I personaggi di G. K. Chesterton - L’investigatore 3 - Il metodo segreto di Padre Brown
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Il segreto del metodo di Padre Brown, come egli stesso lo rivela ad un suo intervistatore, è alquanto sconvolgente: "Vedete, li avevo assassinati tutti io stesso", spiegò Padre Brown, "per questo naturalmente, sapevo come erano andate le cose" [...] "Avevo preparato ciascun delitto con ogni cura", continuò Padre Brown, "avevo vagliato esattamente come esso potesse esser compiuto e con quale stato mentale un uomo potesse compierlo. E quando fui perfettamente sicuro di essere io stesso nelle condizioni dell'assassino, naturalmente seppi chi egli fosse" [...] "Intendo dire che realmente mi son visto, ho visto me stesso, commettere gli assassinii. [...]. Intendo dire che ho pensato e ripensato come un uomo possa diventare così, finché mi resi conto che ero simile a lui, in tutto, eccetto che nella volontà di compiere l'azione finale." "Io aspetto di essere dentro un assassino, io attendo finché penso i suoi stessi pensieri, e lotto con le sue stesse passioni, finché io mi sono piegato nell'atteggiamento del suo odio che spia e che colpisce, finché io vedo il mondo con i suoi stessi biechi occhi iniettati di sangue..." (GKC, I racconti di Padre Brown, pag. 597 e segg.).
Padre Brown rifiuta espressamente un metodo quale quello dei moderni psicologi e criminologi, che studiano l'uomo, o l'uomo criminale, come l'entomologo studia l'insetto, dall'esterno, come se fosse un oggetto sconosciuto ed alieno: è un falso presupposto che rende falsi anche i risultati. E' assurdo studiare il criminale come una rara specie di uomo che occorre riuscire ad identificare: in realtà lo conosciamo benissimo, poiché lo siamo noi stessi.
Qual è dunque la più importante differenza tra il metodo di Padre Brown e quello di un investigatore come Sherlock Holmes, quale la differenza così profonda da spingere Chesterton a contrapporre all'uno l'altro? Sherlock Holmes tutto fonda sulla logica e sui fatti, applicando un metodo ristretto e specialistico, come potrebbe essere quello di un chimico per distinguere le sostanze o di un fisico per misurare le forze in gioco. Un altro investigatore uscito dalla penna di Chesterton, l'ex-giudice Basil Grant, afferma a proposito di questo metodo: "I fatti", mormorò Basil, quasi parlasse di strani animali remoti, "come oscurano la verità, i fatti. Forse sono stupido... anzi, si sa che sono pazzo...ma io non ho mai potuto credere a quell'uomo... come si chiama? di quelle storie straordinarie... Sherlock Holmes. Ogni particolare indica qualcosa, certo, ma in genere indica la cosa sbagliata. A me sembra che i fatti indichino in tutte le direzioni, come i mille rami di un albero. E' solo la vita dell'albero che ha unità e si innalza, solo la linfa verde che sgorga, come una fontana, verso le stelle." (GKC, Il club dei mestieri stravaganti, pag. 17).
Sherlock Holmes vive in un mondo frammentato: la sua logica raccoglie i frammenti e cerca di ricostruire l'ordine che darà loro un significato. Padre Brown, come e più di Basil Grant, o di Gabriel Gale, il poeta-detective che abbiamo già incontrato, vive in un mondo che è una unità organica che trova il suo senso nel rapporto con l'Oltre ("verso le stelle"); il cui ordine ed equilibrio è Dio stesso. E' l'universo privo di significato di Sherlock Holmes che Chesterton si sente obbligato a contestare, il significato della vita cercato solo nel successo dell’indagine, che è una sorta di vittoria dell'intelligenza sulla materia, sul mondo, poiché l'investigatore compone una piccola serie di fatti, fino a farne scaturire il senso, come soluzione del mistero. E' la rinuncia a capire l'uomo e a considerare il suo destino, che Chesterton rifiuta in Sherlock Holmes. Il mondo di Chesterton, come quello di Padre Brown o del mistico, è un universo completo. Tanto che come la realtà, nel suo fondamento, trascorre insensibilmente nel divino, così la saggezza di Padre Brown è, al suo culmine sfolgorante, ispirazione divina: “la sua testa assumeva il suo massimo valore, allorché la perdeva”. (GKC, I racconti di Padre Brown, pag. 59).
Egli agisce, a tratti come sotto un'ispirazione, di cui non saprebbe dare spiegazione. In un altro episodio, quando ha davanti a sé tutti i tratti del mosaico, ma non riesce a comporlo, esclama: "Sapete che cosa è dormire? Sapete che ogni uomo che dorme crede in Dio? E' un sacramento, perché è un atto di fede, ed è nutrimento. E noi abbiamo bisogno di un sacramento, anche se semplice, naturale" (Ibidem, pag. 113).
Infatti, al risveglio, dopo aver usufruito del sovrannaturale vantaggio di un sacramento, seppure semplice e naturale, egli intuisce chiaramente la soluzione. Ed ancora in un altro episodio “Padre Brown che era balzato rigidamente in piedi e si stringeva le tempie, come preso da improvviso e violento dolore. "Fermatevi, fermatevi, fermatevi!" gridò "tacete un momento, poichè vedo metà. Mi darà Iddio la forza? [...] Il Cielo mi aiuti! Vedo metà, vedo soltanto metà." Nascose il volto tra le mani e stette fisso in una specie di rigida tortura del pensiero, o di preghiera. [..] Quando le mani di Padre Brown caddero mostrarono un volto del tutto sereno, benché serio, come quello di un fanciullo”. (Ibidem, pag. 47).
Egli ha infatti "visto" la soluzione: la natura si apre alla Grazia. Padre Brown è l'apoteosi dei personaggi positivi di Chesterton: è l'umanità nella sua più alta espressione. Come il mistico e il patriota egli è tutto fondato su Dio e consegnato alla sua missione di prete.