Una fede cieca decapita una ragione cieca

Quali contraddizioni e confusioni spingono il pensiero dominante in un “cul de sac”, senza via d’uscita, riguardo al fenomeno dell’immigrazione come voluta dalla “globalizzazione non intelligente”?
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Siamo inorriditi dalla decapitazione di un professore a Parigi, la “Ville Lumière” della dea ragione.
Questo attentato terroristico ripropone questioni culturali e sociali di portata enorme.
Ma l’ossessiva informazione comunicativa coronavirus-centrica, ha offerto ai gestori dei grandi mass media la possibilità di far cadere presto questo fatto di cronaca che invece doveva portare a grandi approfondimenti.
Tendiamo a rimuovere gli avvenimenti concreti che ci sbattono crudamente in faccia il rischio di quello “scontro di civiltà” che non scompare solo perché noi abbiamo paura a guardarlo.
Quel rischio è stato evidenziato dai numerosi arresti per la decapitazione e dalle mobilitazioni con seguito organizzate dagli islamisti e pare perfino da Jihadisti.
Parigi è composta da un centro e da una periferia che sono mondi fisicamente contigui ma che vivono a distanze culturali siderali.
Gli autoctoni del centro parlano francese mentre gli immigrati delle periferie parlano arabo.
I primi al 97% sono o vivono da atei mentre gli immigrati sono o vivono da religiosi.
Gli uni amano, grazie a Dio, la liberté e la democrazia ed hanno un culto di tipo religioso per la République, mentre gli islamisti egemoni e praticanti la Sharia non amano per niente quei valori.
Questo attentato terroristico islamista è una bestemmia contro Dio e contro la ragione.
Ed ha un valore simbolico enorme: la testa, sede della ragione, è fonte di male e va distrutta.
La vicenda è legata al periodico satirico Charlie Hebdo, ed io considero le vignette su Maometto blasfeme, oltraggio alla fede di chi è credente, gesto razzista di chi bolla come superstizione ridicola l’espressione di una fede e di una religiosità.
La cultura dominante in Occidente ha alla base l’Illuminismo, che ha radici profondamente messianiche, ma che coltiva l’illusione di Rousseau che con la testa/ragione si possono risolvere tutti i problemi dell’essere umano e della società.
Nel caso specifico è importante osservare che il professore decapitato non ha agito con l’arroganza ed il disprezzo che è diffuso tra quanti si dichiarano illuministi ma poi cadono nel giacobinismo e nella ipocrisia del “politicamente corretto”. Egli è stato rispettoso della religione dei musulmani e li ha invitati ad uscire di classe se temevano di restare offesi vedendo le vignette di Charlie Hebdo.
L’insieme di questi fatti è dunque ancora più significativo in quanto non è stato utilizzato l’arido razionalismo ma si è agito con riguardo per il mondo delle emozioni degli studenti in relazione alla loro fede e religione.
Ma questo atteggiamento rispettoso e prudente non è stato sufficiente e la lezione ha fallito.
Questo ci addolora e ci preoccupa ancora di più.
Che cosa manca alla pretesa illuministica di riuscire con la sola leva della ragione a far funzionare il modello di “assimilazione” e di arrivare all’integrazione degli islamici in tutta Europa?
Quali contraddizioni e confusioni spingono il pensiero dominante in un “cul de sac”, senza via d’uscita, riguardo al fenomeno dell’immigrazione come voluta dalla “globalizzazione non intelligente”?
La questione principale è quella del profilo antropologico elaborato dalla modernità nei secoli scorsi e che continua caparbiamente ad essere seguito anche davanti all’evidenza della sua inadeguatezza.
Una fede che espelle da se stessa la ragione e una cultura che espelle da sè la fede, producono disperazione in entrambi gli ambiti e quindi odio e conflitti a tutti i livelli.
La Francia giacobina come l’Europa laicista, nel momento in cui vuole integrare gli immigrati ma non li conosce perché rifiuta di conoscere la loro cultura e la loro fede, instaura semplicemente un dialogo tra sordi, inutile e pericolosissimo.
Fede fanatica da un lato e ideologia fanatica dall’altro portano al baratro dello scontro di civiltà.
La strada da imboccare a livello culturale e politico esiste, ed è quella di prendere atto che l’essere umano è complesso e che deve essere capito e rispettato, ed anzi valorizzato in tutte le sue dimensioni e nella sua integrità.
GianCarlo Salvoldi