Custodi del creato o guardiani dell'ambiente? - 2

Nell'ambito del Convegno "La Cura Per Il Creato", svoltosi a Rancate di Triuggio il 28 ottobre 2006, il giornalista Riccardo Cascioli ha svolto una relazione sul tema:

"Il volontariato come risorsa per lo sviluppo dell'etica ambientale".

Presentiamo il testo di tale intervento, curato da Gigi Brioschi.
Autore:
Cascioli, Riccardo
Fonte:
CulturaCattolica.it

2. La questione non è ideologica, tra cristiani e non cristiani, ma è un problema di realtà, di ciò che è vero. E se osserviamo la realtà appare evidente che la concezione di "creato" è quella che vi aderisce. Non c'è dubbio che l'uomo possa combinare - e di fatto combina - anche disastri, ma quando la sua libertà si muove correttamente il suo contributo alla Creazione è decisivo. Esempio: la bellezza dell'Italia - e non solo le sue città d'arte - è in gran parte dovuta alle mani dell'uomo.
Essendo io originario di Terni mi permetterete di portare come esempio la Cascata delle Marmore, uno dei più suggestivi spettacoli naturali che abbiamo in Italia. E' la cascata più alta d'Europa, 165 metri di salto dal fiume Velino al fiume Nera. Ebbene, questo grande spettacolo della natura è in realtà frutto di circa duemila anni di intervento dell'uomo. Perché al tempo dell'Impero Romano la piana del Velino era un territorio paludoso e malsano, un problema per le popolazioni che vivevano nella zona di Rieti. Così nel 271 a.C. il console Manlio Curio Dentato interviene con una grande opera di ingegneria, un progetto di bonifica della zona che prevede lo scavo di un canale per indirizzare le acque del Velino. Senonché risolto un problema se ne creava un altro: quando c'erano le piene del Velino veniva allagata la piana di Terni. Da qui aspre contese tra le due città, che arrivarono perfino al Senato di Roma: per la cronaca Terni fu difesa da Cicerone e Rieti da Aulo Pompeo. Non si trovò comunque una soluzione, ma successivamente, nel corso dei secoli molti altri interventi di ingegneria furono fatti, fino all'ultimo, quello risolutivo alla fine del XVIII secolo sotto papa Pio VI e l'ingegnere ternano Vinci, che fece prendere alla cascata l'aspetto attuale con un triplo salto. Cosa insegna tutto questo? Che quando l'uomo cerca con responsabilità - e calcolando tutti i fattori in gioco - di rispondere ai suoi bisogni rende più bello e sano anche l'ambiente che lo circonda.

3. Il problema dell'etica ambientale è tutto qui: quando si perde la dimensione della realtà, del creato, per abbracciare ideologie che vogliono negare il Creatore, inevitabilmente si oscilla tra l'idolatria naturalistica e il culto disumano della tecnica, tra l'adorazione di Gaia e la divinizzazione della tecnica.
Quando si spiega la natura puntando su una casualità della flora o anche della fauna, non facendo percepire la positività dell'intervento umano, si fa un'opera di diseducazione, un atto non etico, si impedisce di comprendere la realtà.

4. Il volontariato ha dunque una responsabilità enorme, perché è in massima parte affidato al volontariato questo compito educativo - anche nella collaborazione con la scuola - e questo è tanto più urgente quando si consideri che il fenomeno dell'urbanizzazione ha - volente o nolente - fatto venir meno l'esperienza della natura in gran parte della popolazione. Secondo le statistiche dell'Onu, nel 2007 per la prima volta nella storia la popolazione urbana mondiale supererà quella rurale, un cambiamento epocale se si considera che appena 50 anni fa nei centri urbani viveva poco più del 30% della popolazione. In Italia, la popolazione urbana sfiora addirittura il 70%: il che vuol dire che fasce sempre più grandi della popolazione perdono il contatto e la conoscenza dei meccanismi della natura. E' per questo che oggi può passare tranquillamente una visione e una percezione della natura come statica, armoniosa, quando invece è esattamente l'opposto. La normalità del clima, ad esempio, sta proprio nella sua variabilità.

Per cui è davvero una responsabilità enorme quella del volontariato, così come di tutti i soggetti che, in un modo o nell'altro, sono chiamati a sensibilizzare l'opinione pubblica su questi temi.

E il compito di sviluppare l'etica ambientale deve perciò ripartire da questa focalizzazione del rapporto tra uomo e ambiente, ovvero tra uomo e realtà che lo circonda.