Il calendario del 22 Novembre

- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
- Email:
Eventi
• 1911 - Battaglia di Tobruk, nell'ambito della guerra italo-turca vide la vittoria dai turchi guidata da Mustafa Kemal
• 1936 - La BBC diventa la prima emittente televisiva al mondo a fornire un servizio regolare
• 1942 - Seconda guerra mondiale: Battaglia di Stalingrado - La situazione per gli attaccanti tedeschi di Stalingrado appare disperata durante il contrattacco sovietico dell'Operazione Uranus, e il generale Friedrich Paulus invia ad Adolf Hitler un telegramma nel quale annuncia che la VI Armata tedesca è circondata
• 1943
- - Il Libano ottiene l'indipendenza dalla Francia
- - Seconda guerra mondiale: il presidente statunitense Franklin D. Roosevelt, il primo ministro britannico Winston Churchill, e il leader cinese Chiang Kai-Shek si incontrano al Cairo, in Egitto, per discutere i metodi per sconfiggere il Giappone (si veda: Conferenza del Cairo)
• 1963 - A Dallas, il Presidente statunitense John F. Kennedy viene assassinato, il Governatore del Texas, John B. Connally viene ferito gravemente, e il Vice Presidente Lyndon B. Johnson giura come 36° Presidente degli Stati Uniti
• 1967 - Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adotta la risoluzione ONU 242 per ristabilire la pace nei territori occupati da Israele e per il ritorno ai confini di prima della Guerra dei Sei Giorni
• 1973 - Italia, viene sciolta l'organizzazione Ordine Nuovo fondata da Pino Rauti, e arrestati 30 dei suoi militanti, per ricostituzione del partito fascista
• 1974 - L'Assemblea generale delle Nazioni Unite garantisce all'Organizzazione per la Liberazione della Palestina lo status di osservatore
• 1975
- - Roma, negli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine durante un corteo a favore dell'indipendenza dell'Angola, Piero Bruno, diciottenne militante di Lotta Continua viene ferito da un alcuni colpi d'arma da fuoco esplosi dalle forze dell'ordine; morirà il giorno successivo in ospedale
- - Juan Carlos viene dichiarato re di Spagna a seguito della morte del dittatore Francisco Franco
• 1977 - La British Airways inaugura il collegamento regolare da Londra a New York con il jet supersonico Concorde
• 1982 - Giovanni Paolo II per mezzo dell'esortazione apostolica Familiaris Consortio, conferma la posizione della Chiesa, contraria all'ammissione dei divorziati risposati al sacramento dell'eucaristia
• 1989 - A Beirut Ovest, una bomba esplode vicino al convoglio del presidente libanese Rene Moawad, uccidendolo
• 1990 - Margaret Thatcher rassegna le dimissioni da Primo Ministro del Regno Unito
• 2002 - In Nigeria, più di 100 persone vengono uccise durante un attacco contro le partecipanti al concorso di Miss World
• 2003 - A Tbilisi (Georgia), la folla invade il Parlamento per destituire il presidente Eduard Shevardnadze
• 2004 - In Ucraina ha inizio la Rivoluzione arancione, a seguito delle elezioni presidenziali
• 2005 - Angela Merkel è il nuovo Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, prima donna a ricoprire questa carica in Germania
Anniversari
• 1902 - Friedrich Alfred Krupp (Essen, 17 febbraio 1854 – Essen, 22 novembre 1902) è stato un imprenditore tedesco.
• 1916 - Jack London, pseudonimo di John Griffith Chaney London (San Francisco, 12 gennaio 1876 – 22 novembre 1916), è stato uno scrittore statunitense, noto per romanzi quali Martin Eden, Zanna bianca e Il richiamo della foresta.
Nato a San Francisco (in California) nel 1876, figlio illegittimo (secondo Clarice Stasz e altri biografi) di un astrologo ambulante irlandese, William Henry Chaney, e di Flora Wellman figlia di un ricco inventore dell'Ohio. Il padre si disinteressò del figlio, anche perché 8 mesi dopo la nascita la madre si risposò con John London, contadino vedovo con due figli. Jack venne cresciuto dalla madre e dal padre adottivo.
Dopo aver finito la scuola elementare nel 1889, frequentando compagnie poco raccomandabili, tra ladri e contrabbandieri, iniziò a passare da un lavoro all'altro. Dopo numerose esperienze lavorative, tornò a Oakland per frequentare la Oakland High School, dove partecipò alla redazione del giornale scolastico, "The Aegis". Nel 1896 riuscì ad entrare all'Università della California, che lasciò nel 1897 a causa di problemi finanziari. Il 25 luglio di quell'anno partì per unirsi alla corsa all'oro del Klondike: è in quella regione che scriverà i suoi primi racconti di successo.
Tutta la sua vita fu infatti caratterizzata da esperienze lavorative diverse, coerentemente con lo stile di vita vagabondo, fece lo strillone di giornali, il pescatore clandestino di ostriche, il lavandaio, il cacciatore di foche, il corrispondente di guerra russo-giapponese, l'agente di assicurazioni, il coltivatore e, appunto, il cercatore d'oro prima di diventare uno scrittore di successo. Come scrittore riuscì ben presto a diventare uno tra i più prolifici, famosi e meglio retribuiti del suo tempo. In tutta la sua carriera letteraria scrisse oltre 50 volumi. Dopo il successo del suo romanzo più famoso, Il richiamo della foresta, si dedicò interamente alla scrittura, trattando i temi sociali che preferiva; anche se poco noto sotto questo aspetto al grande pubblico, tra gli appassionati di fantascienza i suoi racconti di questo genere sono spesso citati come dei classici e precursori di genere; in numerosi racconti ricorre il tema del 'giorno dopo', descrivendo un'umanità ritornata ai primordi o in procinto di farlo, anticipazioni della 'guerra batteriologica' (contro una Cina divenuta enormemente popolosa e commercialmente concorrenziale).
