Attenti al lupo

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A Santa Croce di Camerina, dove un cacciatore ha trovato il corpo di Loris Stival, il bimbo di 8 anni scomparso e ritrovato poche ore dopo senza vita, le mamme raccontano che la cosa più difficile è dare risposte ai bambini. I bambini ascoltano anche quando sembrano distratti, sentono con le orecchie e con il cuore, ed il cuore di un bambino è ferito dal sapere che a volte il male viene da chi gli vuole bene.
Tutti vorremmo un orco da condannare, come se si potesse allontanare il male, sconfiggerlo e identificarlo con qualcosa lontano da sé. Come nelle favole, dove arriva sempre un cacciatore buono, magari passato per caso, che salva la nonna, cappuccetto rosso e uccide il lupo.
Non è così. Il male e il bene, fanno parte di noi. Ci piaccia o no, ci facciamo i conti tutti i giorni.
Al bene ci si educa, ci si “allena” ad ascoltare quella voce del cuore, una volta ai bambini si insegnava che c’era una vocina che si chiamava coscienza che ti suggeriva se una cosa era bene o male. Oggi, nel tempo dei diritti senza doveri, anche gli insegnamenti sono cambiati. Eppure, come sempre al bene ci si educa. Poi, siamo esseri umani, e quindi capaci al tempo stesso di gesti d’amore gratuiti e di nefandezze. Così, a volte cediamo al male, alla dimenticanza, alla distrazione. Ci sono errori con i quali siamo indulgenti, ce li perdoniamo da soli, altri per i quali abbiamo bisogno di esseri perdonati da qualcuno che ci risollevi e ci faccia ricominciare. Spesso la vita è stata dura con noi, ha lasciato ferite, abbandoni, che si sono trasformati in rabbia, disistima, gelosie, frustrazioni che sono come mine pronte ad esplodere appena qualcuno ci mette un piede sopra. Altre volte le avversità ci hanno plasmati cavando capolavori, come la roccia plasmata dal vento e dalle onde.
Per la morte del piccolo Loris è indagata la mamma, e pare che tutti l’abbiano già condannata, sembra quasi che si voglia trovare un colpevole per chiudere la storia e ricominciare a vivere a sperare che non capiti più, che non capiti a noi. Nessuno sa se è davvero così. Lei nega.
Una cosa è certa, nessuno pare avere compassione per questa giovane donna, né una preghiera, un gesto una parola buona. Ogni cosa della sua breve vita sembra essere un indizio. Il circo della comunicazione mediatica è cinico, tutto finisce in pasto a tutti i palati. Era la mamma che tutti incontravano fuori da scuola, la figlia che la madre descrive come difficile e ribelle, la sorella dalla quale prendere le distanze. Una brava mamma, dice il giovane marito, ma anche lui sembra non crederle.
A me è sembrata un’anima ferita. In mezzo a tutto questo bailamme, la sua invocazione al marito “non lasciarmi sola” mi sembra l’invocazione più umana. Questa giovane famiglia, ha davvero bisogno di aiuto, probabilmente ne aveva bisogno anche prima, perché la vita a volte sa essere faticosa, ma condividerla rende tutto più umano.
Qui bisogna stare attenti al lupo che è in noi, a quella cattiveria vestita da giustizia. Se è stata lei pagherà il suo conto con la giustizia degli uomini e farà i conti con Dio, ma a noi tocca non scordare mai che c’è un confine sottile tra il bene e il male, tra il farsi gli affari propri e il disinteressarsi del prossimo.
I bambini ci guardano e ci ascoltano e noi con il nostro agire li educhiamo, la sera prima di coricarci se riprendessimo a dar retta a quella “vocina” forse ci direbbe se abbiamo sempre scelto il bene e avuto in orrore la menzogna.