Associazione Cultura Cattolica

"Tra terra e cielo" 3 - La vocazione di Francesca Cabrini e la svolta

“Lei vuol essere missionaria. L’ora è giunta. Non conosco istituti di suore missionarie; allora ne fondi uno lei stessa”.
Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it
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La vocazione
A questo Istituto Francesca si iscrive a 13 anni; studia e si diploma maestra elementare nel 1868.
La vivacità, l'intraprendenza, la presenza fra i poveri e l’intensa spiritualità che Francesca vede vibrare nella scuola che frequenta, la colpiscono. Chiede di diventare suora a sua volta, ma la sua richiesta non può essere accettata: la sua costituzione fisica delicata e fragile lo sconsigliano.
E questa, sottolinea la Scaraffia, non sarà l’unica difficoltà che Francesca incontrerà nella sua vita.
Morti i genitori, Francesca e Rosa devono mantenersi da sole e farsi carico di Maddalena. Si dedicheranno all'insegnamento.

Francesca diventa maestra elementare nel comune di Vidardo. Svolge il suo compito attirandosi il rispetto e l'ammirazione di tutti, tanto che riesce a imporsi in un braccio di ferro con il sindaco, convinto anticlericale, perché insiste nell'insegnare ai bambini, tra le altre materie anche la dottrina cristiana. Nessuna autorità al mondo potrebbe convincerla che sia un bene strappare i piccoli che le vengono affidati dalle loro radici. E’, in fondo, la stessa intuizione che la spingerà ad attraversare l'oceano perché gli italiani emigrati possano riscoprire, ovunque si trovino, la loro appartenenza alla Chiesa.(Una donna, pag.16)

Monsignor Serrati
La determinazione della giovane donna non sfugge a monsignor Antonio Serrati che a Codogno pensa subito alla tenace maestrina per risolvergli un problema. Conosce bene le aspirazioni di Francesca e sa che per la seconda volta la sua richiesta di essere accolta dalle Canossiane per i voti è stata respinta.
Le fa una promessa: se accetterà di farsi carico e organizzare un orfanotrofio mal diretto da due signore del posto, le saranno concessi i primi voti.
L'istituto, a Codogno, si presenta in disordine e in più, come scrive la Scaraffia, le due conduttrici si comportano “come due pazze”, immerse in un mare di debiti, incapaci di governare e di amministrare.

L'incarico nel 1874
Francesca si assume l’incarico alla Casa della Provvidenza e, come promesso, prende i voti come “sorella della Provvidenza” nel 1874, grazie al parroco e al vescovo di Lodi.
Durante la conduzione dell’Istituto, prolungatasi per sei anni, Francesca viene eletta superiora, ma dovrà destreggiarsi fra continui contrasti con le due donne, delusioni e mortificazioni.
Le aspirazioni del passato sembrano essere svanite nel nulla.

Furono questi, anni bui in cui Francesca si trovò prigioniera di una situazione non scelta e dalla quale non sembrava possibile uscire, anno in cui alle difficoltà della vita religiosa si aggiunsero spesso quelle della salute. Intorno a lei si radunarono però spontaneamente sei o sette giovani, anch'esse desiderose di votarsi alla vita religiosa, con le quali ella iniziò a praticare un vero cammino spirituale, animandole costantemente con la sua fiducia: "Abbiate pazienza, verrà il giorno in cui andremo alle missioni "… Le lettere di questo periodo ci aiutano a capire come la giovane donna sia cresciuta e maturata attraverso le difficoltà. (Tra terra e cielo, pag.24)

La svolta
Le gerarchie ecclesiastiche vedono la pazienza, le capacità organizzative, lo spirito d'obbedienza della giovane lombarda e i monsignori Serrati e Gelmini si convincono di essere alla presenza di doti non comuni. Le offrono di fondare un istituto per l'educazione delle ragazze e delle orfane a Codogno. Serrati aveva già pensato di accompagnare la proposta con la disponibilità di una casa dove ospitare le suore, ma Francesca sia pur gentilmente, rifiuta: sceglierà autonomamente i locali abbandonati di un ex convento dei francescani come nuova sede, lasciando il religioso come sempre sorpreso per l'indipendenza e il coraggio decisionale della giovane donna.
D'ora in avanti sarà lei a decidere i passi della sua vocazione e luoghi in cui realizzarla.
Un giorno le dice: “Lei vuol essere missionaria. L’ora è giunta. Non conosco istituti di suore missionarie; allora ne fondi uno lei stessa”.
Queste parole non cadranno a vuoto.
Le prime sette suore entrano nell'edificio il 10 novembre 1880. Mancano di tutto: non c'è luce, si coricano a tentoni nel buio, cuciono di notte per vendere di giorno i loro manufatti, riparano falle e guasti improvvisandosi muratori, allestiscono le stanze per le future allieve.
Bisogna far presto e bene!
Questo l’imperativo della loro superiora che insegna a non contare su alcun aiuto economico esterno per difendere la propria indipendenza e libertà di azione.
Alla Madonna bisogna affidarsi e sarà la Madonna delle Grazie la vera fondatrice dell'Istituto, stabilisce Francesca.