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Le follie di un missionario?

Fonte:
CulturaCattolica.it
Voglio raccontarvi una storia, di malattia, dolore e di amore, di GRANDE amore. Un amore così grande che gli uomini solo con lel loro forze non sanno dare.
Una storia che interroga tutti coloro che di fronte alla vita si pingono domande e cercano di non fuggire.

Padre Aldo è missionario in Paraguay, a settembre manda una lettera ai suoi amici e un settimanale la pubblica, parla dei suoi bimbi malati che accoglie nell’ospedale di Asunción e di Victor, un bimbo di un anno, cerebroleso, che lui ha adottato.
Manda anche una fotografia, e guardare Victor è uno strazio, verrebbe subito da dire “Signore prendilo con te.”
Padre Aldo descrive così la sofferenza del piccolo Victor: “Tornando a casa ho rivisto tutti i miei figli ed è stata una festa. Ma ho rivisto in particolare il piccolo Victor di un anno. Se non ve lo ricordate vi rimando la foto… però così come è ora.
Sono rimasto sconvolto appena l’ho visto. Gemeva, geme in continuazione… mmm, ah, ah, ah… e tende le braccia stringendo forte le manine a forma di pugno. La sua testa è enorme e come d’improvviso la parte inferiore è sprofondata lasciando una piccola fossa, lì dove non ha il cranio. Cos’è successo? D’improvviso, attraverso l’apparato messogli dai medici, è uscita tutta l’acqua della testa, quell’acqua che avvolgeva il suo piccolissimo cervello. Una immagine impressionante, dolorosissima. (…). Lo guardo e non posso non andare con la mente al testo di Isaia, lì dove il profeta parla del servo sofferente, di Gesù, senza nessuna bellezza, distrutto fisicamente, gemente per l’atrocità del dolore. Victor, il mio bambino, non solo è un piccolo cadaverino che vive, ma è tutto deformato, lacerato, pieno di cannucce che entrano ed escono dal corpo. Non mi resta che inginocchiarmi. Il mondo ha paura di lui, sente ribrezzo, non sopporta vedere questo piccolo ridotto ad un mostro. Il mondo dice: perché non lo lasciate morire? Ma voi siete inumani, non è giusto, eccetera… Io lo guardo, piango, soffro perché Victor è Gesù, il mio piccolo Gesù che agonizza, che soffre, che geme, che chiede un po’ di amore. Lo bacio, lo bacio sempre… i gemiti si calmano. Gli accarezzo la fronte… non più testa ormai, sgonfiata, con la pelle infossata, come un laghetto di montagna… e sento che accarezzo Gesù. Le domande mie sono tante e tutte rivolte a Gesù, e così pure le domande di chi ha il cuore di Cristo per vederlo, perché senza questo cuore posseduto da Cristo uno non ce la fa.”


Per caso, la signora Myriam della Croce legge l’articolo su internet, ed invia al quotidiano Il Manifesto una lettera.
Io comprendo il suo scandalo, perché stare di fronte a chi soffre non è facile né scontato, ma la vera domanda è chi siamo noi per decidere che Victor muoia? La pietà consiste nell’accudirlo sino a quando morirà, o nel farlo morire per non vederlo soffrire?

La signora Myriam Della Croce scrive; “Mi è capitato per caso di vedere su internet (Tempi.it 23 settembre) la fotografia sconcertante di un bambino irrimediabilmente malato, e di leggere le parole ancor più sconcertanti di padre Aldo Trento, riguardo all'infelice creatura. (…) Una sola domanda al missionario: tubicini e farmaci che impediscono a Victor di abbandonare la croce, sono da attribuire ad una decisione del Signore?”

Padre Aldo e don Ferdinando Dell’Amore, missionari in Paraguay, rispondono così:

