelligenza e della volontà alle esigenze del bene la interessa profondamente. E’ compito della Chiesa servire la formazione della coscienza nella politica e contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia. La costruzione di un giusto ordinamento sociale e statale è un compito fondamentale che ogni generazione deve nuovamente affrontare”. (Benedetto XVI, Deus Caritas est)

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