In questo periodo aderì al socialismo, battendosi in difesa delle fasce deboli della società. Anticipò Kerouac con il romanzo itinerante On the road (cronaca di un viaggio per l'America in automobile) e, per molti versi, Hemingway. Ormai affermato, ebbe fortuna come cronista, di politica (seguendo la rivoluzione messicana come inviato sul campo), sportivo (boxe, argomento trattato anche in alcuni racconti come Una bistecca) e d'attualità: il suo incipit scritto dopo il terremoto di San Francisco ha fatto epoca.
Nel 1910 comprò il Beauty Ranch, a Glen Ellen, Sonoma County, California, dove morì nel 1916 a soli 40 anni, probabilmente per un'overdose, della cui volontarietà o meno si è dibattuto a lungo. Un recente studio realizzato negli Stati Uniti da medici della Divisione di Nefrologia e Ipertensione della facoltà di Medicina della University of North Carolina ha dimostrato che lo scrittore in una fotografia presenta sul viso i segni di una dermatite da mercurio; poiché il metallo veniva utilizzato nella terapia della sifilide, è verosimile che possa essere stata la causa della morte di Jack London.
La sua idea di socialismo era molto romantica e volubile. Le sue idee politiche e sociali possedevano una grandissima vitalità e potenza, ma poggiavano su basi confuse e tutto sommato, ingenue. La fortuna che ebbe la narrativa londoniana ne è la conferma. È stato, e probabilmente è ancora, l'autore anglosassone più tradotto all'estero, le sue opere di denuncia sociale facevano propaganda e incontrarono fortuna nei paesi del blocco sovietico, la celebrazione della forza fece sì che fosse uno degli autori più diffusi nelle biblioteche per ragazzi nell'Italia fascista del ventennio. Le sue convinzioni della necessaria affermazione della razza superiore contribuirono al suo successo nella Germania hitleriana. Ma quanto erano confuse le sue idee, maggiormente pretestuose e grossolane erano le interpretazioni che ne facevano questi regimi. Interpretandolo con parzialità, London può essere un entusiasta paladino del progresso o un fervente ambientalista. La sua prosa rimane una delle più potenti e solide della narrativa americana.
• 1959 - Mario Mazza (7 giugno 1882 – 22 novembre 1959) è stato un educatore italiano. Fu uno dei fondatori - nel 1916, dell'ASCI, l'Associazione Scautistica Cattolica Italiana, in seguito divenuta Associazione Scouts Cattolici Italiani.
• 1963
- Aldous Leonard Huxley (Godalming, 26 luglio 1894 – Los Angeles, 22 novembre 1963) è stato uno scrittore inglese. Famoso per i suoi romanzi di fantascienza, ha inoltre pubblicato saggi, racconti brevi, poesie e racconti di viaggio.
Huxley era un umanista e pacifista, ma è stato anche interessato a temi spirituali come la parapsicologia e il misticismo filosofico. Era noto anche per sostenere e prendere allucinogeni ed è considerato da molti come il "padre spirituale" del movimento hippie. È uno dei più eminenti membri della famosa Famiglia Huxley. A partire dalla fine della sua vita Huxley è stato considerato, in alcuni circoli accademici, un leader del pensiero moderno e un intellettuale del più alto rango.
- John Fitzgerald Kennedy, comunemente chiamato John Kennedy o Jack Kennedy o solo JFK, (Brookline, 29 maggio 1917 – Dallas, 22 novembre 1963), è stato un politico statunitense, 35º Presidente degli Stati Uniti. Candidato del Partito Democratico, vinse le elezioni presidenziali del 1960 e succedette al Presidente degli Stati Uniti Dwight D. Eisenhower. Assunse la carica il 20 gennaio 1961 e la mantenne fino al suo assassinio. Gli subentrò il vicepresidente Lyndon B. Johnson. Kennedy, di origine irlandese, è stato il primo Presidente degli Stati Uniti di religione cattolica. Fu anche il primo presidente statunitense ad essere nato nel XX secolo ed il più giovane a morire ricoprendo la carica.
La sua breve presidenza, in epoca di guerra fredda, fu segnata da alcuni eventi molto rilevanti: lo sbarco nella Baia dei Porci, la Crisi dei missili di Cuba, la costruzione del Muro di Berlino, la conquista dello spazio, gli antefatti della Guerra del Vietnam e l'affermarsi del movimento per i diritti civili degli afroamericani.
Kennedy fu assassinato il 22 novembre del 1963 a Dallas, in Texas. Lee Harvey Oswald fu accusato dell'omicidio e fu a sua volta ucciso, due giorni dopo, da Jack Ruby, prima che potesse essere processato. La Commissione Warren concluse che Oswald aveva agito da solo; tuttavia, nel 1979, la United States House Select Committee on Assassinations dichiarò che l'atto di Oswald era stato probabilmente frutto di una cospirazione. La questione se Oswald avesse o meno agito da solo rimane dibattuta, con l'esistenza di numerose teorie cospirazioniste. L'assassinio di Kennedy fu un evento focale nella storia degli Stati Uniti per l'impatto che ebbe sulla nazione e sulla politica del paese. Ad oggi, la figura di Kennedy continua a ricevere stima e apprezzamento.
John F. Kennedy prestò giuramento come 35º presidente degli Stati Uniti il 20 gennaio 1961 a Washington D.C. Nel suo discorso inaugurale parlò del bisogno di tutti gli americani di essere cittadini attivi, disse: «Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese». In uno dei famosi discorsi della Nuova Frontiera, chiese alle nazioni del mondo di unirsi nella lotta contro ciò che chiamò "i comuni nemici dell'umanità... la tirannia, la povertà, le malattie e la guerra".
Politica estera
Il 17 aprile 1961, l'amministrazione Kennedy mise in atto una versione modificata del piano studiato sotto l'amministrazione di Dwight D. Eisenhower, predecessore di Kennedy che rimandava di attuarlo, per deporre Fidel Castro, leader socialista del governo di Cuba. Durante l'amministrazione Eisenhower questo piano aveva prodotto l'esecuzione di numerosi attentati terroristici in Cuba, da parte del Gruppo Alfha 66[11], uno dei quali portò alla realizzazione della famosa foto icona di Che Guevara, scattata dal fotografo Korda durante i funerali di 75 cubani morti nell'esplosione di una nave. Con i fratelli Kennedy, John e Robert e la supervisione di Allen Dulles della CIA, oltre al famoso tentato sbarco nella Baia dei Porci, in cui 1.500 cubani anticastristi vennero sconfitti dalle forze regolari cubane, si realizzò l'Operazione Mongoose ("piano mangusta") nella quale terroristi di diversa estrazione, effettuarono in 14 mesi 5.780 azioni terroristiche e 716 sabotaggi ad infrastrutture economiche cubane.
