20 giugno 2004: Le sette piaghe dell'impero chavista
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Caracas, 20 Giugno 2004
È veramente difficile riuscire a trasformare una nazione, che rappresentava, negli anni 70 e 80, un faro di speranza per il continente Sud Americano, in un territorio dove imperano le sette piaghe più laceranti e distruttive di qualunque sistema comunitario umano.
Il Venezuela, un paese che ha rappresentato, in passato, un'ancora di salvezza per milioni di nostri connazionali emigranti, è oggi ridotto a un gruppo multietnico, diviso in bande che si odiano e si affrontano, per la sopravvivenza, sia sul piano politico che su quello della violenza.
Può sembrare esagerato, ma lo stesso leader della massa rivoluzionaria, l'attuale presidente Hugo Chavez, ha definito la prossima sfida elettorale, del 15 Agosto, come la battaglia di Santa Ines; battaglia nella quale le truppe nemiche furono imboscate e annientate. Di fronte a una tale visione del futuro, l'opposizione democratica, incarnata da tutti i gruppi e partiti che si oppongono alla neo dittatura castro - bolivariana, mal chiamata rivoluzione, ha una sola e semplice arma, quella del voto. Se il Sì trionferà e, conseguentemente, sia il regime che le Forze Armate lo accettassero, sarà la fine dell'ultima campagna di Fidel Castro per occupare il continente. Se, al contrario, il No, uscisse vittorioso, sia Fidel come Chavez, avranno conquistato il Venezuela e tutto il Sud America.
La battaglia elettorale sarà combattuta, da parte del regime, con tutta la forza che ben 180 mila milioni di dollari gli hanno dato, nel corso dei cinque anni di governo; dei quali 23 mila milioni, sono congelati, in attesa di essere lanciati come divisioni panzer nei momenti più critici della campagna politica, comprando e corrompendo istituzioni e coscienze. Lo stesso vice presidente, J.V. Rangel, affermava che la rivoluzione utilizzerà tutti i mezzi che lo Stato offre, cioè tutti i fondi disponibili, per annientare l'opposizione.
L'opposizione democratica, invece, ha una sola arma che, se utilizzata in forma intelligente, ha senza dubbio il potere sufficiente per distruggere la pseudo rivoluzione castro - bolivariana. Tale arma è la somma degli errori, o che alcuni considerano come tali, commessi dal regime chavista, ossia, le sette piaghe del potere. Così come nessun dittatore, o governo totalitario, può nascondere per molto tempo le tendenze che sono tipiche di tali regimi, i cui fattori di corruzione e disprezzo dei più elementari diritti umani sono sicuri sintomi di tali politiche.
Attualmente, in Venezuela, i veri nemici della pseudo rivoluzione castro-bolivariana, e l'arma più potente della democrazia, sono le sette piaghe che, come un lebbroso in stato avanzato, il regime non può più dissimulare.
Corruzione
Le nuove ricchezze, e il pessimo gusto, sono evidenti nel leader della rivoluzione. Questi, nel suo discorso ai simpatizzanti, chiamandoli alla battaglia e al sacrificio, indossava un vestito Lanvin di US$ 3.000, un orologio Cartier di 6.000.000 bolivares, e una cravatta di 200.000 bolivares.
Il proprio presidente ha incrementato i suoi costi personali di oltre 1.200% e, attualmente, maneggia in forma diretta e senza nessun controllo, un fondo di 2.000 milioni di dollari, dirottati dal flusso finanziario della Petroliera Statale PDVSA, per aiutare la sua campagna politica.
Oltre 150 casi di corruzione, di cui uno, per oltre 4 miliardi, dormono nei tribunali, accompagnati da altre 15.000 denunce.
Povertà
Con un introito di oltre 145 mila milioni di dollari, per le vendite del petrolio greggio, il regime bolivariano ha incrementato la povertà, portandola ad un livello mai raggiunto. In effetti, da quando Hugo Chavez, si è lanciato nell'anno 1999, anno d'inizio del suo governo, un milione di nuove famiglie si è affacciata alla triste soglia della povertà, nella quale il livello economico non permette di soddisfare nemmeno le necessità primarie, cioè l'alimentazione.
