La Nuvola Nera, di Fred Hoyle
Fred Hoyle – La Nuvola Nera (The black cloud) 1957; ed it. Feltrinelli 1959 (traduz. di Luciano Bianciardi); ed. scolastica Loescher 1979 a cura di Cesare Pisani.- Autore:
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Da quando l’Eyjafjallajökull, ghiacciaio islandese con vulcano annesso, nella primavera del 2010 ha sollevato nei cieli europei un’immensa nuvola di ceneri che ha appiedato per molti giorni i navigatori aerei, sono tornate alla memoria del vecchio lettore di fantascienza due classiche storie del Novecento: “La nube purpurea” di M. P. Shiel, e “La nuvola nera” di F. Hoyle.
Le nuvole portano in genere brutto tempo, e anche quelle delle nostre storie non fanno eccezione: sono foriere di cattivi presagi e di rovina.
Prendiamo “The black cloud” di Fred Hoyle, astronomo e scienziato inglese in odore di eresia nella comunità scientifica internazionale per la sua opposizione accanita al “Big Bang” (termine da lui stesso inventato con intenti spregiativi) e per il suo appoggio alla teoria della “Panspermia” che ipotizza una vita formatasi negli spazi e poi diffusa tramite comete fino a giungere alla nostra Terra.
La Nuvola Nera è una nube di gas che viene notata per caso da alcuni astronomi del Monte Palomar; essa si dirige a grande velocità verso il Sole, che raggiungerà dopo circa un anno e mezzo dal momento della scoperta. Anche degli astronomi inglesi hanno rilevato la medesima anomalia; e subito si organizza una équipe di scienziati, che cerca di ottenere il maggior numero possibile di informazioni sullo strano fenomeno, in modo da poter prevedere gli effetti che esso provocherà nel suo impatto con la Terra ed il Sole. Tra questi scienziati vi è Christopher Kingsley, il protagonista principale, uomo dalla capacità logica ferrea (in lui si può veder rispecchiato lo stesso Hoyle, o meglio il suo tipo umano ideale: lo scienziato rigoroso che non perde tempo in chiacchiere ma unisce rapidità di deduzione a immediatezza di esecuzione). I governi mondiali nel frattempo decidono di non creare allarmismi, comunicando ai popoli il minor numero di informazioni possibile. La Nuvola giunge finalmente a contatto col nostro pianeta, provocando centinaia di milioni di morti per le mutate condizioni atmosferiche (prima un caldo torrido, poi un freddo glaciale); essa si dispone ad anello attorno al Sole, arrestando in modo inatteso il proprio velocissimo movimento. Una serie di strani fenomeni nelle trasmissioni radio insinua tra gli scienziati il dubbio che la Nuvola sia abitata da qualche intelligenza aliena, che la utilizza come corpo e come mezzo di locomozione gigantesco. I segnali-radio inviati verso la Nuvola ottengono risposta; in essa c’è una “bestia” di intelligenza enormemente superiore a quella umana, che utilizza le radiazioni solari come alimento, e si dirige quindi – nella sua vita immortale – da una stella all’altra. La Nuvola è sensibile alle radiazioni: questo particolare viene utilizzato dai governi – la cui logica nel romanzo è in perenne conflitto con quella degli scienziati – per tentare di sloggiare lo sgradito ospite con una raffica di missili a testata atomica. La Nuvola però, avvertita dagli scienziati, rispedisce al mittente i mortiferi razzi, provocando altre sciagure sulla già martoriata Terra. A un tratto la Nuvola comunica ai propri interlocutori terrestri la decisione di andarsene: a due anni luce di distanza vuole incontrare una sua collega che ha compiuto delle straordinarie scoperte sulle domande fondamentali dell’Universo. Prima di partire però, su sollecitazione degli stessi scienziati, essa tenta di comunicare a due dei suoi amici terrestri (uno di questi è Kingsley) una parte delle proprie sterminate conoscenze scientifiche, col risultato di ucciderli.
Opera di punta della SF rigorosamente ortodossa, il romanzo sviluppa con calcoli, applicazioni di leggi fisiche e ragionamenti plausibili (l’Autore stesso sostiene che pochi tra gli eventi narrati sono quelli che “a rigor di logica non potrebbero accadere”) l’intera vicenda, trascurando invece l’aspetto psicologico, umano e anche spettacolare. Ne risulta un testo talora di difficile comprensione, bisognoso di note esplicative (che nell’edizione scolastica sono abbondanti). Se lo scrittore aveva in mente come modello il racconto catastrofico “La stella” di H. G. Wells, egli ne rimane ben lontano in quanto a forza narrativa e a visionarietà immaginifica.
Spunto di partenza per lo scienziato scrittore è la scoperta di molecole organiche nelle nubi galattiche: per Hoyle questo è sufficiente per ipotizzare una presenza di vita (e, nel romanzo, di vita estremamente intelligente) nello spazio. Il “Micromega cosmico”, una volta entrato in contatto con gli umani, diventa il megafono dell’Autore a riguardo di tutta una serie di problematiche: dall’origine dell’Universo (“Non si può dire che vi sia stato un ‘primo’ esemplare” di Nuvola Nera: questo in ossequio alle teorie cosmologiche di Hoyle, sostenitore dello “stato stazionario” dell’Universo), all’amore (“Questa irrazionalità l’avevo sospettata…”), alla sovrappopolazione (“E’ probabile che tale atteggiamento irrazionale nei riguardi della riproduzione vi porti a dar vita a un numero di individui troppo alto per poterlo sostenere con quelle scarse risorse”), alla religione (“L’idea di un ‘dio’ che crea l’universo è un’assurdità di tipo meccanicistico, chiaramente derivata dal fatto che l’uomo costruisce macchine”). Questo disprezzo per il fenomeno religioso viene esplicitato ulteriormente dallo sviluppo della narrazione, laddove si dice che “all’avvicinarsi della Nuvola Nera tutte le confessioni religiose avevano avuto un impulso possente”: la paura fa riempire le chiese, ma poi tutto passa quando torna il Sole.
Tuttavia anche Hoyle non può fare a meno di chiedersi, per bocca della Nuvola Nera: “…io mi chiedo se possa esistere un’intelligenza più grande della mia … mi sembra che ci sia la prova di un’intelligenza massima, la quale abbia parte rilevantissima nella nostra esistenza. Altrimenti chi stabilisce il comportamento della materia? Chi determina le leggi della fisica? E perché quelle leggi, e non altre? … Una cosa è chiara: questa intelligenza, se esiste, non può avere limiti né spaziali né temporali…”
Sussulto di lealtà di uno scienziato, eretico sì ma non ottuso…