Questi eventi portarono alla crisi dei missili di Cuba, che iniziò il 14 ottobre 1962, quando gli aerei-spia U-2 americani fotografarono un sito cubano dove era in costruzione una base missilistica sovietica. Kennedy si trovò di fronte un pesante dilemma: se gli Stati Uniti avessero attaccato il sito, avrebbero dato inizio ad una guerra nucleare con l'Unione Sovietica. Se non avessero fatto nulla, avrebbero avuto una permanente minaccia nucleare nella propria regione, in una vicinanza tale da rendere quasi impossibile un contrattacco qualora i nemici avessero attaccato per primi. E ancora, la paura che gli Stati Uniti apparissero deboli agli occhi del mondo.
Molti ufficiali militari e ministri del governo fecero pressione per un attacco aereo, ma Kennedy ordinò un blocco navale ed avviò negoziati con i sovietici. Una settimana dopo raggiunse un accordo con il Segretario Generale del PCUS, Nikita Khruščёv. Questi si accordò segretamente per ritirare i missili in cambio dell'impegno degli Stati Uniti di non invadere Cuba e di ritirare i propri missili nucleari dalla Turchia.
La crisi dei missili ebbe tuttavia effetti positivi sulle trattative USA-URSS circa la limitazione dei test nucleari. Sia Kennedy che Khruščёv, consapevoli di essersi trovati sull'orlo di una guerra atomica, cercarono di diminuire le tensioni attraverso una fitta corrispondenza. Questa culminò nel 1963 con l'inizio ufficiale dei negoziati, assieme alla Gran Bretagna, che portarono alla firma del Partial Test Ban Treaty, il 5 agosto dello stesso anno. Il trattato, considerato uno dei successi diplomatici dell'amministrazione Kennedy, proibiva agli Stati aderenti qualsiasi esperimento nucleare nell'atmosfera, nello spazio e sott'acqua, lasciando possibili solo i test sotterranei.
Il 26 giugno 1963 Kennedy visitò Berlino Ovest e tenne un pubblico discorso di critica contro la costruzione del Muro di Berlino. Il discorso è noto per la sua famosa frase, pronunciata in tedesco, Ich bin ein Berliner, e salutata dai berlinesi con una grande ovazione.
Argomentando che coloro che rendono impossibile una rivoluzione pacifica rendono inevitabile una rivoluzione violenta, Kennedy cercò di contenere la diffusione del comunismo in America Latina fondando la Alliance for Progress, che inviò aiuti alle nazioni in difficoltà e cercò di imporre un maggior rispetto dei diritti umani nella regione.
Kennedy istituì, durante il primo anno della sua presidenza, i Peace Corps, un programma di volontariato rivolto ai paesi in via di sviluppo. Questo progetto, frutto di un incontro di Kennedy con gli studenti dell'Università del Michigan avvenuto durante la sua campagna elettorale, aveva il compito principale di promuovere una migliore immagine degli Stati Uniti nei Paesi in cui essa era compromessa dalla diffidenza verso gli americani, spesso visti come nuovi colonizzatori, e al tempo stesso di fornire un aiuto tecnico. I Peace Corps, tuttora esistenti, rimangono una delle eredità più durature dell'amministrazione Kennedy.
Il Vietnam fu un altro fronte della politica estera kennediana. Diviso in due come era e come è ancora oggi la Corea (comunisti al nord e capitalisti al sud), durante la sua presidenza a seguito di continue minacce all'indipendenza dello stato meridionale, Kennedy vi incrementò il numero di consiglieri militari facendoli passare da poche centinaia fino a 16.000 (al momento della sua morte). Nell'agosto del 1964 il Presidente Johnson, prendendo spunto da un confuso incidente avvenuto nel golfo del Tonchino, si presentò di fronte al Congresso degli Stati Uniti facendosi dare adeguati poteri per intraprendere iniziative militari. Iniziava la guerra del Vietnam. Nel 1965 partirono i primi bombardamenti aerei, mentre il numero dei soldati impegnati raggiungeva quota 500.000 nel 1967.
Le responsabilità di Kennedy nella guerra del Vietnam sono da decenni oggetto di discussione. Secondo alcuni egli, ordinando il rovesciamento e l'uccisione di Diem, ha acceso la miccia che ha provocato la guerra. Altri, tra cui Robert Dallek in An Unfinished Life: John F. Kennedy, 1917-1963 sostengono invece che Kennedy avrebbe soltanto continuato l'impegno della Legione Straniera nella ex colonia francese.
Nel 1963, anno in cui ci fu il cambio di passo del Presidente Kennedy, riportato anche da Martin Luther King nella sua autobiografia ("The Autobiography of Martin Luther King, Jr. by Martin Luther King Jr. and Clayborne Carson"), Kennedy comincio' a bloccare le manovre dei consiglieri militari e a pianificare la ritirata di alcune migliaia di soldati dal Vietnam. Kennedy non avrebbe quindi dato il via all'escalation, la quale sarebbe solo opera di Johnson, e che al momento dell'assassinio del Presidente non c'era nessuna battaglia in atto. Non trascurabili sono poi le dichiarazioni rilasciate dall'ex segretario della difesa americano (in carica in quegli anni) Robert McNamara, che nel film The Fog of War ha affermato che Kennedy non aveva nessuna intenzione di impegnarsi in una guerra in Vietnam, così come la presenza di un memorandum datato 11 ottobre 1963 in cui Kennedy ordinava il ritiro di 1.000 uomini dal Vietnam, decisione poi subito annullata da Johnson appena divenuto presidente.
