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Il circolo vizioso dell'informazione

Fonte:
CulturaCattolica.it

Oggi ci pare di poter constatare un circolo vizioso tra informazione e notizie, che ha trovato nelle ultime settimane un esempio eclatante nelle vicende politiche: in Italia i giornali e le tv con una certa enfasi criticano il degrado della politica, le lotte tra le istituzioni ecc, ma nello stesso tempo loro stessi alimentano e sostengono questo clima.
Le notizie di indagini ancora in corso che dovrebbero essere riservate, o peggio in alcuni casi essere sottoposte a segreto istruttorio, ma che trovano sempre qualche via per essere pubblicate su giornali e tv (ci piacerebbe sapere come, e quanto costano questi scoop); i processi sia di cronaca che di carattere politico che si svolgono prima, o solo in tv, perché spesso poi poco ci viene raccontato in merito alle sentenze reali; le trasmissioni tv in qualunque format che fanno a gara per intervistare i protagonisti o testimoni o presunti tali di episodi di cronaca o degli scandali politici; i tg pieni di servizi di gossip.

Tanta è l’informazione o disinformazione o la caccia a chi vuole apparire in tv o sui giornali, che si stenta a capire chi dice il vero, senza contare i casi di protagonismo televisivo, come nei fatti di cronaca nera, si pensi a Cogne, Garlasco, Avetrana. L’importante è fare lo scoop! Il rispetto per la persona e per la verità viene dopo. Che dire della maggior parte dei giornali? (con poche eccezioni come Avvenire o singoli giornalisti veramente legati a notizie certe e verificate, e ad un etica professionale che tuteli le persone) Se guardiamo alle inchieste sugli scandali politici i giornali fanno a gara nel diffamare quello che ritengono l’avversario politico, peggio di riviste di tifo calcistico, si sa già dove sono schierati e da che parte del campo tirano. Una volta si diceva “L’ha detto il giornale” a sottolineare che quello che riportava era vero, oggi siamo quasi certi del contrario, cioè che quello che scrive un dato giornale lo scrive con uno scopo politico e di parte, e poi i giornalisti sono i primi a lamentarsi della mancanza di libertà di stampa; lo stesso vale per i telegiornali e per i conduttori delle trasmissioni di approfondimento serale. C’è il detto che chiede: è nato prima l’uovo o la gallina? noi potremmo dire la politica di basso livello usa la stampa o la stampa si alimenta di questa politica?

Peccato che quello che si perde è l’informazione. La stampa e la tv italiana sono molto provinciali, le notizie nazionali o locali occupano il 90% dello spazio, mentre all’estero il rapporto è più equilibrato, ma proprio in queste settimane si evidenzia una stortura e si potrebbe chiedere ai giornalisti uno scatto d’orgoglio e di professionalità che pure ci sono. Perché le notizie da approfondire certo non mancano: le rivolte in Nord Africa con la caduta dei presidenti della Tunisia e dell’Egitto, la secessione pacifica del Sud-Sudan che per la prima volta modifica i confini coloniali in Africa, la discussione negli USA per uscire dalla crisi economica ed occupazionale. Eppure queste notizie raramente sono state di apertura dei giornali e dei Tg o degli approfondimenti serali: anche qui rare eccezioni sono Il Foglio, TVSAT2000 e le trasmissioni di approfondimento della Radio del Sole24ore; naturalmente invece ore e ore, pagine e pagine di commenti e interviste sul caso Ruby.
Questo porta gli italiani a sottovalutare o a giudicare superficialmente fatti e situazioni storiche perché non si cerca di capirne le cause e le conseguenze.

Meno male che c’è Internet, uno strumento dalle enormi potenzialità, che permette sulla stessa notizia di avere diverse letture e opinioni, e quindi di farsi una visione dei fatti più consapevole, meno dipendente dalle singole letture o ideologie attraverso siti di approfondimento cattolici, politici, missionari, di associazioni o blog ecc; inoltre è accessibile a tutti. Ognuno a differenza dei mezzi tradizionali può essere contemporaneamente informato e informare creandosi un sito o un blog. Anche Benedetto XVI nel MESSAGGIO PER LA XLV GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI ha ricordato come “Le nuove tecnologie non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa, per cui si può affermare che si è di fronte ad una vasta trasformazione culturale. Con tale modo di diffondere informazioni e conoscenze, sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e di costruire comunione.”

Pensiamo al ruolo che i social network hanno avuto nelle “rivoluzioni” o rivolte del Nord Africa dove le manifestazioni sono indette e pubblicizzate e organizzate in Internet, anche se poi (non siamo ingenui) hanno bisogno di un sostegno politico delle opposizioni, o come in Belgio dove cinque giovani hanno organizzato in questo modo una delle più grandi manifestazioni della storia del Belgio per chiedere che dopo mesi di stallo, finalmente i politici collaborino per nominare un governo. Questi sono anche degli esempi che ci ricordano che il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita; in fondo queste manifestazioni nate nel mondo virtuale hanno necessitato poi di un incontro tra persone.
Ma anche nell’uso di queste tecnologie è importante porre la persona e la verità al centro, i rischi non mancano. Benedetto XVI ci ricorda, infatti, che “Come ogni altro frutto dell’ingegno umano, le nuove tecnologie della comunicazione chiedono di essere poste al servizio del bene integrale della persona e dell’umanità intera. Se usate saggiamente, esse possono contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità e di unità che rimane l’aspirazione più profonda dell’essere umano.[…] Ne consegue che esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro.”

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