"Capisco una cosa e mi è chiarissima: il problema è se Dio esiste o no. Se non esiste qualunque sciocchezza è possibile e il “Manifesto” ne è l'evidenza. La mia risposta è la foto di questa vecchietta che è ospite della nostra casa famiglia per anziani “San Gioacchino ed Anna” adiacente alla clinica.
Alcuni giorni fa mi chiama, ero nella selva, una suora, una dei tanti angeli custodi che vivono fra le “macerie umane”: “Padre Aldo, per favore mi aiuti. Ho incontrato una anziana in un letamaio. Ma pazienza questo... il problema piú grave è che tutte le notti è abusata sessualmente da un suo nipote. Le violenze subite hanno distrutto perfino la coscienza di essere una donna, un essere umano: non parla più, vive impaurita di tutto e di tutti e quando arriva la notte urla. Padre mi aiuti”. Eccola qui con me in una bella casetta. Ha ancora una terribile paura, però già il sentirsi accarezzata, baciata delicatamente sulla fronte da me e amici ha permesso di ricuperare un po' di pace. E' distrutta a tutti i livelli. Le sue parti intime sono una piaga e la sua psiche distrutta.
Ma ho la certezza che l'amore di Dio, e Dio esiste, la trasformerà, tornerà a riscoprire la sua dignità bellissima di donna. Amici, quelli del Manifesto e parenti di detto giornale cosa possono capire di tutto questo? Il mio cuore ogni giorno è strozzato da mille di queste violenze e come ci ricorda il Papa “quanto più uno ama Cristo, tanto più soffre”
Per questo leggere certe cose mi lacera il cuore perché Victor è Gesù. Victor come questa anziana che si chiama Veronica fa parte di un disegno amoroso di Dio. Non è Dio che ha creato il dolore, né la morte. E' stato il peccato.
Però è anche vero che tutto, tutto ciò che accade fa parte di una Provvidenza divina che ama i suoi figli. San Paolo scrive: “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.
Per me è chiaro come il sole, come è chiaro che 20 anni di depressione sono stati e sono una grazia perché il mio cuore si purifichi e perché Dio potesse fare con questo asino ciò che sta facendo.
L'altra sera è venuto a cenare qui il caro amico Vicepresidente della Repubblica con tutti gli uomini del suo governo. Nel suo discorso di fine anno ha detto: “Sono qui, siamo qui in compagnia di P. Aldo e i suoi confratelli perché questo luogo è l'evidenza del “cielo nuovo, della terra nuova”. Siamo qui per imparare come costruire il nuovo Paraguay. Questa terra che calpestiamo è il cammino del mio governo, è un esempio da seguire. E per questo come cena natalizia e di fine d'anno abbiamo scelto questo luogo per risparmiare e dare un aiuto a questa grande opera di carità”.
Certo il nostro Vicepresidente non è un intellettualoide di sinistra, al contrario è un liberale... ma sopratutto è un uomo. Un uomo che ogni settimana viene a cercare la nostra compagnia recitando alle 6 del mattino Lodi, facendo colazione e parlando quasi tutti i giorni per telefono, per ricordarci una sola cosa: “Io sono Tu che mi fai” che ha imparato non a memoria ma come costitutivo del suo “Io”
Siamo sottosviluppati del 3º mondo, ma se nel primo mondo qualcuno non solo del Manifesto ma di qualsiasi classe sociale apprendesse quanto ci insegna Carron “Io sono Tu che mi fai” capirebbe di piú non solo la mia vita ma che tutto è opera della Divina Providenza... anche che Eluana viva.
Che tristezza: ho saputo che la porteranno nella mia cara UDINE a morire... proprio li dove 20 anni fa è iniziata per me la vita.
Perdonaci Gesú".

Con affetto
P. Aldo

Asuncion, 19.12.2008

"Gentile Signora Della Croce,
mi chiamo padre Ferdinando Dell’Amore, vivo ad Asunciòn (Paraguay), e ho la fortuna (per meglio dire la grazia) di conoscere da alcuni mesi Victor, il bambino di cui parla nell’articolo ”La follia di un missionario” pubblicato su “il Manifesto” il 17 dicembre (mi è stato inviato da una amica italiana per e-mail).
Articolo nel quale commenta un reportage apparso sul settimanale Tempi, in cui si racconta la storia di Victor e di padre Aldo Trento.
“Non ci sarebbe bisogno di commenti”, scrive, e su questo concordo con lei: solo il silenzio è adeguato di fronte al Mistero della vita e del dolore.
Si può accogliere o meno la presenza del Mistero, ma non si può affermare che “Sarebbe un'offesa al Creatore attribuire a Dio la decisione di far morire ogni uomo in un'ora da lui stabilita, è un'assurdità, giacché dovremmo attribuire a Dio la responsabilità della morte di creature ancora nel grembo materno, o appena nate; di bimbi strappati ai genitori, di genitori strappati ai figli. Teologicamente impossibile.”
Come sarebbe a dire teologicamente impossibile? Se Dio è Dio, è Lui che decide di tutto, della nostra vita come della nostra morte: ha per caso deciso lei il giorno della sua nascita? O deciderà lei come e quando morirà?
Che noi non ci facciamo da soli non è una fissazione da prete: è una evidenza.
E chi rifiuta l’evidenza rifiuta la realtà.
Gesù ha parlato moltissimo dell’amore del Padre per noi, anzi la sua vita stessa è il segno più sconvolgente di questo amore. Che significherebbero le sue parole: “non abbiate timore: anche i capelli del vostro capo sono contati”, se poi Dio si dimenticasse di noi o non potesse nulla o non dipendesse da lui la nostra vita e la nostra morte?
Se Dio è Dio, è lui che decide tutto.
E così Dio, che non ha risparmiato la croce a suo Figlio, che è morto per me, per lei e per tutti noi, può chiedere a una sua creatura di partecipare di questo croce, di portare con suo figlio Gesù il dolore che costa la salvezza del mondo, il dolore che costa a Gesù perdonare il mio male.
Questo è il significato del dolore, di ogni dolore del mondo e del dolore e delle sofferenze di Victor.
Questo mi dice ogni giorno con la sua sola presenza, con i tubi che servono ad alimentarlo (deve forse morire di fame?), con la sua testa gonfia…
Dio chiede a Victor (e a tanti come lui nella clinica e nel mondo intero) di caricarsi del mio male: è forse meglio sopprimerlo perché la sua vista sconvolge la mia tranquillità borghese? Se il pensiero che devo a lui il perdono del mio male mi chiede conto di come uso la mia vita “sana”, non sarebbe più semplice eliminarlo? Se la sua vista mi costringe a stare in ginocchio davanti a lui, non è meglio allora toglierlo dalla mia vista?
Il fatto è che siamo in una società pagana, che non conosce Cristo e non è abituata a fare i conti con la condizione umana vera.
Posso solo ringraziare “il buon padre Aldo” per la sua “follia” di amare Victor.
E invitarla, gentile signora Della Croce, a venire ad Asunciòn per conoscere Victor.
Cordiali saluti"

p. Ferdinando Dell’Amore

ps Gli apostoli non hanno fatto foto a Gesù sulla croce, non solo perché non esistevano le macchine fotografiche, ma perché erano fuggiti tutti, tranne uno.

p. Ferdinando Dell’Amore
Cruz del Chaco 1690
Asunciòn – Paraguay - f.dellamore@fscb.org

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