Politica interna
Uno dei problemi interni agli Stati Uniti più pressanti durante l'era Kennedy fu la turbolenta fine della discriminazione razziale. La Corte Suprema statunitense si era pronunciata nel 1954 contro la segregazione razziale nelle scuole pubbliche, vietandola, tuttavia c'erano molte scuole, soprattutto negli stati meridionali, che non rispettavano questa decisione. Rimanevano inoltre in vigore le pratiche di segregazione razziale sugli autobus, nei ristoranti, nei cinema e negli altri spazi pubblici.
Migliaia di statunitensi di tutte le razze ed estrazioni sociali si unirono per protestare contro questa discriminazione. Kennedy, affascinato in parte anche dalle filosofie socialiste, sostenne l'integrazione razziale ed i diritti civili e chiamò inoltre a sé durante la campagna elettorale del 1960 la moglie dell'imprigionato reverendo Martin Luther King Jr., guadagnandosi il consenso della popolazione nera alla sua candidatura. Tuttavia, da presidente, temette che i movimenti dal basso (grassroots movement) avrebbero potuto irritare troppo i bianchi del sud ed inizialmente tese ad ostacolare il passaggio delle leggi sui diritti civili attraverso il Congresso, dominato da Democratici del Sud, allontanandosi dalle posizioni dei movimenti. Il risultato fu quello di venire accusato da molti leader dei movimenti per i diritti civili di non dar loro il sostegno promesso, qualcuno lo accusò di aver strumentalizzato i movimenti per i diritti civili in chiave meramente elettorale.
Appoggio al programma spaziale
Kennedy voleva intensamente che fossero gli Stati Uniti a guidare l'esplorazione dello spazio. L'Unione Sovietica era più avanti degli Stati Uniti nella conoscenza dei viaggi spaziali e Kennedy era convinto che gli Stati Uniti avrebbero potuto colmare il divario. Disse che "nessuna nazione che aspiri ad essere alla guida della altre può attendersi di rimanere indietro nella corsa per lo spazio"[15]; [16] [17].
Kennedy chiese al Congresso di finanziare il Programma Apollo per oltre 22 miliardi di dollari, con lo scopo di portare un uomo statunitense sulla Luna entro la fine della decade. "Abbiamo scelto di andare sulla Luna e di fare altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili", disse Kennedy. Sei anni dopo la sua morte questo obiettivo fu infatti raggiunto nel 1969.
Sia "Jack" che la moglie "Jackie" Kennedy, furono molto giovani in confronto alle precedenti coppie presidenziali e furono figure molto popolari, venne loro tributata un'attenzione più simile a quella riservata a cantanti rock ed a stelle del cinema, più che ad un politico ed a sua moglie. Influenzarono persino la moda dell'epoca e loro fotografie comparivano spesso nei rotocalchi dell'epoca.
I Kennedy portarono una ventata di vita nuova nell'atmosfera della Casa Bianca. Convinti che la Casa Bianca fosse un luogo dove celebrare la storia, la cultura e le conquiste americane, invitarono regolarmente artisti, scrittori, scienziati, poeti, musicisti, attori, atleti e vincitori di premi Nobel. Jacqueline Kennedy inoltre riadattò quasi tutte le stanze della Casa Bianca con nuovi arredi e pezzi d'arte.
La Casa Bianca sembrò anche un luogo più gioioso per via della presenza dei due figli piccoli della coppia, Caroline e John Jr. (il cui vezzeggiativo sui rotocalchi diverrà John-John). Nel prato antistante la Casa Bianca i Kennedy misero una nursery, una piscina ed una casetta per bambini su un albero.
Dietro la facciata elegante, anche la vita privata dei Kennedy conobbe qualche tragedia, come la morte del figlio Patrick.
Il carisma che Kennedy e la sua famiglia irradiavano, valsero alla sua amministrazione l'appellativo postumo di "Camelot".
Figli
John Fitzgerald Kennedy e Jaqueline Bouvier hanno avuto quattro figli:
▪ Caroline Bouvier Kennedy (n. 1957). Si è sposata nel 1986 con Edwin Arthur Schlossberg, e ne ha avuto tre figli: Rose (1988), Tatiana (1990) e John (1993).
▪ Helen (nata morta, 1959)
▪ John Fitzgerald Kennedy Jr. detto John-John, (1960-1999)
▪ Patrick Bouvier Kennedy (nato nell'agosto 1963 e morto a due giorni di vita per malattia delle membrane ialine)
L'assassinio e gli sviluppi successivi
Il presidente Kennedy fu assassinato a Dallas, in Texas, il 22 novembre 1963 alle 12:30, ora locale, mentre era in visita ufficiale alla città. Fu un evento straordinario e devastante per la vita di molti americani. «Dov'eri quando hanno sparato a Kennedy?» fu una domanda posta di frequente negli anni successivi e continuò a risuonare per decenni dopo il fatto.
Lee Harvey Oswald, venne arrestato alle 13:50, quindi alle 19:00 accusato di aver ucciso un poliziotto di Dallas ed alle 23:30 di aver assassinato il presidente nel quadro di una "cospirazione conservatrice". Oswald venne a sua volta ucciso dopo appena due giorni, il 24 novembre, prima di venire portato in tribunale - dunque senza che ci fosse stato il tempo di intentare a suo carico alcun processo, all'interno del seminterrato della stazione di polizia di Dallas da Jack Ruby, il proprietario di un night club di Dallas noto alle autorità per i suoi legami con la mafia. Ruby giustificò il suo gesto sostenendo di essere un grande patriota e di essere rimasto turbato dalla morte di JFK. Cinque giorni dopo la morte di Oswald, il presidente Lyndon B. Johnson creò la Commissione Warren, presieduta dal giudice Earl Warren, per indagare sull'omicidio.
Nel 1993, il libro Case Closed: Lee Harvey Oswald and the Assassination of JFK del giornalista investigativo Gerald Posner, analizzò le prove su cui si basano le principali teorie cospirative, concludendo che nulla di quanto si sa fino ad ora dimostra l'esistenza di un complotto. Il libro è stato molto criticato per avere omesso o addirittura interpretato soggettivamente fatti ed elementi tesi ad escludere il complotto.
