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Steccati o speranza

Fonte:
CulturaCattolica.it

Da un po’ di tempo l’aria si sta facendo poco respirabile: sembra che in tanti – troppi – vogliano insegnare agli altri come si fa a vivere, e sono quegli stessi che accusano la Chiesa e il Papa di ingerenza nei loro progetti e nella società intera.

Assistiamo poi ai più acrobatici voltagabbana (basti come esempio rileggere queste parole di Di Pietro, in un libro di Educazione civica [Educazione civica con elementi di diritto ed economia, pp. 297-298] del 1996, per rendersene conto: «In questo clima di asfissiante ricerca dello scoop, della notizia clamorosa da sbattere in prima pagina, ogni indiscrezione, vera o presunta, circa le attività dei magistrati è da anni strumento di lotta politica, di esaltazione o di affossamento di singoli o partiti. Per questa ragione le intercettazioni telefoniche riguardanti numerosi cittadini italiani, che per una ragione o per l’altra erano considerati personaggi di attualità, sono state a più riprese utilizzate dalla stampa e consegnate agli occhi di tutti con lo scopo immediato di ‘informare’ ma anche con un intento, spesso non celato, di delegittimare i propri avversari […] In questo modo milioni di persone hanno potuto conoscere le conversazioni private di privati cittadini che nulla avevano a che vedere con le indagini in corso e che comunque si prestano ad equivoci o interpretazioni dettate dalla evidente differenza che esiste tra scritto e parlato, specie telefonico. Ma il problema di cui ci occupiamo ci pare sia solo una conseguenza di un’altra questione ben più grave. A quale scopo le conversazioni telefoniche intercettate devono diventare di dominio, tutte indistintamente? E’ giusta una legislazione che consente a chiunque di accedere a notizie circa la vita privata del cittadino? Infatti, se la costituzione prevede, in determinati casi, che sia violata la libertà e la segretezza delle comunicazioni, è anche vero che concede questa facoltà solo a pubblici funzionari per fini d’indagine, non certo poter mettere in piazza i discorsi privati dei cittadini»).
In più, come sintomo del malessere in cui stiamo vivendo, una terribile assenza di rispetto per chi la pensa diversamente, come se la diversità di pensiero o di posizione consentisse l’impunità rispetto alla menzogna e all’offesa, unite a grossolanità becera e irriverente. (Basterebbe un giro nei vari siti in cui si indicano le posizioni della Chiesa sui temi caldi: a volte sono portato a dubitare della intelligenza stessa di chi scrive, tanta è l’ignoranza, la saccenza e la superficialità dei luoghi comuni riportati).

Ci vuole un sussulto di umanità, una ripresa del lavoro in nome della verità, una capacità di ascolto e dialogo che sembrano oramai lontane anni luce.
E questo è e sarà sempre più possibile solo se chi ha ricevuto il dono della fede, e chi, da laico non laicista (e qui penso al grande amico Fabio Cavallari e ai tanti amici che, come lui, credono nella «sacralità» della vita), riprenderà a guardare in faccia all’altro, diverso o meno che sia, col desiderio di trovare ciò che rende sempre umana la vita e la sua avventura.
Di steccati siamo stanchi, di schematismi pure. Di intolleranza (quella dei cosiddetti «tolleranti») non ne possiamo più.

Ci vuole aria nuova, anche se viene da un nobile passato.
A questo riguardo facciamo nostro l’invito a conferire il Premio Nobel a Eugenio Corti, che nel suo lunghissimo lavoro letterario ha sempre testimoniato che la verità (quella con la v minuscola e quella con la V maiuscola) rende gli uomini capaci di rapporto e di rispetto (e lo posso dire per quella amicizia con lui di cui mi onoro e che mi ha fatto testimone di tante sue prese di posizione). Abbiamo bisogno di esempi che ci mostrino che – qui e ora – l’ultima parola sulla vita può solo essere quella che testimonia il bene come possibilità per tutti, rinunciando alla calunnia e alla superficialità.

E guardiamo anche al lavoro di tanti nostri collaboratori del sito che non rinunciano a dire ciò che è più umano, ancorché poco politically correct: le battaglie di Gianfranco Amato sul sito ne sono un esempio eloquente (e le sciocche e banali accuse che ne ha ricavato, pure…).

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