A Chiara Amirante: i cristiani siano missionari anche nel web
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Carissima Chiara Amirante,
l’ho ascoltata alla Radio Vaticana, a proposito della questione riguardante i cattolici e la comunicazione, anche a proposito dei “tweet” del Papa e della reazione spesso offensiva di molti personaggi della rete nei confronti del Pontefice.
Condivido il suo giudizio: noi cattolici siamo impreparati, non siamo presenti… Ma soprattutto ritengo che non siamo uniti e che non sappiamo riconoscere e valorizzare chi lavora realmente, chi è “cattolico” non per etichetta, ma per l’esperienza che vive e per il giudizio di Chiesa che esprime.
Sono don Gabriele Mangiarotti, presente nel Web dal 1995: non mi sento per questo un pivellino. Dal 2001, con alcuni amici, ho iniziato l’esperienza di CulturaCattolica.it.
Perdoni la presunzione: abbiamo fatto tanta strada e anche molte battaglie, ma, a parte alcune lodevoli eccezioni, non “buchiamo lo schermo” dei media cattolici.
Le racconto alcune iniziative tra le ultime che abbiamo vissuto in questi tempi.
A Grosseto il Vescovo, accusato da alcuni circoli atei di avere violato la laicità della scuola per avere incontrato gli studenti degli Istituti superiori durante la visita pastorale, è stato difeso da noi e l’esito è stata una sentenza (firmata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) che garantiva a lui e ai Vescovi in genere la possibilità, durante la visita pastorale alla diocesi, di parlare ai giovani. Questa notizia è stata riportata da Avvenire e – dopo molte mie insistenti telefonate – dall’Osservatore Romano (con il titolo un po’ enigmatico “Disco verde a Grosseto”).
A Varese il sindaco (leghista), dopo avere letto le argomentazioni espresse sul sito, con il suo voto ha impedito che si desse il via ai registri per le coppie di fatto.
Anche a seguito di nostri articoli, il regista Castellucci ha modificato il finale e alcune scene del suo spettacolo “Sul concetto di volto di nel Figlio di Dio”, ritenuto da molti blasfemo (anche se a Roma, l’anno precedente, nessuno si era né accorto né mosso per contestare o criticare tale rappresentazione).
Abbiamo proclamato Shahbaz Bhatti “uomo dell’anno 2011” (in contrapposizione alla scelta di Famiglia Cristiana, per noi scriteriata – visto il tragico silenzio sulla vita di Eluana, che non ha fermato i piani di morte –, di nominare Giorgio Napolitano “Uomo dell’anno 2011”).
Abbiamo denunciato la non “cattolicità” del Codice Etico dell’ Università Cattolica, nel silenzio quasi totale dei media (soprattutto cattolici), ottenendo dall’Università la possibilità di esprimere pareri e/o critiche al provvedimento (per cui la data di entrata in vigore è stata spostata dal 31 luglio al 31 dicembre).
Già dall’11 gennaio 2011 abbiamo espresso le nostre preoccupazioni e la nostra contrarietà rispetto alla legge che avrebbe in qualche modo legittimato l’incesto nella nostra legislazione. Purtroppo – nonostante avessimo comunicato le nostre preoccupazioni al Vescovo referente per la CEI riguardo quanto stava accadendo, è passata quasi sotto silenzio una legge che in qualche modo ha “sdoganato” l’incesto in Italia, e ci ha francamente sorpreso sentire il Presidente della Pontificia Commissione per la Famiglia affermare che: «L’equiparazione dei figli naturali a quelli nati all’interno del matrimonio è un passo importante nel riconoscimento del valore fondamentale della famiglia nella società».
Ci siamo espressi con disappunto sullo sconsiderato intervento del Ministro della Pubblica Istruzione Profumo, contestando la sua opinione sull’ora di religione cattolica, da trasformare a suo parere in «ora di insegnamento delle religioni». Pur avendo comunicato il nostro giudizio per tempo anche alla CEI e ai media cattolici (ma soltanto il giornalista della Stampa Giacomo Galeazzi ne ha dato sollecita notizia), il ritardo con cui i nostri Vescovi si sono espressi ha dato spazio alla campagna laicista, che ha in questo modo potuto mietere consensi, continuando nella sua permanente battaglia contro la presenza cattolica.
Abbiamo recentemente proposto, come «Uomo dell’anno 2012», la grande figura di Chiara Corbella ed abbiamo costituito un gruppo di “Giuristi per la vita” che possono operare unitariamente per sostenere chi quotidianamente porta avanti la battaglia per difendere la vita, che tanto spesso trova ostacoli nel nostro mondo.
Carissima, queste sono solo alcune delle iniziative che noi di CulturaCattolica.it abbiamo intrapreso, e di cui siamo fieri. Ci hanno sostenuti in tanti, ma rammarica constatare che molti media cattolici e le autorità ecclesiastiche pare preferiscano altri interlocutori.
Ritengo che sia necessario fare un cammino in direzione dell’ unità (troppo spesso siamo sparpagliati e, qualche volta, addirittura contrapposti) e teso a valorizzare ciò che esiste, anche se non generato per decisione autorevole o “ufficiale”.
Da quello che conosco (anche se poco, purtroppo) della sua straordinaria esperienza, capisco che nella vita gli spazi si conquistano vivendo. Noi viviamo. E siamo lieti di poter incontrare e valorizzare chi, come noi, vivendo testimonia la fecondità della bellezza della fede.
Vorremmo che tutti coloro che cercano di essere presenti nei mass-media avessero a cuore ciò a cui Giovanni Paolo II ci ha richiamato con forza: “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”.
Questo ci insegna che la presenza cristiana nel mondo della comunicazione e dei social network non può essere una presenza “devota” né, tantomeno, “bigotta”. È necessaria una capacità di essere nel mondo con una chiara identità. Ancora Giovanni Paolo II ricordava: “Internet permette a miliardi di immagini di apparire su milioni di schermi in tutto il mondo. Da questa galassia di immagini e suoni, emergerà il volto di Cristo? Si udirà la sua voce? Perché solo quando si vedrà il suo volto, si udirà la sua voce, il mondo conoscerà la buona notizia della nostra redenzione… Questo farà di Internet uno spazio umano autentico, perché se non c’è spazio per Cristo non c’è spazio per l’uomo”.
Una presenza, anche capillare, ma senza identità chiara e soprattutto senza dignità culturale, non porterà nessun beneficio alla fede degli uomini (basta pensare ai tanti siti che si dicono cattolici e a tanta stampa e a tanti bollettini parrocchiali, che non creano una cultura e dei giudizi di fede).
Solo una fede autenticamente cattolica, che sappia fare tesoro dell’insegnamento del Papa, potrà ridare voce al popolo cristiano. Mi auguro che il nuovo interesse per i mezzi di comunicazione avviato dalla presenza del Papa con i suoi “cinguettii” possa trovare persone capaci di “abitare questo ambiente” senza complessi di inferiorità e senza cedimenti alla logica del politically correct. Per dire quello che dice il mondo, non c’è proprio bisogno dei cattolici in rete.
Con stima e amicizia
Don Gabriele Mangiarotti, responsabile di CulturaCattolica.it