Nel novembre del 2002 venne tolto il segreto alle cartelle cliniche di Kennedy, rivelando che i suoi problemi fisici erano più seri di quanto si pensasse in precedenza. Oltre a soffrire un dolore costante per la frattura di alcune vertebre, soffriva di disturbi digestivi del Morbo di Addison. Kennedy veniva sottoposto ad iniezioni di procaina prima di ogni evento pubblico per poter apparire in salute. La spina dorsale di Kennedy era affetta da un'osteoporosi aggravata dalle iniezioni di corticosteroidi; questo lo costringeva ad usare un busto per alleviare il peso del corpo sulle vertebre inferiori. È stato ipotizzato che lo indossasse anche il giorno in cui venne ucciso - dopo essere stato colpito una prima volta il suo corpo sarebbe dovuto scivolare in una posizione in cui l'automobile gli avrebbe offerto una maggiore protezione, ma il busto mantenne il suo corpo in posizione eretta dando all'assassino il tempo di sparare il colpo fatale alla testa.
Secondo un approfondimento giornalistico ANSA del 2007[20], sarebbero nuovamente emersi dubbi sul fatto che l'arma, un fucile della Règia fabbrica d'Armi di Terni Carcano modello 91/38 (numero di serie C2766), possa aver esploso tre colpi in soli sette secondi, in quanto un tiratore ha impiegato 19 secondi nella medesima operazione.
In ogni caso, la ridda di teorie complottiste non ha mai fornito una sola ricostruzione plausibile e dettagliata degli eventi, mentre la colpevolezza di Lee Harwey Oswald, almeno stando alla quantità di prove e indizi raccolte all'epoca, sembra provata.
Confessioni testimoniali in punto di morte
Dopo circa cinquant'anni, in punto di morte sono state rese due testimonianze che sembrano le tessere di un mosaico più vasto, quella di E. Howard Hunt e quella di Madeleine Duncan Brown. Entrambi hanno registrato dei nastri l'uno e un video l'altra, che combaciano su molti punti e avvalorerebbero una tesi complottista.
La confessione di James Files
Nel 1994, avvalorando la tesi complottistica, il detenuto James Files, ex sicario della mafia di Chicago, dichiarò di aver partecipato all'assassinio di John F. Kennedy, assieme al mafioso Charles Nicoletti, sparando il terzo colpo di pistola dalla collinetta erbosa di Grassy Knoll in Dealey Plaza a Dallas
– Clive Staples Lewis, spesso indicato semplicemente come C. S. Lewis (Belfast, 29 novembre 1898 – Oxford, 22 novembre 1963), è stato uno scrittore e filologo irlandese.
Fu docente di lingua e letteratura inglese all'Università di Oxford, dove divenne amico di J. R. R. Tolkien col quale - insieme anche a Charles Williams ed altri - fondò il circolo informale letterario degli Inklings.
È noto al grande pubblico soprattutto come autore del ciclo di romanzi Le cronache di Narnia.
Le lettere di Berlicche e la copertina di Time (1942-1949)
Nel 1942 Lewis raggiunge una enorme notorietà (tanto da meritare nel 1947 la copertina del settimanale Time) per il libro Le lettere di Berlicche. Il libro è incentrato sulla bizzarra corrispondenza tra un funzionario di Satana e suo nipote, apprendista diavolo custode. Si tratta di una geniale riflessione sulla natura umana mirata a recuperare il senso del concetto di peccato e a strapparlo alla banalizzazione cui l'ha ridotto la cultura contemporanea. L'opera costituisce una precisa descrizione dei conflitti interni dell'animo umano non trascurando, in questo intento, l'ingrediente sublime dell'ironia, elemento essenziale in pressocché tutta l'opera di Lewis.
Nel 1945 Lewis pubblica Il grande divorzio, un sogno o visione ispirato alla Divina Commedia di Dante. Lewis immagina di viaggiare nell'oltretomba guidato da George MacDonald e di incontrare le anime dei defunti che devono dimostrare di aver superato il pregiudizio fondamentale che le mantiene prigioniere dell'Inferno: l'idea per cui "Io sono mio". Lewis lascia insieme alle ombre un Paese grigio e tetro e con loro arriva ad una terra luminosa e di tale splendente consistenza che le ombre ne sono ferite in tutti i loro movimenti (un richiamo al mondo delle idee di Platone). Qui egli assiste agli incontri tra le ombre e gli abitanti di quella terra, che sono venuti incontro ai fantasmi per accompagnare ciascuno di loro alle montagne lontane.
Narnia: un classico della letteratura per l'infanzia
Lewis ottiene una enorme fama come scrittore per l'infanzia dal successo della serie di fiabe moderne scritte tra il 1950 ed il 1956 che compongono la saga de Le cronache di Narnia. Si tratta un ciclo composto da sette libri che parlano delle avventure di quattro ragazzi, i quali per sfuggire dai bombardamenti di Londra si rifugiano in campagna e qui in una vecchia soffitta scoprono un armadio magico tramite il quale si accede ad un mondo fantastico in cui è sempre inverno ma non è mai Natale: questo è inizialmente il regno di Narnia. Ma Narnia grazie ai quattro ragazzi dopo molte vicende diventerà un mondo magnifico in cui la natura trionfa.
Il nome di Narnia era conosciuto a Lewis fin dall'infanzia, infatti nel suo atlante latino era sottolineato nella cartina d'Italia la città di Narnia ora chiamata Narni[2]. La casa di produzione Walden Media sta trasformando Le Cronache di Narnia in un ciclo di film. Il primo episodio, Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l'armadio, è uscito nel 2005 ed è stato il secondo film per incassi in quell'anno in Nord America.
L'enorme successo del ciclo di Narnia ha fatto nascere anche oppositori che ne criticano l'ideologia. Lo scrittore Philip Pullman in un articolo[3] pubblicato su The Guardian nel 1998 espone le sue perplessità sulle modalità con cui Lewis introduce surrettiziamente idee religiose e filosofiche in opere per l'infanzia. Lo stesso Pullman ha pubblicato tra il 1995 e il 2000 un ciclo di tre romanzi fantasy che secondo alcuni sarebbero una replica, ugualmente infarcita di surrettizie idee filosofiche, alle cronache di Narnia.
