Reagire al killer dell'anima

(Giovannino Guareschi, Il Grande Diario – Giovannino cronista del lager 1943–1945)
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«Daniele Carella non ce l’ha fatta. Il ragazzo era stato aggredito sabato scorso a Milano da Mada Kabobo, il “killer col piccone”. La famiglia ha acconsentito alla donazione degli organi».
Leggo questa notizia e mi viene in mente “Il Grande Diario” di Giovannino Guareschi. In questo inferno che è diventato il mondo, in cui la vita umana non ha (più) valore in sé, ma “valore-a-seconda”, il gesto di questi due genitori è scintilla di luce nel buio della rassegnazione e dell’apatia. Nel buio della non speranza.
Eppure lo spazio sui media è dato alle notizie di morte, alla violenza. Anche in questi ultimi giorni. Certo fa audience la descrizione (le immagini, anche) dell’immigrato ghanese che vaga con il piccone e sferra colpi pazzi all’impazzata. Raccontare morbosamente «le picconate alla schiena, al collo, alla parte occipitale del capo». Ma per non cedere al male, non esserne schiacciati, bisogna poter essere certi che il bene esiste: vederlo, toccarlo. Poterlo seguire.
E’ per questo che le telecamere vanno spostate dal piccone di Mada Kabobo al dono dei genitori di Daniele. E’ per questo che mi torna in mente “Il Grande Diario” di Giovannino Guareschi: i piccoli episodi di umanità dentro lo spazio chiuso delle baracche in cui le dittature vogliono che gli uomini si sentano bestie, anzi meno: cose. Senza legami tra loro, senz’anima.
Il piccolo presepe di cartone costruito per Natale; e poi il pranzo, con le poche cose racimolate nel lager; i concerti del tenente Coppola al pianoforte; le conferenze serali «dimostrazione di una civiltà che si riappalesa»; gli amici che si privano del cibo per donarlo a Giovannino, affetto da una brutta ulcera… Briciole di uomini che non cedono alla legge della giungla, dell’egoismo. Alla disumanizzazione. Il concretarsi dell’affermazione, diventata poi celebre, «non muoio neanche se mi ammazzano».
Ora come allora, ogni piccolo gesto di bene, di carità, di condivisione - ribellione al dolore infecondo - reca al mondo il messaggio che ricominciare è possibile.