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“Il sangue dell’agnello” – Cristiani perseguitati nel mondo

Fonte:
CulturaCattolica.it
Alle porte di Milano il Circolino di Crescenzago organizza una volta al mese incontri culturali di alto livello, concludendo poi con un momento conviviale raffinato e gustoso.
Per la prima serata di Ottobre 2009 (mese dedicato alle missioni) è stato invitato Rodolfo Casadei, vicedirettore di Tempi, ed inviato speciale del settimanale sui teatri più sanguinosi e dolenti del nostro pianeta.

Il tema era quello della persecuzione dei cristiani nel mondo. I due terzi dei 64 milioni di martiri cristiani dall’inizio dell’era cristiana ad oggi sono concentrati nel XX e XXI secolo: sono dati sicuramente sconosciuti ai più e sottovalutati anche all’interno della Chiesa.
Casadei ha parlato soprattutto di due drammatiche situazioni, che ha raccontato anche nel suo ultimo libro, “Il sangue dell’agnello” (Guerini e associati, 2008, € 17,50): l’Iraq e la Turchia.
Il giornalista ha raccolto testimonianze dirette, seguendo i cristiani iracheni fuggiti nel Curdistan o all’estero (in Libano, Siria, Giordania) dopo l’inizio della guerra nel 2003/4. Un incontro di straordinario valore è stato quello con Mons. Paulo Faraj Rahho, arcivescovo caldeo di Mossul: quest’ultimo ha testimoniato lo stato di terribile oppressione dei cristiani caldei nella zona Nord-Est dell’Iraq: “Ci accusano di essere spie dei crociati, alleati degli invasori, ci spingono ad andarcene o a convertirci all’Islam o a pagare la giza, cioè la tassa all’autorità islamica. Vogliono portarci via le proprietà, cacciarci dal paese, ci sono rapimenti e distruzioni…finora Maria e san Michele mi hanno protetto”. Pochi mesi dopo questa intervista Mons. Rahho è stato rapito e lasciato morire: il pastore ha offerto il suo sangue per il gregge.
Casadei ha risposto quindi alle obiezioni che cercano di minimizzare le dimensioni della persecuzione anticristiana, o di ridurla a un caso particolare della generale violenza presente in Iraq. Sicuramente in Iraq tutti soffrono, ma sono le proporzioni ad essere differenti (i cristiani sono in tutto il 3% della popolazione): è profugo un iracheno su 6, ma un cristiano su 2: dai cristiani è stato pagato il prezzo più alto. Inoltre mentre sunniti e sciiti hanno le loro milizie e rispondono colpo su colpo con atroci vendette, fino ad ora mai i cristiani si sono vendicati delle ingiustizie subite. E le “guardie” armate davanti alle chiese, per vigilare e impedire possibili attentati, sono spesso le prime vittime quando un’autobomba esplode presso il luogo sacro.
Diversa dovrebbe essere la situazione in Turchia, stato laico che consente la libertà di convertirsi e di non seguire l’Islam. Ma qui i cristiani sono emarginati, diseredati, colpiti con false accuse che rendono la loro vita difficile e tormentosa. E spesso ci sono assassinî mirati, come quello dei tre evangelici assassinati a Malatya; i funerali sono stati emozionanti, col perdono delle vedove: “Noi perdoniamo gli assassini dei nostri mariti… Gesù ce lo aveva annunciato: avrete il centuplo con persecuzioni… prima abbiamo avuto il centuplo, ora le persecuzioni”. Queste donne – è stato detto – hanno fatto per la fede più di mille missionari cristiani.
Casadei, dopo aver mostrato i volti, i luoghi, le ferite dei martiri, ha concluso chiedendo a sé e a tutti i presenti che cosa si possa fare di fronte a questo spettacolo. Rabbia, indignazione anche per la tiepidezza con cui questi avvenimenti sono recepiti in Occidente, portano solo ad un doloroso senso di impotenza… c’è qualcosa di più grande: lo spettacolo della santità, di una bellezza che ferisce. Ma ancora più grande è il prendere atto che questi martiri sono persone semplici, come noi, non superuomini. Noi possiamo essere così, è possibile vivere così, testimoniando fino in fondo. Più che noi per loro, sono loro a sacrificarsi per noi, loro offrono la loro vita per noi.

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