Le altre opere della maturità
Sorpreso dalla gioia
Nel 1955 pubblica Sorpreso dalla gioia (Surprised by Joy) una autobiografia che ripercorre la sua vita dall'infanzia fino all'età adulta e che rappresenta una fonte fondamentale per comprendere la visione del mondo di Lewis. Il titolo allude con il termine "gioia" ad un concetto che Lewis aveva sviluppato in altre opere precedenti ma rappresenta anche un (forse) involontario omaggio a Joy Gresham, la donna che diverrà sua moglie nel 1957.
A viso scoperto (Till We Have Faces)
Secondo molti critici, e secondo lo stesso Lewis, il romanzo A viso scoperto (Till We Have Faces) pubblicato nel 1956 (quindi dopo il ciclo di Narnia), è il capolavoro letterario di Lewis. Fu invece un totale insuccesso editoriale perché era troppo diverso da quanto il pubblico si aspettava da Lewis. Si tratta di una rivisitazione del mito di Amore e Psiche che offre molte chiavi di lettura per le precedenti opere letterarie di Lewis e si caratterizza per l'utilizzo del genere del mito. Il mito viene utilizzato da Lewis per scopi non molto diversi da quelli di autori classici come Platone, e questo è importante per capire anche le precedenti opere di Lewis (tra cui quelle molto più famose del ciclo di Narnia, che aspirano quindi ad essere più che fiabe per bimbi, miti per tutti).
Come scrive lo stesso Lewis in una lettera del 1959 a Peter Milward i temi principali di A viso scoperto sono due:
«Gli affetti naturali se lasciati alla mera naturalità diventano una forma particolare di odio; d'altro canto lo stesso Dio, dal punto di vista della nostra affettività naturale, finisce per essere l'oggetto principale della nostra gelosia.»
Questo tema è ricorrente anche nelle altre opere di Lewis e nella sua essenza risale ad Agostino e alla dottrina tradizionale cristiana.
In una nota finale all'edizione italiana del romanzo è ancora Lewis a precisare quanto segue:
«Questa reinterpretazione di una vecchia favola ha vissuto nella mente del suo autore, acquistando spessore e consistenza con il passare degli anni, sin da quando egli era un liceale. In questo caso potrei dire che vi ho lavorato per la maggior parte della mia vita. Recentemente, la forma giusta da dare al racconto mi si è offerta all'improvviso spontaneamente, e anche l'intreccio dei motivi: il racconto imparziale di un mondo barbaro, la mente di una donna brutta, la cupa idolatria e una pallida illuminazione in lotta tra di loro e contro la visione, e la devastazione che una vocazione - o anche una fede - produce nella vita dell'uomo.»
Il romanzo - pubblicato nel 1956 - reca una dedica a Joy Davidman, la donna che divenne sua moglie nel 1957 e che morirà di cancro nel 1960.
I quattro amori
Tra i saggi filosofici di Lewis è fondamentale il libro I quattro amori (The Four Loves) pubblicato nel 1960 che fornisce una chiave di lettura per le opere letterarie di questo autore e per il tema della natura degli affetti umani che occupa una posizione di grande importanza in tutti i romanzi di Lewis. Lewis distingue l'amore come bisogno (ad esempio l'amore del bambino per la madre) dall'amore come dono (esemplificato dall'amore di Dio per l'umanità) e poi suddivide questi due concetti in ulteriori categorie per arrivare a quattro definizioni, denominate secondo le quattro parole greche usate per significare il termine "amore": affetto, amicizia, eros e carità.
Diario di un dolore
Importante infine è l'opera autobiografica Diario di un dolore (A Grief Observed), scritto nei giorni antecedenti e seguenti il lutto per la morte della moglie Joy. In una sorta di dialogo con se stesso e con Dio, C.S. Lewis, frequenta i luoghi della disperazione umana di fronte alla perdita di una persona cara. Da una totale e comprensibilissima ribellione verso il Creatore (sfiorando persino la blasfemia), si giunge a un ripensamento del rapporto con Cristo, figlio di quel Dio che non ha esitato a mandare il proprio unigenito sulla croce per salvare il mondo.
Il pensiero
Nei romanzi di Lewis è sempre presente una visione filosofica abbastanza complessa anche se non esposta organicamente. Comprenderne i fondamenti è importante per cogliere a fondo anche gli altri aspetti delle sue opere. Poiché una parte importante della vita dell'autore è stata occupata dal percorso personale che lo ha portato dall'ateismo alla convinzione che esiste un Dio personale e che questo Dio è quello rivelato dal cristianesimo, l'analisi delle motivazioni razionali che stanno alla base della fede di Lewis è importante per comprenderne il pensiero. Ma un posto altrettanto importante (o forse più importante) va assegnato ad altre tematiche a cui Lewis dedica spazio nelle sue opere, e cioè il tema del desiderio come elemento essenziale costitutivo dell'esperienza umana e il tema della fondamentale continuità e affinità tra le religioni e i miti precristiani e la verità rivelata nel cristianesimo.
Perché è vero che Dio esiste
I temi prettamente filosofici sono trattati da Lewis in alcuni libri che si possono definiere come apologetici. Lewis sviluppa la sua apologia del cristianesimo in tre tappe. Dapprima comincia a dimostrare l'esistenza di Dio sulla base di fondamenti che appaiono eminentemente filosofici. In seguito cerca di dimostrare che Dio si è rivelato in maniera particolare in Cristo e nella religione cristiana. Infine difende il teismo e il cristianesimo contro le obiezioni come il problema del male.
Contro l'agnosticismo che era influente ai suoi tempi negli ambienti intellettuali, Lewis ritiene che sia possibile dimostrare l'esistenza di Dio, almeno nel senso di mostrare che l'esistenza di Dio è più verosimile della sua non esistenza. Lewis conosce l'argomento ontologico che risale a Cartesio e Anselmo d'Aosta e gli argomenti cosmologici presentati da Tommaso d'Aquino. Ma sull'argomento ontologico, che deduce l'esistenza di Dio dal concetto stesso di Essere Necessario, Lewis in una lettera al fratello Warren dice che l'argomento non è valido a meno che non si stabilisca inizialmente che l'idea di Essere Necessario è obiettivamente fondata e non è una vaga fabbricazione del nostro spirito. Lewis non rifiuta gli argomenti cosmologici della filosofia medioevale che partono dal divenire, dalla causalità e dalla contingenza, ma confessa che non li ritiene efficaci per lui personalmente. Invece le prove favorite di Lewis sono quelle basate sulla moralità, sulla ragione e sul desiderio.