Oggi esistono, in Venezuela, 2.985.000 famiglie che non guadagnano neanche per mangiare.
Caduta dell'industria e disoccupazione
Nell'anno 1999, esisteva un complesso industriale composto da 11.117 industrie, delle quali, oggi, ne rimangono in attività solamente 4.903, con una caduta spaventosa dei posti di lavoro. Non solo, nelle imprese tuttora funzionanti, pochissime, pensano ad effettuare nuovi investimenti.
Tutto ciò comporta un tasso di disoccupazione del 17.3%, che potrebbe essere considerato accettabile, se il 57% di coloro che si includono come lavoratori, non fossero, in realtà, semplicemente, venditori ambulanti.
Mendicità e delitto
Due fattori che crescono in forma esponenziale nel diminuire il benessere e la stabilità economica.
La rivoluzione non ha mai dato importanza al fattore sicurezza del cittadino. Negli ultimi cinque anni, nel territorio nazionale, sono morte 45.000 persone a causa del crimine, principalmente furti, rapine e sequestri. Queste cifre, da guerra civile, si sono incrementate, da 5.974 nell'anno 1999, a 13.409 nell'anno 2003. Sembrerà insolito, ma l'assassino, in verità, non rischia molto, perché, nell'attuale era rivoluzionaria, solo un 7% corre il rischio di essere condannato.
Per molti venezuelani la scelta, fra la mendicità e il delitto, li spinge ad addentrarsi nel sentiero del crimine e, nonostante Chavez abbia promesso un'assoluta priorità all'infanzia abbandonata, oggi, deambulano, solo a Caracas, oltre 1.100 bambini, senza casa né assistenza.
Inflazione
In qualunque nazione dove l'inflazione superi un decimale, l'economia è senza dubbio mal condotta o, per lo meno, asimmetrica, rispetto ai canoni del mondo industrializzato.
Sicuramente, il regime si vanterà di poter dichiarare un'inflazione del 25%, nell'anno 2004, riducendola dal dato del 27%, dichiarato l'anno scorso. Qualcuno, ha definito ciò, come una vittoria di Pirro, ma, in realtà, è assolutamente ridicolo, considerando che il prezzo attuale del greggio, in 31 dollari al barile, ha superato qualunque ottimistica previsione.
Mancanza d'investimenti e debito della nazione
Quando la politica economica di un governo non permette chiarezza e, soprattutto, non offre le garanzie necessarie, i capitali fuggono e così coloro che investono.
Nonostante il vantaggio di essere uno dei paesi più ricchi del mondo, in materie prime, oggi il Venezuela, capta solamente un miserabile 7% del capitale di investimenti rivolto al continente Sud Americano, contro un 35% del Brasile, 23% del Messico e un 12% dell'Argentina, tenendo presente il terribile momento economico vissuto da quest'ultima, nei recenti anni.
Come se ciò non bastasse, l'80% degli investimenti in Venezuela, sono accumulati in una sola impresa di telecomunicazioni.
Nel suo affanno per mantenere il debito estero stabile, il regime, che per sussistere ha bisogno di un'immensa quantità di denaro, ha moltiplicato il suo debito interno per sette, passando da 3 mila milioni, a 20 mila milioni, chiaramente appoggiato dal blocco valutario, che obbliga, gli istituti di credito locali, a investire in buoni statali, attualmente l'unica fonte di guadagno delle banche nazionali, vista la caduta del portafoglio di crediti.
Violenza politica
Capitolo a parte è quello della violenza politica e dei diritti umani, sui quali si è scritto, e ancora molto, si scriverà.
È sufficiente ricordare le decine di morti, le centinaia di feriti, detenuti e torturati, per aver semplicemente manifestato opinioni politiche contrarie al regime.
Potrà lo stesso regime resistere a un'arma di tale potenza?
Dipenderà, in modo particolare, dall'intelligenza che verrà usata nelle votazioni del 15 Agosto.
Maria Luz FdC
SALVIAMO VENEZUELA