L'origine della morale
L'argomento della moralità che Lewis aveva ampiamente sviluppato durante i suoi discorsi alla radio The Case for Christianity comincia con l'affermazione che noi siamo incondizionatamente costretti a fare il bene e ad evitare il male. Tutti gli essere umani normali ritengono spontaneamente che certe azioni sono malvagie e non dovrebbero essere compiute. Ci possono essere disaccordi sui dettagli del codice morale, ma non sul suo carattere obbligatorio. Si sa che si dovrebbe essere onesti, sinceri, temperanti giusti verso gli altri e che bisogna evitare di commettere il furto, lo spergiuro, l'adulterio, l'omicidio e tutto questo genere di cose. Il problema è scoprire da dove viene questa obbligatorietà.
Secondo la tradizione classica della teologia cristiana che risale a san Paolo, questa obbligatorietà deriva da Dio che, per così dire, ha scritto la sua legge nel cuore dell'uomo. Persino chi commette il male ne soffre nella sua coscienza e capisce che merita di essere punito. Ma anche se si negasse questo fatto, resta comunque indubitabile che almeno chi l'azione malvagia la subisce è fermamente convinto di subire qualcosa di ingiusto, che va contro un codice morale che andava in qualche modo rispettato.
Lewis affronta anche le obiezioni più comuni a questo argomento. Dimostra che il senso di obbligatorietà della morale non deriva da un istinto gregario o da una convenzione sociale o da un superego in senso freudiano. Rivolgendosi ad un uditorio popolare Lewis non entra nei dettagli tecnici né rifiuta le difficoltà, ma privilegia l'essenziale con un linguaggio semplice e persuasivo.
L'origine della ragione
La seconda prova favorita di Lewis, l'argomento a partire dalla ragione, appare nel suo libro Miracles. Un certo tipo di naturalismo, osserva, caratterizza il pensiero razionale come semplice prodotto del riflesso nervoso, dell'istinto e dell'abitudine. Lewis replica che i condizionamenti fisici o psicologici non possono spiegare la nostra capacità di formulare giudizi sulla verità o sull'errore.
Noi siamo coscienti che i nostri giudizi sono determinati non da forze subrazionali, ma dalla realtà stessa che ha effetto sul nostro spirito. La capacità di arrivare alla comprensione attraverso la spiegazione razionale è una prova di una affinità tra lo spirito e la realtà. Questa non è spiegabile se non con uno spirito altrettanto autentico che rende conto simultaneamente dell'esistenza dell'intelligenza e della cosa intellegibile.
L'argomento di Lewis risale a Platone e Anassagora e riassume l'argomento proposto in termini estremamente tecnici da Bernard Lonergan e reso popolare dai libri apologetici di Hugo Meynell. Per questi autori la meravigliosa corrispondenza tra la realtà e la ragione implica che la realtà è impregnata di un ordine che risale a uno spirito creatore. L'attenzione di Lewis si appunta non tanto sull'intellegibilità razionale del mondo, quanto sulla capacità dello spirito di conoscere la verità, che secondo Lewis non può essere spiegata dalla selezione naturale, ma unicamente dall'esistenza necessaria di un Dio creatore intelligente.
Il desiderio come fattore costitutivo dell'esperienza umana
Il terzo argomento con cui Lewis ritiene di poter dimostrare che l'esistenza di Dio è razionalmente verosimile parte dal desiderio naturale di una unione con Dio. L'idea che l'uomo è naturalmente attirato verso una unione con Dio è presente in tutta la tradizione cristiana. Sant'Agostino la esprime nella forma classica quando esclama nelle Confessioni "Ci hai fatti per te Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te".
Questo desiderio di Dio non era mai stato proposto come prova dell'esistenza di Dio fino al XX secolo e Lewis non fa altro che seguire la scia di Richard Hooker, un teologo anglicano che aveva già provato questa via in precedenza. L'esistenza di un desiderio di Dio presuppone la sua esistenza, se si ammette che non può esistere un desiderio in natura che non può essere soddisfatto.
Nella sua autobiografia Sorpreso dalla gioia Lewis definisce questo ardente desiderio con il termine tedesco Sehnsucht, e ne parla in termini allegorici nel romanzo Le due vie del pellegrino dove viene rappresentato con l'immagine di un'isola meravigliosa. Questa rappresentazione del desiderio come forza ancestrale innata nella natura umana è presente anche nelle Cronache di Narnia e in altre opere di Lewis. Fondamentale su questo tema è il saggio pubblicato nel 1960 I quattro amori. In esso Lewis distingue l'amore come bisogno (ad esempio l'amore del bambino per la madre) dall'amore come dono (esemplificato dall'amore di Dio per l'umanità) e poi suddivide questi due concetti in ulteriori categorie per arrivare a quattro definizioni, denominate secondo le quattro parole greche usate per significare il termine amore: affetto, amicizia, eros e carità.
La continuità tra la mitologia pagana e il cristianesimo
Un tema di fondamentale importanza per comprendere l'opera di Lewis è la sua convinzione che tutta la mitologia (sia quella nordica, che lo aveva affascinato da ragazzo, che quella greco-romana che era stata oggetto dei suoi studi filologici) sia da leggere fondamentalmente come un percorso attraverso cui l'umanità si è avvicinata progressivamente alla rivelazione cristiana.
Contrariamente ad alcuni antichi pensatori cristiani che si erano confrontati direttamente con la religione pagana e ritenevano che essa andasse rifiutata in blocco come mistificazione diabolica, Lewis è convinto che vi sia qualcosa di vero nella mitologia di tutti i popoli. Questo spiega il massiccio uso di figure mitologiche all'interno delle Cronache di Narnia ed il ruolo assegnato alla religiosità pagana (una religiosità descritta nei suoi aspetti terribilmente sgradevoli e apparentemente poco affine all'umanesimo cristiano) nella sua opera della maturità A viso scoperto.
Le ragioni che stanno alla base di questa convinzione di Lewis sono complesse e difficili da riassumere ma si può dire in sintesi che esse sono strettamente intrecciate con la tematica del desiderio come fattore costitutivo dell'esperienza umana. Secondo Lewis tutti i miti delle religioni non cristiane aprono comunque una finestra sull'assoluto e svelano qualcosa sulla natura umana che si sente nello stesso tempo attratta da qualcosa di misteriosamente altro e impaurita dalla sua enigmaticità.
Il mito come strumento di conoscenza del reale
Lewis è convinto che il mito non sia solo un mezzo artistico, ma che esso sia in grado di rivelare nuove dimensioni della realtà che altrimenti rimarrebbero inaccessibili alla ragione. L'origine del mito è per Lewis nella dimensione sacra della realtà e i miti sono spontanee istintive testimonianze del sacro, che egli come cristiano identifica in Dio. Citando direttamente Lewis, il mito si colloca a cavallo tra la verità astratta e l'esperienza concreta:
«L'intelletto umano è incurabilmente astratto. È quello puramente matematico il tipo di pensiero vincente. Eppure le sole realtà di cui facciamo esperienza sono concrete: questo dolore, questo piacere, questo cane, questo uomo. Quando concretamente amiamo l'uomo, sopportiamo il dolore, godiamo un piacere, non apprendiamo intellettualmente il Piacere, il Dolore o l'Individualità. D'altro canto, quando incominciamo a farlo, le realtà concrete decadono a meri campioni o esempi: non trattiamo più di esse, ma di ciò che esse esemplificano. È questo il nostro dilemma: o gustare senza conoscere, o conoscere senza gustare. O – per essere più rigorosi – mancare di un aspetto della conoscenza perché si è immersi nell'esperienza, o mancare di un altro perché se ne è fuori. Pensando, siamo tagliati fuori da ciò che pensiamo; gustando, toccando, volendo, amando e odiando, non comprendiamo con chiarezza. Più lucidamente pensiamo, più siamo tagliati fuori: più profondamente entriamo nella realtà, meno possiamo pensare. Nel contemplare un mito grandioso si giunge quanto più vicino possibile al fare esperienza concreta di ciò che altrimenti può essere compreso solo come astrazione. Ciò che invece fluisce in noi dal mito non è la verità ma la realtà (la verità riguarda sempre qualcosa, mentre la realtà è quel qualcosa che la verità riguarda) e dunque, sul piano dell'astrazione, ogni mito diviene padre d'innumerevoli verità. Ossia il mito è la montagna da cui sgorgano tutti i diversi fiumi che quaggiù a valle diventano verità; in hac valle abstractionis. O, se si preferisce, il mito è l'istmo che collega il mondo peninsulare del pensiero al vasto continente a cui davvero apparteniamo. Non è, come la verità, astratto; né è, come l'esperienza diretta, vincolato al particolare.»
Contro la demitizzazione del cristianesimo
Mentre il tedesco Rudolf Bultmann, contemporaneo di Lewis, introduceva nel dibattito teologico il concetto di "demitizzazione del cristianesimo", cioè l'idea che per raggiungere il nucleo di verità della dottrina cristiana bisognasse spogliare le narrazioni evangeliche di tutti gli elementi mitici ad esse sovrapposti, Lewis (in accordo con Tolkien) interpreta la narrazione della morte sacrificale di Cristo come un “mito vero”, un mito con la speciale prerogativa di essere stato posto in atto storicamente in un tempo e uno spazio ben precisi.
Lewis scrive:
«La storia di Cristo è semplicemente un mito vero: un mito che opera su di noi allo stesso modo degli altri, ma con questa enorme differenza che questo mito è realmente accaduto.»
In questa ottica, i precedenti mitologici del dramma di Cristo sono accenni ispirati della verità divina che sarebbe diventata pienamente manifesta in un preciso momento e luogo, cioè nella Giudea romana.
A differenza di Bultmann, Lewis e Tolkien non intendono demitizzare il Vangelo, interpretando il mito come una intrinseca componente della sua verità. Invece, i due scrittori credono di poter fare uso del loro potere “subcreativo” per ricreare le stesse tematiche mitiche nelle loro opere letterarie.
C. S. Lewis nei media
▪ C. S. Lewis è uno dei protagonisti del romanzo storico di Wu Ming 4 Stella del mattino (2008).
▪ Il nome di un personaggio del serial televisivo Lost, Charlotte Staples Lewis, interpretata da Rebecca Mader, si richiama a quello dello scrittore.
C. S. Lewis Song è il titolo di una canzone di Brooke Fraser.
• 1993 - Anthony Burgess, pseudonimo di John Burgess Wilson (Manchester, 25 febbraio 1917 – Londra, 22 novembre 1993), è stato uno scrittore, critico letterario e glottoteta britannico, attivo anche come compositore, librettista, poeta, drammaturgo, sceneggiatore, giornalista, saggista, traduttore e educatore. È considerato uno dei più grandi autori inglesi del Novecento.
* 2000 - Emil Zátopek (Kopřivnice, 19 settembre 1922 – Praga, 22 novembre 2000) è stato un atleta cecoslovacco, vincitore di quattro medaglie d'oro e una d'argento ai Giochi olimpici.
Zátopek fu il primo atleta ad infrangere la barriera dei 29 minuti sui 10.000 metri (nel 1954). Tre anni prima, nel 1951, era sceso sotto l'ora nei 20 km di corsa.
• 2007 - Maurice Béjart, all'anagrafe Maurice-Jean Berger (Marsiglia, 1º gennaio 1927 – Losanna, 22 novembre 2007), è stato un danzatore e coreografo francese.
• 2008 - Alessandro Curzi, detto Sandro (Roma, 4 marzo 1930 – Roma, 22 novembre 2008), è stato un giornalista, politico e personaggio televisivo italiano.
«Le radici di una collettività possono essere minate se tutto è mercato, dalla salute alle scelte della politica.» (dall'intervista di Paolo Conti, «Combatto contro il cancro e contro ogni accanimento», Corriere della sera, 24 gennaio 2007, p. 18)